In poche ore l’alleanza tra Partido popular (Pp), Ciudadanos (C’s) e Vox che governa la Comunità di Madrid si è frantumata, in un crescendo di colpi di scena. La presidente Isabel Ayuso, anche su pressione di Vox, ha annunciato oggi le dimissioni e la convocazione di nuove elezioni, in una gara contro il tempo per evitare la presentazione di una mozione di sfiducia socialista. Al colpo di scena ne seguono altri. Sia la lista di sinistra Más Madrid (MM) che il Psoe annunciano di aver presentato mozioni di sfiducia. Arrivate prima o dopo lo scioglimento dell’Assemblea? La presidenza dell’Assemblea, guidata da C’s, mentre scriviamo queste righe, annuncia di averle ammesse alla discussione. La sfiducia bloccherebbe il dissolvimento dell’Assemblea e consentirebbe un’alleanza tra Psoe e Ciudadanos, con MM e Podemos (Up) forse in appoggio esterno; se invece dovesse essere Ayuso a sciogliere l’Assemblea si arriverebbe a un voto in cui le destre ritengono di poter vincere e che verrebbe gestito dalla presidente uscente. Toccherà, forse, ancora una volta ai tribunali sbrogliare le matasse ingarbugliate dalla politica, in questo caso sancendo quale provvedimento è stato presentato prima.

Le tensioni nel centrodestra crescevano da tempo. Almeno da quando C’s e Pp hanno elaborato la portata della sconfitta patita nella corsa a destra con Vox, che ha visto i primi quasi scomparire e i secondi perdere elettori in favore dell’ultradestra. Forte del vento in poppa Vox ha alzato progressivamente il costo della sua partecipazione alle maggioranze di centrodestra, imponendo misure che esprimessero i suoi temi riconoscibili: antifemminismo, xenofobia, omofobia, interdizione genitoriale dei programmi scolastici, rivalutazione del passato franchista e cancellazione della memoria repubblicana. Col Pp nel pieno del ciclone del processo Barcenas – in cui l’ex tesoriere del partito sta mettendo in fila modalità e nomi della corruzione del Pp descrivendo un sistema strutturale che coinvolge ogni livello del partito, prima e dopo di lui – e con C’s ridotta ai minimi termini, Vox mira al corpo dell’elettorato dei due partiti. Il conflitto è esploso nella giornata di oggi. Di prima mattina arriva la notizia che Ciudadanos rompe l’alleanza con Pp e Vox nell’Assemblea regionale di Murcia e presenta col Psoe una mozione di sfiducia contro il presidente, il popolare Fernando López Miras. Psoe e Ciudadanos raggiungono insieme la maggioranza assoluta ma la mossa ha conseguenze anche in amministrazioni comunali, tra le quali quella della capitale autonomica, Murcia, dove invece servono i voti di Podemos. Sono quindi in atto negoziazioni per capire come far quadrare il cerchio.
Le onde del sisma murciano si sono propagate sin nella capitale del Regno, dove da giorni i contatti tra Psoe e C’s erano intensi, con la decisione di Ayuso di chiudere la legislatura per provare a contrastare nelle urne l’alleanza tra Psoe e C’s. E rischiano di ripercuotersi anche in altre importanti amministrazioni del centrodestra. Vox reagisce infatti chiedendo la “convocazione immediata di elezioni nelle autonomie” che, nelle parole consegnate a Twitter dal leader Santiago Abascal, “sono a rischio di essere assaltate dal socialismo contro la volontà delle urne”. Nel mirino ci sono la regione di Madrid, l’Andalusia e Castiglia y León. Vox ritiene che, se anche non dovessero confermare le maggioranze attuali, le urne consentirebbero di continuare il raccolto negli elettorati di Pp e C’s, sperando addirittura nel sorpasso sui popolari. L’ultimo colpo di scena, per ora, è la presentazione della mozione di sfiducia dei socialisti di Castiglia y León, vincitori del voto ma minoritari rispetto all’alleanza Pp – C’s, che prelude a una convergenza con gli arancioni.

Mentre il sistema di alleanze locali del centrodestra si sgretola, si tenta di costruire l’alleanza di governo catalana. Venerdì 12 il Parlament si riunirà per avviare la XII legislatura e eleggere la presidenza dell’Assemblea. I partiti indipendentisti misurano le possibilità di rinnovare l’alleanza tra Esquerra republicana, Junts e la Cup. La prima riunione a tre si è risolta con un nulla di fatto. La propaganda dei partiti indipendentisti legge la maggioranza assoluta come conferma della giustezza del percorso indipendentista. Ma l’unico partito veramente cresciuto è quello socialista, i Comuns hanno retto e la riproposizione di un’alleanza coi due partiti principali in lotta per l’egemonia e con visioni strategiche radicalmente divergenti (Erc per la ricomposizione nell’ambito politico del conflitto, Junts per la sua perpetuazione) sembra non tenere conto della stanchezza dei catalani verso un conflitto permanente e senza sbocco. Chissà se i sommovimenti che stanno attraversando tante amministrazioni locali possano avere conseguenze anche in Catalogna e favorire un governo di rottura del “blocco nazionale catalano”, con una Generalitat guidata da Erc e Comuns, con l’appoggio esterno dei socialisti. La centralità del Psoe di Pedro Sánchez è assoluta, ogni ipotesi di governo che non sia di centrodestra non può prescindere da un ruolo dei socialisti, anche in Catalogna.

Aggiungi la tua firma e il codice fiscale 94097630274 nel riquadro SOSTEGNO DEGLI ENTI DEL TERZO SETTORE della tua dichiarazione dei redditi.
Grazie!