Eravamo quattro amici al bar, che volevano cambiare il mondo.
E se il mondo è quell’universo di emozioni, bellezza e cultura che è una Venezia in debito d’ossigeno per molteplici ragioni, i quattro amici hanno ragione a ritrovarsi assieme in questi momenti difficili per dare inizio al progetto non-profit dal nome di buon auspicio Venezia InVita: InVita nel duplice significato di vivere e di invitare quanta più gente possibile a partecipare a un’iniziativa che occupa pensieri e azioni di Fabrizio, Angelo, Marco e Simone, giovani quasi cinquantenni veneziani che, per caso, durante i mesi di chiusura causa pandemia, sono entrati in contatto tra loro e hanno pensato di fare qualche cosa per la loro amata città.
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Burger, Zamprotta, Gavagnin e Poli sono i cognomi dei quattro soci, Presidente, grafico, editore e scrittore il primo, gestore di pub e produttore di distillati il secondo, esperto di web il terzo, ristoratore il quarto.

Amore per Venezia e consapevolezza che la città versa in grave emergenza economica, abitativa, turistica, sociale, demografica, ambientale, urbanistica… Venezia InVita propone rilancio e valorizzazione della città “con un alto potenziale per creare un’offerta di qualità per attrarre un turismo accorto, rispettoso e curioso e al contempo luogo in cui desiderare vivere”: questa la filosofia dell’associazione culturale. In un sistema sociale sconvolto dal virus i quattro veneziani hanno pensato di creare un sistema di collegamento tra varie categorie cittadine per presentare all’esterno una nuova immagine di città, vivibile, funzionante, attiva, e soprattutto di qualità.
Attraverso l’impalpabile ma onnipresente attività dei social tramite contatti, comunicazioni e risorse di sponsor sono ad esempio 35 i ristoranti di Venezia che fanno parte del progetto “Res tour” e si propongono alla clientela come luoghi dove si serve cibo di qualità oltre che di riscoperta di ricette e tradizioni: iniziativa diretta a garantire alta qualità di prodotti provenienti dal territorio e stagionali, per sfatare l’immagine che purtroppo da molti decenni accompagna Venezia al cibo “spazzatura” ma al tempo stesso caro e a un tristo turismo “mordi e fuggi”. Basta seguire i vari gruppi su Facebook, Instagram e compagnia, dove le richieste più comuni da parte di chi viene a Venezia è la ricerca di “un posto non turistico dove si mangia bene e si spende poco”. Non di un museo o di un monumento, se non in minima parte.


I ristoranti, di fascia medio alta e gestiti da giovani veneziani e non solo (come russi e giapponesi), si impegnano a garantire genuinità dei prodotti serviti, certi che se un turista consapevole viene a visitare la bellissima città può investire qualche euro in qualità e servizio…
“Rest Tour” ogni mese propone a due ristoranti due ingredienti di verdure e pesce ai vari iscritti che pubblicano le loro ricette in rete stimolando la curiosità di chi legge, oltre che l’appetito.
CIPECA (Comitato indipendente pubblici esercizi commercianti e attività artigianali), Jam Web Workgroup di professionisti della comunicazione, Tostapane studio Agenzia di Grafiva e comunicazione, Venicecalls Network per il futuro di Venezia, Cocai Express servizio di consegne a domicilio sono i partner collaboratori di Venezia InVita, che hanno aiutato nell’organizzazione della mostra di 60 acquarelli dell’artista veneziano Claudio Trevisan “Laguna in Vita” a Palazzo Corner Mocenigo nella sede distaccata del Museo Storico della Guardia di Finanza, in una collaborazione artistico-ambientale fino al 31 ottobre aperta al pubblico: la Guardia di Finanza impegnata nel difficile compito di tutela del delicato ecosistema lagunare invita a conoscere, rispettare, tutelare e vivere i 550 chilometri quadrati di terra e acqua attraverso i disegni di pesci, molluschi e crostacei della laguna.
Anche il neopromosso Venezia FC è stato coinvolto nelle iniziative sociali dell’Associazione: i giocatori sono scesi in campo con il logo di Venezia inVita sulla maglia alla prima partita di campionato di serie A, mettendo poi all’asta le maglie stesse per finanziare le spese sostenute per comunicazione, allestimento della mostra, sito web, stampa…
Un’altra delle iniziative escogitate dai quattro soci è l’invito una volta al mese a prender posto alla tavola di uno dei 35 ristoranti rivolto a due personaggi veneziani e non, collegati da interessi comuni, che sotto l’occhio di una telecamera gustano quattro pietanze diverse e commentano in diretta social: esperimento che fino a oggi ha visto ad esempio un DJ a tavola con il DG della Fenice, un confronto tra “il diavolo e l’acquasanta” ma che potrebbe dare il “la” a nuove originali collaborazioni, chissà.
Venezia inVita anche alla solidarietà, e in tempi di pandemia sono circa cento le famiglie che con l’associazione “L’angolo del riuso solidale” fanno capo a Ennio Zane, edicolante a San Giacomo dell’Orio: a turno i ristoranti della rete ogni mese consegnano una spesa tramite Cocai express per andare incontro a chi è in difficoltà economica.
Molte altre sono le iniziative che occupano le menti dei quattro per Venezia: legate alla ricerca di uno spazio polifunzionale dove proporre eventi culturali per valorizzare quanto di bello (cioè tantissimo) è racchiuso tra le pietre della città, sempre con la qualità delle offerte di alto livello.
Che Venezia resti InVita dunque, e ci resti attiva, abitata, organizzata, sicura, tutelata, valorizzata, capita, visitata sì ma col cuore. Ah, dimenticavo: e illuminata.




QUI LA PRESENTAZIONE DI VENEZIAINVITA

Immagine di copertina: l’insegna del ristorante Vittoria dal 1938, vicino al ponte degli Scalzi

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