Il 20 maggio il Senato ha approvato il disegno di legge “Disposizioni per la tutela, lo sviluppo e la competitività della produzione agricola, agroalimentare e dell’acquacoltura con metodo biologico”. Presentato nel 2018 dall’allora deputata del Partito democratico Maria Chiara Gadda, adesso senatrice di Italia viva – e unificato a altri Ddl presentati da Susanna Cenni (Pd), Marco Parentela (M5s) e Gugliemo Golinella (Lega) – il testo introduce nuovi elementi a tutela di questa metodica agricola e di allevamento. Tra questi, la possibilità di registrare il marchio “Biologico Made in Italy”, di istituire distretti biologici che consentano di sviluppare l’agricoltura e l’economia dei territori rurali e di adottare un Piano nazionale per sostenere lo sviluppo del biologico italiano come metodo avanzato dell’approccio agroecologico. Introduce inoltre una delega al governo per emanare entro 18 mesi uno o più decreti legislativi per “procedere a una revisione della normativa in materia di armonizzazione e razionalizzazione sui controlli per la produzione agricola e agroalimentare biologica”, per garantire la “terzietà dei soggetti autorizzati al controllo, eventualmente anche attraverso una ridefinizione delle deleghe al controllo concesse dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, e a rivedere l’impianto del sistema sanzionatorio connesso” – questa modifica, introdotta in Senato, fa sì che il testo debba ritornare alla Camera per l’approvazione definitiva. Infine equipara al biologico, ai fini dell’accesso ai meccanismi di tutela e sviluppo, l’agricoltura e l’allevamento “biodinamici”. Quest’ultima parte ha suscitato una levata di scudi di una parte del mondo scientifico, in testa la senatrice a vita Elena Cattaneo, unica ad aver votato contro il testo che è passato praticamente all’unanimità, escludendo il suo voto e l’astensione della senatrice di Leu Elena Fattori.
LE ORIGINI DELLA BIODINAMICA E IL SISTEMA DI PENSIERO STEINERIANO
Prima di continuare, occorre accennare a cosa sia questo metodo. La biodinamica nasce all’inizio del Novecento con Rudolf Joseph Lorenz Steiner (1861 – 1925), esoterista e teosofo austriaco. Steiner (la fonte principale a cui attingiamo è Wikipedia) sviluppò un approccio “olistico”, o meglio “cosmologico”, all’esistente. Fondò l’antroposofia, una dottrina di derivazione teosofica che concepisce la realtà universale come una manifestazione spirituale in continua evoluzione che viene osservata tramite la “osservazione animica” e studiata, nella sua unità col mondo fisico, mediante la “scienza dello spirito”, o antroposofia, proposta come un “approccio scientifico” alla “conoscenza della verità”. Questa visione olistica lo ha fatto esprimere su campi molto diversi, sociologia, antropologia, economia, musicologia e pedagogia (il “metodo steineriano” è ancora oggi utilizzato in marginali ambiti pedagogici privati, sono circa una quarantina le scuole steineriane in Italia). E, naturalmente, anche sulla medicina, con la “medicina antroposofica” che recepisce e sviluppa la dottrina omeopatica elaborata a partire dai principi formulati nello stesso periodo dal medico tedesco Samuel Hahnemann.
Il pensiero steineriano è quindi fonte di diverse dottrine “pseudoscientifiche”. Per sommi capi, possiamo inquadrare il suo pensiero nell’ambito dello “shock culturale” determinato dall’imporsi del pensiero materialistico e del razionalismo. Pur affermando di non essere contrario al metodo scientifico, si oppone alla perdita della dimensione spirituale proprio della sua essenza materialista. Un approccio simbolico che si misura con fastidio col pensiero razionale, contradditorio nei risultati: Steiner fu sia quello che intuì i pericoli di alimentare con proteine animali i bovini d’allevamento – arrivandoci per sillogismi all’interno del suo sistema simbolico-filosofico, non certo con l’analisi scientifica – che il formulatore di teorie razziali che prevedevano la preminenza della “razza ariana”, erede del continente perduto di Atlantide, successiva ai lemuriani i cui discendenti, i non-bianchi, sarebbero “rimasugli degenerati di queste razze primitive”. Razze che sarebbero direttamente influenzate dai pianeti e che la crescita spirituale dovuta alla reincarnazione (il suo sincretismo spirituale attinge da diverse filosofie e culture) avrebbe col tempo diminuito l’incidenza del fattore razziale in favore della “affinità spirituale”, in un percorso di specie in cui, dal punto di vista “geo-razzial-culturale” il ruolo di guida dell’umanità passerà dagli anglosassoni, il cui compito storico sarebbe la “discesa” dell’umanità nel materialismo, alle popolazioni slave e alla Russia, nuovo faro del mondo. Gli eredi dello steinerismo negano la connotazione razziale del suo pensiero ma è indubbio che il “pensiero simbolico”, coi suoi sistemi di senso basati su relazioni causali basate su infondate premesse, può creare mostri – come del resto può fare anche quello razionale, in politica o in economia.
Nel coevo dibattito filosofico, intellettuale e esoterico, Steiner fu avversato da alcuni esoterici, perché abbandonava il solco delle tradizioni – Julius Evola lo ritenne esponente di un neo-spiritualismo romantico e visionario, scisso dall’autentica corrente iniziatica tradizionale. Il filosofo russo Nikolaj Aleksandrovič Berdjaev, che lo incontrò, lo descrisse come
un uomo [che] persuadeva ed ipnotizzava non solamente gli altri, ma anche sé stesso. Aveva nel medesimo tempo la figura del buon sacerdote – e portava l’abito di pastore – e quella di un mago, comandante delle anime. Ho raramente visto un uomo così privo di grazie carismatiche spirituali. Nessun raggio dall’alto. Prendeva tutto dal basso e tentava, con uno sforzo appassionato, di aprirsi il cammino verso il mondo dello spirito.
Il fondatore della psicologia analitica e psichiatra Carl Gustav Jung scrisse dei suoi libri:
Non li ho trovati di nessuna utilità. […] Ho letto molti libri di antroposofia ed un discreto numero di teosofia. Ho anche conosciuto personalmente moltissimi antroposofi e teosofi e ho sempre scoperto, con grande dispiacere, che queste persone immaginano ogni sorta di cose e le prendono per vere. Senza peraltro essere capaci di fornire alcuna prova al riguardo.
Nel suo approccio universale all’esistente, e qui arriviamo al punto, la sua dottrina si estende anche a agricoltura e allevamento, di cui si occupa pur non avendo nessuna formazione né esperienza in agronomia. Ma è solo dopo la sua morte che la società antroposofica pubblica il testo: Impulsi Scientifico Spirituali per il Progresso dell’Agricoltura (1924), sui cui si basa – con molte successive modificazioni – l’agricoltura biodinamica. Metodo che di questo sistema di senso è figlio, mischiando pratiche esoteriche, atti rituali e simbolici, astrologia, in un sistema di verifica esclusivamente empirica dei suoi effetti. Empirismo che, constatando i risultati della applicazione in campo dei suoi precetti, conferma il sistema simbolico di costruzione di senso che ne determina la costruzione di dottrina e precetti.

LA BIODINAMICA OGGI
Senza avventurarci nella disamina della metodica produttiva – per la quale si rimanda tra le fonti a questi articoli di Donatello Sandroni su Scienzainrete, di Dario Bressanini dal suo blog La scienza in cucina su Le Scienze, scritti a confutazione della fondatezza della metodica applicando un rigoroso criterio critico scientifico, e agli Standard di certificazione di produzione, trasformazione e etichettatura della Demeter, azienda leader mondiale di certificazione biodinamica, sulla quale torneremo più avanti, ci limitiamo sommariamente a dire che tutto l’impianto si basa su quanto detto precedentemente. In particolare sul legame tra cosmo e terra, identificato da Steiner in supposte e indefinite “energie vivificanti” che devono essere canalizzate attraverso strumenti e rituali precisi che consentano di beneficiarne. Avremo perciò pratiche dal forte carattere ritualistico, che possiamo tranquillamente considerare infondate e non verificabili, che tengono conto, intanto, della “dinamizzazione” delle acque irrigue e dei suoli, concetto alla base delle teorie omeopatiche, e della relazione tra Cosmo e Terra, quindi della posizione dei pianeti al momento delle azioni in campo ma anche del quadro astrologico degli animali dai quali vengono tratti gli elementi additivi e nutritivi – denominati “preparati” (ossa e teschi di animali erbivori, letame, etc.) – del sesso, dell’avere avuto attività sessuale, anche per gli strumenti a contrasto di piaghe, parassiti, infestazioni e predazioni animali, oltre a “sistemi di analisi” della “energia vitale” di suoli e colture attraverso l’uso di cristalli e “soluzioni reagenti.”
In definitiva il metodo biodinamico è derivante dalle sue conoscenze in materia e dalla sua visione e convinzioni spirituali ed esoteriche, su tutto il legame intimo tra Cosmo, Terra e Uomo originato da esseri superiori, nell’ambito del concetto di azienda agricola a “circuito chiuso”, proprio del suo tempo, ovverosia che produce da sé tutti gli elementi atti alla produzione agricola, sino all’allevamento degli animali per la produzione del letame.

BIODINAMICO E BIOLOGICO
Il biodinamico, alla fine, fatta la tara della componente irrazionale e simbolico-rituale dei suoi processi produttivi, è generalmente considerato una branca dell’agricoltura biologica, della quale rispetta i disciplinari oltre a norme che si dà, fondate sulla sua visione spirituale.
L’agricoltura biologica prevede tecniche attuate con concimi naturali, la pratica delle rotazioni delle colture e sistemi di lotta biologica (combattendo i parassiti infestanti con altri che sono loro nemici naturali), senza ricorrere a pesticidi e sostanze di sintesi – il cui uso è però consentito in casi particolari, il che costituisce per alcuni critici un’altra dimostrazione di infondatezza del metodo – o a processi industriali (meccanica, chimica, estrattiva). A tutela e garanzia del consumatore vigila l’organismo istituzionale IFOAM (International Federation of Organic Agriculture Movements) che, tramite apparati presenti in ogni stato della Comunità europea, effettua il controllo sul rispetto delle norme.
L’agricoltura biologica è definita e normata dall’Unione europea come “un metodo agricolo volto a produrre alimenti con sostanze e processi naturali, teso ad avere un impatto ambientale limitato attraverso l’applicazione di metodiche volte a usare l’energia e le risorse naturali in modo responsabile, mantenere la biodiversità, conservare gli equilibri ecologici regionali, migliorare la fertilità del suolo, mantenere la qualità delle acque”. Guardando anche alla tutela del benessere degli animali con norme che impongono di soddisfare le loro specifiche esigenze comportamentali.
I regolamenti dell’Ue sull’agricoltura biologica sono tesi a fornire una struttura uniforme per la produzione di prodotti biologici, “al fine di soddisfare la domanda di questi prodotti tutelandone i consumatori, creando al contempo un mercato equo per i produttori, i distributori e i rivenditori”. “Volto”, “teso”, sono tutti termini che indicano un quadro prospettico di riferimento, nel contesto della diminuzione del danno, non certo nell’applicazione di precetti e norme di carattere prescrittivo come fossero dogmi di religione.

IL DDL E LE POLEMICHE
Torniamo dunque al dibattito parlamentare e a quello pubblico sviluppatosi attorno alla votazione in Senato. La senatrice Elena Cattaneo ha fatto un duro e sarcastico intervento in aula illustrando i tre emendamenti da lei presentati volti a cancellare dal testo qualsiasi riferimento alla biodinamica.
L’agricoltura biodinamica è come Stamina, una truffa scientifica. […] Dopo l’approvazione di questa legge chi si affida a queste pratiche stregonesche si potrà appellare alla Gazzetta Ufficiale,
è l’allarme lanciato dalla senatrice, che ha comunque chiarito la sua contrarietà all’agricoltura biologica in genere.
Sostenere che il 16 per cento del terreno italiano è dedicato all’agricoltura biologica non spiega quanta di quella percentuale è dedicata a prati e pascoli, che ricevono sussidi, ma non producono nulla,
ha affermato a mo’ d’introduzione.
Ho espresso in più occasioni come non vi sia alcun interesse nazionale in un protocollo produttivo di nicchia i cui prodotti non offrono alcuna garanzia di maggiore salubrità e alcun maggiore apporto nutrizionale significativo, come è scientificamente accertato. In sintesi – ha proseguito – si tratta di prodotti che si trovano nei supermercati a prezzi doppi o tripli rispetto a quelli privi di certificazione biologica, ma che non hanno nulla di più se non il prezzo. Ecco perché mi spaventa, seguendo le parole del relatore, che si voglia incentivare il consumo del biologico. Perché?,
ha chiesto all’aula.
Cattaneo ha messo in fila alcune delle maggiori bizzarrie del metodo, nelle sue “pratiche non solo antiscientifiche, ma schiettamente esoteriche e stregonesche”.
L’uso di preparati a base di letame infilato nel cavo di un corno di una vacca che abbia partorito almeno una volta. Il corno, una volta riempito, viene sotterrato per fermentare durante l’inverno e recuperato nei giorni prossimi alla Pasqua per essere sottoposto alla – cito – fondamentale operazione di miscelazione e dinamizzazione con acqua tiepida di sorgente, pozzo o piovana, che ha una durata di circa un’ora e può essere effettuata manualmente, ma anche tramite macchine speciali.
Vi ricordo – ha proseguito – che i bovini non perdono le corna come i cervi; le corna vanno segate dai crani, ma il disegno di legge n. 988 (né – mi sembra – alcun disciplinare) non ci spiega purtroppo se si deve prima macellare l’animale e tagliare le corna, oppure se queste vanno potate dall’animale ancora vivo. Sarebbe meglio disciplinare questa pratica per evitare abusi – afferma evidentemente prescindendo dalle norme a tutela del benessere animale sancite dal metodo e dalla sua regolamentazione normativa –. Questo che vi ho appena segnalato si chiama preparato 500 dell’agricoltura biodinamica, detto anche cornoletame. Ascoltate come funziona. Secondo il disciplinare, le corna di vacca catturano, quando la vacca è in vita, i raggi cosmici affinché, quando sarà morta o a corna espiantate, il letame in quei corni, seppelliti e diseppelliti in funzione di combinazioni astrali, riceverà le forze eteriche astrali catturate dalla punta del corno, aumentando così il potere di quel letame quando è disseminato sul campo.
Il preparato 502, ossia una vescica di cervo maschio riempita di fiori di achillea, lasciata essiccare al sole per tutta l’estate, sotterrata a trenta centimetri di profondità (non un centimetro in più) in autunno e dissotterrata sempre nel periodo di Pasqua. Nello stesso disciplinare del marchio registrato Demeter, una multinazionale con sede all’estero alla quale si pagano royalty, si specifica che ogni preparato biodinamico sviluppa una forza potente e sottile, il cui effetto può essere comparato con quello dei rimedi omeopatici, ossia è assolutamente nullo e indimostrabile dal punto di vista scientifico.
Da cittadina, prima ancora che da studiosa di scienze della vita, con esperienza ormai trentennale, provo sconcerto, sconforto e, quindi, dissento di fronte alla legittimazione per via parlamentare nell’ordinamento di uno dei Paesi più avanzati al mondo di pratiche antiscientifiche, esoteriche e stregonesche, specialmente se penso che, a sancire la superiorità del cornoletame sulle evidenze scientifiche, è la Camera alta del Paese che guida il G20, proprio nell’anno in cui per combattere la pandemia da Covid-19 il ruolo indispensabile della scienza è stato universalmente riconosciuto, celebrato e, anche in quest’Aula, osannato.
L’intervento (che si può vedere qui da 1:01:21) è stato costellato da applausi dei senatori, il che non ha impedito la decisa bocciatura degli emendamenti presentati dalla senatrice né l’approvazione quasi unanime del testo da parte dell’Aula.
Abbiamo riportato ampli stralci dell’intervento perché questo, anticipato da prese di posizione sulla stampa, come questo editoriale su Il Messaggero del giorno precedente, contiene “il sommario” delle critiche al provvedimento, riprendendo precedenti disamine del metodo biodinamico. Qui Cattaneo scriveva inoltre:
Il ddl 988 in via di approvazione […] prevede che una quota di fondi pubblici venga dedicata specificamente alla ricerca scientifica e alla formazione nel settore biologico; niente vieterebbe quindi di organizzare, con risorse dei cittadini, corsi e progetti di ricerca incentrati sull’esoterismo biodinamico. Più o meno come se, nel dipartimento di Fisica di un prestigioso politecnico, si decidesse di attivare corsi di Astrologia nello stesso settore disciplinare, nelle stesse aule, con gli stessi docenti e con lo stesso titolo finale rispetto a quelli di Astrofisica.
Molti critici hanno poi sottolineato l’infondatezza di alcune affermazioni riportate nella parte introduttiva al ddl, sempre con riferimento alla mancanza di criterio scientifico e a inesattezze di vario genere. Tra le posizioni contrarie anche una lettera ai senatori, ispirata da Cinzia Caporale del Cnr, esperta di bioetica e nel nuovo Cts. Fra i firmatari ci sono scienziati dell’Accademia dei Lincei, fra cui il presidente, il fisico Giorgio Parisi, i fisici Ugo Amaldi e Luciano Maiani, Giuseppe Remuzzi, direttore del Mario Negri, l’esperto di staminali Giulio Cossu, il biotecnologo Roberto Defez.
Può il Paese di Galileo Galilei – chiede la lettera – sostenere economicamente pratiche magiche, peraltro facenti capo a un marchio registrato estero? […] Soprattutto, laddove lo Stato ritenga opportuno sovvenzionare alcuni tipi di attività economiche, è condizione necessaria ancorché non sufficiente che queste attività vengono svolte secondo i principi di razionalità e di conformità alle evidenze scientifiche. Per questo chiediamo che il Parlamento non approvi il testo in esame,
concludono i firmatari.
Roberto Defez ha detto:
Le tasse dei cittadini potrebbero (se la Camera dei Deputati non avrà un sussulto d’orgoglio) finire per finanziare una agricoltura di lusso certificata da un marchio registrato estero per produrre alimenti identici per aspetti nutrizionali ed impatto ambientale a tutte le altre produzioni agricole. Un’agricoltura che riguarda solo 419 aziende italiane, che già oggi guadagnano quattro volte di più delle aziende biologiche o tradizionali, coltivando la stessa superficie. Sarà come finanziare con soldi pubblici la produzione di Rolls Royce a discapito delle Panda.
“Perché non sotterrare i nani da giardino?”, si è chiesto il presidente dell’Accademia dei Lincei, Giorgio Parisi.
Chi controllerà se i corni con il letame vengono da vacche che hanno fatto figli e non da vacche che non hanno mai figliato, oppure da vacche vergini?
[Il biodinamico] viene dal ddl equiparato al metodo dell’agricoltura biologica – ha aggiunto – ma l’agricoltura biologica è una cosa seria. La proposta di ufficializzare l’agricoltura biodinamica doveva essere respinta a stragrande maggioranza, non approvata quasi all’unanimità.
Anche il bravo Enrico Bucci, fondamentale il suo lavoro di divulgazione a accompagnamento nel labirinto in cui ci siamo trovati in questi quattordici mesi di emergenza pandemica, su Il Foglio, ha commentato il voto, affermando tra l’altro, dopo aver messo in fila il vasto elenco di contraddizioni e fallacie del metodo:
se biodinamico e biologico sono equiparati, allora perché la stessa legge che li equipara prevede che nel tavolo tecnico istituito presso il ministero sieda un rappresentante apposito per il biodinamico diverso da quelli per il biologico, se non per difendere gli interessi di una categoria ben distinta? Insomma – ha concluso – a me pare che gli argomenti addotti in favore del passo compiuto in Senato rafforzino la posizione solo di una lobby, con propri chiarissimi interessi economici, e di una multinazionale monopolista – la Demeter.
Il motore di tutto è ovviamente uno solo: il denaro preso ai creduloni, basato sulla promozione di una bugia che permette di fare più soldi a chi la adotta – il tutto a scapito non solo del portafogli del consumatore finale, ma soprattutto della sua capacità di interpretare il mondo in maniera libera dalla magia. A questo punto – conclude – chi si interessa di ricerca scientifica non può che prendere atto che, con una lodevole eccezione, le nostre istituzioni sono infestate dalla pseudoscienza, ben alleata con il mercato.

AVERE RAGIONE NON VUOL DIRE NON AVERE TORTO
Hanno torto gli scienziati nella loro valutazione della biodinamica? Evidentemente no, nessuna delle loro affermazioni può essere confutata, perlomeno quelle di carattere scientifico. Meno certe sono invece quelle di tipo economico, assente la valutazione, e la conoscenza, del contesto sul quale si esprimono, discutibile l’allarme etico, errata la descrizione di senso e finalità del testo di legge. Provo a spiegarmi, con un’obbligatoria premessa.
Chi scrive NON crede nella biodinamica, come nell’omeopatia, come nelle cose in cui, in relazione a natura, medicina e scienza, si deve “credere”. Mi attengo, da umanista e non da tecnico, al metodo scientifico che, a differenza di quanto malamente spesso si dice, costituisce forse la prima forma di “pensiero democratico” strutturata dall’umanità. Senza risalire alla medicina chirurgica degli egizi, e tralasciando il percorso millenario del pensiero filosofico, da Galileo in poi il metodo scientifico sottrae a sacerdoti e sovrani la definizione del mondo e della “verità”, inserendola in un processo di formazione della conoscenza che lo strappa dalle mani dell’autorità e dell’imperio. Le ipotesi vanno formulate, discusse, sperimentate e accolte, provvisoriamente, solo alla fine di questo processo – nella quale la riproducibilità dell’esperimento costituisce la garanzia di “verità” del dato o dell’ipotesi in discussione, cioè la sua verificabilità da parte di altri, che si misurano nel dibattito sulla base della competenza riconosciuta dalla comunità che dibatte. Questa discussione mi pare abbia mancato della dovuta competenza, risolvendosi, paradossalmente, in una “crociata”, in quanto tale antiscientifica. Perché? Per la strumentalità con cui alcuni temi e paragoni son stati proposti, per la fallacia argomentativa da questa discendente, per il totale, direi sprezzante, disconoscimento del contesto del quale si vuole argomentare e per le contraddizioni in cui queste posizioni incorrono.
Il biologico è “serio”, come dice Parisi o è “un protocollo produttivo di nicchia […] i cui prodotti […] non hanno nulla di più se non il prezzo”, come afferma Cattaneo? Come si calcola il valore, il “di più”, per la comunità di un processo di produzione, solo sulla base delle caratteristiche nutrizionali e di salubrità, effettivamente non diverse rispetto alle metodiche di produzione tradizionali o integrate, come afferma giustamente la senatrice, e solo sulla base dei volumi di produzione? Il consumo delle risorse, la tutela ambientale, la creazione di ricchezza per la collettività, fanno parte o meno degli elementi coi quali obbligatoriamente ci si deve misurare quando si argomenta su questi temi, quando si valuta “l’utilità” di una pratica produttiva?
Siamo certi che, quando si parla di produzione agroalimentare in Italia e in Europa, il parametro debba essere solo quello di “sfamare l’umanità”, oppure le cose assumono caratteristiche diverse a seconda della dimensione in cui sono inserite, in questo caso la realtà del consumo e delle pratiche alimentari in questa parte del mondo? Il grande nemico degli insetti impollinatori, per esempio, è certamente il cambiamento climatico ma un pericolo consistente è dato proprio dal rilascio in natura di sostanze di sintesi che interagiscono negativamente sui loro organismi, come molteplici studi scientifici verificati, anche del Cnr, segnalano. È utile o meno, quindi, ridurre le immissioni nell’ambiente di queste sostanze, per quanto illogiche o infondate siano alcune delle pratiche che propugnano la loro eliminazione – per Cattaneo, tutte? Proprio il 20 ricorreva la Giornata mondiale delle api, una ricorrenza istituita per sensibilizzare sull’importanza di questa tipologia di insetti e che viene celebrata nel giorno della nascita di Anton Jansša, pioniere delle tecniche di apicoltura moderne. Quanti di coloro che l’hanno ricordata ne hanno tenuto conto nell’ambito del loro ragionare sul tema?
L’ASSENZA DEL CONTESTO E LA LETTURA PARZIALE E OMISSIVA DEL TESTO DI LEGGE
Chi, giustamente, sottolinea come Steiner mancava di competenze specifiche in campo agricolo, si misura con le tematiche attuali agroambientali? I tecnici che si scagliano contro il provvedimento conoscono e valutano le caratteristiche, potenzialità e criticità del nostro paese? Cattaneo, che in aula afferma “che forse ci si poteva o doveva aspettare una legge sull’agricoltura tutta, che coinvolge 500.000 aziende, e non su un’agricoltura di nicchia”, sa che in Italia il territorio agricolo è ampiamente sottoutilizzato, perché fatto di appezzamenti di dimensioni tali che la produzione non può essere concorrenziale e che, quindi, vengono abbandonati? Questa situazione determina una distruzione di economia, l’abbandono di aree, in particolare quelle interne, la mancata tutela dei suoli, con gravi conseguenze materiali in un complesso di ambiti ambientali, economici e sociali, totalmente espulsi da un ragionamento ridotto alla sola, ragionevole, ripulsa della “stregoneria” steineriana.
Molte critiche si sono rivolte alla parte introduttiva del testo di legge, non al testo in sé. Non appare molto razionale usare le frasi a introduzione di una proposta normativa per confutare l’effettiva proposta normativa, vuol dire non saper leggere l’oggetto della tua critica, non sapere come funziona la presentazione di un disegno di legge. La proposta è solo quella di far rientrare la metodica biodinamica in quella del biologico, dalla quale è ora esclusa, nell’ambito di una generale riorganizzazione del comparto, da anni ritenuta necessaria. Di questo si tratta, il resto sono inesattezze, affermazioni apodittiche, allarmi culturali. Nessuno vuole imporre il biologico, e men che meno il biodinamico, nella produzione industriale agroalimentare. Si tratta di settori limitati di produzione. Si nota una sproporzione tra gli allarmi lanciati e le reali conseguenze possibili col varo della norma.
IMPRESE, MERCATO, MULTINAZIONALI
Molti hanno puntato l’indice contro i prezzi dei prodotti biologici e biodinamici. Ignorare quanto la costruzione di valore aggiunto sia l’asse portante del settore nazionale dell’agroalimentare non è un procedimento razionale, perché incompleto. Astrae dal suo contesto reale il tema che si affronta, non valuta elementi fondamentali, sacrifica la complessità all’interno della quale soltanto si può ragionevolmente definire il valore complessivo delle pratiche produttive, la loro funzione per la comunità, in nome di una visione chiusa nel proprio ambito immediato di competenza.
L’Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare (Ismea), ente pubblico economico che si occupa del mercato agricolo alimentare, nella sua ricerca più recente fa il punto sul biologico italiano. Unendo questi a altri dati, il comparto nazionale assume queste proporzioni. Al 31 dicembre 2018, la superficie coltivata in Italia ad agricoltura biologica è di quasi due milioni di ettari, con un numero di operatori che sfiora le 80.000 persone. Dal 2010 gli incrementi registrati sono di oltre 800 mila ettari e 27 mila aziende agricole. Il biologico rappresenta il 15,5 per cento della superficie agricola italiana, il 7,7 di quella coltivata. I tre principali orientamenti produttivi restano i Prati pascolo (540.012 ha), le Colture foraggere (392.218 ha) e i Cereali (326.083 ha). Seguono per estensione l’Olivo (239.096 ha) e la Vite (106.447 ha). Rispetto al 2017 la variazione di superficie è in crescita per i cereali (+7 per cento), le colture foraggere (+4 per cento), tendenzialmente in crescita per vite e olivo (+uno per cento), mentre è in diminuzione per i Prati pascolo nel complesso (-8 per cento). Segnalando come anche qui Cattaneo abbia arbitrariamente estrapolato dei dati dalle tendenze complessive che ne permettono una corretta lettura, aggiungiamo che altre ricerche più recenti confermano quadro e tendenze. In Italia il mercato bio oggi vale 4,4 miliardi di euro con una crescita in dieci anni del 170 per cento. Siamo il paese Ue con più aziende biologiche (quasi 80 mila) e il terzo paese europeo per superfici bio, dietro a Francia e Spagna, tra i paesi leader nell’export in Europa e ben piazzati nel mondo. Ogni anno esportiamo prodotti biologici per oltre 2,8 miliardi, erano 2,2 solo tre anni fa. Lo scorso anno le esportazioni sono cresciute dell’8 per cento, pari al 3,5 per cento del totale agroalimentare. Pasta (+15,5 per cento nel 2020), frutta e verdura fresca (+4 per cento) e vino (+2,4 per cento) sono i prodotti più esportati.
In questo quadro, e nell’ambito di una valutazione economica degli interessi nazionali, risulta immediatamente comprensibile quanto sia debole l’argomentazione di chi al valore economico del comparto obietta questioni moralistiche per le quali non si può parlare di denaro quando in gioco ci sono così alti principi. Questo può valere, forse, nel ristretto ambito della formazione delle nostre opinioni personali, non certo in quello delle responsabilità del legislatore rispetto alla pianificazione, sviluppo e tutela degli interessi economici del paese, né dell’apporto al dibattito pubblico.
Ci sarebbe da chiedersi, poi, quando e dove siano andati a fare la spesa l’ultima volta, se ancora ritengono che il bio abbia ancora “un costo doppio o triplo” rispetto alle produzioni tradizionali. Se si va nella grande catena del supermercato biologico di lusso delle zone centrali e si confrontano i prezzi con quelli di un prodotto tradizionale del mercato rionale di periferia, i rapporti sono quelli. Ma se si va in un banco biologico di vendita diretta di un qualsiasi mercato rionale e si confronta il prezzo di un cespo di lattuga lì proposto con quello di un normale supermercato, o di un mercato, si vedrà come non è più così.
C’è poi la “questione Demeter”, una società tedesca che è la maggiore certificatrice mondiale di produzione biodinamica. Una “malvagia multinazionale”, forse, ma non un monopolio, come erroneamente affermato. In alcuni paesi, come gli Usa, addirittura detiene il copyright del termine biodinamico. Non così in Europa, dove queste richieste sono state respinte e dove sono ammessi altri enti certificatori e negata la proprietà del termine. Proprio questo ddl si preoccupa di questo tema, per sottrarre ruolo al “monopolista” al fine di includere altri soggetti certificatori. In un contesto in cui la salubrità dei prodotti alimentari è da noi garantita da norme stringenti, più di quelle della media dei nostri partner europei, e da un sistema pubblico di garanzia e controllo veterinario e agricolo diffuso e funzionante, malgrado i continui tagli di bilancio. Ma se si pensa che mangiare sia assumere nutrienti salubri, per favore, non invitatemi a cena.
Altre inesattezze son state sciorinate in merito alla specificità del provvedimento.

CRITICA RAZIONALE O GUERRA CULTURALE?
Alcune dei limiti logici riportati delineano un dibattito che ha le caratteristiche della guerra culturale. L’allarmismo per le sorti del pensiero logico e razionale si basa su relazioni causali indimostrate, su paure, anche comprensibili, e forse condivisibili, sul rigetto totale dell’irrazionale, proprio per questo, assumendo caratteristiche ben poco razionali. Del “Non si sfama così il mondo!” si è già detto. Veramente il metodo scientifico viene messo in pericolo dalla certificazione di una metodica produttiva? È accettabile, poi, il paragone tra questa legge e quello scandalo che fu il caso Stamina? Quel caso fu tante cose, in primis l’uso privatistico della funzione amministrativa nella gestione della sanità pubblica. Amministratori lombardi che “credevano” in quel metodo imposero a direzioni sanitarie compiacenti l’apertura di protocolli di somministrazione, senza nessuna base medico-scientifica e sanitaria. Trattandosi di protocolli eccezionali, nel paese in cui è consentito l’obiezione medica a norme che sono legge dello stato da quarant’anni, i medici non si potevano rifiutare di inoculare sostanze sconosciute nella composizione e nelle conseguenze sui pazienti. Il minimo del rispetto dovuto alle vittime di quel dramma, e al vulnus di garanzie democratiche di tutela del paziente, del metodo scientifico e delle prassi mediche che ha rappresentato, oltre che alla dignità dei ragionamenti proposti, dovrebbe sconsigliare l’uso strumentale di quella vicenda per parlare di biodinamico, usando un vero e proprio “terrorismo psicologico”.
Il paragone improprio col fenomeno no-vax fatto da molti, poi, esprime solo un’argomentazione emotiva. L’unica affinità è il dato irrazionale. Coloro che rifiutano per principio i vaccini danneggiano, oltre a loro stessi, la prole, che vogliono sottrarre alle difese vaccinali, e il congiunto della società, in particolare quelle persone che, per motivi sanitari diversi (allergie, caratteristiche genetiche, terapie mediche necessarie incompatibili con la vaccinazione) non possono accedere alla copertura vaccinale. A chi fa male, come danneggia la comunità, se qualcuno ritiene che seminare letame invecchiato in corna di mucca e guardare alla posizione dei pianeti sia funzionale?
In questo paese, poi, vigono norme coercitive e con apparati sanzionatori che impediscono la sperimentazione animale, impropriamente chiamandola vivisezione, e la sperimentazione di Ogm vegetali in campo aperto. Questo sì che danneggia tutti, lo sviluppo della medicina e la tutela del nostro patrimonio agro-boschivo, in pericolo per l’accesso di specie aliene animali e vegetali e per il cambiamento climatico. Qua abbiamo semplicemente un metodo fondato su una vecchia, indimostrabile e infondata visione olistica. Si pone questo argomento non per fare “benaltrismo” ma per tentare di razionalizzare, riportando il tutto alle sue reali proporzioni. Il metodo scientifico e il pensiero razionale non possono essere messi in pericolo dall’entrata del biodinamico nell’apparato normativo e regolatorio, come la libertà di culto non ci convertirà all’islamismo. Chi acquista un prodotto certificato come biodinamico non smetterà di prendere farmaci quando necessario né di ascoltare il suo medico, come dal consumo di droghe leggere non si passa all’eroina e guardare film con scene di violenza non ci converte in potenziali picchiatori o assassini. L’accettazione di queste relazioni causali fallaci mal si concilia con la pretesa di rappresentare il pensiero razionale ma esprime solo un, irrazionale, timore. O l’uso retorico di argomentazioni emotive.
COSA CI DICE QUESTO DIBATTITO DEL RAPPORTO TRA TECNICA E SOCIETÀ
Nel complesso sono diversi gli elementi che fanno apparire inappropriato, e debole, il grido d’allarme sollevato in occasione del voto del ddl sul biologico, malgrado la fondatezza scientifica dell’analisi. La strumentalità di alcune tesi; la parzialità della selezione dei dati che non consentono di valutare il complesso della norma nel suo contesto economico, sociale e produttivo; l’uso di argomentazioni moralistiche e retoriche – le cattive multinazionali, il bau-bau del mercato, il supposto meccanismo di contagio e annichilimento del pensiero logico e scientifico che un atto di legge dovrebbe determinare – con un tono “populista” che le élite nazionali hanno imparato a praticare in questi tempi. E nell’illusione che sia giusto, e possibile, espellere l’irrazionale dalla natura umana. Dio, razionalmente, non esiste, questo è il punto di vista di chi scrive. Vanno allora chiuse le chiese e i templi o occorre guardare al ruolo più ampio nello sviluppo umano che ha la dimensione spirituale, discriminare tra filosofie religiose che praticano l’incontro, l’aiuto, la responsabilizzazione verso la comunità e altre che praticano l’intolleranza, l’annichilimento dell’altro, l’imposizione di dogmi a chi non li riconosce?
Sembra utile guardare a quanto accaduto in questi quattordici mesi in cui siamo stati travolti dal coronavirus, nei quali, forse per la prima volta in questa misura, abbiamo visto il dibattito tecnico e medico-scientifico dipanarsi sotto i nostri occhi. Nnon perché, come è stato detto, la scienza rischi di “perdere la fiducia del pubblico” – se un metodo è scientificamente infondato è giusto, e forse obbligatorio, che gli scienziati si esprimano – ma perché si ripete una dinamica che è stata evidente durante l’emergenza. Microbiologi e ricercatori di laboratorio, autorevolissimi nel loro campo, hanno emesso giudizi e proposto ricette ignorando totalmente, e disprezzando, le necessità e le prassi di altre discipline e ambiti, della medicina di massa soprattutto. In un processo che negava legittimità a decenni di esperienza sul campo della medicina applicata nel vivo delle società umane, alle interazioni con le norme, ignorava le carte internazionali che abbiamo sottoscritto e recepito nel nostro sistema normativo, l’equilibrio dei diritti e dei doveri che ne discende, le esigenze della giurisprudenza. Mostrando così tutti i limiti, e le pericolosità, della “tecnocrazia”, incapace di guardare al contesto delle cose, al complesso dei “valori”, a volte in contraddizione, meritevoli di tutela nelle nostre società democratiche. Proprio i “tecnici” dovrebbero ragionare sul reale rapporto tra idea errata e conseguenze della sua applicazione, altrimenti si scivola nella “guerra di religione”. La domanda a cui tutti si deve rispondere quando si affrontano queste tematiche è: i processi, anche mentali e sociali, vanno governati o esorcizzati? La funzione e il ruolo dei “tecnici” nelle nostre società complesse va vista anche a partire dalla risposta che si dà a questa domanda.

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