Nel libro sul processo al filosofo italiano del Rinascimento Giordano Bruno, intitolato Io dirò la verità, lo storico Germano Maifreda racconta la storia di come Bruno, dopo otto anni di prigionia, cercò di coinvolgere il tribunale dell’Inquisizione romana in una disputa intellettuale sul suo processo, presentando ripetutamente memorie scritte attentamente argomentate in sua difesa. Uno di questi era addirittura indirizzato al Papa. Maifreda suggerisce che la decisione di Giordano Bruno di lasciarsi bruciare vivo sul rogo arrivò solo quando finalmente capì che i poteri che aveva cercato di sfidare, e che un tempo aveva sperato di cambiare – l’Inquisizione romana e la Santa Sede – stavano seguendo un copione che non aveva nulla a che fare con la verità, ma piuttosto un programma nascosto che era stato decisamente impostato contro di lui fin dall’inizio, perseguito dall’Inquisizione nel suo caratteristico sudario di totale segretezza e potere assoluto.

Si dà il caso che Bruno sia stato arrestato per la prima volta a Venezia, dove iniziò la sua lunga prigionia e il processo dell’Inquisizione prima di essere estradato a Roma. Forse è questa connessione con Bruno che per prima mi ha ricordato le storie che ho letto di recente sui tanto abusati consiglieri di minoranza nel consiglio comunale di Venezia. In effetti, il paragone è più profondo, nel senso di andare contro un potere abusivo con la propria agenda perseguita in modo spietato. Da quanto riferito da diversi consiglieri, sembra che la minoranza possa produrre tutte le proposte, i fatti e gli argomenti che vuole, ma la bocciatura da parte della maggioranza è praticamente garantita. Il risultato è già stato deciso contro di loro e a favore del partito e delle proposte del sindaco, e viene imposto in modo abusivo e derisorio. La maggioranza non solo rifiuta a priori le idee della minoranza, ma ci sbatte anche il naso.
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Anche se questo non equivale certo a essere mandati al rogo, la testimonianza è comunque agghiacciante per l’epoca attuale, e del tutto contraria a ciò che ci aspetteremmo da un governo che ha promesso “democrazia aperta e partecipativa”. Per esempio, Giovanni Andrea Martini ci informa che il Consiglio si riunisce ancora su Zoom, e che i microfoni dei consiglieri di minoranza vengono silenziati dalla maggioranza quando parlano, e poi le loro dichiarazioni sono seguite da abusi verbali:
Non è la prima volta che lo denuncio, ma devo farlo ancora: per l’ennesima volta, in Consiglio comunale si è impedita ogni discussione, grazie al fatto che la Presidente ha la possibilità di silenziare da remoto gli interventi indesiderati, e si è proceduto all’attacco e all’offesa personali dei consiglieri di opposizione. Sono queste le armi della maggioranza ogni qual volta si trova di fronte ad una critica. Allora, per rimarcare la sua forza, demonizza chi esprime idee e proposte diverse e passa al voto compatto, seguendo il copione preparato dall’alto (Giovanni Andrea Martini, Tutta la Città Insieme! Comunicato stampa 2 dicembre 2021)
Altre recenti dichiarazioni di consiglieri di minoranza raccontano più o meno la stessa storia:
Non c’è possibilità di dibattito sulle proposte offerte dall’opposizione. Spero che in futuro il dialogo tra maggioranza e opposizione possa essere molto più civile (Cecilia Tonon, Venezia è Tua, La Nuova di Venezia e Mestre 26 dicembre 2021)
Brugnaro sa solo lamentarsi, attaccando chiunque la pensi diversamente da lui (Monica Sambo, 30 dicembre 2021)
Sono pienamente e incondizionatamente disponibile ad un dibattito “faccia a faccia” con questo Sindaco, in cui ad entrambi venga dato lo stesso tempo di parola, e senza che ad uno dei due contendenti venga spento il microfono (Marco Gasparinetti, Terra e Acqua, 22 dicembre 2022)
Di solito è il capogruppo fucsia che dispensa insulti, ma nei consigli comunali più importanti, come l’ultimo dell’anno sul bilancio di previsione, la parte passa direttamente al sindaco. Il messaggio chiave è che lui / loro hanno ragione mentre l’opposizione ha torto o non capisce nulla, a prescindere. Anche quando vengono forniti dati o tesi fondate, l’accusa è quella di non saper comprendere i primi e di diffondere idee balzane con le seconde (Giovanni Andrea Martini, Tutta la Città Insieme!, da Facebook, 26 dicembre 2021)




E i risultati concreti di questo blocco virtuale della politica? Gli effetti per i residenti vanno ben oltre le questioni di più alto profilo come le navi da crociera o il MoSE e il cambiamento climatico. Queste lotte riguardano la vita delle persone che vivono e lavorano in città: si tratta di posti di lavoro, alloggi, la salute della città e un futuro per qualcosa di diverso dal turismo e dall’edilizia, su entrambi i lati del ponte. Di nuovo, le parole degli stessi consiglieri descrivono meglio i risultati di questo stile di governo a senso unico:
La città che ne risulta è un luogo disomogeneo e disgiunto, con una parte insulare dove non si investe più in rivitalizzazione, casa e lavoro, e la parte in terraferma che si regge quasi esclusivamente sul grande commercio e sul comparto edilizio, tanto è vero che la qualità di vita si abbassa, la criminalità aumenta e i residenti se ne vanno anche da lì (Giovanni Andrea Martini, Facebook, 26 dicembre 2021)
Pochi giorni fa in Consiglio comunale ci hanno detto NO a maggiori risorse per gli alloggi comunali attualmente sfitti, NO ad una addizionale comunale IRPEF meno odiosa (quella attuale è ai massimi di legge e colpisce anche i redditi più bassi) ancora NO alla proposta di restauro per la loggia della pescheria di Rialto.. adesso sappiamo a cosa servirà l’avanzo di bilancio: “cittadella dello Sport a Tessera, in parte con i fondi del Pnrr e per il resto (200 milioni?) con risorse messe a risparmio dal Comune”. Risparmiare sulle spalle dei più deboli, per assecondare le manie di grandezza di chi è già ricco sfondato, nonché proprietario della squadra di basket che chiede nuovi spazi (Marco Gasparinetti, Terra e Acqua, da Facebook 29 dicembre 2021)
Unico punto richiamato è relativo alla cittadella dello sport, nessun riferimento ad altri grandi investimenti che sarebbero necessari per la città, soprattutto dal punto di vista ambientale e della rigenerazione urbana, nonché sulla residenza. Come possiamo candidarci a capitale della sostenibilità con queste premesse? Sul versante degli asili l’assessora alle politiche educative ha dichiarato che la grande conquista è stata l’esternalizzazione dell’asilo mille colori. […] Nessuna centralità alla cultura, il Sindaco non ne parla nemmeno e come assessore alla cultura [Brugnaro ha rivendicato per sé questo ruolo, ndr] in questi anni non ha programmato o progettato alcunché. Si conferma una gestione totalmente economicista e dipendente dai turisti. La cultura nella nostra città è affidata alle istituzioni statali o ai privati, nonostante il Comune abbia una propria fondazione. Come sempre nessuna notizia sul fronte del lavoro. Non si prevede alcun progetto per il rilancio di Porto Marghera, nessuna politica positiva per creare lavoro stabile e di qualità nel turismo e pare definitivamente scomparsa dai radar la famosa agenzia per lo sviluppo creata dal comune (Monica Sambo, Pd, da Facebook 30 dicembre 2021)

L’approccio verticistico e a senso unico non è affatto limitato al Consiglio comunale. È l’intero sistema di governo del Comune che è stato drasticamente alterato e centralizzato durante i mandati di Brugnaro come sindaco. Le amministrazioni comunali locali sono state spogliate dei loro poteri, i loro uffici ridotti a personale ridotto all’osso. Una vasta gamma di servizi pubblici è stata ridotta, tagliata o privatizzata. Il potere politico è stato accentrato a Ca’ Farsetti, nelle mani dell’amministrazione Brugnaro, che con la scusa di risanare il bilancio ha drammaticamente cambiato il sistema di governo della città nel tipo di autocrazia spacciata per democrazia che è stata appena descritta – qualcosa che si avvicina a una dittatura.
Il coraggioso leader/figura di rappresentanza, nella persona del sindaco Luigi Brugnaro, mente al pubblico sulla sostenibilità e l’ecologia, la gestione del turismo, la sicurezza, ecc, ma ha in realtà dirottato il processo politico, e ora sta usando quel potere per prendere i soldi dalla città per costruire il suo grande stadio sportivo – per la squadra di basket che possiede – mentre la maggioranza nel Consiglio comunale fa passare la sua agenda incontrastata e maltratta l’opposizione. Almeno, dovrei dire, è così che le cose sembrano dal mio punto di vista.
In un senso molto reale questo sembra (ancora una volta, per me) il più grande problema che Venezia affronta, quello che si frappone a tutto il resto – se l’apparato decisionale e il sistema di governo è così sistematicamente truccato contro anche i suggerimenti di cambiamento da parte dei consiglieri di minoranza, allora che possibilità c’è di affrontare uno qualsiasi dei principali problemi della città? Possono Brugnaro e la sua maggioranza cavarsela fingendo di essere una democrazia ma comportandosi come una dittatura, gestendo la città a suo personale vantaggio e per la rovina del territorio?
Poi c’è la questione di cosa succederà dopo Brugnaro, e del sistema che si lascerà alle spalle. Una futura amministrazione invertirà la rotta, decentrerà il potere politico per riportarlo a qualcosa di simile alla sua configurazione precedente, permetterà il dibattito democratico e ripristinerà i servizi? O rimarrà il nuovo sistema autocratico, con solo nuovi comandanti al timone? Queste domande mi preoccupano ancora di più per il futuro di Venezia, la città che molti di noi amano – abbastanza perché alcuni individui molto determinati continuino ad andare contro un sistema che sembra essere completamente impostato contro di loro.
Questo mi riporta a Bruno. Come Bruno, i consiglieri comunali di minoranza a Venezia affrontano un tribunale ostile e di parte che detiene il potere assoluto, e rispetta poche regole nell’esercitarlo – e ha già deciso sulle loro idee. Ma non intendo sottolineare questo per scoraggiare, ma piuttosto per incoraggiare e riconoscere il loro coraggio. Il Consiglio comunale non è l’Inquisizione, e Brugnaro non è il Papa. Eppure la convinzione e l’integrità con cui questi consiglieri continuano a tornare a combatterli – sul terreno della verità, dei fatti e del dibattito democratico – nonostante siano intrappolati in un sistema truccato e abusivo, mi ricorda molto Giordano Bruno che discute la sua causa davanti agli inquisitori.
Fortunatamente, i consiglieri comunali di oggi non sono affatto soli o a rischio come lo era Bruno, ma meritano comunque molto di più: meritano di essere ascoltati, e meritano il nostro sostegno – e la città merita la democrazia partecipativa che il sindaco ha promesso quando è stato eletto, insieme ai 30.000 nuovi residenti che ha affermato di voler riportare a Venezia. Queste due cose, mi sembra, vanno di pari passo, e sosterrei che la ragione per cui a Venezia manca la seconda è dovuta in gran parte alla violenta rimozione della prima.

Traduzione di Marco Michieli

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