Rincorsi a colpi di frusta. Come gli schiavi. L’ira dei neri americani

Le immagini dei migranti haitiani cacciati da agenti a cavallo hanno fatto il giro del mondo. Soprattutto gli afro-americani hanno guardato agli eventi in Texas con un misto di orrore per i ricordi che la scena immortalata riporta alla memoria collettiva.
MARCO MICHIELI
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Le immagini dei migranti haitiani rincorsi da agenti della polizia di frontiera degli Stati Uniti a cavallo, che li respingono a colpi di frusta verso il fiume Rio Grande che divide il Texas dal Messico, hanno fatto il giro del mondo. Soprattutto gli afro-americani hanno guardato agli eventi in Texas con un misto di orrore per i ricordi che la scena immortalata riporta alle memoria collettiva. 

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Da settimane migliaia di migranti provenienti da Haiti stanno cercando di entrare negli Stati Uniti attraverso il Rio Grande. Probabilmente spinti dalla decisione dello scorso maggio dell’amministrazione Biden di concedere lo status di protezione temporanea agli haitiani che si trovavano già negli Stati Uniti, molti hanno tentato di entrare nel paese. Nei giorni successivi si è creato un vero e proprio accampamento sotto un ponte sul lato americano del confine, che attualmente “accoglie” circa diecimila persone.

Il governo statunitense ha però cominciato a espellere gli haitiani senza consentire loro di presentare un ricorso per la richiesta di asilo. Questo accade perché l’amministrazione democratica utilizza la legge sulla salute pubblica nota come Titolo 42 per prendere rapidamente in custodia gli haitiani e riportarli in patria. Si tratta di una norma non nuova ma che l’amministrazione Trump ha invocato in marzo 2020 per vietare l’ingresso a chiunque provenisse dal Messico e dal Canada. Le associazioni per i diritti civili avevano già criticato la misura poiché è un mezzo, dicono, per mascherare una politica di contrasto all’immigrazione. Anche se Biden ha eliminato molti elementi delle politiche di Trump contro l’immigrazione legale e illegale, ha mantenuto il Titolo 42, tra le proteste degli attivisti e di parte del suo stesso partito.

La gestione dei migranti haitiani però sta mettendo in difficoltà l’amministrazione Biden. Daniel Foote, l’inviato speciale degli Stati Uniti per Haiti, ha rassegnato le dimissioni al segretario di stato Antony Blinken, affermando di non voler essere associato alla “decisione disumana e controproducente degli Stati Uniti di espellere migliaia di rifugiati haitiani” dal confine tra Stati Uniti e Messico. Foote ha anche criticato l’approccio politico generale degli Stati Uniti nei confronti di Haiti.

Ma Biden deve soprattutto affrontare le possibili difficoltà con l’elettorato afro-americano che ha contribuito in maniera determinante alla sua vittoria alle primarie e poi alle elezioni. Infatti, il più vecchio dei movimenti per i diritti civili, la National Association for the Advancement of Colored People, ha duramente criticato le immagini dei poliziotti a cavallo, sottolineando che si trattava di fatti “tutti molto familiari per coloro che hanno piena coscienza della storia terribile degli Stati Uniti”. Quelle scene a molti ricordano gli “slave patrols”, quei gruppi armati che controllavano il movimento degli schiavi, o venivano usati per rintracciare coloro che erano fuggiti dalle piantagioni negli stati meridionali degli Stati Uniti. Molti di quei gruppi erano pagati dai proprietari terrieri del Sud. In molti casi erano gli stessi stati a fornire i mezzi finanziari.

Le reazioni non sono tardate nemmeno in casa democratica. Ieri i membri del Congressional Black Caucus (i parlamentari afro-americani, tutti democratici) hanno incontrato funzionari della Casa Bianca e chiesto la sospensione degli agenti della pattuglia di frontiera fotografati a cavallo. Molti di loro hanno chiesto la sospensione dei voli di espulsione per Haiti.

Non si tratta però solo di immagini che rinviano ai terribili periodi della schiavitù e della segregazione. La stessa Haiti è simbolicamente importante per gli afro-americani. Il paese, che arrivò all’indipendenza nel 1804 grazie alla guida militare di Toussaint Louverture, fu la prima nazione nera e la seconda repubblica indipendente del continente americano. E in questa veste ha sempre rappresentato gli occhi degli afro-americani in schiavitù la possibilità della rivolta contro il dominio dei bianchi e, soprattuto, dell’uguaglianza razziale. 

E Haiti non ha solo rappresentato un simbolo importante per gli afro-americani. Gli Stati Uniti si rifiutarono di riconoscerne l’indipendenza fino al 1862. E la ragione è facile da comprendere. Riconoscere l’esistenza di un paese guidato da neri che si erano liberati da soli dei bianchi poteva essere un incentivo alla rivolta negli stati del Sud.

Rincorsi a colpi di frusta. Come gli schiavi. L’ira dei neri americani ultima modifica: 2021-09-23T19:43:28+02:00 da MARCO MICHIELI
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