Secondo FranceInfo, i funzionari francesi sarebbero molto preoccupati dalla prospettiva della nuova coalizione tedesca “semaforo”. La posizione anti-nucleare dei verdi tedeschi e lo scarso entusiasmo per l’atomo dei socialdemocratici potrebbero rappresentare una minaccia per le ambizioni nucleari di Parigi. Francia e Germania sono infatti da tempo in conflitto sul ruolo del nucleare civile nella politica energetica e di lotta al cambiamento climatico dell’Unione europea.
ytali è una rivista indipendente. Vive del lavoro volontario e gratuito di giornalisti e collaboratori che quotidianamente s’impegnano per dare voce a un’informazione approfondita, plurale e libera da vincoli. Il sostegno dei lettori è il nostro unico strumento di autofinanziamento. Se anche tu vuoi contribuire con una donazione clicca QUI
Il contrasto tra i due paesi del “motore europeo” nasce dal tentativo della Commissione europea di definire una “tassonomia verde”, una classificazione delle “energie pulite” che potranno beneficiare di finanziamenti a basso costo per accelerare la transizione ecologica degli stati membri. Questa classificazione consentirebbe quindi un vantaggio competitivo ai settori in essa riconosciuti.
I due paesi sono in disaccordo sul ruolo del nucleare e del gas in questa “tassonomia”. In particolare la Francia difende il nucleare per garantire la sua transizione ecologica, mentre la Germania si affida al gas per realizzare la propria. E mentre la Francia evidenzia le pericolosità delle emissioni di CO2 legate allo sfruttamento del gas, la Germania indica il pericolo potenziale dell’energia nucleare e le difficoltà di stoccaggio delle sue scorie.
Lo scorso marzo il presidente Emmanuel Macron aveva già inviato una lettera alla Commissione europea assieme ad altri paesi per sostenere la necessità di inserire il nucleare tra le fonti di energia che apportano vantaggi nella lotta contro il cambiamento climatico. Tra i firmatari della lettera vi erano, oltre alla Francia, Repubblica Ceca, Ungheria, Polonia, Romania, Slovacchia e Slovenia.
Alla lettera francese aveva poi risposto la Germania, con il supporto di Austria, Danimarca, Lussemburgo e Spagna. In questo documento i cinque paesi esprimevano la loro contrarietà all’inclusione del nucleare nella tassonomia verde europea. Il problema, dicevano, è quello della sicurezza e di come le scorie nucleari possano essere immagazzinate per migliaia di anni, minimizzando i rischi.
Con il recente aumento dei prezzi dell’energia in Europa, però, la Francia è ritornata all’attacco. Ha inviato una nuova lettera alla Commissione europea per chiedere il riconoscimento dell’energia nucleare come una fonte energetica a bassa emissione di carbonio che dovrebbe far parte della transizione decennale dell’Unione verso l’obiettivo della neutralità climatica. Questa volta con più paesi tra i firmatari. Ai sette precedenti si sono infatti aggiunti anche Bulgaria, Croazia, Finlandia. Questi paesi sostengono che l’energia nucleare è una fonte energetica chiave, accessibile e stabile. E, soprattutto, garantisce l’indipendenza e la sicurezza energetica. Oltre il 90% del gas naturale dell’Ue infatti proviene da importatori stranieri. Nel 2020, la Russia di Putin rappresentava il 43,4% dello stock di gas naturale dell’Ue, seguita dalla Norvegia al 20%. Affidarsi al gas significa esporre l’Europa, in breve, ai desideri del Cremlino.
Gas che è però fondamentale per la Germania. Il paese infatti punta a chiudere le centrali nucleari entro il 2022, come deciso dalla cancelliera Angela Merkel, successivamente al disastro di Fukushima in Giappone. E carbone e gas sono necessari per sostenere la transizione dal nucleare. Inoltre, per assicurarsi le forniture di gas, la Germania ha concordato la costruzione del gasdotto Nord Stream 2, che porterà il gas russo direttamente ai consumatori tedeschi e che è osteggiato dalla Polonia e dagli Stati Uniti, per ragioni strategiche.

Dal canto suo, la Francia ovviamente vanta uno dei più grandi parchi nucleari nel mondo. Circa 70 per cento della sua elettricità proviene dal nucleare. Per il paese inoltre il nucleare è un asset strategico, sia per la competitività sia per la sovranità energetica. Lo stesso ministro delle finanze francese Bruno Le Maire ha recentemente dichiarato di non volere una Francia “dipendente dalle forniture provenienti dall’estero”.
La possibilità quindi che un accordo di coalizione tedesco sia determinante per spingere l’Unione europea ad eliminare il nucleare dalla lista delle fonti di energie utili per la transizione ecologica è vista a Parigi con molta preoccupazione. Soprattuto perché il prossimo anno ci sono le elezioni presidenziali. E le questioni di “sovranità nazionale” avranno un ruolo importante nel dibattito politico-elettorale.
Per questa ragione, secondo FranceInfo, Macron starebbe discutendo con il Partito liberale tedesco, con cui siede nello stesso gruppo al Parlamento europeo, per influenzare il contenuto dell’accordo di coalizione. O almeno per neutralizzare temporaneamente la Germania. In attesa che passino le elezioni presidenziali. La mossa successiva potrebbe essere far pesare l’alleanza con i paesi dell’Europa centrale, che potrebbe bloccare qualche iniziativa del Consiglio.
Il presidente Macron sta trasformando il nucleare in uno dei temi principali della campagna elettorale. Qualche giorno fa ha annunciato in pompa magna nuovi investimenti nel settore come parte del piano France 2030 per il rilancio dell’industria e dell’innovazione francese.
Il piano prevede di destinare grandi somme alla ricerca sulle mini centrali nucleari, le SMR (Small Modular Reactor). Gli investimenti specialmente in questo settore aiuterebbero la Francia a mantenere la propria competitività industriale, dato che i prototipi degli SMR sono già in fase di sviluppo in Cina, Russia, Stati Uniti e Giappone. Secondo Le Figaro, inoltre, il presidente potrebbe lanciare anche nuovi EPR, le centrali di terza generazione. L’unico impianto però di questo tipo costruito in Francia, a Flamanville, non funziona ancora e sta accumulando ritardi e costi aggiuntivi.
Questo rilancio del nucleare rappresenta una svolta per Macron. Quando era stato eletto il presidente aveva chiuso la centrale nucleare di Fessenheim. Col tempo però è diventato un sostenitore del nucleare. Dall’intenzione iniziale di chiudere 14 reattori e tagliare il contributo del nucleare al mix energetico francese dal 75 al 50 per cento entro il 2035, si è passati alla volontà d’investire in nuovi progetti nucleari. E “molto rapidamente”.
E i partiti francesi dibattono. La sinistra vorrebbe sbarazzarsene. Il candidato presidenziale dei verdi vorrebbe uscire dal nucleare in vent’anni, Mélenchon entro il 2030. Mentre i socialisti sono titubanti, a favore dell’atomo si batte il Partito comunista francese.
Per la destra il nucleare non si tocca. Estrema destra e destra si sono lanciate in una gara tra chi promette di costruire il maggiore numero di centrali EPR, mentre sullo sfondo lottano contro l’installazione dell’eolico on-shore e off-shore, “che deturpa il paesaggio e distrugge la flora e la fauna del territorio francese”.
Per Macron, però, un accordo di coalizione antinucleare a Berlino potrebbe essere peggiore di qualsiasi partito di opposizione francese. Perché una sconfitta del presidente, a qualche mese dall’inizio della presidenza di turno francese dell’Unione europea, potrebbe essere un brutto colpo nella corsa per le presidenziali. Soprattutto potrebbe essere un brutto colpo per l’ambizione del presidente francese, se vittorioso, di cercare di modellare l’Unione verso i desiderata e le ambizioni strategiche francesi.


Aggiungi la tua firma e il codice fiscale 94097630274 nel riquadro SOSTEGNO DEGLI ENTI DEL TERZO SETTORE della tua dichiarazione dei redditi.
Grazie!