Il 16 novembre 2019 il Principe Andrea, duca di York e figlio terzogenito della regina Elisabetta II d’Inghilterra, ha concesso al programma di BBC Two Newsnight un’ormai celebre intervista (qui il video, qui la trascrizione) che secondo la sua strategia avrebbe dovuto scagionarlo da accuse infamanti, ma che invece, a detta dei più, non ha fatto altro che minarne ulteriormente la reputazione.
Tema dell’intervista erano i rapporti di Andrea con il finanziere americano Jeffrey Epstein. Quest’ultimo, già in precedenza condannato per molestie su minori, si era tolto la vita pochi mesi prima (in agosto), dopo esser stato rinchiuso in carcere con l’accusa di traffico di minorenni; la sua morte, peraltro, ha destato alcune perplessità e vi è chi ipotizza in realtà un omicidio perpetrato per tacitare un personaggio che spesso ospitava nelle proprie residenze e sui propri aerei (tra cui il famigerato “Lolita Express”) personaggi molto potenti. Oltre a mettere nella giusta (dal suo punto di vista) luce il suo rapporto con Epstein, il principe voleva ribadire di non avere alcun ricordo di incontri con Virginia Giuffre (Roberts al momento dei fatti, nel 2001), la quale aveva raccontato di rapporti sessuali con lui in tre occasioni (a Londra, a New York e alle Isole Vergini), in due delle quali era ancora minorenne.
Tra le risposte più controverse fornite dal principe vi era l’affermazione di essersi recato da Epstein nel 2010 (dopo che quest’ultimo aveva finito di scontare una prima condanna come sex offender per aver indotto una minore alla prostituzione) con lo scopo di porre fine all’amicizia di persona, in quanto il farlo al telefono sarebbe stata una scappatoia da codardi (the chicken’s way of doing it). Mentre in precedenza avrebbe frequentato il milionario americano perché riteneva utile la rete di relazioni che questi aveva con il gotha della finanza e della politica internazionale, e perché non era al corrente della sua condotta (né della sua prima condanna).
Inoltre Andrea rimarcava l’impossibilità di un incontro londinese con Giuffre, affermando che nel giorno “incriminato” (10 marzo 2001) egli avrebbe portato la figlia Beatrice a mangiare una pizza a Woking (che si trova a una cinquantina di chilometri dal centro di Londra). La sua accusatrice aveva invece ricordato una cena, seguita da una serata in una discoteca di Mayfair e poi da sesso nella casa di Ghislaine Maxwell, compagna di Epstein, amica del duca di York e tramite per l’amicizia fra i due. Secondo Giuffre, durante i balli in discoteca Andrea avrebbe sudato profusamente (his sweat was like it was raining basically everywhere); anche questo aspetto veniva negato dal principe, il quale affermava che una “overdose di adrenalina” subita durante la Guerra delle Falkland gli aveva creato una condizione medica tale da renderlo incapace di sudare. Andrea, inoltre, insinuava la possibile manipolazione di una foto che lo ritrae abbracciato a Giuffre proprio nella casa londinese di Maxwell, affermando comunque di non ricordare la circostanza.

Come detto, osservatori vicini a Buckingham Palace hanno ascoltato con orrore le parole del principe. Dickie Arbiter, ex portavoce della regina, ha definito l’intervista “imbarazzante” (excruciating), ritenendola il frutto di un’iniziativa personale: a suo avviso, infatti, nessun PR dotato di buon senso avrebbe mai permesso una cosa del genere (any sensible-thinking person in the PR business would have thrown their hands up in horror at the very suggestion that he puts himself up in front of a television camera to explain away his actions and his friendship with Jeffrey Epstein). Varie fonti hanno lasciato trasparire forti dubbi espressi da membri della famiglia reale (e dai loro staff), pur se alla fine pare che la regina abbia dato il via libera all’intervista. Anche i corrispondenti reali di varie testate giornalistiche hanno sottolineato il sostanziale fallimento della strategia del principe, chiaro segno della sua arroganza. All’indomani dell’intervista, inoltre, secondo un sondaggio condotto da Yougov.co.uk, solo il 6% del pubblico britannico ha dichiarato di credere alla spiegazione fornita da Andrea (contro un 51% scettico e un 43% incerto).
Dopo la morte del finanziere americano, a finire sul banco degli imputati è stata Ghislaine Maxwell, che oltre a esser stata sua compagna ha svolto il ruolo procacciatrice di giovani ragazze destinate a soddisfare gli appetiti sessuali di Epstein e dei suoi amici. A fine dicembre 2021 Maxwell è stata condannata da un tribunale di New York e rischia ora fino a 65 anni di carcere.
Nel frattempo, ad agosto scorso, Virginia Roberts Giuffre ha intentato causa ad Andrea per i rapporti sessuali che avrebbero avuto luogo quando lei era minorenne. Al momento il figlio di Elisabetta II sta aspettando con ansia la decisione del giudice newyorkese Lewis Kaplan, il quale il 4 gennaio ha annunciato che si sarebbe pronunciato “presto” (pretty soon) sulla sua perseguibilità.
Ci si chiede se il verdetto su Maxwell possa avere conseguenze su questo procedimento. È chiaro che da un punto di vista legale il processo che l’ha condannata vedeva solo lei – e non Andrea – sul banco degli imputati. Tuttavia è innegabile che l’amicizia del principe con una persona condannata per abusi sessuali su minori e le assidue frequentazioni in proprietà di Epstein, di Maxwell, ma anche in residenze reali diano forza alle argomentazioni dei legali di Giuffre (che sarebbero state invece fortemente indebolite da un’assoluzione).

Comunque vada a finire, ci sarà poco da gioire per il figlio terzogenito di Elisabetta II. Come scrive Andrew Anthony su The Guardian, lo scenario migliore sarebbe il rigetto della causa. Secondo gli avvocati del principe, infatti, si rientrerebbe nella casistica prevista da un accordo stipulato nel 2009 tra Epstein e Giuffre: con tale accordo (firmato a fronte un pagamento di mezzo milione di dollari) la donna si impegnava a non perseguire, né allora né in futuro, né Epstein né “seconde parti”, inclusi “potenziali accusati” di abusi sessuali nei suoi confronti (release … and forever discharge … second parties and any other person or entity who could have been included as a potential defendant). Se anche un pronunciamento favorevole salverebbe il principe da un processo, non ripulirebbe comunque il suo nome perché, paradossalmente, la sua salvezza sarebbe il risultato della sua potenziale colpevolezza.
Gli altri scenari sarebbero ovviamente assai peggiori. Un via libera al processo implicherebbe la richiesta di fare una deposizione, presumibilmente in autunno, e genererebbe una smisurata attenzione dei media, che sarebbero pronti a sviscerare ogni dettaglio. Andrea potrebbe anche rifiutarsi di deporre, ma anche in questo caso la sua reputazione sarebbe travolta. Se poi il processo dovesse portare a una condanna, il principe sarebbe costretto a non viaggiare più nemmeno all’estero, per paura di un’estradizione verso gli Stati Uniti.
Per questo motivo un processo (e la morbosa attenzione mediatica che esso implicherebbe) pare impossibile da affrontare per la famiglia reale. È possibile immaginare, dunque, che si cercherebbe un accordo stragiudiziale. Ma anche in questo caso sorgerebbero almeno due problematiche. La prima è: quanto verrebbe a costare? L’avvocato di Giuffre, David Boies, è tutt’altro che uno sprovveduto e difficilmente si accontenterebbe di cifre meno che milionarie (è possibile anche che utilizzi il clamore mediatico del caso contro Andrea per fare, in silenzio, ricchi accordi stragiudiziali con altri personaggi che hanno frequentato Epstein e la sua assistita e che farebbero di tutto per evitare una qualunque pubblicità).
Inoltre: chi pagherebbe, dato che Andrea ha risorse personali limitate? Potrebbe intervenire la regina, ma se è vero che vi è ormai una distinzione piuttosto chiara tra la ricchezza privata di Elisabetta II e le risorse legate al suo ruolo di capo di Stato, l’esborso di una somma molto ingente solleverebbe polemiche immediate ed è quindi da ritenere assai improbabile. Non a caso Andrea starebbe cercando di vendere in tutta fretta uno chalet da 17 milioni di sterline che possiede assieme alla ex-moglie Sarah Ferguson a Verbier, in Svizzera.
Quando, circa dieci anni fa, fu chiamato per la prima volta a rispondere della sua frequentazione con Epstein dopo che quest’ultimo era stato condannato la prima volta per induzione alla prostituzione minorile, la strategia del duca di York fu essenzialmente quella di aspettare che la tempesta passasse (unico provvedimento: fu sollevato dall’incarico di inviato per il commercio internazionale). Con l’intervista del novembre 2019, concessa a fronte di una pressione crescente, il principe sperava di dare la propria versione dei fatti per porre fine alle speculazioni e liberarsi del problema. Essa si è rivelata un boomerang: dopo pochi giorni Andrea è stato costretto a fare un passo indietro rispetto a tutti impegni di rappresentanza (step back from public duties for the foreseeable future). La famiglia reale per ora tace, almeno pubblicamente. Tuttavia, fonti interne al palazzo hanno rivelato al Sunday Times l’irritazione di William (William is no fan of uncle Andrew); ma anche i fratelli di Andrea (Carlo, Anna ed Edoardo) sarebbero d’accordo nel volere per il principe un allontanamento permanente dalla vita pubblica (never … to return to public life).
Ricorre quest’anno il trentennale di quello che la stessa Elisabetta II etichettò come annus horribils, il 1992. In tempi più recenti, vicende familiari (ad esempio il distacco di Harry e Meghan e le accuse di razzismo avanzate da quest’ultima) hanno scosso i Windsor. Nonostante la straordinaria resilienza mostrata dalla regina nel corso del suo lungo regno, un eventuale processo ad Andrea, il figlio prediletto, costituirebbe certo una macchia indelebile nel settantesimo anniversario dell’accessione al trono (6 febbraio 1952).

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