L’Italia volta le spalle a Cuba. Lo fa con un gesto inspiegabile. La delegazione italiana, su indicazione del governo Draghi, ha votato contro la risoluzione presentata al Consiglio per i Diritti umani delle Nazioni Unite sulle ripercussioni negative sull’Avana delle sanzioni economiche imposte dagli Stati Uniti. La risoluzione era a firma di Cina, Stato di Palestina, Azerbaigian e Movimento dei paesi non allineati (con l’eccezione di Colombia e Perù). La mozione approvata – con trenta voti favorevoli, quindici contrari e due astenuti – censura comunque il governo di Washington in quanto afferma che l’embargo economico danneggia la qualità della vita dei cubani e quindi quei diritti umani che fanno parte della loro quotidianità. I diritti umani non sono solo quelli del pluralismo politico, che indubbiamente sono un problema a Cuba dove invece si eccelle nei campi di salute, scienza e cultura.
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Assieme all’Italia hanno negato il loro voto favorevole alla risoluzione anche Austria, Brasile, Francia, Germania, Giappone, Gran Bretagna, Paesi Bassi e Polonia che si sono allineati agli Stati Uniti. Forse il voto dei paesi europei si spiega con un “effetto Biden” di fiducia al nuovo corso della Casa Bianca, ma nel caso dell’Italia necessita quantomeno di una spiegazione politica da parte del ministro Luigi Di Maio e del premier Mario Draghi. L’Italia infatti vota da decenni contro l’embargo statunitense che assedia Cuba nell’Assemblea generale dell’Onu, dove Washington si ritrova isolata con Israele e di recente con il Brasile del presidente di estrema destra Jair Bolsonaro. Tra le sanzioni che la risoluzione approvata condanna ci sono quelle applicate, anche in periodo di grave pandemia, oltre che contro Cuba nei confronti di Venezuela, Siria e Iran. Sanzioni che mettono in grave difficoltà questi paesi in un momento in cui sono alle prese con il Covid.

La decisione italiana nel Consiglio dei diritti umani dell’Onu brucia. Poco più di un anno fa arrivarono in Italia decine di medici provenienti da Cuba con l’obiettivo di aiutare Lombardia e Piemonte nell’azione contro il Covid. Il voto italiano alle Nazioni Unite non contraccambia il gesto solidale dell’Avana che fu apprezzato nel 2020 dal governo Conte e da quelli regionali di centrodestra di Lombardia e Piemonte.
L’embargo economico degli Stati Uniti contro Cuba è in vigore dal lontanissimo 1962, quando inquilino della Casa Biaca era John-Fitzgerald Kennedy. Nel corso dei decenni è stato rafforzato dalle varie presidenze che si sono succedute con l’eccezione di quelle di Jimmy Carter e di Barack Obama che tentarono di cambiare la politica statunitense nei confronti del caso cubano. Micidiali sono stati invece i provvedimenti di rafforzamento dell’isolamento cubano messi in atto dalle presidenze di Ronald Reagan e più recentemente di Donald Trump.
Cuba però è ancora lì che resiste a Golia, al potentissimo vicino confinante del Nord. La linea del dialogo e del rispetto della peculiare storia dell’isola è quella che ha dato sempre buoni risultati sul piano diplomatico e della stessa evoluzione di Cuba. Sono i cubani, in piena autonomia, che sono chiamati a decidere il loro futuro. Ingerenze politiche ed economiche fanno parte di altre ere geopolitiche, a iniziare dalla “guerra fredda”.

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2 commenti
Non c’è alcun ceffone, anzi, non c’è nemmeno la mano, nel senso che la mozione approvata non cita nemmeno Cuba. È una fake news in cui sono caduti in molti. E neppure Granma ne parla.
[…] La garbata smentita è rivolta a chi ha scritto nei giorni scorsi il contrario, sbagliando (io su ytali, il Fatto, il manifesto, la Repubblica, Fanpage, Associazione Italia-Cuba, eccetera. Oltre a […]