Finalmente. Carte geografiche, all’inizio non in appendice, quelle che aprono Orizzonti perduti, orizzonti ritrovati (Il Saggiatore ) di Eric Salerno, giornalista viaggiatore: ad annunciare al lettore che si cimenterà con un diario, un manuale di geo-politica, un racconto di un passato avventuroso e, infine, una speranza per viaggi futuri. In un mondo incerto colpito da un anno e mezzo dalla pandemia Coronavirus che ha visto oltre novanta Paesi chiudere i propri confini, Salerno descrive le sue esperienze di inviato e di curioso viandante nel corso di una lunga vita lunga professionale (classe 1939, nato a New York da famiglia ebraico cristiana di origine italiana, inviato di Paese Sera e del Messaggero) esaminando Nord e Sud di un mondo che oggi è caduto sotto i colpi della globalizzazione, del terrorismo, dell’emergenza ambientale e dei cambiamenti climatici, dell’emigrazione.
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Le carte geografiche che il lettore trova all’inizio del volume rappresentano il primo vero obiettivo dell’Autore: mostrare com’è vicino o com’era vicino un mondo che oggi non è più facilmente raggiungibile, come nel caso dell’intero bacino del Mediterraneo, fino a pochi decenni fa meta tranquilla di turismo familiare o avventuroso, da Egitto a Tunisia, da Libia a Libano e Siria, da Israele ad Algeria: per non parlare dell’Asia, dove Pakistan e India, Iran e Cina, Afghanistan e Vietnam erano oggetto di viaggi in carovana, anche dall’Europa in automobile senza particolari barriere.
Attraverso riferimenti cinematografici e letterari ai quali l’Autore fin da ragazzo s’appassionava, Salerno parla della sua guida scritta quando non esistevano satellitari o Google-maps, una “Guida al Sahara” frutto di esperienza diretta, quando ad esempio il confine Tunisia-Libi -Algeria veniva passato in automobile e il viaggiatore era accolto e aiutato dalla popolazione locale. Prima del terrorismo e dell’esasperazione delle religioni, alla fine dell’era coloniale nella seconda metà del secolo scorso, Salerno ha percorso in numerosi viaggi il complesso mondo africano che specialmente in Italia è poco conosciuto (se non per viaggi pseudo turistico-esotici), un insieme di culture estremamente variegate, antiche e differenti, dai berberi agli arabi, dai tuareg ai copti, un Sahara e un Sahel un tempo percorribili, anche se con attenzione, da singoli viaggiatori o piccoli convogli, che giungevano alla mitica Tombouctou incrociando costumi, religioni, culture… Viaggi sulle orme di antichi viaggiatori, dall’arabo Ibn Battuta che nell’arco di circa trent’anni durante il XIV secolo partendo dal suo Paese, il Marocco, visitò 44 Paesi lasciando testimonianze incredibilmente moderne (“I viaggi”) o sulle tracce di padre Charles de Foucault e la sua vita in Marocco e Algeria dove nel 1916 fu ucciso dopo aver studiato la cultura tuareg: o di Bruce Chatwin, lo scorso secolo, o di Giovanni de’Medici nel 1526…
Oggi il Sahara con i suoi antichi cammini impraticabili, è luogo dove il terrorismo islamico impone leggi, smista emigrazione illegale, installa basi di milizie che infuriano fino al Mali ed al Burkina Faso.
“Viaggiare ti lascia senza parole, poi ti trasforma in viaggiatore” scrive Ibn Battuta, che non aveva forse bisogno di visti variopinti e autorizzazioni speciali per raggiungere luoghi lontani: orizzonti che l’uomo ha sempre dovuto e voluto raggiungere e oltrepassare per conoscere, capire, osare: se non si riaprono gli orizzonti e il mondo si richiude in piccoli spazi, sarà la civiltà stessa a risentirne.
In Afghanistan In Algeria In Libia In Guatemala In Marocco
Una civiltà che ha visto orizzonti restringersi ma anche realtà migliorare, come ottimisticamente ricorda Salerno, parlando ad esempio della sua città natale, New York, e in particolare del luogo dove nacque, il Bronx: anni Ottanta, metropoli pericolosissima, oggi trasformata agli occhi dell’autore. Come trasformata, ma in tragico negativo, è Sana’a, capitale di uno Yemen distrutto da una guerra civile nella quale si confrontano Islam sciita e sunnita nell’indifferenza o quasi del mondo intero, “una specie di inferno” dove la popolazione civile è allo stremo: oggi così, ma ieri a parte il brivido del turismo con rapimento tutto incluso, lo Yemen era meta esotica organizzata, prima dello scatenarsi di interessi economici e politici lungo la via della seta.
Man mano che l’Islam radicale s’imponeva, tra la fine del secolo scorso e questo quarto del nuovo millennio, altri Paesi visitati avventurosamente dall’Autore chiudevano frontiere, villaggi e spirito di accoglienza, coprivano le donne e aumentavano diffidenza e ostilità verso quelli che erano stati antichi crudeli colonizzatori. Mali, Burkina Faso, Niger, Camerun, Sudan, sono Paesi dei quali in Italia si parla poco ma nei quali si sta decidendo il futuro dell’Africa, con la fine dell’epoca nella quale si sperava in una “Nuova Africa”.
Spingendosi verso Est, Salerno ci fa viaggiare in zone del mondo che furono mete chic, esclusive, e di hippy sognatori alla ricerca di una Shangri-la dove tutto era permesso. Oggi Kandahar e Kabul, Lahore o Islamabad non sono certo luoghi consigliati per viaggi di piacere, straziati da decenni di conflitti e ingerenze straniere, e l’Himalaya da incontaminata gemma è diventato una pattumiera di scriteriate spedizioni.
Gerusalemme Lungo il Nilo Verso Petra In Argentina In Laos
Non è certo il “mondo nuovo” come quello auspicato dal filosofo inglese Aldous Huxley quello che le generazioni future troveranno come eredità: oltre ai conflitti e al disordine geopolitico nato dalle ceneri del colonialismo, l’incontrollabile globalizzazione ha portato incontrollate masse di turisti ad esempio a profanare la sacra montagna Uluru, che gli aborigeni australiani custodiscono di fronte alle frotte disordinate che considerano l’Ayers Rock un mero trofeo, cosi come le orde che infestavano la Venezia della pre-pandemia assieme alle grandi incongrue navi in Laguna, o come l’Acapulco delle star hollywoodiane degli anni Sessanta del Novecento, diventata poi crocevia di traffici, droga e clan di malavita internazionale. Ed ecco il resoconto di un paio di viaggi nell’America Latina, a esaminare le contraddizioni di Paesi come il Guatemala, dove nell’inconsapevolezza internazionale furono consumate stragi interetniche, e poi gli squilibri climatici che investono Nuova Zelanda, Patagonia e le montagne del Cadore (la tempesta Vaia di due anni fa insegna), il lago Aral, le Filippine e Manhattan a rischio uragano, o le contaminazioni nucleari che incidono drammaticamente sulla vita di Algeria (esperimenti nucleari francesi), Bielorussia (Chernobyl insegna) o le isole Bikini .
E in questo mosaico di viaggi e considerazioni non poteva mancare la Terra Santa, che un tempo comprendeva non solo Israele ma anche Siria, Libano, Giordania, luoghi dove Gesù visse. L’Autore sensibile per le sue origine alla lunga storia dell’ex Terra Santa dilaniata da conflitti secolari, descrive con commozione i luoghi sacri alle tre religioni monoteiste, ripercorrendo la storia della regione dalla fine del primo conflitto mondiale.
Un’immersione nella storia intersecata dalla geografia e dalla sociologia, da esperienze umane e da infinite sottigliezze di comportamento che da sempre hanno caratterizzato i rapporti tra gli uomini. Decenni di viaggi per raggiungere i più vari orizzonti sono da leggere e analizzare scorrendo vicende che si dipanano quotidianamente sotto i nostri occhi e che spesso non vediamo.
Orizzonti perduti ma anche ritrovati quindi nella speranza di una presa di coscienza verso un mondo degli altri, a volte non così lontano da noi, in un mondo sempre più interconnesso.
Ricchi e poveri siamo tutti legati dallo stesso destino. La miseria degli altri potrebbe un giorno non lontano battere rabbiosa la nostra porta.
Parole di Sandro Pertini pronunciate alla FAO nel 1981, mai così attuali.


Le immagini sono tratte da Orizzonti perduti, orizzonti ritrovati (Il Saggiatore ) di Eric Salerno

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