Ci sono molte cose di cui si dovrebbe parlare di più in Italia, molte questioni aperte che avrebbero bisogno di una discussione serena, di comprensione, di ascolto e rispetto, di riflessione da parte della politica. Dati alla mano, alla luce di ciò che finora ha funzionato o meno, degli esempi di altri paesi, bisognerebbe prendere decisioni volte a migliorare la qualità della vita di tutti.
Una delle questioni di cui si dovrebbe discutere in questo modo è quella della legalizzazione della cannabis. Tra chi si impegna da anni a parlarne, in maniera lucida e ragionata, c’è Giuseppe Civati. Già alcuni anni fa usciva per Fandango Cannabis. Dal proibizionismo alla legalizzazione e oggi torna sull’argomento, insieme a Stefano Catone e Francesco Foti, con LEGALIZZALA!, da poco pubblicato da people nella collana Pamphlet.
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In LEGALIZZALA! non si vuole solo capire un fenomeno ma sostenere una causa, quella della legalizzazione, alla luce del fallimento del proibizionismo. È un libretto agile, che contiene molte informazioni e dati che aiutano a capire e inquadrare un “argomento tabù”: la realtà del consumo di cannabis in Italia e i vantaggi, per tutti, che deriverebbero dalla legalizzazione di quella che è “la sostanza psicoattiva illegale più utilizzata”.
Non si tratta genericamente di liberalizzare: si tratta di legalizzare, ossia regolamentare, il fenomeno del consumo, produzione e vendita di cannabis. Un mercato […] che è già libero nonostante decenni di leggi repressive.
Uno degli argomenti di chi ritiene inutile anche solo mettersi a ragionare sulla questione è che si tratti di qualcosa di marginale. Invece non lo è, e se non ce ne rendiamo conto è perché l’Italia è in ritardo su molti fronti, rispetto ad altri paesi, e la legalizzazione della cannabis non fa eccezione. Canada, Messico, Stati uniti, Portogallo – solo per fare alcuni esempi, quelli più interessanti e da seguire con maggiore attenzione – si sono mossi e si stanno muovendo per cambiare lo stato delle cose. In Italia sembra invece che di legalizzazione non si possa discutere, e intanto continuano ad accumularsi i problemi che derivano dal proibizionismo.

Capitolo primo: “I dati da cui partire.” Dati sui consumi e sui consumatori: numero, composizione, età. Spiegazione di come la cannabis consumata in Italia arrivi sul mercato: canali di transito, luoghi di produzione (ebbene sì, anche nel nostro paese). E poi un dato che rende l’idea: stiamo parlando, per il mercato della cannabis, di un valore economico stimato, nel 2017, in circa 6,3 miliardi di euro.
Il secondo capitolo, “Il fallimento del proibizionismo”, comincia con una domanda:
Come siamo arrivati a questa situazione in cui un intero mercato, del valore di miliardi di euro, è interamente nelle mani della criminalità organizzata, con conseguenze disastrose sotto ogni aspetto?
Ci si è arrivati grazie al proibizionismo. “Criminale è il proibizionismo, non la cannabis” e sarebbe “criminale continuare a rinviare una riforma in questo senso.” Serve un approccio diverso: sono ormai sotto gli occhi di tutti i limiti del proibizionismo, l’inutilità se non la dannosità di un approccio che non risolve i problemi, non rispondere alle esigenze della società, non aiuta le persone e anzi le criminalizza, favorisce la criminalità organizzata e le mafie. Complica le cose, e non permette di intervenire veramente lì dove sarebbe necessario.
“La battaglia per la legalizzazione è una battaglia per la libertà”: così comincia il terzo capitolo, “Operazione legalizzazione”. E la prima cosa da fare, che bisognerebbe fare, sarebbe finalmente passare dall’ideologia ai fatti: perché il proibizionismo è un’ideologia, che i fatti smentiscono e smontano. Il problema è che non si vuole guardarli, i fatti, non si vogliono analizzare. E la disinformazione non fa bene a un paese civile.
Oltre a rappresentare la più classica delle riforme in senso liberale (e un’occasione di consapevolezza), la legalizzazione della cannabis sarebbe una delle più grandi manovre economiche e strutturali che il nostro Paese possa immaginare.
Sono evidenziati i vantaggi della legalizzazione, a cominciare da quello economico: un valore diretto che le stime più prudenti valutano in 5 miliardi di euro, e poi quello indiretto in costi della giustizia, sistema carcerario, sistema sanitario. Senza considerare il colpo che rappresenterebbe per le organizzazioni criminali. E con il denaro incamerato grazie a questa “operazione legalizzazione”, lo Stato potrebbe investire in un sistema di prevenzione degno di questo nome, in serie ed efficaci campagne informative e riduzione del danno rivolte in primo luogo ai minori, e in una riforma –necessaria, come dimostrato dall’emergenza pandemica – del sistema sanitario nazionale.
Il quarto capitolo “In America si usa” è dedicato all’esperienza degli Usa, dove per ragioni industriali ed economiche è nato il proibizionismo, che oggi però perde sempre più terreno: i più recenti sondaggi indicano che gli americani sono a favore della fine della criminalizzazione della cannabis. E la politica – almeno lì – si sta adeguando al sentimento generale della popolazione.
L’ultimo capitolo, “Gli argomenti degli altri”, è il più lungo, tanto da occupare l’intera seconda metà del libro, e non potrebbe essere altrimenti visto che è dedicato a smontare gli argomenti del proibizionismo, sempre gli stessi da molto tempo, definiti “una lettura a senso unico, del tutto infondata dal punto di vista logico e scientifico.”
Si va dalla guida in stato di ebbrezza che la legalizzazione favorirebbe, all’arcinota tesi che le droghe leggere porterebbero a consumare droghe pesanti, alla correlazione tra legalizzazione e aumento dei consumi, o che dalla legalizzazione sarebbero le mafie a guadagnarci. E poi, la classica affermazione che l’Italia ha altre urgenze… Si tratta di un capitolo ricco di informazioni e che decreta il fallimento del proibizionismo: preso atto di questo, bisogna allora cambiare. Senza criminalizzare, guadagnandoci tutti, in termini economici, di salute e di libertà personali.
In coda al libro, un appello di Roberto Saviano, che conclude così:
Quello che vi chiedo è un gesto d’amore per il vostro Paese. Legalizzate.
La politica saprà ascoltare?
Foto di copertina da wikimedia commons.

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