Sugli eventi che oggi, Giorno del Ricordo, sono commemorati, si possono fare tre considerazioni: di carattere storico, etico e politico. Il giudizio storico non può prescindere dalla complessità e della contestualizzazione, mentre la narrazione pubblica è totalmente semplificata e manichea, dunque inaccettabile storicamente. Il giudizio morale ci induce naturalmente a condannare quei crimini e a commemorarne le vittime. Ma con identico metro di giudizio dovremmo condannare i crimini commessi negli stessi luoghi e negli stessi anni da italiani e tedeschi e ricordarne le vittime.
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L’oblio sui crimini fascisti e nazisti denota mancanza di pietà verso le vittime slave, ed è moralmente inaccettabile. Infine, celebrando solo le vittime dei comunisti ma non quelle dei fascisti e dei nazisti stiamo dando tacitamente un giudizio politico: i totalitarismi del Novecento non sono tutti uguali, solo il comunismo va condannato.
In sostanza le modalità commemorative adottate in quasi tutti i contesti pubblici riassumono queste tre caratteristiche: sono prive di un giudizio storico critico e articolato, non mostrano alcuna pietà verso i morti non italiani e, ponendo a confronto nazismo e comunismo, identificano solo il secondo come colpevole di inutili stragi, di fatto assolvendo il primo.
Provate a guardare oggi un telegiornale, un film della Rai, ad ascoltare un discorso pubblico, una commemorazione ufficiale, e ditemi se non è così. Vogliamo davvero che la nostra Repubblica, in tutte le sue forme pubbliche e istituzionali, rappresenti in questo modo una vicenda così dolorosa?
Per un 10 febbraio di tutti.


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2 commenti
Sono rimasto anch’io colpito dall’accento posto, nel Giorno del Ricordo, sui ‘comunisti’ in molte commemorazioni. E mi sono chiesto se, attribuendo le colpe delle foibe e dell’esodo degli istriani ai ‘comunisti’ cioè a degli scomparsi, non si sia anche manifestata una negazione non solo della complessità storica ma anche e più specificamente della “pulizia etnica” effettuata allora. Parlare di pulizia etnica è più antipatico, tocca argomenti e avvenimenti a noi ancora molti vicini, contemporanei mentre i comunisti sono appunto ormai scomparsi. E tocca argomenti anche molto, come dire? lontani come ad esempio l’appartenenza di quei territori alla Repubblica di Venezia. Anche a questo riguardo – e sono passati più di due secoli! – un giudizio storico “obiettivo” è lungi dall’esser formulato. Forse perché gli storici, m’insegnano, sono sempre anche storici del presente.
Quanto al 10 febbraio Giorno del Ricordo, esso è stato istituito per ricordare quelle vittime. Gobetti vorrebbe che si celebrassero contemporaneamente le altre vittime? Non sono d’accordo solo sul “contemporaneamente”. Italiani e tedeschi hanno certamente commesso crimini nell’attuale Slovenia e altrove e certamente l’Italia farebbe bene a rielaborare la propria storia (lì e in altre parti del globo, pensiamo solo alla Somalia, all’Etiopia, all’Eritrea, alla Libia o, per restare in casa, alle leggi razziali). Altrettanto certamente, però, le tensioni e i conflitti interetnici esistevano anche prima. Il giudizio storico sulle vicende di quello che ora chiamiamo il confine orientale è, come immagino Gobetti sappia, reso difficile anche dalla complessità delle vicissitudini di quei territori.
Questo però non dovrebbe impedire di ricordare le sofferenze e i lutti degli istriani e dei dalmati per quel che sono stati, senza bisogno di ridare fiato alle trombe di ex-fascisti (ex?) o ex-comunisti (ex?).
[…] al 10 febbraio Giorno del Ricordo, esso è stato istituito per ricordare quelle vittime. Gobetti vorrebbe che si celebrassero contemporaneamente le altre vittime? Non sono d’accordo solo sul “contemporaneamente”. Italiani e tedeschi hanno certamente […]