Stati Uniti, lo “sciopero” a sua insaputa

Milioni di americani abbandonano volontariamente il proprio lavoro. Per gli esperti è la paura del Covid-19. Per altri è la nuova capacità contrattuale dei lavoratori, che alimenta la carenza di manodopera del paese. Mentre crescono le mobilitazioni sindacali in tutti il paese.
MARCO MICHIELI
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Le nuove statistiche del Dipartimento del Lavoro degli Stati Uniti sono diventate un enigma per molti economisti. Le assunzioni infatti sono rallentate in agosto e lo stesso numero dei posti di lavoro disponibili è sceso a 10,4 milioni, da un massimo record di 11,1 milioni del mese precedente. Ma il dato che ha fatto sobbalzare molti riguarda il numero di persone che hanno lasciato il loro lavoro.

Secondo il rapporto del Dipartimento, un record di 4,3 milioni di persone ha lasciato il lavoro in agosto. E sarebbe uno dei motivi per cui i datori di lavoro americani hanno enormi problemi a trovare personale. Nello specifico circa il 2,9 per cento della forza lavoro ha lasciato la propria occupazione in agosto, il 2,7 per cento di luglio. Ed è il più alto tasso di abbandono da quando il Dipartimento ha cominciato a pubblicare questi dati.

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Perché così tanti americani lasciano il proprio lavoro? Questa è la domanda a cui molti esperti hanno tentato di fornire una spiegazione. Nonostante infatti un’impennata nella creazione di posti di lavoro, molti hanno deciso dai fare la scelta inversa. Lo stesso segretario al lavoro, Marty Walsh, è rimasto perplesso dai dati e ha faticato a spiegare la carenza di lavoratori. Secondo il segretario conta l’effetto Covid-19 sulle decisioni familiari. Il fatto ad esempio che la carenza di manodopera nel paese sia diffusa in particolare tra le donne alle prese con la scuola e la cura dei figli, potrebbe essere spiegata con una certa riluttanza di tornare al lavoro in tempi di pandemia.

Alcuni hanno suggerito che proprio la variante Delta e l’aumento dei decessi legati al Covid-19 abbiano aumentato le paure di essere infettati dal virus nei lavori a contatto con il pubblico. Oltre a spingere alle dimissioni, la paura della malattia ha probabilmente determinato la scelta di molti disoccupati di non cercare o accettare lavori.

Anche altri fattori hanno probabilmente contribuito. Secondo alcuni economisti, quando i lavoratori si licenziano è un buon segno per il mercato del lavoro, perché le persone di solito lasciano il lavoro quando hanno già altre posizioni o sono sicuri di poterne trovare una. Secondo questa prospettiva, il grande aumento di agosto probabilmente riflettere un po’ quella fiducia tra i lavoratori. Con molti datori di lavoro alla disperata ricerca di lavoratori e i salari che aumentano, i lavoratori hanno una capacità molto maggiore di chiedere una paga più alta, o di andare altrove per trovarla.

Joe Brusuelas, capo economista di RSM, ha dichiarato proprio questo a CNN:

Questa potrebbe essere l’inizio di quella che potrebbe essere considerata l’età dell’oro per il lavoratore americano che è ora sicuro di avere il potere di contrattazione e di poter ottenere un salario ragionevole – e di avere influenza sulla forma delle condizioni di lavoro.

Un cambiamento, dice Brusuelas, che 

[…] non è semplicemente incentrato sulla semplice economia, ma su una più ampia rivalutazione della qualità della vita. Questo è quello che succede dopo grandi guerre o depressioni. È difficile da individuare quando ci sei dentro, ma abbiamo subito uno shock che ha provocato un cambiamento inaspettato nella popolazione. E ci vorrà un po’ di tempo per risolverlo.

Anche Robert Reich, l’ex segretario del lavoro di Bill Clinton, la pensa come Brusuelas. Ma si è spinto più in là. In un editoriale su The Guardian Reich ha scritto che 

I media non hanno riportato la grande storia, che in realtà è molto buona: i lavoratori americani stanno flettendo i loro muscoli per la prima volta in decenni. Si potrebbe dire che i lavoratori hanno dichiarato uno sciopero generale nazionale finché non otterranno una paga migliore e migliori condizioni di lavoro.

Secondo Reich, questo “sciopero generale disorganizzato” sta cambiando le relazioni tra lavoratori e aziende. E si inserisce negli scioperi organizzati che si stanno verificando in molte parti del paese.

In California ad esempio. Qui circa 24.000 infermieri e altri lavoratori sanitari della Kaiser Permanente, rappresentati dalla United Nurses Associations of California/Union of Health Care Professionals, hanno votato a favore di uno sciopero per protestare contro l’aumento salariale dell’uno per cento proposto dall’azienda e la riduzione dei salari per il nuovo personale. Altri 3.400 lavoratori della sanità in Oregon hanno anche anch’essi votato a favore dello sciopero.

C’è anche il caso dell’Alliance of Motion Picture and Television Producers (AMPTP) e l’International Alliance of Theatrical Stage Employees (IATSE) che hanno annunciato di essere pronti a votare per lo sciopero di sessantamila lavoratori dell’industria cinematografica e televisiva. Se il sindacato va avanti con lo sciopero, sarebbe il primo tra i lavoratori di Hollywood dalla Seconda guerra mondiale. Il tema è sempre la retribuzione che per molti lavoratori è rimasta bassa, appena sopra il salario minimo nell’area di Los Angeles (i servizi di streaming e le serie televisive hanno anche contribuito a far diminuire i salari).

E poi ci sono i duemila lavoratori di Frontier Communications in California; i lavoratori dei trasporti a Beaumont in Texas e ad Akron in Ohio; circa 450 dipendenti dei lavori pubblici a Minneapolis in Minnesota; i lavoratori della ristorazione alla Northwestern University e centinaia di lavoratori delle case famiglia nel Connecticut. E ancora i 1.100 minatori di carbone in Alabama che sono in sciopero da sei mesi e i 2.000 carpentieri a Washington che sono in sciopero dal 16 settembre. E poi i 10.100 lavoratori della produzione della John Deere in Iowa, Illinois e Kansas; i 2.500 infermieri e altro personale ospedaliero rappresentato dai Communications Workers of America a Buffalo, nello stato di New York; e i duemila lavoratori all’ospedale Mercy della Catholic Health.

Il governo federale conta soltanto gli scioperi che coinvolgono mille o più lavoratori e che durano un intero turno o più. La maggior parte degli scioperi non sono quindi sono contati. Alla Cornell University però hanno lanciato un database per seguire tutti gli scioperi e le proteste che avvengono negli Stati Uniti, anche se coinvolgono solo pochi lavoratori. E secondo il database della Cornell c’è un crescente attivismo dei lavoratori. 

A sottolineare che qualcosa sta cambiando nelle relazioni tra datori di lavoro e lavoratori è anche l’opinione nei confronti dei sindacati. Un sondaggio Gallup pubblicato all’inizio di luglio indicava che il 68 per cento degli americani approva i sindacati. Si tratta di uno dei dati più alti degli ultimi anni: era il 48 per cento nel 2009. Nel sondaggio, inoltre, il 47 per cento dei repubblicani ha detto di approvare i sindacati – la percentuale più alta dal 2003 – di fronte al 90 per cento dei democratici.

Un’immagine presa dal sito della Cornell University con il numero e la localizzazione degli scioperi attualmente in corso negli Stati Uniti
Stati Uniti, lo “sciopero” a sua insaputa ultima modifica: 2021-10-14T19:25:20+02:00 da MARCO MICHIELI
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