Il 27 gennaio scorso è entrato in carica in Honduras il nuovo governo guidato da Xiomara Castro, la candidata presidenziale più votata nella storia del paese. La cerimonia d’investitura si è svolta nell’Estadio Nacional Chelato Uclés, che per quasi un secolo era stato intitolato al dittatore Tiburcio Carías Andino, al governo tra il 1933 e il 1949. Un uomo passato alla storia per la sua totale sudditanza agli Stati Uniti. Dedicare lo stadio nazionale all’allenatore di calcio e uomo politico honduregno morto lo scorso aprile è stato uno dei primi provvedimenti del nuovo governo, e un messaggio al popolo che la promessa rifondazione dello stato aveva avuto inizio.
Vista l’occasione, si è deciso di ridipingere le gradinate di color turchese e bianco, i colori della bandiera nazionale, e per far fronte alle spese è stata promossa una colletta tra gli honduregni che ha raccolto sedici milioni di lempiras. Grazie al ricavato, numerosi artisti hanno potuto dipingere murales raffiguranti personaggi e momenti cruciali della storia del paese centroamericano.
I rappresentanti delle cinquantasette delegazioni internazionali, tra i quali spiccavano la vice presidente USA Kamala Harris, la vice presidente argentina Cristina Fernandez, il presidente del Costa Rica, Carlos Alvarado, e Felipe VI re di Spagna, hanno potuto raggiungere lo stadio passando tra una folla festante che si era raccolta in massa per celebrare l’evento cantando El pueblo unido jamás será vencido. Manifesti giganti appesi ai muri riproponevano i volti di donne famose, da quelli di Berta Cáceres e Jeannete Kawas, assassinate per aver difeso i loro territori. A quelli di Visitación Padilla, difensora dei diritti delle donne, e delle poetesse Juana Pavón e Clementina Suarez.

Tra le altre delegazioni, erano presenti Taiwan, con cui l’Honduras ha relazioni diplomatiche in attesa di capire che succederà con la promessa di Xiomara di riconoscere la Cina popolare, Panama, Messico, Cuba, Venezuela, Nicaragua, Ecuador e Belize. Assente l’ex presidente Juan Orlando Hernández, passato nel frattempo all’incarico di deputato del parlamento centroamericano nella speranza di godere dell’immunità di fronte alle accuse ricorrenti di traffico di droga, e per il quale lunedì 14 febbraio l’ambasciata americana ha chiesto al governo honduregno l’arresto in vista di una sua estradizione.
Data la debolezza della giustizia del paese, le pesantissime accuse dei giudici federali di New York sono probabilmente l’unica speranza che possa esser fatta giustizia nei confronti di un uomo che ha esercitato l’egemonia per un lungo periodo nella vita politica honduregna attraverso la propria famiglia, affidando il ruolo di ministra della strategia alla sorella Hilda Hernández, pure lei finita indagata per casi di corruzione. Mentre al fratello Juan Antonio non è stato torto un capello fino a quando è stato condannato all’ergastolo per narcotraffico da un tribunale americano.
Xiomara è la prima donna ad assumere la carica di presidente e ha promesso che il suo sarà un governo socialista e femminista, per quanto solo nove sono le donne che fanno parte del suo governo. Se il suo gabinetto è composto in gran parte da dirigenti del suo Libre, non mancano esponenti del Partido Salvador de Honduras (PSH), con cui era stata firmata un’alleanza per battere il rappresentante dell’establishment Nasry Asfura.

Di particolare peso è la presenza ai vertici della politica economica dell’imprenditore Pedro Barquero, che prima di aderire al PSH è stato presidente della Camera di commercio e industria del dipartimento di Cortés, nel nordovest. Rappresenta forse meglio gli interessi del capitale privato che la volontà di ridurre la distribuzione disuguale della ricchezza nel paese, come quella di mettere un freno alle politiche estrattiviste promosse da Hernández con i suoi governi.
Castro eredita un Honduras ridotto in bancarotta con un debito che è aumentato del 700 per cento negli ultimi dodici anni di governo del Partido Nacional di Juan Orlando Hernández, con la povertà che colpisce il 74 per cento della popolazione, e con la maggior parte del bilancio destinato a pagare gli stipendi dei duecentodiecimila dipendenti pubblici e non allo sviluppo del paese. Nell’impossibilità di poter far fronte alle scadenze del debito pubblico, la strada indicata dalla Castro è un processo di ristrutturazione integrale mediante un accordo con i creditori pubblici e privati.

Studi del Diagnóstico de Mercado Laboral Nacional dell’Universidad Nacional Autónoma de Honduras (UNAH), rivelano che il governo di JOH, come viene comunemente chiamato il presidente uscente, lascia tre milioni settecentomila persone in condizione di sub impiego, situazione che spinge la popolazione a cercare migliore fortuna cercando di emigrare negli Stati Uniti. Un tema che è stato al centro del colloquio tra Xiomara e la vice presidente Kamala Harris, la quale ha riconosciuto nell’arrivo della Castro un cambiamento positivo per il paese. Un avvicinamento da parte degli americani che è dettato dalla necessità di affrontare la crisi umanitaria, politica e economica vissuta da alcuni Paesi centroamericani.
Nel discorso di investitura, Xiomara ha definito il suo come il governo del “socialismo democratico”, ma gli ostacoli che dovrà affrontare nel suo progetto di rifondare lo stato sono immensi, dovendo superare in primo luogo le resistenze delle élite nazionali e transnazionali intenzionate a riperpetuare il proprio dominio e i propri interessi politici ed economici.
Secondo gli impegni assunti nell’assumere la carica, nei primi cento giorni di governo Xiomara si concentrerà su ventidue azioni urgenti. Prima di tutte, concederà l’energia elettrica gratuita alle famiglie che consumano 150 kilowatt al mese, misura che beneficerà più di un milione di persone che vivono in povertà, facendo pagare i costi a chi è grande consumatore di energia.
Oltre a ciò, il nuovo governo si è impegnato a ridurre il prezzo degli idrocarburi, mettere fine alle Zonas de Empleo y Desarrollo Económico (ZEDE), ovvero a quelle zone franche volute dai precedenti governi e dall’élite politico economica che hanno significato l’espropriazione e lo sfruttamento di territorio e di risorse naturali, con una conseguente assenza di controllo istituzionale. Una realtà contro la quale si sono schierati difensori dei diritti umani, dei lavoratori, del territorio e dell’ambiente che hanno ripetutamente richiesto la cassazione della legge organica che ha istituito le ZEDE. Oltre a ciò, Xiomara ha anche promesso di mettere fine ai permessi di ricerca mineraria e alle concessioni idroelettriche.

Altro punto importante della sua azione di governo è la Comisión Nacional e Internacional para el Combate Frontal a la Corrupción e Impunidad, sulla falsariga di quanto è stato fatto in Guatemala, sulla quale Xiomara ha già ottenuto la collaborazione delle autorità nord americane. Fa sempre parte delle prime azioni del governo la promessa di ridare la libertà ai manifestanti di Guapinol arrestati per la loro lotta contro un miniera, quella di fare finalmente giustizia nella vicenda di Berta Cáceres, e una legge, già varata, che condanni il colpo di stato del 2009.
Le altre azioni riguarderanno la salute e la lotta al Covid-19, l’educazione, i diritti umani e la sicurezza, dovendo fare comunque i conti con un congresso la cui composizione vede cinquanta deputati del Partido Libre, quarantaquattro del Partido Nacional, dieci del Partido Salvador de Honduras, ventidue del Partido Liberal, uno del Partido Anticorrupción e uno del Demócrata Cristiano. Visti i numeri, Xiomara dovrà cercare di negoziare l’appoggio dei cinque deputati che le mancano per la maggioranza semplice con altre formazioni, in particolare con i liberali, probabilmente annacquando i progetti originari.
Il Partido Salvador de Honduras (PSH) del vice presidente Salvador Nasralla fa parte della maggioranza, ed ha firmato un accordo con Libre di Xiomara in cambio del quale avrebbe ottenuto posti chiave una volta vinte le elezioni, tra cui il diritto di nominare il presidente del parlamento. In questa situazione, risulta chiaro come il progetto di rifondazione corra il rischio di essere sviato verso la restaurazione del vecchio liberalismo precedente il colpo di stato del 2009 da parte delle élite che sono state penalizzate dalla politica del Partido Nacional e hanno deciso di appoggiare la Castro.

Così, ancor prima di assumere il potere, sono arrivate le prime grane per Xiomara, dal momento che non tutti i deputati di Libre hanno accettato l’accordo per il quale spettava a Nasralla di nominare il presidente del parlamento, dato che il controllo del legislativo può comportare lo smantellamento del potere autocratico come la sua continuazione, avendo i deputati il compito di eleggere il procuratore generale dello stato e i magistrati della Corte suprema di giustizia il prossimo anno.
È quindi accaduto che deputati del Partido Nacional e del Partido Liberal hanno appoggiato una giunta direttiva composta da soli esponenti di Libre votando Jorge Cálix, mentre i deputati che si sono mantenuti fedeli all’accordo con Nasralla hanno votato presidente Luis Redondo, deputato del PSH. Xiomara ha tacciato di traditori i primi appoggiando Redondo, facendo passare Cálix come alleato di personaggi che cercavano la propria impunità e descrivendo la vicenda come una lotta che ha opposto il governo del cambiamento alla vecchia politica legata alla corruzione e al narcotraffico. E ha fatto espellere da Libre diciotto deputati.
Il conflitto interno al partito di governo ha dato vita a due giunte direttive operanti nel congresso, finché la vicenda si è conclusa con l’affermazione della presidenza di Redondo dopo che i ribelli sono tornati alla disciplina di partito e dopo che si è raggiunto un compromesso, sottoscritto dal coordinatore di Libre Manuel Zelaya, ex presidente e marito di Xiomara, per l’unità e per l’agenda legislativa 2022-2026.
Critiche ha sollevato anche l’approvazione di una legge di condanna del golpe del 2009, prevista dal programma elettorale, che ha incluso un’amnistia che darebbe impunità anche a funzionari pubblici allora in carica accusati di corruzione. Ovvero a funzionari che sono stati nel governo di Manuel Zelaya.
Inoltre, se per la legge non è stato commesso nessun illecito, più di qualche perplessità ha sollevato la presenza di membri della famiglia Zelaya come alti funzionari nell’esecutivo. Dalla nomina da parte di Xiomara del figlio Héctor come suo segretario privato. A quella del giovane nipote del marito, José Manuel Zelaya Rosales, a ministro della difesa.
La nuova presidente gode di un appoggio popolare mai visto prima, che le ha consentito di prendere decisioni anche contro l’establishment del partito, come ha dimostrato di poter fare nella vicenda di Jorge Cálix. Ma per attuare il suo programma ha davanti a sé l’obbligo di estendere l’appoggio popolare, per non dover cedere alle spinte delle élite che puntano sul mantenimento del modello neoliberale.
Ha dato vita a una prima consulta popolare sulle riforme costituzionali, che potrebbe culminare in una Assemblea Nazionale Costituente, che è una esigenza profondamente sentita dagli honduregni dal colpo di stato del 2009.
Per procedere su questa strada avrà bisogno che i movimenti sociali sappiano dare risposte di natura tecnica e politica che portino il paese verso una vera rifondazione dello stato. Nello scorso gennaio si è costituita l’Asamblea Permanente del Poder Popular (APPP), la quale ha esplicitato che “la prossima tappa dell’utopia popolare honduregna è l’autoconvocazione dell’Assemblea Nazionale Costituente di rifondazione, originaria e plenipotenziaria, con la rappresentazione di tutti i settori della società honduregna.”
Il piccolo paese dei colpi di stato, delle dittature e del narcotraffico ha finalmente risvegliato una partecipazione massiccia della gente nelle scelte pubbliche che mai prima ha vissuto. Si muove in un contesto di grande fragilità e incertezza. Ma si è messo in cammino.


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