Un milione di firme contro sir Tony

Contro il cavalierato a Blair deciso dalla Corona si mobilitano parti della sinistra e pacifisti. Il leader laburista Starmer difende la decisione di Elisabetta II.
FRANCESCO GUIDI BRUSCOLI
Condividi
PDF

Nella lista di persone a cui concedere il cavalierato, quest’anno la regina ha incluso Tony Blair, primo ministro inglese dal 1997 al 2007. In particolare, Elisabetta II ha nominato Blair Knight Companion of the Most Noble Order of the Garter, ovvero cavaliere dell’ordine della giarrettiera, il più antico e prestigioso ordine britannico di cavalleria. La nomina ha causato immediate polemiche e anche una petizione online (su change.org) che ha rapidamente raggiunto il milione di firme. Firme messe online sull’onda dell’emozione lasciano un po’ il tempo che trovano, ma è utile riflettere brevemente su come mai, a distanza di quasi quindici anni dalle sue dimissioni (27 giugno 2007), Blair sia ancora un personaggio così controverso.

La petizione argomenta che

Tony Blair caused irreparable damage to both the constitution of the United Kingdom and to the very fabric of the nation’s society. He was personally responsible for causing the death of countless innocent, civilian lives and servicement in various conflicts. For this alone he should be held accountable for war crimes. Tony Blair is the least deserving person of any public honour, particularly anything awarded by Her Majesty the Queen.

Ma, in sintesi, potremmo dire che tutto si riduce a una parola: Iraq.

Per ora la politica ha evitato di farsi coinvolgere nella questione. Gli uffici del primo ministro, Boris Johnson, hanno chiarito che il governo non è coinvolto in questo tipo di decisioni, che spettano solo ed esclusivamente alla regina; inoltre, si è fatto notare come tutti i primi ministri in carica prima di Blair abbiamo ottenuto il titolo (tra i primi ministri viventi, tutti i successori di Blair aspettano ancora un titolo, mentre lo ha avuto nel 2005 l’unico predecessore ancora in vita, John Major). Dal lato dell’opposizione, invece, il leader laburista Keir Starmer (anch’egli “Sir”, anche se di un ordine meno rilevante, essendo Knight Commander of the Order of the Bath, KCB) hanno semplicemente affermato che Blair merita il titolo appena conferitogli.

Convocazione di un’assemblea online, con famiglie di militari, contro il cavalierato a Blair, alla quale parteciperà anche l’ex leader laburista Jeremy Corbyn,

Contrariamente ad altri cavalierati, che sono attribuiti con l’approvazione della regina ma dietro presentazione di una lista stilata dal governo, l’Ordine della giarrettiera è concesso come dono esclusivamente dal sovrano e non è quindi sottoposto allo scrutinio dell’Honours Forfeiture Committee, che invece può avere da dire su onori di altro tipo o categoria e suggerire al re o regina la rimozione. L’Ordine della giarrettiera è stato fondato nel 1348 ed è limitato a 24 membri, uomini o donne, definiti rispettivamente knight companion o lady companion. In aggiunta ad essi vi sono membri soprannumerari che appartengono alla famiglia reale o a famiglie reali straniere.

Per la recente nomina, Elisabetta II ha scelto Blair e Valerie Amos da un lato, e Camilla, moglie di Carlo e duchessa di Cornovaglia, dall’altro. La baronessa Amos, ex leader della Camera dei Lord e segretario di Stato, ha avuto anche una prestigiosa carriera diplomatica che l’ha vista tra l’altro ricoprire incarichi di vertice all’ONU ed è la prima persona di colore a far parte del prestigioso ordine. A seguito delle nuove nomine e del recentissimo decesso di Lord Sainsbury, restano comunque quattro posti vacanti, in un ordine in cui l’età media dei membri supera abbondantemente i settant’anni (Blair e Amos, che di anni ne hanno rispettivamente 68 e 67, sono tra i più giovani).

La figura di Blair ha indubbiamente caratterizzato la politica britannica dell’ultimo quarto di secolo. Eletto trionfalmente nel 1997, Sir Tony (come verrà ora chiamato) ha vinto anche le due elezioni successive, prima di dimettersi e lasciare spazio a Gordon Brown nel corso del suo terzo mandato. Successivamente si è dedicato a una remunerata attività di conferenziere e di consulente, ma ha anche svolto incarichi diplomatici, come quello di inviato speciale del Quartetto per il Medio oriente, tra il 2007 e il 2015.

Dopo il referendum che ha decretato la Brexit, nel 2016, a fronte di un Partito Laburista che, guidato da Jeremy Corbyn, manteneva sul tema una certa ambiguità, Blair si è speso molto in chiave europeista, per cercare di instaurare negoziati che almeno portassero a un secondo referendum. Il suo tentativo non è stato coronato da successo, anche a causa dello scarso gradimento che ha nell’opinione pubblica britannica.

Tony Blair ritratto da George W. Bush

Se Blair è criticato anche per le sue strapagate consulenze a leader discutibili (ad es. il kazako Nazarbaev), il problema maggiore, come dicevamo, è la guerra in Iraq, lanciata nel 2003 in modo controverso dall’iniziativa di Stati Uniti e Regno Unito (già all’epoca l’opinione pubblica britannica era divisa più o meno a metà sull’opportunità della guerra). Nel 2009 fu promossa in Gran Bretagna un’inchiesta che, dopo anni di lavoro, nel 2016 ha portato alla pubblicazione di un lunghissimo (dodici volumi) documento, detto Chilcot report dal nome del presidente della commissione. L’inchiesta ha evidenziato vari punti critici sulla decisione di entrare in guerra, fra cui: la mancanza di una solida base legale per la guerra (che peraltro, fatta al di fuori dell’egida ONU, ne minava l’autorevolezza); l’incerta intelligence sull’esistenza di armi di distruzioni di massa; il non aver esplorato tutte le possibili opzioni pacifiche alternative; il fatto che Saddam Hussein non costituisse una minaccia immediata per gli interessi britannici; la mancanza di una soddisfacente pianificazione del dopo. E certamente fu di effetto la pubblicazione di una lettera in cui, otto mesi prima dell’inizio della guerra, Blair scriveva a Bush che lo avrebbe seguito in ogni caso (I will be with you, whatever).

L’interpretazione delle risultanze del report non è però univoca. Secondo molti esso inchioda Blair alle sue responsabilità, e conferma il soprannome di Bliar (liar = bugiardo) che i suoi critici gli hanno attribuito. Altri, come ad esempio Jon Davis e John Rentoul nel loro recente volume dedicato al governo Blair Heroes or Villains? The Blair Government Reconsidered, evidenziano invece come, per quanto non immune da errori di valutazione (che lo stesso Blair ha ammesso), l’ex primo ministro non sia stato esplicitamente accusato dalla commissione che la guerra fosse illegale o che egli avrebbe mentito.

Durante la campagna elettorale del 1997, il New Labour di Blair, che allora mirava a soppiantare i conservatori al potere da ben 18 anni, usò come colonna sonora un successo dei primi anni Novanta del gruppo nord-irlandese D:Ream: Things can only get better (il sorriso di Blair al min. 2’15”). Sicuramente questo (“le cose possono solo migliorare”) è l’auspicio di Blair anche per gli anni a venire; ma, anche se negli ultimi giorni il processo al principe Andrea e le accuse a Johnson per aver partecipato a feste a Downing Street durante i periodi di lockdown stanno catalizzando l’attenzione dei media allontanandola dalla questione del cavalierato di Blair, è difficile pensare che il “fantasma” Iraq non continui periodicamente a perseguitarlo.

Un milione di firme contro sir Tony ultima modifica: 2022-01-16T17:14:22+01:00 da FRANCESCO GUIDI BRUSCOLI
Iscriviti alla newsletter di ytali.
Sostienici
DONA IL TUO 5 PER MILLE A YTALI
Aggiungi la tua firma e il codice fiscale 94097630274 nel riquadro SOSTEGNO DEGLI ENTI DEL TERZO SETTORE della tua dichiarazione dei redditi.
Grazie!

POTREBBE INTERESSARTI ANCHE:

Lascia un commento