Luigi Reitani. Un europeo, un formidabile germanista

L’improvvisa scomparsa dell’insigne studioso lascia un grande vuoto negli studi germanici in Italia e in Europa.
YTALI
Condividi
PDF

Durante la mia infanzia e giovinezza non ho mai avuto un contatto diretto né con la Germania, né con la sua lingua e cultura. Come ogni altro europeo della mia generazione ero piuttosto attirato dalla cultura pop britannica e americana. Al di fuori delle frontiere nazionali c’erano per me i Rolling Stones e Bob Dylan, il cinema di Hollywood e Jack Kerouac, non Goethe e Schumann. D’altra parte, molto presto ho ascoltato i miei genitori raccontare della Germania e dei tedeschi. Si trattava, come ci si può immaginare, di racconti di guerra. Appena laureato in medicina, mio padre era stato destinato a prestare servizio in un ospedale militare a Trieste, dove lavorava insieme a colleghi tedeschi. Mia madre parlava di militari tedeschi stanchi e impauriti in ritirata dalle città dell’Italia centrale. Con i tedeschi, così pensava il bambino, dovevano esserci stati dei problemi. Perché si trovavano in Italia durante la guerra e perché si erano dovuti ritirare? Da che parte stavano? E da che parte stavamo noi italiani? Questo non mi veniva spiegato, neppure a scuola, e ho avuto bisogno di molto tempo per venirne a capo. Nel frattempo il bambino aveva conosciuto i tedeschi in vacanza sul lago di Garda. Parlavano una lingua incomprensibile e sembravano allegri.
Questa naturalmente non era ancora una buona ragione per imparare il tedesco. Ciò è avvenuto solo all’Università di Bari, dove volevo studiare letteratura italiana. I miei interessi si indirizzavano anche alla filosofia e alla musicologia. Al primo anno di corso ho letto l’Estetica di Hegel e la Dialettica dell’Illuminismo di Adorno e Horkheimer, in traduzione italiana, si intende, ma senza capirci molto lo stesso. Che al secondo anno di corso mi sia deciso a studiare letteratura tedesca si deve un po’ al caso e molto alle qualità didattiche di Giuseppe Farese, ordinario della materia, che teneva le sue lezioni in forma seminariale per un piccolo gruppo di appassionati. Nel suo studio universitario si accendeva la pipa e noi potevamo discutere di Thomas Mann, Franz Kafka e della letteratura del fine secolo. E anche di Nietzsche, di cui in quegli anni Giorgio Colli e Mazzino Montinari pubblicavano l’edizione critica.
Dopo essermi laureato discutendo con lui una tesi su Arthur Schnitzler, Farese mi spedì a Monaco di Baviera, perché imparassi davvero, come mi disse, il tedesco. Il clima della città universitaria mi affascinò subito. In una libreria di Schwabing acquistai una particolare edizione in cofanetto delle opere di Hölderlin, pubblicata dalla casa editrice Insel. Tredici anni e alcune stazioni di vita dopo ho ricevuto l’incarico di tradurre in tedesco le sue poesie. Questo lavoro ha cambiato la mia vita e ha contribuito a far sì che mi recassi spesso in Germania, entrando in frequente contatto con i tedeschi. Insieme alla mia famiglia ho trascorso due estati a Marbach. Mentre io facevo ricerche nell’Archivio Nazionale della Letteratura Tedesca, le mie figlie e mia moglie frequentavano le piscine all’aperto nei dintorni. A Tubinga ho fatto parte per dodici anni dell’Ufficio di Presidenza della Società letteraria dedicata a Friedrich Hölderlin. A Stoccarda sono diventato frequentatore abituale della Biblioteca del Land. A Friburgo ho tenuto un seminario sulla poesia italiana in traduzione tedesca. A Berlino ho ricevuto una borsa di ricerca del Servizio Tedesco per lo Scambio Accademico. A Francoforte sul Meno sono diventato membro del Consiglio Scientifico del Freies Deutsches Hochstift, la fondazione che gestisce la casa natale di Goethe e il costituendo museo del Romanticismo. Convegni e inviti a tenere conferenze mi hanno dato modo di visitare numerose città della Germania. Si è così sviluppata un’ampia rete di relazioni scientifiche e di amicizie personali. Sempre meglio e sempre più ho avvertito come la cultura italiana e quella tedesca siano intrecciate tra loro e come siano entrambe parti costitutive della comune cultura europea.
Queste esperienze mi sono state assai utili quando sono stato chiamato a dirigere l’Istituto Italiano di Cultura a Berlino. Sono stati quattro anni meravigliosi di crescita umana, in cui ho toccato con mano quanto sia straordinario l’interesse dei tedeschi per l’Italia. Non solo per il Paese “in cui fioriscono i limoni”, per il paesaggio meridionale e il patrimonio culturale, ma anche per il presente, per suoi problemi, per le opere che nascono adesso e per gli artisti che qui lavorano. Ed è questo sguardo dall’esterno che mi ha portato nuovamente a occuparmi delle opere della cultura italiana. Giacché è forse questa la prospettiva di cui abbiamo bisogno, quando ci mettiamo in cerca della nostra storia e ricerchiamo le nostre radici, non nel suolo, ma in cielo, dove esse in realtà si trovano, come afferma Dante nella Divina Commedia. “Ciò che è proprio”, scrive Friedrich Hölderlin in una celebre lettera a Casimir Ulrich Boehlendorff, “deve essere ben appreso come quanto ciò che estraneo”.

L”ambasciatore Viktor Elbling consegna a Luigi Reitani l’Ordine al merito (Bundesversdienstkreuz) della Repubblica Federale di Germania conferitogli dal Presidente Frank-Walter Steinmeier.

Il brano che avete appena letto è di Luigi Reitani. È il discorso di ringraziamento pronunciato il 19 ottobre 2020 in occasione del conferimento all’illustre germanista dell’Ordine al merito (Bundesversdienstkreuz) della Repubblica Federale di Germania, da parte del Presidente Frank-Walter Steinmeier, rappresentato dall’Ambasciatore tedesco a Roma Viktor Elbling.

ytali è una rivista indipendente. Vive del lavoro volontario e gratuito di giornalisti e collaboratori che quotidianamente s’impegnano per dare voce a un’informazione approfondita, plurale e libera da vincoli. Il sostegno dei lettori è il nostro unico strumento di autofinanziamento. Se anche tu vuoi contribuire con una donazione clicca QUI

Un mese denso di impegni e appuntamenti, quell’ottobre, come questo del 2021. “Lo aspettavamo a Venezia questa settimana per un convegno su Hölderlin a Ca’ Foscari; neppure la sua assenza per malattia lasciava presagire un decorso così tragico e definitivo“, scrive su Facebook Susanna Mati.

Il professor Reitani, si è appreso nelle prime ore della giornata di oggi, è deceduto a Berlino, per complicazioni legate a Covid. Il doloroso stupore nell’apprendere della sua scomparsa è stato enorme, non solo nella comunità dei germanisti, non solo a Udine, non solo a Berlino. Luigi Reitani è stata una grande personalità della cultura italiana, oltre il perimetro specialistico degli studi germanici e oltre la sua attività di studioso, come testimoniano le numerose, immediate, sentite testimonianze, molte delle quali diffuse attraverso Facebook e il passaparola dei social. “Un europeo, un formidabile germanista“, lo definisce in tweet l’ambasciatore di Germania in Italia.

Era nato nel paese di Giuseppe Di Vittorio, Luigi Reitani. A Cerignola, grande centro nel foggiano, il 18 luglio 1959. Tenace, intelligente e lungimirante come il suo illustre concittadino, “un’intelligenza del sud”, scrive Gabriella Catalano del Consiglio scientifico dell’Istituto italiano di Studi germanici, ricordando “quel ragazzo con gli occhialini che ho conosciuto quarant’anni fa ai seminari di Schmidt-Dengler”, che poi

è diventato uno studioso ricco e appassionato, un lavoratore instancabile con una capacità di dedizione a qualsiasi cosa l’abbia impegnato nel corso degli anni, sul piano scientifico come sul piano organizzativo e professionale.

La sua vita di studioso l’aveva dedicata a Friedrich Hölderlin, alla letteratura austriaca dal XIX al XXI secolo, alle relazioni italo-tedesche, aveva pubblicato studi su numerosi autori e autrici della letteratura tedesca e austriaca dal Settecento alla contemporaneità.

Moderatore della presentazione dei volumi sull'”Indifferenza” delle nostre Parole del Tempo. 3 settembre 2021, Bolzano edizioni alpha beta verlag. “Mente acuta e uno dei più profondi conoscitori delle letterature germanofone, si era appassionato a questo nostro progetto, ponte fra culture italiana e tedesca”.

Ricorda così Reitani, Roberto Pinton, rettore dell’Università di Udine, dove l’insigne studioso era professore ordinario:

Era una delle personalità di maggiore rilevanza scientifica e culturale della regione e un punto di riferimento dell’Ateneo friulano. Arrivò a Udine come ricercatore nel 1991 dopo un percorso di studi di primissimo livello che lo condusse, dopo un primo perfezionamento successivo alla laurea, a effettuare un quadriennio post lauream a Vienna quale borsista dei Ministeri dell’Università e della ricerca delle Repubbliche di Austria e Italia.

A Udine deve molto Reitani, è la città che l’accoglie, dove fa un brillante percorso accademico, ma è anche Udine, la sua università, che devono molto a lui. Al giovane ateneo dà un considerevole contributo mettendo a disposizione la sua fitta rete di relazioni, anche internazionali, e avviando progetti come la Biblioteca Austriaca, fiore all’occhiello dell’università friulana, e la doppia laurea, una delle prime in Friuli e in Italia, in Letteratura Austriaca con Klagenfurt. E alla città dedica il suo impegno, accettando nel 2008 di entrare nella giunta comunale del sindaco Furio Honsell, come “tecnico” indipendente, assumendo la delega alla Cultura, carica che lascerà nel 2013, ritornando alla letteratura e all’insegnamento.

L’allora assessore Luigi Reitani alla conferenza stampa di Dario Fo e Franca Rame in Sala Ajace, Udine il 16 giugno 2012

Honsell rievoca quella collaborazione:

Fu un privilegio avere Luigi Reitani come assessore alla Cultura per cinque anni. La città di Udine e io gli dobbiamo molto. Volle che il Giovanni da Udine diventasse un teatro di produzione oltre a un teatro di ospitalità. Lanciò il progetto Udine Città del Tiepolo e Rosa Tiepolo che sono ancora attivi. Grazie alla sua caratura nazionale e internazionale Reitani riuscì a inserire Udine in molti circuiti culturali di prestigio.

Nel 2015 lascia Udine per Berlino per ricoprire, fino al 2019, il ruolo di direttore dell’Istituto italiano di cultura. Nella capitale tedesca organizza eventi per promuovere la lingua e la cultura italiana e collabora con l’Ambasciata d’Italia in Germania nella politica culturale e scolastica, nonché coordinando il programma culturale italiano al Salone del Libro di Lipsia e alla Fiera del Libro di Francoforte. L’ambasciatore d’Italia di quegli anni, Piero Benassi, lo ricorda come “figura di grande spessore umano e professionale. Personalità di grande cultura e di straordinaria promozione della cultura”. “Da direttore dell’Istituto Italiano di Cultura di Berlino non solo ha supportato ma anche aiutato il nostro festival a crescere con continui contributi e suggerimenti. Lo ricorderemo sempre con grande affetto e riconoscenza”, dicono i promotori dell’Italian Film Festival Berlin.

Nel 2020 torna a insegnare a Udine. Diventa anche membro del cda dell’Istituto Italiano di Studi Germanici, poi direttore responsabile delle edizioni dell’Istituto Italiano di Studi Germanici.

Ricorda così, l’impegno di Reitani nell’istituto di Villa Sciarra, Gabriella Catalano:

Prendeva a cuore qualsiasi incarico, qualsiasi lavoro si trovasse a fare: dai primi studi su Schiller alle tante traduzioni che ha realizzato, a partire da Schnitzler, fino alla cura dei due volumi dei Meridiani dedicati a Hölderlin in cui ha voluto non solo tradurre, ma anche imporre un taglio editoriale nuovo alla presentazione delle liriche proponendone una ripartizione in base ai luoghi di edizioni e contribuendo così, con sicura originalità, alla ricerca. Fino all’ampio commento alla raccolta di Ingeborg Bachmann, Anrufung des großen Bären, a cui ha lavorato tutta la scorsa estate. È lungo l’elenco degli autori che ha tradotto e su cui ha scritto, da Elfriede Jelinek a Thomas Bernhard, a Friederike Mayröcker, Ernst Jandl, a Karl Kraus o a Goethe. Era sempre capace di appassionarsi a nuovi ambiti e lanciarsi in nuove avventure, capace di seguire il filo personale dietro singole parole che costituivano il suo tramite con la lingua tedesca di cui era un raffinato conoscitore. Parole che lo guidavano nell’indagine, nel non dare nulla per scontato perché nello studio trovava le risposte ai quesiti diversi che di volta in volta i testi, le loro forme, il loro ritmo schiudevano alla sua mente sempre aperta a interrogarsi. Un rigore e una serietà che non hanno mai cancellato la sua naturale e quasi atavica vena ironica che rivolgeva anche verso se stesso.

La sua passione per Hölderlin, la sua impareggiabile competenza, erano contagiose.

Personalmente – scrive Gabriella Caramore, saggista e conduttricve radiofonica – gli devo molte cose belle. La prima è di avermi fatto capire e gustare la tragica grandezza di Hölderlin. Poi di avermi mostrato “dal vivo” che cos’è la passione dello studioso. Una sera, a casa sua e della moglie, a Berlino, ci mostrava tra centinaia di fotocopie di manoscritti di Hölderlin, i passaggi che potevano dare sostanza ai discorsi che stavamo facendo: sulla fatica di vivere, sulla poesia, sul divino. Poi gli devo anche di avermi fatto conoscere una immensa poetessa, come Christine Lavant – che lui stesso aveva tradotto – di cui ci parlò in uno splendido ciclo di Uomini e Profeti, “Salmi tedeschi”. [… ]
È così difficile parlare quando sono in gioco legami che implicano interessi profondi. Voglio solo osservare come è atrocemente simbolico il fatto che Luigi Reitani sia morto di questa morte terribile a Berlino, la città da lui profondamente amata.

Alla moglie Antonella, alle figlie Lisa e Marilù, il cordoglio più sentito della direzione e della redazione di ytali, anche interpretando i sentimenti della comunità di germanisti e di lettori che seguono la nostra sezione Un certo sguardo al mondo di lingua tedesca.

Luigi Reitani in un dibattito con Bernhard Fetz, 2010

Tra gli ultimi volumi di Luigi Reitani si ricordano: 

Lettere d’amore di Friedrich Hölderlin e Susette Gontard, nella traduzione di Adele Netti e Andreina Lavagetto, Milano, Mondadori, Oscar Nuovi Classici, 2021. 

Geografie dell’altrove. Studi su Hölderlin, Venezia, Marsilio, 2020. 

Hölderlin übersetzen. Gedanken über einen Dichter auf der Flucht, Wien-Bozen, 2020. 

• (a cura di) Friedrich Hölderlin, Prose, teatro e lettere, Milano, Mondadori (“I Meridiani”), 2019. 

Flucht in der Literatur – Flucht in die Literatur, Vienna, Picus, 2016. 

Germania europea – Europa tedesca, Roma, edizioni Salerno, 2014. 

• (a cura di) Friedrich Hölderlin, Tutte le liriche. Edizione tradotta e commentata. Revisione del testo critico tedesco, Milano, Mondadori (“I Meridiani”), 2001.

La filologia rivoluzionata da Luigi Reitani con passione e ironia, Luca Crescenzi, il manifesto.
Un’intervista con Luigi Reitani di Arno Widman, Frankfurter Rundschau, pubblicata il 13/7/2019
Il ricordo di Luigi Reitani, scritto da Michael Krüger, Frankfurter Allgemeine Zeitung
Il ricordo di Luigi Reitani, scritto da Lothar Müller, Süddeutsche Zeitung

Luigi Reitani. Un europeo, un formidabile germanista ultima modifica: 2021-11-01T18:50:59+01:00 da YTALI
Iscriviti alla newsletter di ytali.
Sostienici
DONA IL TUO 5 PER MILLE A YTALI
Aggiungi la tua firma e il codice fiscale 94097630274 nel riquadro SOSTEGNO DEGLI ENTI DEL TERZO SETTORE della tua dichiarazione dei redditi.
Grazie!

VAI AL PROSSIMO ARTICOLO:

POTREBBE INTERESSARTI ANCHE:

Lascia un commento