Di che cosa parliamo
Poche righe per aiutare i lettori non veneziani che non conoscono la “storia” di Poveglia a capire di cosa parliamo.
Poveglia è un’isola della laguna sud di Venezia; ancora una delle poche non aggredita dalla speculazione turistica.
Il Demanio statale ne è proprietario. O meglio – come dice Paolo Maddalena, ex Presidente della Corte costituzionale – “custode”, in quando la proprietà è dei cittadini.
E fu proprio un gruppo di cittadini a muoversi, quando nel 2014 il Demanio mise all’asta una concessione novantanovennale per quello che i veneziani (e i “foresti” che si muovono in barca) hanno sempre considerato un bene comune, dove fermarsi a mangiare o a far sosta nel corso delle loro peregrinazioni lagunari.
Venne costituita un’associazione dal significativo nome di Poveglia per tutti, che riuscì a raccogliere attraverso un crowdfunding più di 450.000 euro per poter partecipare all’asta.
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Ma le due offerte pervenute – l’altra fu dell’allora titolare di Umana e oggi sindaco di Venezia Luigi Brugnaro – furono ritenute entrambe non congrue. Per cui l’asta non fu assegnata.
Allora Poveglia per tutti, che aveva avviato un progetto di gestione collettiva e inclusiva di questo bene comune, per migliorarne accessi e condizioni d’uso, chiese di averla in concessione.
Al diniego del Demanio partì la lunga stagione che dura da sette anni – con un forzato rallentamento durante il lockdown – giocata su due piani: quello della “pratica dell’obiettivo” e quello giuridico.
Sul terreno della “pratica dell’obiettivo” quelli che seguirono sono stati anni nei quali alla pratica di frequentazione spontanea dell’isola si è affiancata un’azione organizzata a collettiva che ha portato a consolidare – tra gli altri – tre diversi elementi:
- Posa in opera (e successiva rimozione) di strutture provvisorie per favorire uno sbarco sicuro e dei servizi (in particolare igienici) necessari;
- creazione e manutenzione di sentieri e percorsi;
- progetti d’uso legati alle diverse attività culturali, di incontro e relazione realizzate in isola.
Tutto ciò ha fatto dell’isola nord (quella non edificata) un già praticabile anche se incompiuto “parco urbano verde”, il primo e unico ad accesso libero e non controllato della Laguna. Un “parco” sempre molto frequentato.
Anche domenica: mentre l’associazione al posto delle solite tavolate comuni organizzava in modo distanziato il pranzo al sacco di soci e frequentatori ospiti e gestiva le attività (riflessione sul cambiamento climatico con artisti dell’accademia teatrale, giochi per bambini, laboratorio sulla preparazione del saor e assemblea dei soci), non sono mancate altre compagnie e comitive venute a banchettare in altre radure.
Sul terreno giuridico fu invece presentato un ricorso al TAR per la mancata assegnazione, che fu vinto sul piano della procedura, senza però che ciò portasse a effetti concreti.

Il ritorno in isola
Si stava in quest’ultimo periodo discutendo della presentazione di una nuova e diversa domanda di concessione e l’assemblea dei soci si è espressa favorevolmente su questa ipotesi.
Domenica 25 luglio 2021 Poveglia per tutti doveva organizzare la sua assemblea dei soci (per approvare il bilancio e discutere delle attività annuali). Per farlo, ha chiesto una concessione provvisoria al Demanio, che l’ha accordata per una cifra che è stata regolarmente versata.
Forse troverete anche voi paradossale che lo Stato attraverso il Demanio chieda 300 euro a cittadini che lavorano gratuitamente per manutenere e valorizzare un bene di cui esso è “custode”: in una situazione normale è il custode che provvede alla manutenzione del bene affidatogli.
Tra gli attivisti dell’associazione c’era un po’ di timore per un “ritorno in isola” (il primo organizzato e ufficiale dopo il lockdown, che andava oltre le visite a piccoli gruppi, mai venute meno) che doveva fare i conti con la delicatezza del periodo (ancora legato al timore per il diffondersi delle varianti) e con la concorrenza delle più “comode” spiagge lidensi.


Invece sono venute trecento persone: famiglie con bambini, giovani e diversamente giovani, e all’assemblea hanno partecipato soci provenienti dal Veneto, ma anche da Roma, Torino, Parigi, Strasburgo.
È stata una giornata che ha dato ad attiviste e attivisti un ritorno politico ed emotivo importante, capace di rialzare il morale. Un balsamo necessario, dopo un lungo periodo di lavoro sotto traccia, che probabilmente aveva portato più di qualcuno a chiedersi se ne valesse (ancora) la pena.
Una giornata come quella di domenica risponde decisamente di sì.


L’idea – il seme per (e di) Poveglia – dal mutamento della situazione e il nuovo progetto
La giornata di domenica ha fatto vedere come la definizione del “Parco verde urbano di Poveglia” non è una delle tante idee di una delle tante associazioni (a Venezia si scherza sul fatto che sia la città dove ci sono più associazioni che abitanti) ma una necessità per i frequentatori della laguna.
È necessario perché è l’unico approdo “libero e sicuro” per chi va oggi in giro in barca per la laguna.
E perché potrebbe essere un presidio che dimostra la fattibilità di un’idea sostenibile:
- di città e territorio (perché Venezia e la laguna sono un unicum);
- di ambiente (chi veniva da fuori per la prima volta si è detto stupito ed estasiato per lo “splendore ambientale” nel quale si è trovato immerso);
- di lavoro. Perché la gestione di un parco urbano porta un primo nucleo di occupazione. Fin da subito per far fronte alle attività di valorizzazione e manutenzione ambientale coerente con la natura dei luoghi. E che potrebbe vedere l’insediamento in tempi successivi di attività agricole e orticole (il laboratorio dell’agricoltura sostenibile in Laguna) e di un artigianato produttivo legato alla manutenzione delle barche e alle tradizioni veneziane.
Perciò è molto importante che l’assemblea si sia conclusa con l’approvazione di un nuovo “primo progetto” da presentare al Demanio. Questa volta si tratta di pochi basilari interventi sull’isola nord, a differenza del precedente, che riguardava una proposta unitaria di gestione per tutto il compendio.
Infatti Poveglia non è una sola isola, ma è formata da tre parti:
- l’isola nord “verde”;
- l’isola sud edificata (con campanile e resti degli edifici);
- un ottagono ancora più a sud.
I costi di intervento per il restauro di un certo numero di edifici tanto pericolanti quanto (in gran parte) di interesse storico testimoniale molto modesto è stato di fatto una barriera verso offerte che non venissero da operatori con alta capacità di investimento o spesa (a esempio grossi gruppi alberghieri, come quello intervenuto sulla vicina Sacca Sessola, per realizzare il JW Marriot resort e SPA, o il San Clemente Palace Kempinski Venice a san Clemente).
Ora per il Demanio è possibile proporre interventi anche limitati a singoli ambiti, tra quelli sopra ricordati. Questo apre la strada a una proposta che ha preso forma nelle discussioni dell’associazione di questi mesi ed è stata approvata dall’assemblea di domenica. L’idea è di intervenire prioritariamente nella sola Isola nord verde, con una serie di primi interventi di minima riportati in figura.

Si tratta di realizzare e mantenere in efficienza una dotazione minima costituita da:
1. un “pontiletto” per rendere possibile uno sbarco in sicurezza;
2. pochi barbecue localizzati per evitare che si accendano fuochi in luoghi pericolosi;
3. collocare un’adeguata cartellonistica esplicativa e curare la manutenzione dei sentieri;
4. rimozione di barche affondate dal canale interno;
5. marginamenti per favorire un attracco ordinato nel canale interno;
6. bagni temporanei (in occasione degli eventi).
L’associazione è in grado di realizzare questi interventi con i fondi che ha a disposizione e che (da tempo) chiede al demanio di poter spendere.
Ora il Direttivo partecipato dell’Associazione (cui possono partecipare tutti i soci attivi e che ne è l’organo di governo, abilitato a prendere decisioni, con il metodo del consenso, tra un’assemblea e l’altra) costruirà il percorso necessario a realizzare questa proposta.
Già da mesi, in vista dell’assemblea, Poveglia per tutti aveva chiesto un (ennesimo) incontro al Demanio, senza (come spesso succede) ricevere risposta. Ora l’Associazione ha l’occasione per chiederlo ancora e con più forza e intanto per avviare il percorso di sostegno da parte dell’opinione pubblica, che culminerà con la mobilitazione in vista della nuova assemblea prevista in isola per settembre 2021.
Mi sembra ci sia un modo molto semplice per fare prendere in considerazione la proposta. Preparare un esposto alla Corte dei Conti perché si esprima sull’operato di un Demanio che rifiuta un consistente contributo dei cittadini per valorizzare a loro spese un bene pubblico che sarebbe lui a dover valorizzare.
Certamente vi sono dei problemi aperti, che possono essere affrontati dal nuovo assetto che l’Associazione si darà con l’elezione della o del nuovo Presidente (figura che sta per essere rinnovata e resta in carica per due anni).
Serve una discussione partecipata (Poveglia per tutti ha uno statuto che pone al partecipazione al centro del suo modo di funzionare e di governarsi) per approfondire alcuni punti e arrivare e definirli con l’assemblea di settembre, e prendere in quella sede le decisioni necessarie.
Attraverso le forme di discussione della partecipazione – lavoro per piccoli gruppi per favorire l’interventi di tutti, metodo del consenso per cui le decisioni si prendono avvicinandosi un po’ alla volta a posizioni che vedano le massime convergenze possibili, ecc. – è necessario decidere su:
- come dettagliare in modo esecutivo le scelte per realizzare il Parco Verde;
- come affidare le opere necessarie;
- come definire un soggetto in grado di assicurarne la gestione inclusiva non proprietaria e partecipata (si è affacciata l’idea della definizione di una cooperativa).
Sarà poi utile ragionare su una metafora proposta in assemblea, a proposito della difficoltà del passaggio (che l’assemblea stava per approvare) dalla tradizionale proposta di gestione su “tutta Poveglia” alla proposta relativa alla sola isola verde.
È sato detto che un conto è tagliare in due una mela – se ne ottengono due parti simmetriche, omogenee e intatte, conservandone la caratteristiche di partenza – e altra cosa è tentare di tagliare in due un uovo fresco: se ne otterrebbe una dispersione di tuorlo e albume, senza alcuna possibilità di recuperare due parti con caratteristiche identiche, o almeno omogenee ed entrambe in grado di conservare duplicate le caratteristiche di partenza.
L’assemblea ha risposto che la proposta di partire “dalla sola isola verde” si avvicina di più al taglio della mela.
Mi sembra esistano una serie di motivazioni per sostenere che si è trattato di una scelta saggia.
Il “Parco verde urbano” è sempre stato il primo degli obiettivi dell’associazione.
Sancisce l’entrata in isola, a partire dalla quale sarà poi possibile e necessario occuparsi – sempre in modo partecipato e inclusivo – di definizione di progetti, finanziatori e soggetti di gestione per fare anche dell’isola edificata un centro di attività sostenibili inclusive e capaci di sostenersi anche dal punto di vista economico.
E anche pe altri due motivi:
- la costruzione e soprattutto la gestione di un parco urbano porta con sé un po’ di lavoro in termini diretti (valorizzazione manutenzione, guardiania e fornitura di servizi, almeno in alcuni momenti);
- la sua creazione può essere far si che la cooperativa o la struttura che lo gestirà possa successivamente allargare le sue attività alla gestione sostenibile di “lavoro”, anche nella parte edificata.
Soprattutto, come per il taglio della mela, è possibile che i semi portino a una virtuosa disseminazione: che cioè Poveglia diventi sempre di più un caso replicabile di sostenibilità degli interventi in Laguna e sul territorio. Per farlo è necessario che il vento o qualche mano disperdano nel modo giusto i semi sul territorio.
Ecco allora in conclusione la possibilità e la necessità di uno “sforzo di allargamento” al quale i poveglianti potrebbero e dovrebbero lavorare in vista dell’assemblea di settembre.

C’è un fronte interno, lagunare.
Come e più di quanto è successo in passato e domenica 25 vanno coinvolti veneziani e frequentatori della Laguna; anche a vela e perfino a motore, ma in primis il mondo della voga: le società remiere e i tanti che vanno a remi in Laguna e ne sono i primi testimoni di sostenibilità.
E c’è un fronte esterno, dei “foresti”.
Sempre benvenuti quelli più vicini, ma con una attenzione particolare a chi viene da più lontano. Perché sono quelli più stupiti e ammirati del clima di biodiversità e socialità, che a Poveglia trovano una rara composizione (che va mantenuta evitando di farne un luogo di frequentazione senza limiti).
A chi viene da fuori pare strano che non si trovi modo di salvaguardare tanta meraviglia, e forse è il caso che ci si renda conto che è così.
Le pratiche su Poveglia hanno già ora e progettano di avere in futuro una visione molto più in linea con il Green New Deal europeo della grande maggioranza dei progetti presentati con Il Piano Nazione di Ripresa e Resilienza da Comune, Regione, Governo. Allora non è il caso di interloquire direttamente con le istituzioni europee? La presenza di amici stranieri (penso agli interventi ascoltati in assemblea da Parigi e Strasburgo) non sollecita (e magari apre possibilità) in questo senso?
Concludo dicendo che sarà interessante tornare in isola a settembre, vedere se e come Poveglia per tutti avrà fatto dei passi avanti, e valutare le prospettive che si apriranno per il futuro.
servizio fotografico di Mario Santi

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