Il payoff di Venezia Plus “Strategie digitali per la valorizzazione della città e della sua storia” è maggiormente precisato nel sottotitolo:
“1. Sviluppo di un nuovo settore a carattere imprenditoriale a Venezia basato sulla realizzazione di un Museo digitale ‘immersivo’ sulla storia della città a partire dalle sue origini, di una piattaforma OTT e di un incubatore di start up nel campo del digitale. 2. Avvio di un Osservatorio nazionale per lo studio di potenziali applicazioni delle tecnologie digitali nella gestione delle problematiche derivate dall’overtourism nelle città d’arte, di cui Venezia rappresenta un caso emblematico”.
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In una città che si sta drammaticamente spopolando (nel 1945 aveva 170.000 abitanti, come alla fine del 1200, oggi ne ha meno di 53.000) la popolazione studentesca degli Istituti di formazione partner è di circa 25.000 unità: una grande massa di giovani proiettati nel mondo del lavoro. Molti arrivano da fuori e rientreranno nel proprio territorio, ma tanti aspirerebbero a rimanere. Tuttavia per quasi tutti, anche per i nativi veneziani, la strada della ricerca di un’occupazione porta lontano, spesso all’estero.
Diventa prioritario sviluppare economia e lavoro. Quindi attrarre imprese che investano in settori compatibili con la fragilità ambientale della città – la ricerca e le tecnologie digitali sono i più promettenti – e, d’altra parte, creare competenze che rispondano alle esigenze di queste imprese. Per questo il supporto a spin off delle Università e a incubatori in grado di aiutare idee d’impresa dei giovani è l’obiettivo chiave del progetto.
Partendo da questo imperativo, ormai chiaro a chi ha a cuore la sopravvivenza sia della città che della sua “civitas”, l’incontro con alcune persone, tra cui: Roberto Tiraboschi, sceneggiatore e scrittore di una trilogia noir ambientata a Venezia nel 1100; Gianluca Paladini, da trent’anni operatore nel settore del Media-Entertainment e amministratore di HubCom, raggruppamento d’impresa; Giuseppe D’Acunto, professore ordinario dell’Università IUAV e direttore del laboratorio VIDE (Vision Integral Design Environment), ci ha consentito di arrivare rapidamente alla stesura del progetto Venezia Plus. Il Rettore di IUAV, in qualità di project leader, ha inviato il progetto al governo per il Recovery Plan all’inizio di dicembre.
A Tiraboschi, Paladini e D’Acunto abbiamo chiesto di raccontarci la loro esperienza rispetto a questa prima fase del progetto e quali competenze e idee vi stanno apportato.
Interviste
Roberto Tiraboschi: il tuo amore per Venezia lo dimostri lavorandoci come docente al Master in Fine Arts in filmmaking di Ca’ Foscari, ma soprattutto nella tua trilogia noir ambientata a Venezia che ti ha portato all’idea iniziale del progetto.
Il progetto Venezia Plus ha una lunga storia. Posso dire che nasce quasi dieci anni fa, con l’uscita del mio romanzo La pietra per gli occhi, pubblicato dalla casa editrice E/O. Il primo di una trilogia di libri (seguiranno: La bottega dello speziale e L’angelo del mare fangoso) che hanno tutti come ambientazione Venezia nell’anno mille. Racconti che, seppure con una trama noir, approfondiscono vita, abitudini, costumi di un periodo, quello medievale, che coincide con il primo sviluppo commerciale della città. Pur non essendo veneziano, sono sempre stato affascinato come molti scrittori da Venezia, sognando di fare di questa città la protagonista di una storia. Notavo però che la maggior parte dei romanzi si concentravano nel racconto del periodo d’oro della Serenissima, 1500, 1600, 1700. Nessuna narrazione che si avventurasse nel periodo meno conosciuto, forse più buio e per questo per me affascinante, quello delle origini. Nessuno aveva mai raccontato la nascita di una città ancora lontana dai suoi splendori, anzi in lotta perenne per rubare dalle acque e dal fango fazzoletti terra dove edificare nuovi insediamenti. Una Venezia prima di Venezia mai raccontata prima. Inizia così una lunga e straordinaria ricerca storica che mi porta alla scoperta di questo mondo ricchissimo e pieno di sorprese.

Tutti sono affascinati dalla Venezia attuale, ma mi sembra che studiarla e conoscerla più a fondo porti ad amarla e ammirarla ancora di più.
Non sapevo quasi nulla sulla Venezia medievale, così mi sono buttato nello studio dei documenti e dei testi “sacri”. Per cominciare Wladimiro Dorigo con i suoi Venezia origini e Venezia romanica, per passare a Civiltà di Venezia di Guido Perocco, Cronaca dei veneziani di Martino Canal, e ancora Le origini romane di Venezia di Marzemin e molti altri testi che via via scoprivo in questo viaggio meraviglioso. Affrontando nei vari romanzi aspetti specifici della vita veneziana, legati alla vicenda, ho scoperto il mondo dei fiolari (i vetrai di allora), degli speziali, dei mercanti con le “mudue” le flotte stagionali, le colleganze e la nascita dell’Arsenale. Questo ampio raggio di studi, non avendo certo la presunzione di sostituirmi a uno storico, mi ha però permesso di avere una visione generale, complessiva, dandomi la possibilità di creare un grande affresco romanzato della civiltà veneziana delle origini. Mi sono reso conto, dopo l’uscita dei libri, che, parlando con i miei lettori, era grande la soddisfazione di scoprire aspetti specifici sulla vita quotidiana di Venezia sconosciuti a molti: come venivano costruite le abitazioni, allora quasi tutte in legno, come si è sviluppata la topografia della città, le trasformazioni nei secoli, la lenta decadenza delle isole nella laguna nord. Un universo di scoperte inestimabili che ho cercato di rendere fruibile anche a un lettore non specialista.
Ecco, quindi, l’idea di condividere con altri le tue scoperte, di rendere fruibile la Venezia più sconosciuta e interessante.
E qui torniamo al progetto Venezia Plus con il suo museo immersivo sulle origini di Venezia. Dopo una visita ai Fori di Roma e a musei di altre città che facevano uso di tecniche innovative multimediali e immersive, mi sono convinto che Venezia non poteva non avere un museo simile che raccontasse la sua storia. Strumento indispensabile per tutti ma soprattutto per i turisti, per capire la complessità e la ricchezza di questo luogo. Così ho portato una bozza dell’idea a Giovanni Andrea Martini allora Presidente della Municipalità, trovando una risposta entusiastica. Da qui parte il percorso che avrà bisogno di un po’ di tempo per arrivare infine nelle mani vostre, persone esperte di progettazione europea, che hanno portato all’odierna concretizzazione. Con il coinvolgimento fin dal principio di società private specializzate nel settore (Hubcom e Digitalcomoedia) e poi con il passo fondamentale: la partecipazione delle università, lo IUAV in primo luogo che si è fatta responsabile del progetto e quindi di Ca’ Foscari, l’Accademia Belle Arti di Venezia e il Liceo Guggenheim. Siamo ancora al principio ma posso dire con orgoglio che siamo vicini alla nascita dei primi laboratori formativi, organizzati da IUAV, che vedranno coinvolti studenti universitari, ricercatori e aziende, necessari per porre la prima pietra di Venezia Plus.

Gianluca Paladini, figlio d’arte e con una più che trentennale esperienza nel settore del Media Entertainment con i maggiori operatori del settore (Rai, Mediaset, Sky, RCS) creatore di diversi canali proprietari e per editori terzi. Sai come portare su piattaforma mondiale eventi, didattica, social, ecc. Ma come poter realizzare un progetto così ambizioso con mezzi necessariamente limitati?
L’accesso a sistemi di distribuzione multidevice (pc, TV, smartphone), fino a ieri proibitivo per costi e limiti tecnologici, oggi è alla portata di quelle comunità territoriali che possono contare sulla forza della propria riconoscibilità a livello globale. Su Venezia stiamo lavorando alla creazione di questo strumento. Poter accedere a una piattaforma OTT (Over-The-Top = che agisce al di sopra delle reti, ndr) significa amplificare la visibilità e la fruizione delle proprie iniziative all’infinito. La visita di un museo è un fatto individuale, soprattutto un museo “immersivo” che produce un effetto difficile da comunicare, bisogna vederlo, viverlo. Ma parte delle componenti multimediali può essere condivisa a distanza. Video, manufatti, eventi, informazioni, didattica, proposte commerciali… tutto diventa visibile. L’accesso alla piattaforma attraverso qualsiasi mezzo e da qualsiasi luogo, dalla propria tv o in mobilità da pc, tablet o smartphone, oltre ad aumentare il numero potenziale di visitatori diventa un amplificatore unico delle iniziative e prodotti proposti, a partire dal museo, che attrarrà visitatori da tutto il mondo, diventando anche uno strumento potente di marketing territoriale.

Sembra tutto così fantastico, quasi avveniristico. Ma conoscendo le tue esperienze, so che questo sarà possibile. Come pensi di realizzarlo?
A Venezia manca uno strumento di comunicazione complessivo, una struttura proprietaria in grado di mettersi a disposizione, anche in modo proattivo, di quanto viene prodotto dalla città. Che è tanto. Basti pensare alle grandi istituzioni culturali, agli Atenei, alle manifestazioni tradizionali, alle produzioni dell’artigianato artistico, agli interventi sulle problematiche ambientali e di salvaguardia dei suoi fragili equilibri, per non citare che le attività più note. Con questa piattaforma andiamo oltre la normale fruizione della rete che verticalizza l’informazione diventando autoreferenziale e acritica. La nostra piattaforma dà invece una visione panoramica della città e comunica e interagisce con il resto del mondo. Al progetto partecipano partner aziendali specializzati per le varie componenti richieste per suo sviluppo: un raggruppamento di imprese in costante evoluzione che consente di aggregare esperienze e professionalità specifiche per ogni esigenza tecnologica, commerciale e autoriale. Il valore è la capacità di espandere in forma collaborativa l’apporto dei vari attori.
Non dobbiamo però mai dimenticare che l’obiettivo principale del progetto è di sviluppare una nuova economia basata sulle tecnologie digitali in grado di creare lavoro qualificato per nuovi residenti. La collaborazione tra pubblico e privato, tra le aziende e le istituzioni di alta formazione veneziane. Sviluppare competenze e nuove professionalità, creare un humus in grado di attirare aziende tecnologicamente avanzate e a avviarne di nuove. Hai delle proposte?
Grazie alla capacità di amplificazione che il sistema museo, la piattaforma di distribuzione e di produzione, e al supporto di strutture commerciali di grande esperienza, Venezia Plus si presenta come un medium unico nel suo genere. Venezia Plus genererà un enorme numero di contatti senza alcuna barriera di accesso territoriale e tecnologica. Gli investitori e i partner finanziari troveranno in questo mezzo uno strumento di comunicazione unico per prestigio e per visibilità che li porterà a sostenere l’intera piattaforma. A differenza dei mezzi tradizionali otterranno informazioni dettagliate e oggettive sulla propria utenza, alla quale potranno comunicare le proprie iniziative, i propri brand, i propri prodotti. Abbiamo già dei riscontri positivi in questa direzione. Stiamo lavorando alla creazione di un raggruppamento d’impresa, forma giuridica molto flessibile, per facilitare l’accesso a stakeholder in grado di apportare valore al progetto, di favorire il rapporto tra domanda e offerta, lavoro, pubblicità, attività commerciali che possono garantire la sostenibilità del progetto.

Giuseppe D’Acunto, neoprofessore ordinario dell’Università Iuav, salernitano di nascita e ormai veneziano di adozione, dopo aver fatto varie esperienze in altre università italiane da alcuni anni sei responsabile della laurea triennale in Architettura e sei il coordinatore del Laboratorio VIDE (Vision Integral Design Environnement). Quando ci siamo incontrati per la prima volta all’inizio di giugno 2019 mi hai risposto subito in maniera entusiastica.
Quando è arrivata nelle nostre mani la proposta di costruire un museo digitale e immersivo che narrasse brani della storia di Venezia, è apparso subito evidente che il progetto si inseriva perfettamente nel nostro filone di ricerca dato che il laboratorio di ricerca VIDE si occupa di sistemi digitali interattivi per la valorizzazione e fruizione dei beni culturali. Avvalendoci dei sistemi della realtà virtuale e della realtà aumentata avevamo infatti già elaborato una prima idea concentrata sulla narrazione delle trasformazioni della città a partire dall’epoca napoleonica: ad es. Piazza San Marco con l’eliminazione della chiesa di San Geminiano del Sansovino (dove fu costruita l’entrata del Museo Correr, ndr).
Il Laboratorio VIDE, con l’aiuto della ricercatrice Isabella Friso, aveva già raggiunto esiti positivi in quest’ambito di ricerca. L’idea progettuale che proponevi spostava il focus verso questioni che riguardavano anche la storia politica, sociale ed economica di Venezia. Nell’ultimo anno, lavorando insieme agli archeologi, abbiamo allargato i campi di interesse alle origini romane dell’area già acclarate nel secolo scorso dagli studi di Ernesto Canal con importanti ritrovamenti di presenze romane nei fondali della laguna e della città.
Una delle componenti base del progetto è la composizione della partnership che oltre agli atenei, alle aziende sopra nominate vede la partecipazione di Controcampo Venezia, SerenDPT Venezia, Isinnova Roma, la Municipalità di Venezia Murano Burano. Ma come introdurre la rete nei percorsi formativi?
Nella costruzione di un museo virtuale ho visto subito la potenzialità per allargare ad altre componenti istituzionali e private. Il museo diventa quasi un pretesto per attivare un settore economico legato ai temi del digitale, un “cluster digitale” a Venezia, una piccola Silicon Valley, con incubatore di idee e start up di giovani formati nei nostri atenei. Ma la cosa importante è la complessità di questo progetto: a partire dai temi della narrazione per passare agli strumenti del racconto, all’impianto multimediale e immersivo tutto ciò fa del progetto Venezia Plus un progetto multidisciplinare che vede coinvolte più componenti formative.

La rete dei partner è una asset essenziale: partner istituzionali, partner aziendali e specialisti. In primis gli atenei: l’Università Ca’ Foscari per gli apporti specializzati, ad esempio, nella storia politica, del costume sociale e dell’economia; la creatività, l’arte figurativa e plastica dell’Accademia delle Belle Arti, l’inventiva dei giovanissimi del Liceo artistico Guggenheim. Dovranno essere organizzati corsi di formazione congiunti attingendo nel corpo docente dei vari atenei ma anche con il contributo professionale proveniente dalle aziende partner. Percorsi formativi, dunque, in grado di creare nuove competenze necessarie alla nuova economia digitale. Senza dimenticare il dialogo con le istituzioni amministrative locali, con il Comune ad esempio, foriero di sviluppi da inserire nel tessuto della città.
Ci hai detto sopra che state già lavorando sulle tecnologie richieste dal progetto. Immagino ci siano risorse adeguate sia strumentali che di competenze. Ce le puoi descrivere?
IR.IDE (Infrastruttura di Ricerca – Integral Design Environment) è riconosciuta come struttura di riferimento tecnologico di interesse regionale ed è in corso di accreditamento come infrastruttura di eccellenza dal MIUR. È un riconoscimento importante per poter sviluppare progetti innovativi come Venezia Plus attraverso una delle sue quattro sezioni, il Laboratorio VIDE, che coordino. L’infrastruttura di ricerca è dotata di un cospicuo patrimonio di macchinari, apparecchiature e strumentazioni avanzate. Un impianto tecnologico solido, quindi, gestito da un gruppo di ricercatori di cui tre dedicati interamente al Laboratorio VIDE per le tecnologie digitali per la fruizione dei beni culturali. L’affianca un Comitato scientifico composto da venti docenti provenienti da diverse discipline storiche, semiotica, rappresentazione, arte, ecc…
Per il progetto Venezia Plus sarà creato un gruppo di lavoro interdisciplinare specifico. Pensando agli studenti, invece, a seconda del livello di studi se della triennale o della magistrale si affacceranno alla formazione post universitaria e al mondo del lavoro con competenze diverse. Ma fondamentale sarà il lavoro che riusciremo a fare con i partner aziendali che saranno chiamati sia come docenti sia come tutor quando i giovani vanno in azienda.

Aggiungi la tua firma e il codice fiscale 94097630274 nel riquadro SOSTEGNO DEGLI ENTI DEL TERZO SETTORE della tua dichiarazione dei redditi.
Grazie!