Centosessantotto vescovi statunitensi hanno votato a favore della proposta di stilare subito un documento sul significato dell’eucaristia nella vita della Chiesa e sulla “coerenza eucaristica” per i politici cattolici, quindi sulla “dignità” richiesta per accedere alla comunione in riferimento a tutti quei credenti, come il presidente Joe Biden, che svolgono cariche pubbliche ma sostengono legislazioni favorevoli ad aborto, eutanasia, unioni tra persone dello stesso sesso. L’assemblea si è svolta on line. I contrari sono stati 55, gli astenuti 6. Il documento dovrebbe essere votato nel prossimo novembre, quando i vescovi pensano di potersi incontrare “in persona”.
ytali è una rivista indipendente. Vive del lavoro volontario e gratuito di giornalisti e collaboratori che quotidianamente s’impegnano per dare voce a un’informazione approfondita, plurale e libera da vincoli. Il sostegno dei lettori è il nostro unico strumento di autofinanziamento. Se anche tu vuoi contribuire con una donazione clicca QUI
La scelta, tecnicamente parlando, contraddice le indicazioni dottrinali che dal 2002 a oggi hanno sempre indicato che non ci sono “preminenze” nella dottrina, la bioetica conta quanto la dottrina sociale, la difesa della libertà religiosa e molto altro. Ma altrettanto indiscutibilmente la decisione dei vescovi segue una visione prevalente nel cattolicesimo statunitense dai tempi di Giovanni Paolo II e poi di Benedetto XVI: c’è una guerra di culture, la guerra tra secolarizzazione e cristianesimo. Questa guerra richiede una Chiesa militante. La sfida scristianizzante è vista nell’aborto e nel matrimonio omosessuale, ma è l’aborto il punto focale di tutto.

Questa certezza è stata plasmata, con il placet romano, attraverso il discorso dei principi non negoziabili (che sembra comportare che alcuni siano negoziabili) dall’ideologia teocon, che si è allineata in economia al liberismo, alla deregulation, alla teoria del trickle-down cioè dello sgocciolamento di benessere che avvantaggiando i ricchi si determinerebbe in favore dei poveri, delle guerre preventive e altro. In sostanza questo cattolicesimo si propone come guerriero contro un liberismo secolarizzato che ha nel sì all’aborto il suo epicentro. L’aborto è assassinio, dicono questi cattolici conservatori spesso incuranti del fatto che lo sia anche la pena di morte che però sostengono, come nel caso del cattolico William Barr, che durante la presidenza Trump ha reintrodotto senza richiami l’esecuzione federale di pene capitali.
La scelta dei vescovi ha ovviamente una conseguenza: la polarizzazione del confronto. È accaduto nel corso di questi anni, che hanno visto il voto credente orientarsi verso i repubblicani, anche di Trump, e il voto secolarizzato orientarsi verso i democratici, con un’agenda sempre più radicale. Un radicalismo – o estremismo – ne chiama un altro ed è difficile o inutile cercare di dire o stabilire chi ha cominciato. Lo dimostra la lettera dei 60 deputati cattolici democratici che hanno risposto a brutto muso ai vescovi. Non è proprio questa lettera il muro che i vescovi volevano?

La polarizzazione del confronto fa risaltare la vittoria del liberismo. Da un lato, nel campo dei liberal, un liberismo deresponsabilizzante nell’individuale, sempre attento a un’agenda nel nome dei diritti oggettivamente violati delle donne e degli omosessuali ma in difficoltà sui chiaroscuri e sul collegamento a un’agenda sociale che i diritti li inquadri, spieghi e completi (davvero è un diritto l’aborto o non è terapeutico socialmente, psicologicamente e così via?). Dall’altro lato, un liberismo deresponsabilizzante nel sociale nel campo dei conservatori, sempre più indifferenti ai diritti dei poveri, dei neri, delle minoranze, degli immigrati, barricati nel no all’aborto, ai matrimoni omosessuali e così via. È come se il liberismo si fosse impiantato metà da una parte della barricata e metà dall’altra, mettendo in ombra in entrambi i campi la responsabilità.
I radical non riescono a vedere che se i diritti sociali si assottigliano è anche perché viene meno il senso di comunità, i conservatori non vedono che i diritti individuali non possono essere predicati solo per gli abbienti in economia.
A questa crisi culturale i vescovi hanno dunque risposto con un sì alla guerra culturale e un no alla Chiesa missionaria di Francesco. Bergoglio infatti opponendosi alla deriva della guerra culturale non ha eretto un muro davanti al mondo secolarizzato, ma proposto un’altra strategia: proporre il Vangelo come bellezza, come proposta di vita. Per Francesco il Vangelo diventa una proposta, lo fa nel nome del discorso della Montagna, della sua visione offerta e proposta a tutti. Il resto verrà di conseguenza. Se io dico “ama il prossimo tuo come te stesso” lo dico pensando al più povero, a chi ha il colore della pelle diverso dal mio, e allora anche al nascituro. Il Vangelo per Francesco non si propone a fette e solo facendone vedere sempre il senso profondo potrò arrivare al dialogo con chi non crede ma avverte il fascino, la bellezza della proposta che avanzo. Che funziona per attrazione, non per imposizione.
Questa visione non è solo teorica, ma è molto concreta. Risponde anche al problema delle “chiese vuote”. Questa crisi non è cominciata dopo il crollo del Muro di Berlino, quando i teocon parlarono di trionfo? Ma se il trionfo è individualista perché si dovrebbe andare in chiesa?
La domanda ovviamente riguarda anche i radical, per quanto la loro cultura non sia ecclesiale. Ma, se anche loro hanno pensato che quel muro non fosse caduto anche sulle loro teste, le loro domande oggi non dovrebbero fare i conti anche con la centralità del consumismo che da allora è emersa?
La doppia valenza della proposta di Francesco, un glocal che vuole correggere sia globalismo sia localismo, non può essere accolta da una parte sola. Ma lui la propone a partire dalla sua Chiesa, è lei che dovrebbe proporre il Vangelo, non un castello di regole che senza una base non regge.

Aggiungi la tua firma e il codice fiscale 94097630274 nel riquadro SOSTEGNO DEGLI ENTI DEL TERZO SETTORE della tua dichiarazione dei redditi.
Grazie!