E da ultima venne la burla sapiente, ingegnata da donne e uomini “da bene e solazzevoli e d’intelletto”.
Sul far della sera del giovedì in Coena Domini, siamo venuti a conoscenza della felicissima beffa ideata da chi ha la responsabilità civica e la passione culturale nel governo delle due maggiori istituzioni preposte alla salvaguardia e tutela della memoria storica di Venezia, e non solo: l’Archivio di Stato e la Biblioteca Marciana.
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Giorni fa avevamo scritto sulla “quintessenza della pochezza culturale nella città 1600”, presi dallo sbigottimento per l’adesione entusiastica di Università e Musei veneziani alla manipolatoria e populistica celebrazione di una inesistente fondazione della città di Venezia alle ore 12 del 25 marzo del 421. Da quelle sedi accademiche, un tempo mai disposte a venir meno ai loro ambiti scientifici e culturali, non è pervenuto alcun commento, una seppur vaga precisazione polemica. Solo un triste e malinconico silenzio da Iuav e Ca’ Foscari, fianco a fianco nell’imbarazzo.
Di qui la nostra allegria per la burla dei dotti che, posti di fronte alla favoletta ignorantella del 421-2021, hanno svolto al meglio e nel loro specifico “la materia di fantasticare” sulla vicenda. Adesso che la burla è andata perfettamente a buon fine, bisogna pur dire che Archivio di Stato e Biblioteca Marciana non potevano, né dovevano, restare in silenzio.
A loro appartiene il tener conto innanzitutto della Storia, distinguendo questa dal Mito. Qui il valore della loro Lezione. Come spesso ci spiega Eva Cantarella “la distinzione tra mito e storia per noi è fondamentale”. Ma poi questa beffa non può non richiamare il senso autentico della beffa narrata nella Novella del Grasso legnaiolo, ove si racconta del colossale scherzo imbastito da Filippo Brunelleschi e Donatello, in accordo con una vasta brigata, a crudele danno di Manetto, che di quella compagnia di “dipintori, orefici, scultori e legnaiuoli” faceva parte.

Manetto era un bravissimo ebanista, che, per non essere andato a cena assieme al gruppo brunelleschiano, fu incredibilmente punito col fargli credere di essere un’altra persona. Tanto che la vittima dello scherzo, non più sicuro della propria identità, fu costretto ad andarsene da Firenze. Questo per dire che la beffa dei dotti sulla fondazione di Venezia ha il sapore di un gioco umanistico-rinascimentale, nel senso che tra l’apparire e l’essere s’intravede l’immensa arguzia dei grandi artisti e intellettuali di Firenze nel Quattrocento. Arguzia che manca del tutto a chi si è inventato un anniversario che non c’è. Oltre che sapienti, gli autori del leggendario sberleffo si sono dimostrati valentissimi attori, da applaudire a lungo da tutti noi: Gianni Penzo Doria direttore dell’Archivio di Stato, Stefano Campagnolo della Marciana, il paleografo Attilio Bartoli Langeli, il filologo Lorenzo Tomasin, ma soprattutto la superba archivista Alessandra Schiavon, signora delle carte serenissime.

Ps: Nell’odierna rassegna stampa del Comune di Venezia non è stato incluso un lungo articolo, che inizia in prima pagina, dedicato alla “burla” del 1° aprile: Venezia, il pesce d’aprile fatto dall’Archivio di Stato sulla bufala della data di fondazione. L’autore dell’articolo è Gian Antonio Stella, il giornale è il Corriere della Sera.


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1 commento
[…] Strepitoso quel Pesce d’Aprile (Venezia fu veramente fondata il 25 marzo 421) rifilato, con beffardo e sapiente scherzo, dai dotti dell’Ateneo di Stato di Venezia a tutti coloro che scambiano la storia della Repubblica veneziana per messaggini da gettare nella bolgia furbesca degli influencer a milioni di euro. Infatti, di influencer vivono, per esempio, alcuni politici di scarso valore che si affidano a costoro per illudersi di essere sindaci o presidenti di Regione a tanto al chilo. Per la verità, la burla dell’aver scovato antiche carte attestanti come vera la fondazione di Venezia il 25 marzo del 421 a mezzodì, più che una burla a me è sembrata una sonora sberla, elegantemente rivolta ad Accademici e Storici riconosciuti, ma forse venuti meno, con il loro sussiegoso silenzio, al compito di insegnare sempre nella loro complessità i percorsi autentici della Storia. Soprattutto, quando ci sono istituzioni politiche che diffondono vergognose sciocchezze del genere 1600 anni eccetera. […]