[PORTO]
Il sindaco di Lisbona, Fernando Medina (Partido Socialista), ha chiesto ufficialmente scusa dopo che un reportage dei giornali portoghesi Expressio e Observador ha rivelato che il comune di Lisbona ha condiviso con l’ambasciata russa a Lisbona e con il ministero degli esteri russo i nomi, gli indirizzi e altri dati personali degli organizzatori di una manifestazione anti-Putin. La manifestazione era stata organizzata lo scorso gennaio nei pressi dell’ambasciata russa di Lisbona, dopo l’arresto dell’oppositore Aleksej Navalny e sulla scia delle centinaia di manifestazioni che proprio in quei giorni si sono succedute in moltissime città della Russia e non solo.

Solo ieri, tuttavia, è stato rivelato dalla stampa l’invio dei dati personali degli organizzatori alle autorità russe. “È un errore che non avremmo dovuto commettere e che non dovrà succedere di nuovo”, ha detto davanti alle telecamere Medina, incalzato dalle opposizioni di tutti i partiti che chiedono spiegazioni, se non addirittura le dimissioni del sindaco (si avvicinano le elezioni comunali). Il sindaco ha negato qualsiasi legame o richiesta in merito da parte del governo russo e ha affermato che il sistema della trasmissioni dei dati dei manifestanti è già stato cambiato da aprile proprio per evitare il ripetersi di episodi simili. Medina si è mostrato anche disponibile a riferire in parlamento sull’accaduto e si è detto fiducioso in merito alla protezione delle persone che hanno partecipato alla manifestazione anti-Putin: “alcuni”, ha detto, “sono cittadini portoghesi che godono della protezione dello stato portoghese”.
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Ma le cose non sono affatto così facili. Intervistata dal giornale portoghese PÚBLICO, Ksenia Ashrafullina, una delle organizzatrici della manifestazione, con doppia cittadinanza russo-portoghese, parla di una vera e propria “pugnalata alla schiena” da parte del comune di Lisbona:
Condividere tutti i nostri dati personali, tutto quello che siamo… noi stavamo manifestando contro quello che aveva fatto il governo russo. Il ministeri degli affari esteri russo e l’ambasciata rappresentano proprio quel governo.
Ksenia ha deciso di querelare il comune e ammette di avere paura. È certa di far già parte di una lista nera stilata dalle autorità che la farà accusare di estremismo non appena tornerà in Russia. Teme che le potrà accadere qualcosa anche se non sa bene cosa: “il governo russo lascia a te l’immaginazione di ciò che può succedere”, sottolinea.
La giunta comunale sostiene di avere sempre proceduto secondo la legge e di avere comunque cambiato la normativa per cui nelle ultime manifestazioni (Israele, Cuba e Angola) non c’è stata alcuna trasmissione di informazioni personali. Ma questa scelta tardiva e che dovrà essere ulteriormente indagata, non sembra comunque abbastanza davanti ai rischi in cui queste persone potrebbero essere state messe. Anche Amnesty International si è infatti esposta affermando che il comune di Lisbona ha messo in pericolo gli attivisti e le loro famiglie, in particolare quelle che si trovano in territorio russo. Pedro Neto, il responsabile portoghese di Amnesty International ha dichiarato:
La repressione, l’intimidazione e le molestie che vengono effettuate contro dissidenti, giornalisti, oppositori politici e difensori dei diritti umani nella Federazione Russa sono pubblicamente noti.
Sempre secondo Neto e Amnesty International, nessuna legge autorizzava il comune ad avvisare l’ambasciata russa e le ragioni poste dalla giunta comunale sono inaccettabili. Il comune ha il dovere di tutelare le persone che con esso interagiscono e – insiste – “non può cedere a terzi i dati personali loro affidati, fuori dall’ambito di legge”.
Alla domanda se questo caso metta in discussione l’immagine del Portogallo, il presidente della repubblica, Marcelo Rebelo de Sousa, ha detto che
è qualcosa che non corrisponde a quello che è un principio fondamentale del rispetto delle persone e dei loro diritti, siano essi portoghesi o stranieri che si trovano in Portogallo o che vivano in Portogallo.
Quanto accaduto appare un fatto estremamente grave: condividere dati personali con il governo russo – che poca distinzione fa tra oppositori, estremisti e terroristi – significa aver messo in pericolo delle persone che stavano esercitando un proprio diritto e per il quale avevano chiesto il permesso alle autorità portoghesi che avrebbero dovuto tutelarli. È un danno enorme alla loro libertà, un rischio per la loro incolumità futura che merita senz’altro di più che delle scuse formali, un fatto che nei prossimi giorni sarà indagato dalla commissione nazionale per la protezione dei dati (Cnpd).

In copertina la sede del comune di Lisbona, da wikipedia

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1 commento
Ottimo articolo, non ne sapevo nulla