Corsa all’Eliseo. Caccia all’elettore di centrodestra

Con la vittoria di Valérie Pécresse alle primarie chiuse del centrodestra sono ormai noti tutti i candidati alle presidenziali del prossimo anno. O quasi. Manca infatti la candidatura di Emmanuel Macron, il presidente uscente che attende e approfitta della visibilità come capo dello stato.
MARCO MICHIELI
Condividi
PDF

[PARIGI]

Con la vittoria di Valérie Pécresse al Congresso de Les Républicains il quadro dei partecipanti alle prossime elezioni presidenziali del 10 aprile (secondo turno il 24 aprile) è pressoché completo. La moderata presidente della regione Île-de-France ha infatti nettamente sconfitto Éric Ciotti, deputato e il rappresentante della destra del partito (61 per cento contro il 39 per cento).

ytali è una rivista indipendente. Vive del lavoro volontario e gratuito di giornalisti e collaboratori che quotidianamente s’impegnano per dare voce a un’informazione approfondita, plurale e libera da vincoli. Il sostegno dei lettori è il nostro unico strumento di autofinanziamento. Se anche tu vuoi contribuire con una donazione clicca QUI

Il quadro, dicevamo, è appunto quasi completo. Questa incompletezza deriva da due fattori. Il primo è che per potersi presentare, i candidati alle elezioni presidenziali devono ottenere un numero sufficiente di firme di rappresentanti eletti. Dal 1976 il numero minimo è di cinquecento firme. Se per molti partiti tradizionali non si tratta di un’operazione complicata, per molti altri piccoli partiti è uno scoglio spesso insormontabile. Il secondo fattore è che l’attuale presidente della repubblica, Emmanuel Macron, non è ancora ufficialmente candidato alla sua successione. Storicamente, la ricandidatura del presidente uscente avviene di solito uno o due mesi prima del primo turno. De Gaulle, Giscard d’Estaing e Mitterrand lo hanno annunciato un mese prima dello scrutinio; Chirac due mesi prima; Sarkozy tre mesi prima. È probabile che Macron segua la strada di De Gaulle e Mitterrand, per poter godere del suo ruolo di capo dello stato fino alla fine, con tutti vantaggi in termini di visibilità gratuita. Dal primo gennaio inoltre la Francia detiene la presidenza di turno dell’Unione europea, una vetrina che Macron vuole utilizzare per dimostrare di essere il solo con la statura da presidente.

Attualmente la sinistra dovrebbe avere almeno cinque candidati. Almeno perché appunto c’è il problema delle firme. Questi cinque sono: Fabien Roussel, segretario del Partito comunista francese; Jean-Luc Mélenchon, leader de La France Insoumise; Yannick Jadot, europarlamentare dei Verdi; Anne Hidalgo, sindaca socialista di Parigi; e probabilmente Arnaud Montebourg, ex ministro socialista dell’industria. Nei sondaggi la candidatura relativamente più forte è quella di Mélenchon (10%), seguito da Jadot (7 per cento), Hidalgo (5 per cento), Montebourg (2 per cento), Roussell (2 per cento), altri di sinistra (2 per cento).

La caratteristica comune a tutte queste candidature è la loro estrema debolezza. Mélenchon è alla terza e probabilmente ultima candidatura alle presidenziali e sembra lontano il risultato del 2017, quando il leader della sinistra populista raggiugne il 19 per cento dei consensi, a un passo dal ballottaggio. La candidatura di Hidalgo invece non sembra essere mai decollata, tanto che lo scarso appeal della sindaca di Parigi sembra aver ridato fiato alle mai sopite ambizioni di ri-candidatura di François Hollande. Roussel è poco conosciuto e sta conducendo una propria battaglia a sinistra contro l’egemonia di Mélenchon. Il candidato dei Verdi Jadot, invece, può vantare almeno nei sondaggi di aver superato i socialisti, ma senza il loro apporto a una sua candidatura è una magra consolazione.

Alcune iniziative di base di militanti hanno proposto delle “primarie cittadine” per definire una candidatura unica della sinistra, il solo modo per poter contare in questa elezione. Ma in realtà le divisioni tra i vari partiti sono profonde. In termini di ambizioni personali dei candidati – elemento non da poco per l’elezione del “monarca repubblicano” – e di divisioni profonde sulle politiche. Non solo tra sinistra – Mélenchon, Roussell – e centrosinistra – Jadot. Hidalgo, Montebourg -, ma anche all’interno delle stesse aree politiche. Ad esempio, Roussell e i comunisti sono grandi sostenitori delle centrali nucleari, tema centrale delle elezioni presidenziali, mentre Mélenchon preferirebbe chiuderle. Tra Hidalgo, Jadot e Montebourg vi sono poi differenze non marginali in termini di politiche economiche.

Se nessuno dei candidati dovesse improvvisamente e per qualche strana ragione importi sugli altri, il ruolo della sinistra dovrebbe essere marginale nel primo turno delle elezioni presidenziali. Tuttavia, se Macron dovesse passare al secondo turno, contro Le Pen o contro Zemmour, il presidente uscente avrebbe bisogno ancora una volta dei voti della sinistra, come accadde nel 2017. Cinque anni fa Macron decise di non concedere nulla in ambito programmatico a quegli elettori. Cinque anni dopo e con lo spettro dell’astensionismo, forse la sinistra potrebbe contare di più. Quel che pare certo è che molti si attendono un rimescolamento delle carte con l’uscita di scena di Mélenchon. A sinistra infatti si scommette sulla scarsa capacità di tenuta del partito quasi personale del politico di sinistra e, per molti, un ostacolo a qualsiasi tentativo di alleanza.

Anche a destra con la vittoria di Valérie Pécresse le opzioni sono plurali. La presidente della regione Île-de-France è infatti una moderata e la prima donna candidata presidente del partito erede del gollismo e del post-gollismo. Tanto moderata da essere considerata per molto tempo vicina al presidente Emmanuel Macron. Nel 2017, infatti, lascia Les Républicains in opposizione alla linea di Laurent Wauquiez, allora leader del centrodestra, considerata troppo porosa alle idee dell’estrema destra. Tuttavia, il fatto di essere stata per lungo tempo considerata vicina a Macron e di essere riuscita a farlo dimenticare agli aderenti del partito che ha abbandonato, e al quale si è poi re-iscritta per partecipare a queste “primarie chiuse”, è una dimostrazione della capacità di sopravvivenza politica che la caratterizza e che potrebbe impensierire Macron. L’obiettivo di Pécresse è quello di sottrarre voti proprio allo schieramento del presidente che, con le elezioni europee del 2019, ha visto un’inversione dei rapporti di forza interni tra elettori di centrosinistra ed elettori di centrodestra, a vantaggio di quest’ultimi. In questo riposizionamento al centro, il rischio per Pécresse è di perdere quella parte di elettorato di destra che si è riconosciuto nel suo avversario interno Ciotti. Le alternative infatti esistono e Éric Zemmour, in particolare, potrebbe essere un’opzione possibile.

Attualmente i sondaggi indicano per l’insieme di quest’area politica Marine Le Pen in testa (20 per cento), seguita da Zemmour (13 per cento), Pécresse (11 per cento) e altri di destra (4 per cento). La dinamica dello scrittore e giornalista francese è altalenante. Fino a qualche settimana fa, sembrava aver messo in notevole difficoltà Marine Le Pen, che ha moltiplicato gli eventi delle campagna elettorale e soprattutto gli attacchi proprio a Zemmour. Le Pen accusa infatti Zemmour di non parlare alle classi popolari francesi, lo scrittore rimprovera alla politica l’incapacità di “riunire” la destra per poter sconfiggere Macron. Come Mélenchon, anche Le Pen sta affrontando la battaglia della vita. È alla terza elezione presidenziale e, se dovesse perdere, si porrebbe nel partito che guida il tema della successione. Le Pen ha già individuato un successore nel giovane europarlamentare Jordan Bardella, presidente del partito pro-tempore. Ma è probabile che in caso di sconfitta di Le Pen e Zemmour, Marion Maréchal, la nipote di Marine Le Pen (che ha opportunamente eliminato la parte ingombrante del suo cognome), si ripresenti sulla scena. I rapporti con Zemmour, che ha aiutato a raccogliere le firme per le presidenziali, sono infatti ottimi.

A presidiare il centro, con uno sguardo al centrodestra, sarà ancora Emmanuel Macron, il presidente in carica. Come detto Macron non ha ancora annunciato la propria ri-candidatura ed è probabile che avvenga a pochi mesi dalle elezioni. Ovviamente la situazione sanitaria, con la variante Omicron all’orizzonte, potrebbe avere un impatto sulla performance elettorale di Macron, soprattutto se dovesse adottare misure restrittive severe, verso le quali i francesi hanno dimostrato una certa “allergia”.

A sostegno della sua candidatura ci sarà questa volta una coalizione inedita. A differenza del 2017, quando la candidatura di Macron fu sostenuta dal partito del presidente, En Marche, e dal MoDem, il partito centrista di François Bayrou, oggi il presidente può contare su una nuova formazione che mette assieme le varie anime del “macronismo”. Qualche giorno fa infatti è stata fondata la coalizione Ensemble citoyens, che riunisce non solo il partito del presidente e di Bayrou ma anche Agir, il partito che riunisce i transfughi del centrodestra; Territoires de progrès, il movimento del ministro degli esteri Jean-Yves Le Drian, che riunisce gli ex socialisti; e da Horizons, il partito dell’ex primo ministro Eduard Phillippe, che riunisce i sindaci del centrodestra. L’attenzione di Macron per l’elettorato di centrodestra è enorme. Perché in effetti è con quest’elettorato che molti si giocheranno l’ingresso al secondo turno. I sondaggi danno al presidente il 24 per cento al primo turno, non molto diverso dal 2017, quando però era quasi un “signor Nessuno”. Al ballottaggio eventuale con Marine Le Pen i sondaggi indicano una vittoria del presidente uscente ma con minore distacco rispetto al 2017: il 54 per cento contro il 46 per cento.

Che Macron vinca o perda, in quell’area politica molto è destinato a cambiare. Se Macron infatti dovesse vincere, il problema è quello della sopravvivenza politica di quest’area allo scadere del secondo mandato del presidente nel 2027. Per questo è stata creata questa nuova coalizione. L’obiettivo del macronismo è sopravvivere al suo fondatore. L’ha capito bene Eduard Phillippe, l’ex primo ministro di Macron, e uno dei maggiori sponsor della nuova formazione politica.

Corsa all’Eliseo. Caccia all’elettore di centrodestra ultima modifica: 2021-12-05T16:26:03+01:00 da MARCO MICHIELI
Iscriviti alla newsletter di ytali.
Sostienici
DONA IL TUO 5 PER MILLE A YTALI
Aggiungi la tua firma e il codice fiscale 94097630274 nel riquadro SOSTEGNO DEGLI ENTI DEL TERZO SETTORE della tua dichiarazione dei redditi.
Grazie!

VAI AL PROSSIMO ARTICOLO:

POTREBBE INTERESSARTI ANCHE:

Lascia un commento