Attracco all’alba, alla Stazione marittima, della Msc Orchestra, 92.409 tonnellate di stazza, 2.550 passeggeri e 1.050 membri dell’equipaggio. E il sindaco? Si fa ritrarre a bordo di uno yacht, dell’impresa Azimut, nel Salone nautico, giacca azzurra, via quella rosa indossata nei giorni scorsi, la fascia tricolore, cappello blu con visiera, una tenuta imbarazzante che ha fatto ridere mezza città e lui non l’ha presa bene, tanto da far bloccare i commenti sui social.
Partito con la grancassa il 26 maggio scorso, il sindaco vorrei-essere-leader-nazionale ha dovuto fare i conti, molto prima del previsto, con la dura realtà con cui si deve cimentare chi ha in testa un progetto ambizioso come il suo.
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Può fare il disinvolto finché vuole, ma il ritorno della grandi navi in laguna non ci voleva, proprio adesso. Chiaro che i riflettori tornano su Venezia costringendolo, volente o nolente, a indossare nuovamente gli abiti che ora gli stanno stretti, di sindaco, e rispondere – gli piaccia o no – di un problema che era stato dato per risolto per sempre al mondo. E poi c’è la vicenda dell’asilo privatizzato, che ha portato la tensione alle stelle in tutte le scuole materne del Comune, e dunque tra operatori e famiglie.

Certo, anche Brugnaro sa che il ciclo delle notizie oggi è molto breve. Può ancora passare il suo tempo a trastullarsi al Salone nautico saltando da una barca a uno yacht, giocare a fare il vip, in attesa che le brutte notizie evaporino presto, per poter tornare a dedicarsi anima e corpo alla sua nuova creatura politica, Coraggio Italia, nel frattempo parcheggiata nelle aree remote e periferiche dell’informazione e del dibattito social.
Non fa notizia. Da segnalare, ma non è chissà quale notizia, il sito della neonata forza politica, che è ancora allo stato embrionale, con un carosello d’immagini in frenetico movimento per dare la sensazione di un’impresa già in grande fermento in giro per tutta Italia.
Al salone è in continuo contatto con il socio della nuova impresa Giovanni Toti. Con Gaetano Quagliariello, il terzo socio, che un po’ di più di loro ci capisce di politica, si sono consultati per analizzare i due dati politici salienti della giornata, uno dei quali non proprio promettente per Coraggio Italia (CI) e l’altro a dir poco enigmatico.
Il primo riguarda i sondaggi, che danno alla nuova formazione un gradimento del 3,5 per cento. Cambiamo!, il movimento di Toti che si è fuso con i fucsia di Brugnaro, non è mai andato nei sondaggi oltre l’1,4 per cento (pur avendo conseguito risultati ragguardevoli nel voto regionale e locale in Liguria). CI, la grande novità politica che, secondo Brugnaro, può ambire a occupare lo spazio centrale e moderato dello scacchiere politico, valutato in un terzo dell’elettorato, è un partito che adesso occupa un decimo di quel perimetro. Finora, certo.
Intanto Silvio Berlusconi – ed ecco il secondo dato politico al centro dell’attenzione degli strateghi fucsia – non è rimasto a guardare il darsi da fare dei congiurati forzitalici. Che si sono chiesti se il patto siglato con Matteo Salvini sia una risposta diretta o indiretta alla loro operazione, lanciata il 26 maggio scorso all’hotel Eden di Roma. Va detto che Brugnaro e Toti sono stati invitati anche loro a siglare il patto, e hanno risposto con un immediato no. Il fatto è che i contorni dell’improvviso patto Berlusconi-Salvini sono tutt’altro che chiari, men che meno la tempistica, sia rispetto all’agenda berlusconiana sia rispetto a quella salviniana. Per ora ha prodotto un vistoso dissenso nei piani alti di Forza Italia: tale da configurare un nuovo esodo verso Coraggio Italia?

Finora sono 24 i deputati e sette i senatori che hanno aderito a CI, altri sono dati in arrivo dal gruppo misto e dai Cinque stelle, con l’obiettivo di arrivare a dieci senatori e formare così anche il gruppo a Palazzo Madama. Brugnaro e Toti ci sperano, ma sanno che il rinato Silvio è in grande attività per frenare l’emorragia. Ma anche sul lato di Salvini, c’è da chiedersi perché si sia mosso ora e così. Senza neppure consultare i territori, quei territori dove Lega e Forza Italia governano insieme e contemporaneamente, si sa, si guardano in cagnesco.
Intanto, nei giorni scorsi Brugnaro ha pregustato la soddisfazione di uscire dal perimetro locale e di essere considerato un nuovo attore sul palco nazionale. Interviste, incontri, con Matteo Renzi e Giuseppe Conte, corteggiamenti, lusinghe. Ma lo scarto evidente tra il risultato rimarchevole di avere costituito in poco tempo due gruppi parlamentari – e di poter sedere alle trattative nazionali – e i dati avari dei sondaggi fa ben capire che cosa può succedere: con quei numeri, a quegli stessi parlamentari saliti sul carro fucsia sarà assai difficile promettere il ritorno in parlamento, se non a un’esigua parte. Il gradimento crescerà, ribattono i fucsia con un ottimismo che vorrebbe essere contagioso. Sta di fatto che solo un sistema maggioritario può consentire a un piccolo movimento appena sorto, senza un minino di organizzazione territoriale diffusa, di contare qualcosa in una competizione elettorale. Col proporzionale bisogna essere presenti dappertutto e ognuno gioca in proprio. Il tempo è poco per organizzare una forza davvero nazionale che possa conquistare sul campo, e non con lo shopping tra parlamentari voltagabbana, il consenso e i seggi perché Coraggio Italia entri davvero nella nuova stagione politica.

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