[ATENE]
Si chiama Halloumi in greco e Hellim in turco ed è il prodotto tipico di Cipro. È un formaggio che per alcuni aspetti ricorda l’italianissima scamorza, visto che dà il meglio di sé in padella o, ancora meglio, alla brace. Qualcuno però non disdegna di mangiarlo a fette così com’è, crudo. Ma al contrario della scamorza, l’Halloumi è bianco, fatto di latte di capra e di pecora, e il suo sapore è molto più forte e intenso.
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Fin dall’adesione di Cipro all’Unione Europea nel 2004 e più tardi, nel 2008, nell’eurozona, Nicosia aveva posto il problema del riconoscimento del suo formaggio come prodotto tipico dell’isola, in modo da scacciare dai mercati del vecchio continente tanti produttori stranieri di Halloumi in versione imitazione. Un danno non da poco per l’isola visto che il mercato dell’Halloumi si valuta che si aggiri sui 224 milioni di euro.
La richiesta di Nicosia si schiantava però sullo scoglio britannico. La maggior parte dei produttori “abusivi” di Halloumi erano cittadini di Sua Maestà e non a caso, visto che in Gran Bretagna c’è la maggiore comunità cipriota fuori dall’isola. Nel caso dei turco-ciprioti poi, si calcola che, dopo l’invasione turca del 1974, ci siano più turco-ciprioti in Gran Bretagna che nella parte di Cipro sotto occupazione turca. Non era facile quindi per Londra escludere dal mercato tutti questi produttori, la maggior parte medio-piccoli, ma non mancano anche grandi industrie alimentari. Ora gli inglesi se ne sono andati insieme con le loro obiezioni e la strada si è aperta alle richieste di Nicosia.

Alla fine di marzo il ministro cipriota dell’Agricoltura Kostas Kadis ha annunciato che la Commissione Europea ha finalmente accolto il dossier cipriota affinchè l’Halloumi dell’isola sia di origine garantita e protetta. Il dossier approvato dalla Commissione europea prevede un unico organismo di controllo per tutti i produttori, siano greco-ciprioti che turco-ciprioti. Tale organismo è il Bureau Veritas che dovrà controllare gli standard sanitari e di qualità. L’approvazione definitiva si attende nel Collegio dei Commissari che si riunisce il 12 aprile e il provvedimento entrerà in vigore il 1° ottobre, festa dell’indipendenza dell’isola.
Il presidente della Repubblica di Cipro Nikos Anastasiades da politico astuto è corso subito a visitare un famoso caseificio, il Pantziarou Dairies fuori Larnaca. Da lì ha salutato, con un messaggio in tre lingue (greco, turco e inglese), la fausta notizia, parlando di “giorno memorabile” che erge
uno scudo protettivo e grandissime prospettive di esportazione del prodotto nazionale di Cipro, a vantaggio di tutti i produttori ciprioti.
In Europa, i maggiori importatori sono la Svezia, la Germania e la Grecia.
Il fatto che buona parte dei produttori turco-ciprioti siano collocati nella parte nord di Cipro, sotto occupazione militare turca, non crea ostacoli alle autorità di Bruxelles. L’Unione Europea riconosce solo il legittimo governo di Cipro ma l’adesione riguarda tutta l’isola, con la sospensione dell’applicazione del diritto comunitario nei territori dove il legittimo governo non può intervenire. I cittadini turco-ciprioti sono cittadini europei e possono esportare liberamente i loro prodotti anche se li producono nei territori sotto il controllo di Ankara. L’esportazione però avviene solo attraverso la Repubblica di Cipro. Altri produttori turco-ciprioti preferiscono esportare al mercato turco e da lì nei paesi del Golfo Persico, dove l’Hellim è molto apprezzato. Complessivamente, i produttori turco-ciprioti di Hellim sono tredici ed esportano formaggi per circa trenta milioni di euro.

All’annuncio dell’accordo, il presidente dell’Associazione cipriota dei caseifici ha espresso la sua preoccupazione per l’eventualità che i produttori greci di Cipro siano esclusi dal mercato dalla concorrenza turco- cipriota che vende il prodotto più a buon mercato. Ma dopo l’incontro con Kadis ogni preoccupazione è svanita, dal momento che il ministro è riuscito a convincere gli imprenditori del settore che il controllo europeo di qualità obbliga i turco-ciprioti ad aumentare i costi e non lascia grandi margini a una concorrenza basata sul prezzo. A conferma di questa tesi si è schierata anche la rispettiva Associazione dei caseifici turco-ciprioti, che ha palesato il pericolo di essere esclusa dal mercato europeo e di limitarsi alle sole esportazioni attraverso la Turchia.
Secondo Kadis non ci sono rischi di questo genere. Con la garanzia d’origine certificata le esportazioni verso il mercato europeo potrebbero aumentare anche del 25 per cento.

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