1. Ricerca intellettuale come pratica politica della pratica e primato della militanza politica sulla “carriera” istituzionale. Se dovessi sottolineare due aspetti che mi hanno colpito di più del discorso di Enrico Letta farei le seguenti osservazioni: in primo luogo sento la figura di Letta come molto affine ad un certo modo di interpretare la politica, una modalità che concede molto di più allo studio e all’approfondimento che non alla comunicazione persuasiva fine a se stessa. Certamente in politica serve la persuasione, ma è necessaria anche una struttura di analisi di pensiero: in questo senso lo stile di Letta non è solo forma ma anche sostanza. Una sostanza solida che ci permette di mettere in campo una proposta al passo con i bisogni del tempo presente e futuro.
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Peraltro lo stesso insistere di Letta sulla rilevanza centrale per la democrazia del rapporto con la scienza è di fondamentale importanza: senza la scienza non è possibile risolvere veramente i problemi del mondo. In secondo luogo un passaggio del discorso di Letta mi è sembrato di grande rilevanza, ossia quello che valorizza la militanza nel partito e non solo il ricoprire ruoli nelle istituzioni.
È evidente che la proiezione istituzionale di un partito è essenziale, e d’altro canto, non possiamo girarci intorno, il discorso di Enrico Letta è stato di una tale ricchezza da assumere la fisionomia di una proposta di governo, ed anche le prospettive di una proposta da futuro Presidente del Consiglio. Ma questo, che è un aspetto positivo, non può trascurare l’importanza del partito come corpo collettivo radicato nella società, di organizzazione che media tra società e istituzioni, la quale, se diventa solo qualcosa in funzione del potere fine a se stesso, non può sopravvivere. L’importanza del passaggio nel quale si afferma che si accetta la sfida proprio perché si vuole non confermare l’idea che non valga la pena impegnarsi se non in una dimensione istituzionale è decisiva anche per motivare la militanza di base, nelle articolazioni territoriali, e per dare di nuovo slancio e vitalità al partito.


2. Dopo la pandemia una nuova Europa non solo per una stagione d’emergenza. Andando ai contenuti più politici, questo potrebbe essere il titolo più significativo del discorso di Letta, se assumiamo come punto di partenza la nostra collocazione internazionale e il senso del nostro europeismo. Il punto di partenza decisivo è non solo il fatto di aver ribadito il sostegno al processo di integrazione europea, ma soprattutto l’aver chiarito di volere un salto di qualità permanente dei meccanismi di investimento a debito comune, con l’impegno, per l’Italia, di dare un esempio di efficienza nel loro impiego.
Si tratta di potenziare la logica del salto politico e del rafforzamento del profilo politico della UE, anche in termini di regolazione nei confronti dei grandi player non solo politici, ma soprattutto economici. Molto interessante, da questo punto di vista, la valorizzazione di un indice di costo del mancato coordinamento come indice-standard di riferimento per “contabilizzare” le perdite e i costi difensivi dovuti alla mancanza di coordinamento, e questo anche in una dimensione internazionale. È chiaro che ciò implica non solo l’azione per una Europa come soggetto politico globale, ma soprattutto un approccio multilaterale e cooperativo in termini geopolitici. Un approccio più volte ribadito nel discorso di Letta.
Inoltre nel discorso di Letta si ribadisce il riferimento al modello sociale europeo, e non solo – come deve essere – la fedeltà all’impianto delle libertà civili. L’Europa diventa, quindi, un progetto forte e caratterizzante per il PD, in un’ottica che deve rilanciare l’efficienza e l’autorevolezza e la forza della Repubblica italiana, superando le fragilità dello Stato e del suo rapporto con le Regioni. Da questo punto di vista europeo a livello dei circoli territoriali del PD si può sostenere il coinvolgimento sempre più sistematico del gruppo in europarlamento e di quanti impegnati nel governo europeo. Inoltre, sarebbe utile prevedere un progetto di scambio più strutturale con i circoli del PD europei, ma anche con sezioni o circoli dei partiti europei della nostra famiglia politica, quella dei socialisti e dei democratici.
Come elaborazione dal basso dei circoli, oltre a questo proposta di lavorare a forme di gemellaggi e cooperazione, avvantaggiati dai nuovi strumenti di ICT, si potrebbe lavorare ad una proposta di cittadinanza europea, come a strumenti di maggiore allineamento delle politiche di welfare e fiscali, o di standard in termini di diritti civili, sostenibilità sociale ed ambientale e di rigenerazione del capitale ambientale. Inoltre si deve anche lavorare ad un impianto comune sulla nuova generazioni di diritti (ambientali ecc.). È chiaro che la dimensione dei problemi comuni, determina giocoforza una necessità-possibilità di azione comune. Uno schema d’analisi che possiamo ritrovare ad esempio nel pensiero di Hannah Arendt, per richiamare una pensatrice citata nel discorso di Letta. Si tenga presente infatti come la Arendt sottolinei che la sfera pubblica si pone in relazione alla stessa dimensione della politica e alla dimensione della trascendenza delle generazioni.
Riporto un passo illuminante:
Solo l’esistenza di una sfera pubblica e la susseguente trasformazione del mondo in una comunità di cose che raduna gli uomini e li pone in relazione gli uni con gli altri si fonda interamente sulla permanenza. Se il mondo deve contenere uno spazio pubblico, non può essere costruito per una generazione e pianificato per una sola vita; deve trascendere l’arco della vita degli uomini mortali. Senza questa trascendenza in una potenziale immortalità terrestre, nessuna politica … nessun mondo comune e nessuna sfera pubblica, è possibile (H. Arendt, Vita activa, Bompiani, Milano 1994, pp. 40-41).
Questo passo non può che ulteriormente richiamare l’attenzione alla dimensione quindi estremamente politica di riflessioni quali quelle di H. Jonas (Il principio responsabilità. Un’etica per la civiltà tecnologica, Einaudi, Torino 2002) e al nesso che sembra costituirsi tra la politica ed il problema ecologico. Su questo punto, ossia sulla rilevanza della crisi ecologica, possiamo avanzare una ipotesi di ricerca, ossia che il piano di riferimento oggettivo, comune, per un rinnovato ordine oggettivo su cui il governo delle parti della società si debba misurare, sia appunto costituito dalla problematica ecologica, tanto appunto da ridurre la portata nichilista e soggettivistica della politica.


3. Donne e giovani come centro dell’azione politica, per il futuro del paese e del PD. Il discorso di Letta, con la ripresa di un metodo di ascolto e di confronto con i corpi sociali, evidentemente assume un approccio di considerazione complessiva della società, dei suoi interessi, ma in particolare, accanto all’attenzione nei confronti degli esclusi, si è profilata nello specifico un riferimento sia alla questione femminile che alla questione giovanile. Per quanto riguarda la prima, Letta riconosce un problema: anche il partito deve essere un esempio, – nei comportamenti si è richiamata la radicalità, in riferimento a valori progressisti -, nella promozione delle pari opportunità. Non vi è stato un approfondimento ulteriore, ma una promessa che si è concretizzata nell’indicazioni di due donne come capigruppo alla Camera e al Senato. In Europa, ma anche in Italia, si sta diffondendo un modello di leadership duale, questo in particolare nei movimenti o partiti verdi, ad esempio in Germania. Anche la Linke e l’Spd in questo momento hanno un meccanismo di leadership duale, la Linke ha addirittura due donne come leader.
Ovviamente però qui il tema non è solo quello delle quote, ma qualcosa che ha a che fare a tutti i livelli con delle politiche che promuovono il protagonismo femminile. Per esempio si pensi alla necessità di superare il gender gap a tutti i livelli, con misure di parità salariale e di welfare quali la gratuità dei nidi o forme di congedo parentale molto più significative, sullo standard dei paesi europei più generosi. Letta, invece, si è focalizzato con proposte più specifiche, e che si possono già discutere, sui giovani.
Da un lato ha proposto il voto ai sedicenni, proposta già avanzata da Zingaretti tempo fa (ma quasi en passant), e dall’altro ha avanzato l’idea di una Università Democratica, ossia di un’azione di formazione politica per le nuove generazioni (e non solo). La formazione politica è il terreno in cui si misura un’azione per il miglioramento della qualità della democrazia e anche quella funzione centrale, per un partito, di promozione delle competenze politiche. Inoltre si deve comprendere che il debito demografico, come l’equilibrio demografico, si intrecciano con quello ambientale, per cui è importante far sì che i giovani diventino presto cittadini consapevoli: le scelte dell’oggi sono le spese difensive o le rinunce future o viceversa le possibilità di mantenere una prospettiva.
In questo senso è necessario svolgere il tema della giustizia in senso anche generazionale. Il principio di responsabilità di Hans Jonas ci richiede una politica della responsabilità: a tal proposito la politica deve far suo il manifesto di geoetica che nell’ambito delle geoscienze sta maturando (S. Peppoloni, G. Di Capua, Manifesto per un’etica della responsabilità verso Terra, prefazione di T. Pievani, Donzelli, Roma 2021) e assumere fino in fondo una svolta ecologista. Il voto ai sedicenni ci parla di questo: qui emerge però un ulteriore campo problematico, ossia quello dell’integrazione della democrazia elettorale con altre forme, nuove, di empowerment della cittadinanza.
Queste proposte di Letta ci inducono alla responsabilità di rispondere in un modo preciso e non elusivo: è necessario sostenerle per sostenere la politicizzazione della società e per dare maggior peso politico alle giovani generazioni. Peraltro la stessa riaffermazione dello jus soli è da considerare in quest’ottica ed in relazione con il debito demografico. L’obiezione facile sarebbe quella della loro impreparazione: la risposta è che storicamente l’allargamento democratico ha sempre coinvolto persone non preparate: si tratta di organizzarle e si tratta di favorire processi di apprendimento. Peraltro non possiamo certo affermare che le persone più mature abbiano dato chissà che prove di preparazione e consapevolezza. Il PD deve sulla apertura, sulla formazione dei giovani, sul loro protagonismo e responsabilizzazione, per una maggiore qualità della democrazia ed una maggiore partecipazione politica.


4. Un partito della relazione e della tessitura, un partito che fa politica con i riferimenti sociali e con una logica di democrazia della prossimità (un termine molto utilizzato in Francia). Enrico Letta ha chiarito come il metodo politico del PD deve assumere il confronto sistematico con i corpi intermedi: si cerca così di chiarire una funzione di ascolto e di rappresentanza, oltre che di sintesi, che il partito deve svolgere: questo implica non solo superare la mera logica propagandistica e della delega, ma affermare una logica della relazione e della tessitura: pertanto si impone anche la necessità di ripensare l’organizzazione del partito, anche in termini digitali.
La questione digitale l’abbiamo posta ancora in questa sede e anche tramite un lavoro in accordo con Dino Bertocco sulla costruzione di una potenziale galassia democratica in rete e di una piattaforma digitale regionale (Demotopia, Progetto Civico veneto, Gecco, Il Giornale del Veneto ecc.). Si tratta, con l’utilizzo delle innovative tecnologie dell’ICT e con la rete, di allargare le potenzialità di organizzazione e soprattutto di inclusione e partecipazione (Mi permetto qui di rimandare a P. Gerbaudo, I partiti digitali. L’organizzazione politica nell’era delle piattaforme, il Mulino, Bologna 2020; e al terzo numero del 2020 di Pandora Rivista, dedicato alle piattaforme).
Un passaggio da considerare attentamente è quello sulla partecipazione agli utili d’impresa dei lavoratori: un altro terreno interessante, capitolo di una nuova tessitura nei confronti del mondo del lavoro. Torna quindi il tema della democrazia economica nell’orizzonte dell’azione del PD e questo ovviamente implica mettere in campo una strategia di coinvolgimento delle parti sociali. Il recente nuovo contratto dei metalmeccanici, a tal proposito, può permettere di tematizzare la necessità di un’azione politica di supporto dei processi di innovazione non solo tecnologica dell’impresa, ma anche organizzativa in termini di miglioramento del clima organizzativo, di inclusione sociale e qualità ambientale.
Interessante è poi sviluppare il concetto di prossimità evocato da Letta. Si tratta di un concetto rintracciabile nel vocabolario della politica francese, e che significa l’attuazione di forme di democrazia consultiva e partecipativa secondo una dimensione urbana e locale. Per esempio le forme di bilancio partecipativo in Francia sono state indentificate come forme, consultive, di democrazia di prossimità (cfr. Y. Sintomer, Il potere al popolo. Giurie cittadine, sorteggio e democrazia partecipativa, Edizioni Dedalo, Bari 2009; U. Allegretti, a cura di, Democrazia partecipativa. Esperienze e prospettive in Italia e in Europa, Firenze University Press, Firenze 2010). Anche il nodo centrale sul patto tra generazione, può essere interpretato alla luce della necessità di progettare una politica per città a misura d’anziano e a misura di bambino ecc. Città, nel complesso, che fanno i conti con le fasi della vita umana e quindi che equamente devono rispondere ai diversi bisogni di queste fasi, cercando meccanismi di scambi reciproci positivi (il potenziamento del cohousing sociale ne è un esempio, come lo sono il ripensare i tempi di utilizzo di alcune strutture: pensiamo all’enorme giacimento di potenzialità rappresentato dai plessi scolastici).
Una sfida importante per il PD, che, forse unico in Italia per il suo radicamento, così può esplorare una forma ulteriore di radicamento, proprio a partire dalle amministrazioni locali. Infine, se ci pensiamo bene, anche la questione dello jus soli, da declinare anche secondo la forma dello jus culturae, è un tassello di questa politica della tessitura: vi è una nuova Italia da rilanciare, anche per rispondere al debito demografico e per costruire una politica della relazione.


5. Sviluppare anche qualcosa che manca. Il discorso di Letta è stato molto positivo e ha messo molta carne al fuoco, dando una concreta prospettiva di rilancio, peraltro in una logica che ha fatto intendere come rafforzare la centralità del PD, che assume con forza il sostegno al governo Draghi, e allo stesso tempo ponendo il PD, sulla scorta dell’esperienza del passato, come un fattore attivo di costruzione di una nuova e vasta alleanza di centrosinistra, in vista delle elezioni politiche. Tale impostazione di fatto prosegue con la scelta strategica operata con il Conte Bis, ma le dà una connotazione di maggiore protagonismo, anche per controbattere la propaganda di una nostra presunta subalternità.
Tuttavia questa ultima riflessione, da collocare in questo contesto di politica delle alleanze, per chiarire come essa si rafforza se riusciamo a parlare all’elettorato oltre che ai partiti che lo rappresentano, vuole anche toccare un punto non di critica ma di completamento di una piattaforma su cui discutere (che peraltro potrebbe essere fornita anche dall’azione concreta del governo Draghi, in particolare grazie all’azione del ministro Orlando al Ministero del Lavoro). Nel discorso di Letta, infatti, vi è uno spazio da sviluppare in ordine alle politiche e alle proposte per rafforzare il welfare, i diritti sociali e la protezione sociale e l’eguaglianza. Un compito da assumere, anche in ordine agli strumenti tecnici, e alla modalità di sviluppo di uno Stato regolatore e non solo: si pensi al ritorno di una modalità più forte di economia mista, al ritorno di una nuova vocazione in termini di politiche industriali orientate ecc. Una questione che non possiamo eludere, se vogliamo recuperare un vasto mondo che si sente insicuro e in difficoltà, anche in senso relativo, e di cui fa parte sicuramente sia il mondo giovanile che quello femminile. Non manca, ed è in parte sviluppato, il tema della centralità del sistema educativo, da collegare con la questione dell’ammodernamento della PA: lo Stato deve abbandonare una politica di piccolo cabotaggio, anche determinata da strategie incrementali di bilancio finalizzate al contenimento del debito, molto evidente se si pensa ad esempio al meccanismo di reclutamento dei docenti che alimenta un precariato di lunga persistenza, e deve investire sui settori pubblici per eccellenza (sanità, PA, scuola e Università), assumendo giovani e immettendo qualità, competenze e nuove professionalità.


6. Una consultazione che introduce un approccio costruttivo per i circoli da gruppi di lavoro. La consultazione promossa da Enrico Letta sul suo discorso, anche alla luce dell’esperienza che si sta attuando nei circoli dell’Unione comunale di Treviso, è un percorso utile per costruire una sorta di articolato e capillare meccanismo nel quale, quasi secondo una modalità quasi da training group, i militanti, ma anche i simpatizzanti, tematizzano aspetti utili per definire l’identità e l’azione del PD (l’anima e il cacciavite), disattivando una discussione interna strumentale e autoreferenziale.
Ciò getta anche una luce sul compito del dirigente politico e del circolo territoriale/tematico, il quale deve organizzare la rappresentanza e la lotta sociale, ma deve anche, per far questo, facilitare una pubblica discussione orientata alla risoluzione dei problemi e alla mobilitazione dell’intelligenza sociale. Si tratta di una modalità di lavoro che Fabrizio Barca con il suo ormai non più recente documento organizzativo di rilancio del PD aveva proposto a suo tempo (Cfr. F. Barca, Un partito nuovo per un buon governo. Memoria politica dopo 16 mesi di governo, Aprile 2013).

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1 commento
se si da il voto ai sedicenni, allora sia anche la piena responsabilità civile e penale per le loro azioni (maggiore età a 16 anni), non possono decidere per la vita degli altri (questo è ciò che si fa col voto) senza prendersi alcuna responsabilità per le loro azioni, se sono maturi per votare sono maturi anche per rispondere in toto delle loro azioni di fronte alla legge, altrimenti è demagogia e mero calcolo elettorale… che poi la destra potrebbe essere meglio organizzata riuscire a portare i sedicenni a destra 🙂