La terza guerra mondiale è scoppiata da un pezzo ed è quella climatica di un pianeta che si difende attaccando l’uomo che negli ultimi due secoli ha sottratto una quantità di risorse senza precedenti, bruciandole in nome del progresso e di un modello di sviluppo dissennato. L’estate scorsa era la foresta amazzonica a bruciare, quest’anno è stata l’aria a infuocarsi, in Canada con temperatura oltre 49 gradi e in Russia dove c’è stata l’estate più calda da 120 anni. Il teatro di guerra dei cambiamenti climatici si muove di continuo e in Europa il baricentro è il bacino Mediterraneo dov’è guerra aperta tra caldo dei venti africani e fredde correnti polari.
Nel mare nostrum l’innalzamento del livello dei mari è più contenuto che negli oceani, maggiore è però l’incremento della temperatura delle acque, fattore questo estremamente critico. Alle acque di questo mare circondato da monti viene impedito di continuare ad esercitare la funzione di regolatore del sistema grazie all’assorbimento di calore, anziché garantire del tipico clima temperato l’innalzamento della temperatura delle acque lo ha trasformato in un elemento di destabilizzazione e perturbazione violenta. Il nostro paese si estende con la sua forma allungata dalle alpi alle piramidi, ha la più lunga linea di costa dei paesi mediterranei e una solida spina dorsale montuosa.

È per questa condizione geografica il fronte avanzato della guerra tra caldo e freddo, acuito dall’umidità che scarica bombe d’acqua e tempeste devastanti com’è stato il caso di Vaia nell’ottobre del 2018. Oggi più che mai l’Italia è spaccata in due: a Sud condividiamo i problemi con i paesi della fascia mediterranea, dalla Grecia alla Spagna e alla Turchia; a Nord invece soffriamo i disagi del clima dell’Europa continentale, con alluvioni e grandinate come quella del 26 luglio sull’autostrada nei pressi di Parma, un improvviso bombardamento su automobilisti colpiti e affondati da grandine di dimensioni tali che è impossibile chiamarli chicchi.
La grandezza dei pezzi di ghiaccio aumenta a causa della turbolenza e dal calore delle correnti ascensionali calde, che impediscono al ghiaccio di cadere fino a quando non ha raggiunto un peso tale da vincere le correnti stesse e a quel punto piomba in terra e son dolori. Il nostro clima da virtuoso sta diventando dannoso, ma noi ci ostiniamo a indugiare e a considerare questi fenomeni estremi come occasionali, emergenze isolate, sono invece già usuali, la nostra nuova normalità: nulla sarà più come prima, il cambiamento climatico è una realtà presente con cui noi è inevitabile fare i conti. Imprevedibile è invece ciò che accadrà domani alle prossime generazioni il cui futuro è messo a repentaglio, di certo pagheranno un prezzo altissimo come deficit di vivibilità per colpe che non hanno.
Sembra un film, mix di horror e fantascienza, ma è invece un documentario. Alla fine dell’Ottocento la consapevolezza che il sole un giorno (pur lontanissimo) si sarebbe spento costituì uno choc per lo spirito del tempo, introducendo un senso di smarrimento e la perdita del centro documentata anche nella produzione artistica.
Oggi non è la morte del sole dopodomani di cui dobbiamo aver paura ma la morte della terra oggi, e noi con essa. Altro che turismo spaziale, ci vogliono propinare balle spaziali, ed è ora di dire BASTA.

Aggiungi la tua firma e il codice fiscale 94097630274 nel riquadro SOSTEGNO DEGLI ENTI DEL TERZO SETTORE della tua dichiarazione dei redditi.
Grazie!