Il libraio inesistente in aiuto delle librerie che scompaiono

“Il libraio di Venezia” di Giovanni Montanaro racconta tutte le librerie della sua città. L’emblema della tragedia dei libri nella tragedia di un’intera città.
ALBERTO FERRIGOLO
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Mancano pochi giorni al secondo anniversario dell’aqua granda del 12 novembre 2019 [nell’immagine di copertina], quando il livello della laguna a Venezia è salito fino a 187 cm – non si vedeva dal 1966, 194 cm. slm. allora, lo stesso mese, gli stessi giorni e anno dello straripamento dell’Arno a Firenze. La seconda misura della storia della città. L’acqua è salita lenta, a partire dall’alba del giorno 8, per crescere via via, inesorabile, tracimando, entrando ovunque, in calli, campi e campielli, botteghe, abitazioni senza incontrare ostacolo alcuno, per diventare un tutt’uno indistinto con il resto della laguna. Senza soluzione di continuità.

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Danni incalcolabili. In tutte le attività e per tutti i settori. Ma ce n’è uno di questi, in particolare, che provoca più dolore: i danni ai libri, alle librerie, alle biblioteche, pubbliche e private. Come la Marciana, la Querini Stampalia, per dirne due. Libri preziosi, nuovi e antichi, pregiati e meno, finiti a mollo, destinati a galleggiare, inzuppati, pagine irrecuperabili. La memoria azzerata. Degradata e biodegradabile com’è, di fatto, la carta. 

Giovanni Montanaro (foto di Giulia Zandarin)

A Venezia centro storico ci sono venti librerie, più una al Lido. Ma di una di queste, in particolare – la Moby Dick, a campo San Giacomo – riviviamo la storia e il dramma attraverso le reazioni e le emozioni “letterarie” del suo titolare, Vittorio, in Il libraio di Venezia di Giovanni Montanaro, uscito per i tipi Feltrinelli nel novembre 2020, esattamente un anno fa, primo anniversario dell’aqua granda. Un romanzo leggero e divertito, con inclusa liaison amorosa tra Vittorio e Sofia che si avvicina alla sua libreria per curiosità per i libri, il loro formato, le loro copertine. Un pretesto per raccontare l’angoscia quotidiana dell’acqua che sale o può salire da un momento all’altro distruggendo tutto ciò che trova lungo il proprio incedere, più o meno rapido.

L?acqua alta anche con il Mose in attività. La facciata di ingresso della basilica di San Marco mentre l’acqua sale dal lastricato della piazza ,5 ottobre 2021, foto di Andrea Merola

Quella di Moby Dick è la storia immaginaria e immaginata di una libreria

che ti sorprende che esistano ancora, anche se ci sono in ogni città, tenaci come guerrigliere, eleganti come principesse.

Gestita da un libraio a cui i libri e i loro autori dicono sempre qualcosa, parlano e narrano anche se chiusi e riposti negli scaffali. Pure la notte, sussurrano i libri. Tanto più se stanno per essere aggrediti o solo lambiti dall’umidità. Sono libri che urlano, disperati. Di cui il libraio, Vittorio ma non solo lui, impaurito dal rischio di perderli per sempre, ripercorre in un lampo le trame, la storia, le suggestioni, episodi e aneddoti dei momenti della loro lettura nell’impossibilità di doversi separare una volta per tutte da loro. Libri che prendono il largo, galleggiando sul pelo dell’acqua, prima di sprofondare, risucchiati dal peso del loro stesso inzuppamento.

I veneziani hanno dovuto letteralmente strappare i libri all’acqua; dalle asciugature con il phon ai più complessi procedimenti di congelamento, liofilizzazione e stiratura, ognuno ha fatto quanto ha potuto per salvare i propri volumi,

annota Montanaro in una apposita nota a fine testo.

Campo San Giacomo

Eppure, “non c’è stata soltanto la tragedia: in quei giorni Venezia ha reagito, e nello sfacelo è nata improvvisa anche una specie di allegria, fatta della capacità di aiutarsi, ritrovarsi, della voglia di lottare” nella solidarietà e reciproca e nella condivisione che in genere tutte le tragedie innescano. Spontaneamente. Con i giovani studenti, veneziani e non, che si prodigano ad aiutare i negozianti sotto casa, gli anziani e gli abitanti dei piani bassi, rimboccandosi le maniche in giorni freddi spazzati da raffiche di vento sferzante.

La verità è che la Moby Dick di campo San Giacomo, citata ne Il libraio di Venezia, non esiste. Al suo posto, semmai, c’è una deliziosa cartoleria. Moby Dick è una pura invenzione, come la Balena Bianca, così come lo è il suo titolare, Vittorio. È un artificio, un pretesto – questo sì del tutto puramente letterario – attraverso il quale Giovanni Montanaro, giovane avvocato e scrittore, si prefigge di raccontare tutte le librerie della sua città. L’emblema della tragedia dei libri nella tragedia di un’intera città.

Un gesto piccolo ma significativo per “andare oltre Venezia”, ciò per far sì che ogni copia, “un euro”, venga destinato al fondo Mibact per gli acquisti delle biblioteche pubbliche nelle librerie di tutta Italia. Un modo per essere sempre dalla parte dei libri. Contro l’acqua alta, granda o piccola che sia.

Il libraio inesistente in aiuto delle librerie che scompaiono ultima modifica: 2021-11-05T15:44:08+01:00 da ALBERTO FERRIGOLO
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