Ieri il presidente Biden ha tenuto una conferenza stampa nello Studio ovale assieme al primo ministro britannico Boris Johnson. Johnson, che ha un’ottima relazione con i giornalisti, ha poi risposto alle domande che i media britannici gli hanno posto. Un comportamento molto diverso da Biden che, invece, si è rifiutato di accogliere delle domande di giornalisti statunitensi. I corrispondenti alla Casa Bianca hanno però presentato una protesta formale all’amministrazione per non aver avuto la possibilità di porre questioni, a differenza dei colleghi britannici.
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Scaramucce tra media e potere politico? Forse. Però è un episodio che rivela molto dello stato delle relazioni tra Biden e i media americani.
Certo, sono ormai lontani i tempi della quotidiana battaglia dell’ex presidente Donald Trump con la stampa che definiva “fake news” e nemici del popolo. Una relazione quella tra il repubblicano e i media americani tormentata ma anche fruttuosa per le grandi catene dell’informazione. Nel 2016 l’ex amministratore delegato della CBS Les Moonves disse candidamente che Trump non era una buona cosa per l’America, “ma dannatamente buona per la CBS” e la altre reti d’informazione. Trump garantiva maggiori ascolti. E dai maggiori ascolti arrivava una maggiore raccolta pubblicitaria.
Al contrario l’elezione di Biden è stata vista dalla stampa come il “ritorno alla normalità” anche nelle relazioni tra media e politica. Ma anche il ritorno a uno stile più noioso, rispetto allo show che Trump garantiva ogni giorno. Però a questa presunta “normalità” devono aggiungersi comportamenti che sollevano delle domande rispetto al ruolo della stampa nell’era post-trumpiana.
Questo rapporto diverso promesso da Biden si è trasformato in qualche cosa di molto differente anche rispetto ai suoi predecessori. Secondo l’American Presidency Project, gli ultimi quindici presidenti hanno tenuto delle conferenze stampa da soli nei primi trentatré giorni dalla data dell’insediamento. Nonostante le molte domande che la stampa legittimamente voleva porre al presidente, Biden ha atteso più di 50 giorni per presentarsi ad una conferenza stampa.
Non stiamo parlando di singole interviste a giornalisti. Questo è accaduto. Biden ha anche risposto alle domande dei giornalisti dozzine di volte in contesti però meno formali, più brevi e caotici che consentono di eludere le domande che non si vogliono affrontare.
Si discute invece della tradizionale conferenza stampa alla Casa Bianca che è molto importante per il dibattito democratico. Innanzitutto perché i i cittadini possono vedere in azione diretta il presidente che si trova ad affrontare una serie di domande e capire quanto conosca i vari dossier. In secondo luogo perché la serie di domande poste dai vari giornalisti offrono maggiori possibilità di verificare se le risposte del presidente siano evasive oppure no.
Anche la prima conferenza stampa di Biden ha sollevato critiche. Come ha notato Associated Press:
La prima conferenza stampa presidenziale di Joe Biden è stata degna di nota per ciò che mancava rispetto all’epoca del predecessore Donald Trump: nessuno scambio polemico con i giornalisti, niente Fox News e nessuna domanda sul Covid-19. […] Molti media erano impazienti poiché Biden ha atteso il suo 65esimo giorno in carica per sottoporsi a una sessione formale di domande e risposte con i giornalisti. […] Durante la conferenza stampa alcuni giornalisti, considerata l’improbabilità di essere chiamati di nuovo mentre Biden consultava un elenco di giornalisti a cui poteva rispondere, hanno fatto domande su più argomenti.
E non si tratta solo della conferenza stampa. I giornalisti si sono lamentati dell’inaccessibilità personale di Biden, là dove in precedenza Trump ma anche Obama avevano meno “filtri” nelle relazioni coi giornalisti. Biden inoltre ha lasciato molto spazio al personale della sua amministrazione: il Washington Post ha calcolato che i funzionari avevano rilasciato più di un centinaio di interviste ai media nazionali e una trentina a quelli locali. Biden ha poi ripetutamente insinuato che il personale della Casa Bianca controlla quando e dove gli è permesso rispondere alle domande della stampa e in diverse occasioni ha parlato – scherzosamente ma non troppo – dei guai che avrebbe corso se avesse risposto alle domande dei giornalisti.

Da che cosa dipende la scelta di rapportarsi in questo modo con la stampa? All’interno della Casa Bianca, c’è la convinzione che Biden possa essere usato al meglio soltanto in alcuni grandi momenti in cui è necessario ri-orientare la narrativa della stampa o sostenere una politica importante. Il problema è che non sempre le cose sono andate come previsto anche in queste occasioni e la Casa Bianca ha dovuto rettificare successivamente le dichiarazioni che il presidente aveva rilasciato.
Secondo molti osservatori questa strategia è non solo lontana da Trump ma anche dalla presidenza Obama, quando l’ex presidente democratico era una sorta di beniamino dei media. Con Biden sembra di essere ritornati a un tempo quando il presidente si concedeva con parsimonia al pubblico.
Ma c’è anche altro. Secondo Politico si tratta infatti di una strategia con un obiettivo diverso:
La Casa Bianca di Joe Biden ha stabilito una solida strategia per relazionarsi con la stampa: primo, non farsi del male da soli. Il presidente non rilascia interviste. I tweet dal suo account sono limitati e, quando arrivano, sono estremamente convenzionali. I commenti pubblici sono in gran parte letti.
“Non farsi del male”. Esattamente l’approccio seguito durante la campagna per le primarie prima e le presidenziali poi. La troppa esposizione di Biden non ha necessariamente funzionato a vantaggio dell’allora candidato democratico. Come ha sottolineato il Daily Beast, Biden durate la campagna per le primarie sembrava parlare pubblicamente o parlare con i giornalisti solo quando era costretto a farlo. Una reticenza in contrasto con la realtà dei media moderni. Ma che ha anche dato l’impressione nel tempo che Biden temesse il confronto con i giornalisti.
La recente crisi afghana ha riportato a galla il problema. Le stesse ripetute apparizioni del presidente che in solitario cercava di fornire lil messaggio principale della sua politica estera sono state una risposta malamente gestita ai media americani che hanno iniziato a porre questioni sulla gestione del ritiro. E ha rappresentato una sorta di fine-tregua tra la stampa e il presidente democratico.
Un atteggiamento quello del presidente che a destra i repubblicani hanno utilizzato per sottolineare malignamente il fattore anagrafico di Biden. Ma che potrebbe avere conseguenze elettorali il prossimo anno quando si vota: perché se il presidente evita la stampa perché non è in grado di rispondere alle questioni, quello potrebbe essere un problema. Soprattutto per chi ha fatto campagna promettendo una gestione politica “più competente” rispetto al predecessore.


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