La “carovana” di camionisti, che si è definita come Freedom Convoy, è partita il 9 gennaio dalle province occidentali del Canada con l’obiettivo di raggiungere la capitale Ottawa e chiedere la fine dell’obbligo vaccinale per la categoria. Prima i camionisti erano esentati dal requisito del vaccino per poter attraversare il confine poiché erano considerati vitali per mantenere il normale funzionamento delle catene di approvvigionamento. Con le nuove regole sono cominciate le proteste, anche se la Canadian Trucking Alliance (CTA), che rappresenta le associazioni provinciali di autotrasporti, ha sconfessato la protesta dei camionisti.
Durante il viaggio lungo il paese, la protesta ha attirato il sostegno di migliaia di canadesi, minoritari ma stanchi e arrabbiati contro le restrizioni anti-Covid decise dal governo federale e dai governi provinciali. Questo rumoroso convoglio, comprendente centinaia di camion e veicoli, è arrivato a Ottawa il 29 gennaio. Qui, grandi autocarri e altri veicoli hanno iniziato a bloccare le arterie cruciali della città, rallentando il traffico e suonando i loro clacson. Da allora non se ne sono più andati. E la protesta è peggiorata.
I camionisti infatti sono passati dalla protesta contro l’obbligo vaccinale loro imposto per varcare il confine tra Canada e Stati Uniti a un “cahier de doléances” molto esteso, con la richiesta di dimissioni del primo ministro recentemente rieletto Justin Trudeau. Canada Unity, uno dei gruppi principali dietro la protesta, ha chiesto al governatore generale, che rappresenta la regina Elisabetta II in Canada, e al Senato di annullare le misure di salute pubblica o sciogliere il governo, azioni al di là dei loro poteri costituzionali.
La protesta è però nel frattempo cresciuta in un movimento più ampio. Mentre i camion che stazionano direttamente di fronte al Parlamento e decine rimangono nel centro di Ottawa, lo scorso fine settimana in diverse città del paese centinaia di camion e migliaia di manifestanti hanno protestato in solidarietà con i camionisti.
Anche se le manifestazioni sono state per lo più pacifiche, la polizia ha espresso preoccupazione per la retorica estremista proveniente da gruppi di estrema destra presenti tra i manifestanti. Oltre infatti a insulti razziali e omofobi riportati dalla stampa, alcuni manifestanti hanno danzato sulla Tomba del Milite Ignoto al National War Memorial e sfilato con bandiere naziste, confederate e a sostegno dalla candidatura di Trump nel 2024.
Nel tentativo di riprendere il controllo, la polizia ha cercato di tagliare i rifornimenti per porre fine a una situazione senza precedenti per i residenti di Ottawa. La protesta ha infatti costretto diversi esercizi commerciali a chiudere per problemi di sicurezza. Il capo della polizia di Ottawa l’ha definito un “assedio”, mentre il premier dell’Ontario, lo stato in cui si trova la capitale, l’ha chiamata un’”occupazione”. Domenica scorsa il sindaco di Ottawa ha quindi dichiarato lo stato di emergenza, dicendo che le autorità stavano “perdendo la battaglia” contro questi gruppi. La polizia ha anche detto di aver completamente sgomberato e recintato un parco del centro vicino al municipio, dove i manifestanti avevano eretto una struttura in legno che fungeva da cucina. Hanno anche sequestrato del carburante, compresa una cisterna piena di gas. Lunedì, un giudice della corte dell’Ontario ha infine approvato un’ingiunzione richiesta dai residenti locali per fermare il clacson per dieci giorni, senza grande successo.
Nel frattempo il primo ministro canadese hai dichiarato che “alcuni individui stanno cercando di bloccare la nostra economia, la nostra democrazia e la vita quotidiana dei nostri concittadini” e che tutto ciò “deve finire”. Una parte della politica cerca però di cavalcare la protesta. Candice Bergen, la leader ad interim del Partito conservatore, ha dato la colpa al primo ministro Justin Trudeau. Alcuni ex leader conservatori hanno anche incontrato rappresentanti dei camionisti.

Ma le proteste non si sono fermate al Canada. A New York, decine di lavoratori municipali – tra cui pompieri e insegnanti che rischiano il licenziamento se non si fanno vaccinare – hanno marciato attraverso il ponte di Brooklyn fino al municipio sventolando bandiere statunitensi e canadesi, con cartelli che dicevano “Unvaccinated Lives Matter” e “Workers Are Essential, Mandates Are Not”. In Alaska i camionisti si sono radunati a sostegno dei colleghi canadesi e hanno guidato per sedici chilometri da Anchorage a Eagle River. Un altro convoglio di protesta ha portato i camion da Eagle River fino alla zona di Wasilla. Eventi simili si sono tenuti poi a Fairbanks e a Juneau.
Ma non si tratta solo di solidarietà per comunanza di idee quella degli statunitensi. La polizia canadese dice infatti che un “elemento significativo” dagli Stati Uniti è stato coinvolto nell’organizzazione e nel finanziamento del Freedom Convoy che ha occupato Ottawa. Gli organizzatori sono riusciti a raccogliere circa dieci milioni di dollari in pochi giorni sulla piattaforma di crowdfunding GoFundMe, prima che il sito congelasse il loro conto. Nonostante sia stato bloccato da GoFundMe, il “Freedom Convoy” sta ancora raccogliendo migliaia di dollari al minuto su GiveSendGo, un altro sito di raccolta fondi. Secondo la polizia di Ottawa questi crowdfunding hanno ricevuto un notevole sostegno da parte di individui e gruppi americani. Grazie anche al sostegno del Partito repubblicano e di Fox News.
L’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha elogiato i camionisti che “protestano pacificamente contro le dure politiche del pazzo di estrema sinistra Justin Trudeau, che ha distrutto il Canada con i folli obblighi vaccinali”. Trump ha invitato anche i camionisti americani e canadesi a venire a Washington “per protestare contro le ridicole politiche anti-Covid di Biden”. Su Fox News è poi stato il turno di Ted Cruz, il senatore repubblicano del Texas, che ha definito i camionisti canadesi degli “eroi” e dei “patrioti”, che marciano “per la vostra e la mia libertà”:
Quei camionisti stanno difendendo il Canada, ma anche l’America. Il governo non ha il diritto di costringervi a conformarvi ai loro obblighi decisi in maniera arbitraria.
Almeno cinque procuratori generali repubblicani hanno anche indicato che apriranno indagini contro GoFundMe “per pratiche ingannevoli”. La scelta infatti della piattaforma di crowdfunding di congelare il conto dei camionisti ha suscitato una reazione di sdegno tra i repubblicani: molti vi hanno visto un esempio di censura delle aziende “Big Tech”.
Ma è proprio Fox News a sostenere con forza la protesta dei camionisti. Tucker Carlson, una delle personalità di punta, ha affermato che il convoglio di camionisti canadesi è trattato come un “gruppo terroristico”, mente è “una protesta pacifica e politica”. E ha aggiunto che:
Justin Trudeau ama i baroni del private equity e i magnati della tecnologia, le uniche persone che gli danno soldi.
Un’altra della personalità di punta di Fox e consigliere di Trump, Sean Hannity, ha definito Trudeau un leader “patetico”:
Mi state prendendo in giro? Manderemo l’esercito per fermare una vera protesta pacifica?”
Laura Ingraham ha infine suggerito che gli Stati Uniti potrebbero forse imparare “lezioni dal nord” e ringraziare Trump:
La situazione in Canada è un’anteprima di quello che sarebbe successo qui se non avessimo avuto un forte movimento populista che ascolta gli elettori della classe operaia americana. In Canada, i lavoratori hanno molta meno speranza di quella che abbiamo qui, quindi si stanno rivolgendo ad azioni più radicali.
I seguaci di QAnon hanno anche cercato di replicare il “convoglio della libertà” canadese negli Stati Uniti. Sono numerosi gli influencer legati alla teoria cospirazionista che dai loro account sui social media presentano l’occupazione di Ottawa come un modello da replicare per rovesciare gli obblighi vaccinali nel paese.
Ma è il giornale conservatore e trumpiano di New York – il New York Post – che paradossalmente ha spiegato il perché del successo del “Freedom Convoy” tra i repubblicani:
È la rivoluzione della classe lavoratrice […] che dice ai potenti che, per usare una formulazione popolare di sinistra, se non c’è giustizia, non c’è pace […] La classe lavoratrice vuole posti di lavoro, un’economia stabile, strade sicure, bassa inflazione, scuole che insegnino qualcosa e una politica estera conservatrice e non avventurosa che non faccia uccidere molti lavoratori. Non è entusiasta della fluidità di genere, della teoria critica della razza, della “moderna teoria monetaria”, delle avventure all’estero e del definanziamento della polizia.
È un ritornello frequente nel mondo repubblicano: il partito di Trump deve diventare sempre più il partito della working class (bianca) e approfittare dei democratici alle prese al loro stesso interno con le questioni d’identità culturale. Alla fine l’eredità del populismo trumpiano, altamente correlato all’idea di classe (anche se non nel senso europeo) è questa: nativismo, nazionalismo e autoritarismo. Ovvero una sorta di illiberalismo che si accompagna ad un vero e proprio odio di gruppo verso gli avversari politici – che sono avversari esistenziali – e che è, nei fatti, il vero collante del gruppo. Il dibattito sull’obbligo vaccinale in Nord America e sui pass sanitari in Europa ha solo aggiunto elementi in più.
Quel che è però interessante è che alcuni di questi aspetti sono trasversali ai movimenti populisti. È per esempio quel che accade in Francia.

L’11 febbraio infatti è atteso a Parigi un raduno simile a quello di Ottawa. Ispirati dalla mobilitazione canadese, alcuni organizzatori francesi hanno creato vari gruppi sui social a sostegno dell’iniziativa. Sono già più di 2.500 quelli che hanno aderito all’iniziativa su Facebook. La pagina Facebook francese intitolata “Le convoi de la liberté” aveva quasi 330.000 membri quando l’abbiamo consultata. È da questa pagina che s’invitano i camion e le auto a radunarsi a Parigi venerdì 11 febbraio e a Bruxelles il 14 per un raduno europeo.
Già qualche giorno fa, un primo convoglio di una trentina di manifestanti che cercavano di raggiungere Parigi con i loro veicoli è stato intercettato “in modo tranquillo” dalla polizia. Ad AFP, alcuni manifestanti hanno dichiarato di voler trovare “un nuovo modo di esprimere la loro stanchezza generale” e molti di loro sono “vicini alle mobilitazioni dei gilet gialli”. Come è legato ai gilet gialli la personalità più nota del movimento: Rémi Monde.
Monde vien dai movimenti di sinistra della Nuit Debout, il movimento sociale nato contro le proposte di riforma del lavoro – la cosiddetta legge El Khomri, partorita dall’allora ministro dell’economia e oggi presidente della repubblica Emmanuel Macron – realizzate durante la seconda parte della presidenza del socialista François Hollande. Monde ha anche partecipato alle manifestazioni contro le vaccinazioni obbligatorie e il Green Pass. Il suo obiettivo dichiarato è di paralizzare la Francia con il movimento del “Convoi pour la liberté” per chiedere la “revoca di tutte le restrizioni sanitarie, dello stato di emergenza, del consiglio di difesa”, del “reintegro immediato di tutti i lavoratori sospesi, con il risarcimento dei salari persi”, la “detassazione della benzina”, la “revisione dei conti dello Stato”, la “sospensione di tutte le direttive europee”, lo “scioglimento dell’Assemblea nazionale, del Senato, del Consiglio costituzionale”, così come le “dimissioni del governo e del presidente”.
La politica alle prese con la campagna per le presidenziali non si sta facendo sfuggire l’occasione. Personalità di estrema destra come Florian Philippot hanno dato il loro sostegno alla mobilitazione:
Sembra che il castello di carte globale della corruzione abbia cominciato a crollare, e comincia in Canada! Trudeau si nasconde! L’onda sta per infrangersi sulla Francia!
Jean-Frédéric Poisson, ex deputato LR che ora sostiene Eric Zemmour ha invece twittato:
Dopo il Canada, i camionisti francesi ed europei si mobilitano. Sostenete il Convoglio della Libertà! Tutti a Parigi.
Marine Le Pen, invece, più cauta, ha invitato i camionisti a votare in aprile per lei, “comprendendo i blocchi”:
La realtà è che la globalizzazione sfrenata senza regolamentazione, senza limiti da parte del potere politico […] ha trasformato le nostre società in pentole a pressione.
Anche a sinistra però molti sostengono la protesta. La France insoumise del candidato alle presidenziali Jean-Luc Mélenchon sostiene il “Convoi pour la liberté”, ha assicurato il numero due del partito Adrien Quatennens:
Dobbiamo ora abrogare il pass vaccinale e porre fine a tutte queste misure liberticide che non hanno alcuna efficacia. Se gli attivisti de La France insoumise quindi vogliono andare, li incoraggio ad andare.

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