Giustizia per Charles Raby

Sebbene palesemente innocente, finirà su un lettino di morte. Per questo ha bisogno che i media e l'opinione pubblica si muovano e si occupino di lui. Per far uscire la sua storia dall'ombra e per divulgarla quanto più possibile.
MARCO CINQUE
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Come tanti ragazzi emarginati, Charles Douglas Raby viveva con la madre e un fratello più piccolo nei sobborghi poveri di Houston, in Texas. Il padre li abbandonò quando Charles aveva appena due anni, la sua infanzia e adolescenza perciò fu difficile e piena di problemi. Frequentò la scuola poco e male, fino alla terza elementare. Leggermente dislessico, era considerato un ritardato, così crebbe sulla strada e, appena undicenne, era già un alcolista che fuggiva da una casa famiglia all’altra.

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Il contesto nel quale Charles è cresciuto era fatto di prevaricazione e violenza, in un quartiere degradato, pieno di personaggi loschi e piccoli criminali, suddivisi in quelli “coltello e bicicletta”, in opposizione a quelli “automobile e pistola”. Lui stesso aveva sulle spalle due condanne per aggressione e abuso di alcolici. 

Nel 1992 Charles aveva solo ventidue anni, ma si può dire che la sua vita finì in quel momento. Proprio quell’anno, infatti, fu arrestato per l’omicidio di un’anziana signora, la settantaduenne Edna Franklin, nonna di un suo amico, trovata nel suo piccolo appartamento, massacrata con diversi colpi di coltello e derubata del poco che aveva in casa. Dai rilievi della scientifica, risultò che l’anziana donna avrebbe reagito e lottato, anche contro un tentativo di stupro, per lo stato in cui fu trovato il corpo e dato che sotto le sue unghie vennero trovate tracce ematiche, di certo appartenenti all’assassino.

Tra i profili dei colpevoli più papabili per gli inquirenti e per il forcaiolo sistema giudiziario texano, Charles era perfetto per costruire un caso di colpevolezza, al di là del fatto che fosse o meno innocente. Il suo possibile coinvolgimento fu suggerito dalle testimonianze di Eric Benge e Lee Rose, i due nipoti che convivevano con l’anziana vittima. 

Charles fu spremuto a dovere durante gli interrogatori, dove minacciarono che avrebbero arrestato la sua ragazza e affidato il loro bambino ai servizi sociali. Così Charles, per evitare che se la prendessero coi suoi cari, fu costretto a firmare una confessione estorta con l’inganno e costruita a tavolino dai suoi accusatori.

L’avvocato d’ufficio, come quasi sempre avviene in questi frangenti, non era per nulla motivato e non aveva la preparazione professionale adeguata alla situazione. La pubblica accusa ebbe dunque vita facile, coi soliti trucchi e insabbiamenti, per ottenere dalla giuria una sentenza capitale per Charles, spedito nel 1994 nel famigerato braccio della morte del Texas.

La cosa più logica ed elementare sarebbe stata fare il test del DNA per trovare corrispondenze tra quello dell’accusato e quello trovato sotto le unghie della vittima. Oltre questo, nessuna prova fisica ha mai collegato Charles sulla scena del crimine, ma alla giustizia texana serviva un colpevole, e colpevole è stato.

Charles chiarì i veri motivi per cui firmò la sua falsa ammissione di colpa e in un ricorso penale, durante un’udienza davanti al tribunale, chiese di ottenere il test del DNA post-condanna su quattro elementi della scena del crimine: 

  1. la biancheria intima insanguinata trovata vicino al corpo della vittima;
  2. la camicia da notte indossata dalla vittima al momento dell’omicidio;
  3. i ritagli delle unghie della vittima;
  4. un capello trovato sulla mano della vittima.

Ma questi test, che avrebbero potuto dimostrare l’innocenza del condannato, furono tutti respinti dalla corte.

In un suo appello Charles affermava:

Le prove fisiche del mio caso sono state elaborate, testate e archiviate presso il Crime Lab del Dipartimento di Polizia di Houston (HPD). Sebbene le prove fisiche e ematiche fossero prontamente disponibili per un corretto test al momento del mio processo originale, Joseph Chu, analista di HPD Crime Lab, ha testimoniato davanti alla giuria che i risultati forensi erano “inconcludenti”. Nel 2005, il governo federale ha avviato un’indagine sull’HPD Crime Lab, guidato da Michael Bromwich. Bromwich ha scoperto che il laboratorio criminale non ha riportato i risultati del gruppo sanguigno e del test del DNA, probabilmente a causa di una “manipolazione dei risultati analitici”, poiché il laboratorio criminale non ha riportato risultati che non implicavano sospetti identificati dalla polizia. Ora, più di 20 anni dopo che Chu ha falsamente testimoniato al mio processo, lo stesso capo del laboratorio criminale dello Stato afferma che la testimonianza era “errata” e “non supportata”. Dopo anni passati a perseguire un appello con il mio giudice del processo, la Corte d’appello penale del Texas (TCCA) mi ha finalmente concesso il diritto di completare il test del DNA conclusivo.

Così il nuovo avvocato difensore, Sarah Frazier, ben più preparata e motivata dei suoi predecessori, alla fine è riuscita a ottenere i risultati del DNA, che escludono nel modo più assoluto la colpevolezza di Charles, ma la difficoltà adesso sarà quella di riuscire ad aprire un nuovo processo, cosa per nulla semplice e scontata. Sebbene palesemente innocente, se non si riuscirà nell’intento, Charles finirà su un lettino di morte, per questo adesso ha bisogno che i media e l’opinione pubblica si muovano e si occupino di lui, per far uscire la sua storia dall’ombra e per divulgarla quanto più possibile. 

Scriveva Charles:

Ho dei difetti. Ho cicatrici. Ho ricordi che vorrei dimenticare. Non ho avuto una vita facile. Ho ferito le persone che amavo, che mi amavano, ma adesso non sono la stessa persona che ero allora. Essere nel braccio della morte mi ha portato ad avere uno sguardo diverso sulle mie azioni passate, e quello che vedo non mi piace affatto. Non ero perfetto, tutt’altro. Ho incontrato molti ragazzi di buon cuore qui, che hanno commesso degli errori e che ora devono pagare con le loro vite. Ho incontrato molte brave persone che mi hanno scritto nel corso degli anni, mi hanno mantenuto sano di mente in questo posto folle. A loro dico, Yakoke! Grazie!


Per conoscere meglio la storia di Charles, si può visitare il sito www.savecharlesdraby.com oppure scrivere un’email a salviamouninnocente@libero.it

Giustizia per Charles Raby ultima modifica: 2021-01-26T11:39:12+01:00 da MARCO CINQUE
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1 commento

Maddalena Borasio 27 Gennaio 2021 a 22:33

La condanna a morte anche di un colpevole è una pena assurda….ma qui??????? Non si può fare di più?

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