Vent’anni fa se ne andava, a soli diciassette anni, Niccolò Galli, figlio di Giovanni Galli (portiere del meraviglioso Milan di Sacchi) e promettente difensore del Bologna. Se ne andava a causa di un incidente stradale in motorino, in un freddo giorno dell’inverno emiliano, lasciando in tutti noi un senso di vuoto, di incredulità, di sgomento. Ricordo ancora la partita successiva alla sua scomparsa: il Bologna ospitava al Dall’Ara la Roma di Capello, che pochi mesi dopo si sarebbe laureata campione d’Italia, e i giallorossi si imposero 2 a 1, ma il risultato non contava nulla. Contavano le lacrime sugli spalti, i volti degli appassionati e dei tifosi, lo stato d’animo dei giocatori e quel senso di lutto interiore che imballava le gambe e rendeva quasi impossibile giocare.
Niccolò se l’è portato via il destino, lo ha sconfitto una sorte che non si può accettare e non ha molto senso discutere su quale sarebbe potuta essere la sua carriera perché l’unica certezza è che quel ragazzo che oggi sarebbe un uomo di trentasette anni non è arrivato neanche a venti. Ricordo perfettamente la disperazione di Guidolin prima del fischio d’inizio, il suo abbandonarsi fra le braccia dei collaboratori, il suo bisogno di essere sorretto mentre un dolore straziante gli impediva persino di guardare il campo.
Fu una brutta giornata, per Bologna e per il calcio italiano, con vari accoltellamenti fuori dallo stadio, danneggiamenti reciproci ad automobili e autobus e la stupida furia degli ultras a rendere impossibile il raccoglimento che, invece, sarebbe stato necessario. Del resto il calcio, già allora, era degenerato. Niccolò ne rappresentava ancora il volto pulito, col suo sguardo sereno, i suoi bei voti a scuola, il suo impegno costante, il suo sentirsi parte della comunità e il suo spirito di sacrificio al servizio dei compagni e della squadra.
Vent’anni e sembra ieri, in un mondo del calcio che non è certo migliorato e con una sofferenza enorme che ancora ci pervade. Sarebbe potuto diventare un piccolo campione. Si è fermato, invece, a una sola partita in Serie A: uno spezzone proprio contro la Roma, all’andata, il che rende il tutto ulteriormente assurdo. Non ha fatto in tempo nemmeno a diventare maggiorenne.
Ciao Niccolò, ovunque tu sia.

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