Kamala Harris arranca nei sondaggi, un dato politico problematico per l’amministrazione Biden mentre delinea la strategia a medio termine. Da sei mesi in carica, i sondaggi indicano che la vicepresidente democratica è vista meno favorevolmente del presidente Biden, fatto di per sé non particolarmente rilevante se si considera che, anche nelle precedenti amministrazioni, il numero due non supera mai il presidente nel gradimento dell’opinione pubblica, ma preoccupa per il riflessi sul Partito democratico. Secondo RealClearPolitics, che fa la media dei dati di tre sondaggi recenti, Harris ottiene il 46 per cento dei pareri sfavorevoli, tre punti al di sotto del 43 per cento di Biden. In un sondaggio Economist-YouGov condotto dal 24 al 27 luglio, raggiunge il 48 per cento.
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Sono dati che non riguardano semplicemente la performance della Casa Bianca, ma che si riverberano sul Partito democratico, specie a ridosso di un appuntamento elettorale come quello previsto nel novembre 2022, il voto di medio termine. In circostanze normali, già adesso, il vicepresidente visiterebbe i distretti elettorali, in particolare quelli in bilico, per suscitare attenzione sul candidato del suo partito e attirare le folle. Gli strateghi democratici adesso si chiedono se convenga giocare la “carta” Harris, in vista di un voto molto difficile sia al senato (ne sarà rinnovato un terzo) sia alla camera dei rappresentanti. Il Partito democratico ha una maggioranza risicata nei due rami del Congresso. C’è chi arriva a pensare che la sua presenza possa essere nociva per i candidati, tranne in alcuni collegi. E nessuno, d’altra parte, ne richiede la presenza. “Non senti nessuno che dica sta facendo un lavoro magnifico. Su che cosa, lo starebbe facendo?”, ammette un alleato della stessa Harris, citato da The Hill.

Kamala sta pagando errori grossolani, proprio sui due terreni tematici principali che le sono stati affidati da Joe Biden, immigrati e diritto al voto per le minoranze. Resta ancora vivo il passo falso di una sua conferenza stampa, in visita in Messico, nella quale avverte gli immigrati a non venire negli Usa – “don’t come here” – parole che le sono costate critiche dure da parte della sinistra e dei progressisti del suo partito.
Ci sono ragioni più di fondo per spiegare la cattiva performance iniziale di Kamala e per supporre che potrebbe risalire la china, la prima delle quali è che l’ex-senatrice della California non ha ancora la popolarità su scala nazionale di cui gode un veterano come Joe Biden, vecchia volpe di Washington. Inoltre pesa la persistente campagna, a sfondo razzista e sessista, che, da tempo, conducono contro di lei la destra e i trumpisti. La considerano un bersaglio più “facile” che Biden. Colpiscono lei per colpire Biden.

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