Le corporations sfidano i Repubblicani

Per protestare contro le numerose leggi statali, sponsorizzate dai repubblicani, che vorrebbero limitare il diritto di voto, decine di grandi aziende firmano un appello comune. Una mobilitazione senza precedenti del mondo imprenditoriale contro disegni di legge.
MARCO MICHIELI
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Sono circa settecento le firme raccolte a sostegno di una dichiarazione apparsa come pubblicità sul New York Times e sul Washington Post, la  più grande mobilitazione di grandi aziende americane contro i vari disegni di legge restrittivi dei diritti di voto. La dimostrazione di forza delle aziende arriva infatti proprio quando i repubblicani in quasi tutto il paese presentano disegni di legge che i gruppi per i diritti civili ritengono dannosi per il diritto di voto, in particolare degli elettori non bianchi. Secondo il Brennan Center for Justice della New York University, sono più di 350 questi disegni di legge in fase di esame in almeno 47 legislature statali. Anche se le elezioni del 2020 sono state sicure e i risultati accurati, i repubblicani continuano a mettere in dubbio l’integrità delle elezioni perse dall’ex presidente Donald Trump.

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Il sostegno alla dichiarazione è il frutto dell’azione di Kenneth Chenault, ex amministratore delegato di American Express, e di Kenneth Frazier, amministratore delegato di Merck. I due manager erano già intervenuti settimane fa con un appello del mondo degli affari African-American per esprimere la propria opposizione alla nuova legge che regola diritto di voto in Georgia.

Nell’appello – firmato da decine di aziende tra le quali Airbnb, Amazon, American Airlines, American Express, Apple, Bank of America, BlackRock, Cisco, Deloitte, Dropbox, Estée Lauder, Facebook, Ford, General Motors, Goldman Sachs, IBM, Levi Strauss, MasterCard, McKinsey, Microsoft, Netflix, Paypal, Pinterest, Starbucks, Tripadvisor, Twitter, United Airlines – si legge:

Siamo per le democrazia. Un governo del popolo, dal popolo. Un bellissimo ideale americano, ma una realtà negata a molti per gran parte della storia di questa nazione. Come americani, sappiamo che nella nostra democrazia non dobbiamo aspettarci di essere d’accordo su tutto. Tuttavia, indipendentemente dalle nostre affiliazioni politiche, crediamo che il fondamento stesso del nostro processo elettorale riposi sulla capacità di ciascuno di noi di votare per i candidati di nostra scelta. Affinché la democrazia americana funzioni per ognuno di noi, dobbiamo garantire il diritto di voto per ciascuno di noi. Dobbiamo tutti sentirci in dovere di difendere il diritto di voto e di opporci a qualsiasi legislazione o misura discriminatoria che limiti o impedisca a qualsiasi elettore che ne ha diritto di avere pari ed eque opportunità di votare. Il voto è la linfa vitale della nostra democrazia e chiediamo a tutti gli americani di unirsi a noi nel prendere una posizione apartitica per questo diritto fondamentale e fondamentale di tutti gli americani.

Oltre a molte aziende, hanno firmato anche singoli amministratori delegati – per esempio di Barclays e di Ben & Jerry’s -, personalità del mondo della finanza – l’ex sindaco di New York e miliardario Michael Bloomberg e Warren Buffett -, dell’università – la Johns Hopkins University per esempio – e molti studi legali. Hanno poi aggiunto la propria firma anche celebrità del mondo dello spettacolo come Naomi Campbell, George Clooney, Orlando Bloom, Larry David, Leonardo DiCaprio, Ariana Grande, Samuel L. Jackson, Demi Lovato, George Lucas, Katy Perry, Joaquin Phoenix e Mark Ruffalo. Tra le firme che hanno suscitato curiosità quella di Josh Kushner, fratello Jared, marito di Ivanka Trump e genero dell’ex presidente: Josh è fondatore della società di venture capital Thrive Capital.

Coca-Cola e Delta, che avevano condannato la legge della Georgia, hanno rifiutato di aggiungere i loro nomi. Altre aziende come Home Depot e JPMorgan Chase hanno segnalato la loro opposizione alle restrizioni dei diritti di voto, pur non firmando la dichiarazione. Jamie Dimon, presidente e CEO di JPMorgan Chase, è stato uno dei primi leader aziendali a dichiarare pubblicamente la propria opposizione alle restrizioni di voto e il sostegno a Black Lives Matter.

Prese di posizione che non sono piaciute ai repubblicani. Il leader della minoranza repubblicana al Senato Mitch McConnell ha dichiarato che 

[…] prendere una posizione su una questione altamente incendiaria come questa e punire una comunità o uno stato, perché non ti piace una legge particolare che è stata approvata, penso solo che sia stupido. Quindi il mio avvertimento per le imprese americane è di stare fuori dalla politica.

Bill Press su The Hill ricorda tuttavia che un tempo i repubblicani, acclamando la decisione della Corte Suprema nel 2010 (Citizens United), che consentiva alle grandi imprese, proprio come gli individui, di dare contributi illimitati alla campagna, dichiaravano tramite l’allora candidato alla presidenza Mitt Romney che “le aziende sono persone, amici miei.”

Non si sono espressi contro l’intervento delle aziende nella politica quando nel 2014 la catena di negozi di artigianato Hobby Lobby ha vinto una sentenza della Corte Suprema che le consente di negare la copertura assicurativa per la contraccezione come parte del suo piano di assistenza sanitaria per le dipendenti di sesso femminile. Questo era il mantra ufficiale del Partito Repubblicano: le aziende sono persone. Puoi dare contributi politici. Puoi esprimere la tua opinione. Puoi prendere posizione su questioni politiche. Accogliamo con favore il tuo coinvolgimento in politica.

MItch McConnell, leader della minoranza repubblicana al Senato
Le corporations sfidano i Repubblicani ultima modifica: 2021-04-14T19:48:51+02:00 da MARCO MICHIELI
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