“Weltoffenen Patriotismus”, patriottismo cosmopolita. Un ossimoro che dà il senso della trasformazione che vive la Germania dei giorni nostri, nella quale il fattore più rilevante di cambiamento positivo è dato dagli ormai oltre tredici milioni di tedeschi d’origine straniera e di nuovi immigrati, su un totale di ottantatré milioni di abitanti: quasi il sedici per cento del totale. Un balzo in avanti notevole, se si considera che solo nel 2019 erano il 12,4 per cento. Appena dietro agli Stati Uniti nella classifica mondiale, tra i paesi dell’Unione europea è proprio la Germania quello con il più alto numero di immigrati. Una presenza attiva e dinamica nel paese, sempre più rispettata, e anche “corteggiata” politicamente per il peso ormai acquisito. Del quale essi, i “nuovi” tedeschi, sono consapevoli. Patrioti di un paese sempre più cosmopolita, come auspicano Jens Spahn, esponente di primo piano dei cristianodemocratici tedeschi, e Düzen Tekkal, regista di origini curde.
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La nuova dinamica demografica, che in buona parte dipende proprio dall’afflusso di persone provenienti dall’estero e dall’integrazione di diverse generazioni d’immigrati arrivati in Germania dagli anni Cinquanta in poi, ha effetti rilevanti e visibili sulla società tedesca. Anche inattesi sul terreno politico.
Perché, se nel corso del tempo è stata soprattutto la Germania progressista ad avere un atteggiamento accogliente nei confronti dell’immigrazione e del “nuovi” tedeschi, è soprattutto il centro-destra, perfino la destra estrema, ad attrarre le loro simpatie politiche, secondo una recente ricerca della Konrad Adenauer Stiftung (KAS Fondazione Konrad Adenauer). L’altro aspetto che emerge dalla ricerca è “l’alto grado di mobilità partitica”, un atteggiamento che conferma come i processi d’integrazione possono portare a un’omologazione nei comportamenti politici che sempre più annulla le differenze tra la maggioranza dei “nuovi” tedeschi e la maggioranza dei tedeschi.
Scrive Bojan Pancevski sul Wall Street Journal:
Sempre più elettori d’origine straniera votano per il centrodestra. E un nuovo bacino di elettori per il partito della Cancelliera Angela Merkel, mentre il tessuto sociale si fa sempre più diversificato e le alleanze politiche tradizionali si vanno dissolvendo con l’integrazione.

La Germania ha un solido e lungo passato di immigrazione. Negli anni Cinquanta e Sessanta, era stato il governo stesso a promuovere il reclutamento all’estero di manodopera – allora erano definiti “lavoratori ospiti”, Gastarbeiter, perché erano considerati lavoratori temporanei, con un evidente sottotesto non inclusivo – fino ad arrivare ai giorni nostri, dove la presenza di “nuovi” tedeschi, e delle loro culture e tradizioni, è parte costitutiva del paese. Se cinquanta-sessant’anni fa erano visti come lavoratori ospiti, oggi la loro presenza è indiscutibilmente rilevante in tutti gli aspetti della vita tedesca. Sempre più nella politica.

Secondo Viola Neu, che ha curato la ricerca della KAS, si assiste a
un processo di normalizzazione. Mentre i migranti si integrano sempre meglio sia economicamente che culturalmente, ottengono la naturalizzazione e il diritto di voto, essi tendono a spostare il loro sostegno [politico] dal centro-sinistra al centro-destra; […] non votano come un gruppo legato alle proprie origini, ma secondo i loro valori e preferenze personali.
In sintonia con una maggiore e consapevole partecipazione alle elezioni, cresce il numero di iscritti ai partiti e di dirigenti d’origine non tedesca, soprattutto araba o turca, sia a livello municipale o dei singoli Länder sia a livello federale. Quella turca la comunità di “nuovi” tedeschi più numerosa, con i suoi circa 3,5 milioni di appartenenti, dato sempre in crescita negli ultimi anni.
Nel quartiere berlinese di Kreuzberg, tradizionalmente vicino alle forze di sinistra, l’esponente di spicco della CDU è Timor Husein, un politico musulmano, figlio di immigrati turco-macedone e croata: è la dimostrazione di come lo stesso partito, il cui nome ancora oggi “contiene” l’aggettivo “cristiano”, si stia progressivamente aprendo a nuovi volti, nuove storie, nuovi membri e attivisti non cristiani.
Pancevski ribadisce anche che “soltanto qualche anno fa, la coalizione dei Verdi, Comunisti e Socialdemocratici avrebbe potuto contare sul sostegno di persone come il signor Husein”, mentre oggi questo non corrisponde più al vero, anzi è proprio il contrario: il 53 per cento di tedeschi d’origine turca nel 2019 ha rivelato di sostenere partiti conservatori, crescendo di più del 17 per cento rispetto al 2015.
A sinistra, secondo lo studio della FKA, è il partito dei Verdi che attrae più consensi tra gli elettori tedeschi d’origine straniera.

Tra le comunità ci sono differenze di orientamento. In certi casi misurabili solo a livello di sondaggi, d’intenzione di voto, trattandosi di immigrati che non hanno ancora ottenuto la cittadinanza tedesca e pertanto ancora privi del diritto di voto. È il caso soprattutto degli immigrati delle ultime ondate d’arrivo, prevalentemente dalla martoriata Siria. Peraltro, come s’è detto, i comportamenti elettorali sono sempre più mutevoli e instabili, e questo vale anche per i nuovi tedeschi come racconta Husein a Pancevski, quando s’iscrisse al CDU nel 1998 nel suo quartiere c’erano soltanto tre membri d’origine straniera, mentre oggi “gli immigrati e i loro figli costituiscono un terzo dei membri del partito”.

Serap Güler, figlia di immigrati turchi e sottosegretario di Stato per l’integrazione presso il Ministero per l’infanzia, la famiglia, i rifugiati e l’integrazione del Nord Reno-Westfalia, spiega che
le persone con un background straniero sono elettori naturalmente conservatori. La maggior parte delle comunità di immigrati in Germania proviene dalla Turchia, dai Balcani, dalla Russia e dal Nord Africa – tutte comunità tradizionaliste, religiose e quindi attaccate a certi valori considerati in occidente conservatori.
Molti di questi immigrati rigettano idee e temi cari ai progressisti come la legalizzazione delle droghe, la riforma del sistema giudiziario e i modelli familiari non tradizionali.
E il caso della tedesca d’origine indiana, Srita Heide, imprenditrice, militante della CDU, da ventiquattro anni in Germania Racconta di essere stata corteggiata dai partiti di centro-sinistra ma di aver poi scelto l’area conservatrice. A spingerla in quella direzione non è stata “la sua identità di immigrata, ma i suoi valori e credo politici”.
Gli immigrati, spiega Haci-Halil Uslucan, professore di Modern Turkish Studies presso l’Università di Duisburg-Essen,
si sono inizialmente schierati con i partiti progressisti non per ragioni ideologiche, ma perché speravano di ottenere maggiore sostegno e protezione. Ora questa tendenza si sta sgretolando poiché gli immigrati si stanno sempre più integrando e in maniera sempre migliore. Nel frattempo, i conservatori si stanno rivolgendo alle comunità di immigrati, che sono spesso più giovani della popolazione media e quindi maggiormente attratti da partiti con una maggioranza iscritti che sta invecchiando.
Il 26 settembre di quest’anno in Germania si svolgeranno le elezioni federali e, mentre l’annuncio delle dimissioni di Merkel ancora riecheggia negli ambienti politici, il CDU guarda avanti. La stessa Güler ha affermato che
gli imprenditori di origine straniera, come la maggior parte degli imprenditori, vogliono meno tasse, mentre i lavoratori vogliono avanzare lungo la scala sociale e hanno meno tempo per la loro identità politica o le tematiche progressiste.
Di conseguenza, il prossimo passo per il CDU potrebbe essere l’attribuzione di un ministero federale a un tedesco d’origine straniera, per la prima volta nella storia nazionale.
In effetti, a livello federale, gli esempi di integrazione hanno una cassa di risonanza certamente più ampia. Il portavoce dei partiti conservatori in parlamento è d’origine turca, Bülend Ürük; il Ministro per la Migrazione, i Rifugiati e l’Integrazione è Aydan Özoğuz, figlia di immigrati turchi. Tareq Alaows è stato il primo rifugiato siriano a candidarsi a deputato per il parlamento tedesco, mentre quest’anno, in vista delle elezioni federali, l’attuale candidato del CDU nel distretto di Berlino-Mitte è un imprenditore figlio di diplomatici tanzaniani, Joe Chialo.

Alaows e Chialo hanno alle spalle due storie quasi contrapposte. Tareq Alaows è un membro del partito dei Verdi, immigrato in Germania dalla Siria nel 2015, e racconta a Pancevski di come i Verdi siano diventati la sua “casa politica, perché si battono per la diversità, per una società aperta e per un’azione per il clima”, mentre accusa i partiti conservatori di “inorgoglirsi per piccoli gesti in parlamento”, ma di non essere “allineati ai valori cristiani”, viste le “leggi tedesche molto restrittive sull’asilo e i rifugiati che annegano nel Mediterraneo”.
Joe Chialo, invece, che fino a cinque anni fa era un membro dei Verdi, racconta di aver
lasciato i Verdi perché moralizzare era diventato per loro più importante dell’azione politica […] come imprenditore, come uomo di famiglia e come uomo di fede sento che il CDU rappresenta i miei valori ora.
Lo scivolamento delle preferenze politiche dei “nuovi” tedeschi dal centro-sinistra al centro-destra, insomma, racconta bene di come l’evoluzione del fenomeno dell’immigrazione in Germania stia procedendo verso una più ampia integrazione. Il peso anche politico dei cittadini d’origine non tedesca è progressivamente maggiore: che possa essere determinante per una vittoria dei partiti di centro-destra?

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