Di questi tempi, purtroppo, siamo abituati a sentire di negozi che chiudono, attività che non ce la fanno a continuare. Sono rari invece i casi opposti e per questo meritano di essere raccontati. Come la storia di Elena Fotia e Emanuel Casali, due giovani di trent’anni, che hanno deciso di mettersi in gioco. Romani, Elena è pasticcera (anche se si è laureata in Sociologia prima di decidere di cambiare vita, come dice lei) e Emanuel cuoco, e dopo diversi anni vissuti in vari posti in Italia e all’estero sono tornati nella capitale dove hanno deciso di aprire Briciole, una “bottega dei sapori”.
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Elena, com’è nata la decisione di aprire un locale in un periodo come questo?
Durante la pandemia, stando tanto tempo chiusi in casa, abbiamo avuto modo di pensare al nostro futuro. Può sembrare un azzardo aprire in un momento storico del genere ma per noi è stata una grande spinta, ci siamo detti che perché l’Italia si rialzi c’è bisogno che le persone che possono farlo abbiano il coraggio di mettersi in gioco.
Come nasce l’idea di Briciole?
Nasce da un nostro fortissimo attaccamento per il comfort food [un qualsiasi alimento a cui le persone attribuiscono un valore consolatorio, nostalgico o sentimentale, ndr]. Abbiamo lavorato in diverse realtà, anche importanti, della ristorazione, in Italia e a Barcellona, dove ho lavorato con Albert Adrià, ma il nostro vero amore è sempre stato il comfort food. Cioè trasmettere quello che per noi è l’amore per il cibo: il profumo della lasagna, del pane appena sfornato. Sembra una cosa semplice ma richiede esperienza e tecnica: far ritrovare i sapori di casa, riportare una persona al pranzo della domenica quando mangia la tua lasagna non è scontato come sembra. E abbiamo unito quello che piace fare a me, pane e dolci da forno, e quello che piace fare a Emanuel, più improntato sul salato. Così da Briciole si potranno trovare pane e dolci, gastronomia, salumi e formaggi – che stiamo ricercando soprattutto nel Lazio, ma non solo. E poi stiamo pensando a una piccola produzione di salse e confetture, e al vino. Saremo una piccola bottega dei sapori.

Per voi un consumo di prodotti etico e consapevole è molto importante?
Certo, vogliamo promuovere un consumo di cibo etico. Vorremmo aiutare a diffondere tra le persone una maggiore consapevolezza. Per questo stiamo curando attentamente la ricerca dei giusti fornitori, cerchiamo i piccoli produttori. Il fornitore principale è un gruppo che opera a Roma e promuove filiere controllate tra il cliente finale e il produttore, improntato sull’eticità.
So che avete aperto una campagna di crowdfunding: di cosa si tratta?
Questo crowdfunding è per la parte iniziale del progetto. Abbiamo già iniziato le pratiche per un finanziamento statale, ma chiediamo sostegno alle persone per iniziare, per prendere in affitto il locale, un passo imprescindibile per terminare il business plan: bisogna avere le mura, valutare eventuali lavori di ristrutturazione, canone annuo eccetera. Abbiamo pensato di fare questa cosa dopo che tra gli amici e i parenti più stretti qualcuno si è proposto di darci una mano, e poi perché vogliamo condividere questa nostra idea. Non tanto per la donazione in sé, quanto perché vorremmo creare una comunità attorno a Briciole.

E come sta andando?
In un giorno abbiamo raggiunto un risultato pazzesco, un quinto dell’obbiettivo: siamo molto contenti, senza parole, non ci aspettavamo questa condivisione e dimostrazione di affetto. E ci sono arrivati tanti messaggi di complimenti per due giovani che si mettono in gioco in un momento storico del genere… Non è facile ma noi ci crediamo. Per adesso la risposta è molto positiva, quindi speriamo di continuare così.
Cos’è questa “mistery box” riservata ai vostri sostenitori?
L’abbiamo chiamata così per giocare un po’, per creare un po’ di mistero. Saranno dei prodotti di Briciole, una carta per alcuni sconti… Come ho detto vorremmo creare attorno a Briciole una comunità, a cui presenteremo degli eventi. Lo abbiamo chiamato Briciole Fan Club perché vogliamo che si crei un rapporto confidenziale, che le persone si fidino di ciò che racconteremo dei prodotti che presenteremo, del perché avremo scelto dei produttori piuttosto che altri, perché un pane con lievito madre costa di più di uno con lievito di birra… L’idea non è solo “vendere biologico”, ma trasmettere l’idea che questa è la direzione in cui secondo noi bisogna andare, per rispettare la natura che ci da questi prodotti e che sennò, tra un po’, non ci darà più niente…
L’idea di comunità è molto importante per voi.
Sì: non vogliamo solo che le persone vengano a comprare ma che si sviluppi una “comunità” attorno al progetto Briciole e alle sue idee. Pensiamo che le piccole realtà possano essere luoghi di ritrovo delle persone, e infatti abbiamo pensato anche un angolo dove sedersi, chiacchierare, leggere un libro; pensavamo proprio a una piccola biblioteca per donarsi e scambiarsi libri. L’idea non è limitarsi al semplice “io ti vendo tu compri”, ma fare una cosa insieme, per la comunità.

È interessante che Elena e Emanuel abbiano deciso di aprire il loro Briciole a Centocelle. Il quartiere, negli ultimi anni, sta vivendo grandi cambiamenti, è stato ed è tuttora un “terreno di scontro”, di battaglia civile e dove i residenti che rivendicano un quartiere vivibile e solidale si sono organizzati e sono molto attivi. L’esempio più conosciuto, e riconosciuto, è quello della Libera Assemblea Centocelle, nata verso la fine del 2019 in risposta agli incendi dolosi della libreria Pecora Elettrica – costretta alla fine alla chiusura – e di altre attività commerciali. Da qui, sono molte le iniziative degli abitanti per un quartiere più vivibile e solidale – ad esempio l’attività del Gruppo di Appoggio Mutuo dall’inizio della pandemia –, per la gestione e cura degli spazi pubblici e del verde, per la creazione di spazi di incontro, a sostegno e promozione della cultura. Un attivismo dal basso che dà i suoi frutti: nei locali della ex Pecora Elettrica è nato da poco il Centro Incroci, un centro polivalente della Regione Lazio, con spazi dedicati a studio, coworking e formazione.
Come mai avete scelto di aprire a Centocelle?
Non viviamo proprio a Centocelle ma è il quartiere che più frequentiamo, molti nostri amici abitano lì: è la nostra zona diciamo, non siamo ospiti. E poi Centocelle è un quartiere di Roma che ora è diventato praticamente centrale, perché con la metro C in dieci minuti sei a San Giovanni. È sempre più popolato, c’è un grande movimento di persone che ci vanno ad abitare, anche studenti che prima stavano a San Lorenzo o Piazza Bologna. È il quartiere che ci sembrava più adatto a ricevere delle idee nuove, infatti qui hanno aperto molti posti negli ultimi anni che propongono spesso cose nuove e originali, e funzionano.
Secondo me, Roma come città ha potenzialità enormi dal punto di vista enogastronomico e ha ancora una magia tutta sua, soprattutto nelle borgate, nelle periferie, dove si respira un’atmosfera particolare. A Centocelle le persone sono solari, gentili, fanno tantissima rete tra di loro. Questa è una cosa bellissima, che ci ha spinti a provare a crearci un futuro qui, a Roma.

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