Bersani studia la “cosa” di Conte, che spiazza Letta

ALDO GARZIA
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Giuseppe Conte formerà un nuovo movimento/partito? Forse le ipotesi in campo sono meno semplici di così. La rottura tra i grillini potrebbe mettere in moto processi nuovi nel centrosinistra. Per esempio, non è un mistero che Pier Luigi Bersani stimi molto Conte. L’ha ripetuto poche sere fa in tv a Otto e mezzo su La7:

Io credo che una figura come Conte non possa essere dispersa. Vedo dei paragoni troppo facili. Conte non ha in testa un partito personale, bensì un partito con i suoi organismi, che abbia una democrazia interna, con logiche di rappresentanza. Che l’operazione sia difficile, perché si tende a personalizzare troppo, è chiaro. Però Conte non è Berlusconi, non è nemmeno Salvini.

L’esponente di Articolo Uno, la formazione nata dalle costole del Pd e che ha altri leader nel ministro Roberto Speranza e Massimo D’Alema, dà inoltre un giudizio molto positivo sul secondo governo Conte (quello composto da 5 Stelle, Pd e Leu):

Io sono uno di sinistra, Conte ha un’ispirazione sul piano sociale, economico e fiscale un po’ diversa dalla mia, ma saremmo compatibili abbastanza facilmente.

L’affermazione è impegnativa e fa pensare che possa nascere un’intesa Bersani-Conte.

La novità è infatti che Bersani e Conte hanno preso a sentirsi e incontrarsi ripetutamente, fino al punto da ipotizzare possibili scenari in comune. Nel gruppo dirigente di Articolo Uno non si fa mistero che l’implosione del Movimento 5 Stelle, con conseguente scissione, è l’ipotesi che i bookmaker della politica danno ormai per assai probabile, anche se in politica non si può mai dire cosa sia possibile o impossibile. Il divorzio tra Grillo e Conte appare tuttavia inevitabile. Tra i due, più che braccio di ferro, è guerra aperta su leadership, identità e collocazione futura del Movimento.

Per volere di Grillo, è stato messo uno stop alle velleità dell’ex premier di disegnare statuto e identità di un neo Movimento 5 Stelle. In caso di scissione grillina, Articolo Uno e “contiani” – non lo celano – potrebbero perciò intraprendere un cammino comune con l’obiettivo di riorganizzare il campo del centrosinistra. Non la pensano così quelli di Sinistra italiana la cui non partecipazione al governo guidato da Mario Draghi è questione dirimente (Conte e Articolo Uno non hanno intenzione di uscirne).

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Bersani è convinto da tempo che la geografia politica attuale sia insufficiente:

Le prossime formazioni politiche non potranno nascere per partenogenesi dei partiti che ci sono, devono caricarsi di questo problema che comporta anche degli strappi dolorosi e dei cambiamenti difficili. Ma non ragionino solo guardando la punta delle scarpe: pensino al futuro della politica italiana.

Da tempo Articolo Uno invoca una “Cosa” nuova più larga e di sinistra del Pd, che intanto dovrebbe prendere atto che l’unificazione del 2007 tra Margherita e Ds non ha risolto il problema né del soggetto politico, né di quello dell’alleanza del centrosinistra (c’è molta nostalgia per i tempi dell’Ulivo di prodiana memoria).

Con l’eventuale scissione dei 5 Stelle, il segretario piddino Entico Letta sarebbe messo indubbiamente con le spalle al muro. Aveva puntato quasi tutto sull’alleanza politica con i 5 Stelle e sui rapporti con Conte (con scarsi risultati, per la verità, a vedere dai pochi accordi sulle elezioni amministrative del prossimo autunno). Ora Letta deve ridisegnare una strategia mentre gli oppositori di quella linea strategica pro 5 Stelle (i renziani restati nel partito) alzano la voce e quelli filo (tipo Goffredo Bettini e il ministro Giuseppe Provenzano) devono riaggiustare il tiro in attesa degli eventi. Renziani e Calenda sono intanto filo Grillo nella contesa sui 5 Stelle condividendo l’analisi sulle inesistenti doti politiche e di comando di Conte (da qui il suo siluramento come premier voluto da Italia Viva).

Le resistenze di Letta a offrire un salvagente a Conte e Bersani in nome di un progetto unitario e innovativo sono molte, ovvie. I partiti tendono naturalmente alla conservazione di sé stessi, quasi mai hanno l’intelligenza di autoriformarsi. In più, in tempi di vacche magre per il centrosinistra e di legge elettorale da rifare le avventure spaventano. Eppure chi non rischia non rosica. Così com’è il centrosinistra è poco competitivo. Chissà cosa avverrà con l’esplosione dei grillini.

Bersani studia la “cosa” di Conte, che spiazza Letta ultima modifica: 2021-07-02T17:43:26+02:00 da ALDO GARZIA
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