Un sabato pomeriggio di giugno, un paio d’anni fa, si ritrovano a Roma per una festa all’aperto compagne e compagni che qualche decennio prima militavano nella Federazione giovanile comunista, molti ai vertici nazionali o locali dell’organizzazione. Una reunion di non più giovani che nel corso del tempo non si sono mai persi di vista. Sul manifesto Daniela Preziosi racconta così quella bella giornata d’allegria, nostalgia e politica.
La festa è laggiù, una macchia rossa fra i platani: magliette nuove fiammanti e un gadget anche più ambito: la parannanza da volontario alla maniera delle vecchie feste dell’Unità. Un cartello: Figgiccì on the road again. Sì, è proprio la Fgci, federazione giovanile comunisti italiani. Nel senso: è un gruppo di trecento ex arrivati da mezza Italia. Chi è rimasto nel Pd, chi si è buttato a sinistra, chi fa volontariato, chi sta a casa e brontola. Fra la piccola folla Gualtieri, Airaudo, Scotto, Marcon, Antonio Rosati, Stefania Pezzopane, Gianfranco Nappi. In grembiule da organizzatori Ines Loddo, Romina Orlando, Cecilia D’Elia, Stefano Micucci, Maurizio Venditti, Giuseppe Viggiano, Fabrizio Picchetti, Floriana D’Elia, Luca Fornari e Pier Paolo Ermini, e poi tanti, anche alcuni giornalisti ma qui in panni da ex. Quota di partecipazione 30 euro. Un caveat: non è una riunione di corrente. Anche per questo non c’è l’ex segretario della Fgci romana che oggi è il segretario del Pd, Nicola Zingaretti. Formalmente il gruppo non è molto di più di un profilo Facebook con 1260 membri e una chat più ristretta per la logistica. Siamo al terzo appuntamento, il primo è stato nell’Appennino tosco-emiliano, il commiato per la compagna Angela appena scomparsa, poi la ‘road’ è passata per Modena, quest’anno si è fermata a Roma. Ma nel frattempo gli “ex” sono aumentati.
Flashback. Torniamo indietro nel tempo, all’ultimo decennio in cui la Fgci è ancora attiva e molti dei protagonisti della reunion romana ne sono i dirigenti. Anche gli altri partiti hanno un corrispettivo della Fgci. C’è la Federazione giovanile socialista italiana, trasformata nel 1988 in Movimento giovanile socialista. I giovani repubblicani. E c’è il Movimento giovanile della Democrazia cristiana, fondato nel 1951, primo segretario Giulio Andreotti.
Negli anni Ottanta, specie nella seconda parte del decennio, i giovani democristiani sono in particolare effervescenza, in sintonia con quanto accade nella Democrazia cristiana, un partito che la segreteria di Ciriaco De Mita scuote con vigore, sfidando correnti e capicorrente e apre una stagione promettente, ma in realtà breve, di rinnovamento. I media si occupano poco di loro. I figiciotti hanno un’aria di superiorità nei loro confronti, ma l’innovazione politica di quei tempi è più in quel mondo che in quello dei giovani comunisti.
Nel Movimento giovanile è netta la maggioranza che si richiama alla cosiddetta area Zac, i giovani che vedono in Benigno Zaccagnini più che un leader politico, una figura carismatica, per la sua integrità e passione politica. Ma è un’area litigiosa. Indimenticabile il congresso di Maiori, nel 1984, dove letteralmente volano le sedie.

Lo racconta così, quel congresso, Enrico Letta, allora diciottenne, ricordando quello fu il suo primo incontro con il partito democristiano:
C’era uno scontro durissimo su chi dovesse fare il leader a livello nazionale. I due candidati forti erano Dario Franceschini e Renzo Lusetti. Io appoggiavo Lusetti. Al momento di comporre le liste successe di tutto. Ho visto gente calarsi dalle finestre, gruppetti che si accapigliarono nei bagni. Pensai: “Se questa è la politica… Non prenderò mai la tessera della Dc”.
Ma la tessera poi la prende, e nel 1990 organizza a Pisa il congresso dei giovani Dc europei, di cui l’anno successivo sarebbe diventato presidente.
La testa più politica del gruppo è Roberto Di Giovan Paolo, romano, studente, obiettore di coscienza (numerosi gli obiettori tra i giovani Dc), contrario all’invio delle navi nel Golfo e per il no al referendum sulla responsabilità del giudice. Segno che pezzi del Movimento giovanile Dc sono più a sinistra dei loro omologhi comunisti. Intorno al movimento gravitano giornalisti di area cattolico-progressista, come Giovanni Grasso e David Sassoli, quest’ultimo per un periodo nello staff dell’ufficio stampa di piazza del Gesù guidato da Clemente Mastella.
La generazione dei cinquantenni che oggi ha le leve del potere del centrosinistra, nel governo e nel Pd, viene da quegli anni, da quelle esperienze parallele che a quei tempi erano in scarsa relazione tra loro, se non a livello di vertice.
Diversi dei protagonisti di allora sono oggi fuori della politica attiva, come Pietro Folena. Il network che li tieni uniti è più motivato dalla nostalgia che dall’attualità. Come la reunion di Roma due anni fa.
A ben vedere è la scuola democristiana che, alla distanza, prevale su quella comunista. Al Quirinale, intorno a Mattarella, troviamo Guerrini, Garofani, Grasso. Al governo c’è Franceschini, il fratello maggiore del gruppo. Al vertice dell’europarlamento David Sassoli. E ora alla guida del Pd Enrico Letta. E poi Franco Gabrielli, ex-capo della polizia e ora sottosegretario con delega ai servizi, allora segretario del Movimento giovanile a Massa.
E della Fgci? Fuori dal vertice piddì Zingaretti, che alla fine degli anni Ottanta diventa segretario della Fgci romana e nel 1992 segretario nazionale della Sinistra giovanile. Fuori dal governo Roberto Gualtieri. Ascoltato ma senza incarichi Gianni Cuperlo.
Nel frattempo rivalità e complicità degli anni che furono hanno caratterizzato la rete di relazioni personali del gruppo diccì d’allora. I due protagonisti principali, Franceschini e Letta, che oggi procedono di conserva, si sono scontrati in momenti cruciali, fino ai tempi recenti.
In occasione del congresso del 2009 del Pd io scelsi Dario Franceschini, mentre lui Pier Luigi Bersani.
E già, questa inclinazione a dividersi, anche duramente, per poi avere la capacità di convergere quando occorre, è nel dna democristiano. Il quid che manca ai comunisti. Ecco perché nel Pd, e non solo, il potere è nelle loro mani.

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