Accesso all’acqua, un diritto umano. Che fare perché lo sia davvero

JANDIRA LUDMILA MORENO DO NASCIMENTO
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Inodore, incolore, insapore. Ma anche contaminata, esigua, motivo di conflitto. I primi tre sono gli aggettivi che troviamo sul dizionario a descrizione delle principali caratteristiche dell’acqua mentre i secondi indicano lo stato in cui si presenta per buona parte della popolazione mondiale.

L’accesso all’acqua potabile, che le Nazioni Unite hanno decretato essere un diritto umano imprescindibile e che figura come il sesto obiettivo per lo sviluppo sostenibile – Clean Water and Sanitation – dei 17 dell’agenda Onu da raggiungere nel 2030, è precario per due miliardi di persone. Anche il futuro non sembra roseo perché la stessa Onu prevede che proprio tra nove anni settecento milioni di quei due miliardi potrebbero migrare per la scarsità di acqua se non saranno prese misure adeguate. Da qui all’arrivare a conflitti nazionali e internazionali per l’approvvigionamento delle risorse idriche il passo è molto breve. 

Georgie Badiel Liberty, modella, vive e lavora a New York City. Miss Burkina Faso nel 2003 e Miss Africa 2004, ha dato vita a una fondazione per combattere il problema della mancanza d’acqua potabile nella sua terra d’origine

Nel 2017 erano due su cinque le persone a non avere accesso ad acqua pulita e sapone in casa o servizi igienici rudimentali motivi per cui, secondo l’Unicef, ottocento bambini al di sotto dei cinque anni muoiono ogni giorno. Con la pandemia di Covid-19 è difficile non ipotizzare che questo numero non sia in aumento, come non è sbagliato immaginare che le popolazioni più toccate da questa problematica siano quelle del sud del mondo.

In Africa settentrionale e in Asia occidentale, infatti, il volume di acqua pro capite è di mille metri cubi all’anno: al limite della scarsità idrica severa. E i motivi sono molteplici: mancanza di una rete di distribuzione, siccità, assenza di impianti di depurazione e di servizi igienici di base conditi con l’inesistenza di politiche mirate ad alleviare il divario tra sud e nord del mondo.

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Dal 2011 due ricchissimi filantropi americani sempre nell’occhio del ciclone per le loro campagne di sensibilizzazione stanno portando avanti un progetto dal nome Water, Sanitation and Hygiene per far fronte a questo problema. Bill e Melinda Gates e la loro Fondazione lavorano a stretto contatto con ingegneri, scienziati e leader locali per costruire gabinetti a misura del portafogli di 4,5 miliardi di persone dell’Africa subsahariana e dell’Asia meridionale. Misure igieniche adeguate, mortalità infantile e acqua potabile, infatti, vanno di pari passo in queste regioni.

Nelle città siciliane si registrano le percentuali più alte di perdite idriche nelle reti comunali. A Palermo e a Catania oltre il cinquanta per cento.

Ma anche l’Europa ha un problema di scarsità d’acqua: l’undici per cento della popolazione del continente non ha un accesso sicuro all’acqua potabile. E ingrandendo la lente sull’Italia scopriamo che c’è uno spreco di 44 metri cubi al giorno per km nelle città metropolitane e nei capoluoghi di provincia a causa della mancanza di manutenzione delle infrastrutture idriche.

L’agricoltura intensiva è un’altra fonte di spreco di risorse idriche: secondo la Fao il sessanta per cento dell’acqua potabile presente nel mondo è usata per scopi agricoli. L’Unione Europa ha emesso una nuova direttiva proprio l’anno scorso, la Drinking Water Directive, ma l’associazione Right2Water lamenta la mancanza del riconoscimento dell’accesso all’acqua potabile come diritto umano.

Accesso all’acqua, un diritto umano. Che fare perché lo sia davvero ultima modifica: 2021-03-22T11:34:39+01:00 da JANDIRA LUDMILA MORENO DO NASCIMENTO
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