Cinque giovani donne per Attiva Cultural Projects, associazione culturale creata in Italia dal 2019, per promuovere “le diverse declinazioni ed espressioni artistiche contemporanee” attraverso una rivista che unisce sprint a tradizione: sprint, perché Giulia Cacciola a Venezia, Martina Campese a Napoli, Maria Apicella a Salerno, Raffaella Ferrario a Milano e Giulia Ferrini a Torino spiegano sinteticamente le proprie idee attraverso la pubblicazione della rivista Ôpêra; tradizione, perché il nome scelto per la rivista stessa, con gli accenti sulla O e sulla E, vuole riferirsi alla parola latina che significa lavoro, attività, impegno. Unione di antico e contemporaneo secondo una tradizione dedicata all’arte in tutte le sue espressioni: in cosa consiste l’opera delle cinque demiurghe?

Presso la galleria Arte Spazio Tempo di Campo del ghetto a Venezia, Giulia Cacciola ha presentato il fine dell’Associazione Attiva, e cioè diffondere l’arte emergente e incoraggiare i giovani artisti verso un esperimento che dura da tre anni e i sette numeri della rivista Ôpêra: pubblicare sul cartaceo, in una bella forma grafica, una breve biografia di ogni singolo artista assieme a un testo scritto dalle curatrici che espongono la poetica assieme a due pagine che illustrano le opere. Le stesse opere che potranno in seguito essere oggetto di mostre personali o collettive: dalla carta all’esposizione quindi, non il contrario come normalmente avviene.
Sono finora sette i numeri della rivista usciti in circuiti dedicati come esposizioni d’arte o spazi indipendenti, ogni numero comprende un portfolio di sei giovani artisti scelti dalle curatrici che setacciano l’immancabile web, Instagram nella fattispecie. I sei artisti protagonisti del magazine devono esprimere la loro essenza seguendo un tema deciso dalle curatrici di volta in volta: i prescelti non si conoscono e non si influenzano quindi tra di loro, e si trovano a creare un nuovo “prodotto” in questo spazio sperimentale, provocatorio, di ricerca e di sfida, di trasformazione della materia.


Sulle pagine della rivista compaiono le foto degli autori e di seguito sequenze delle opere più varie come nel caso di Gaia Bellini: autrice di una mostra appena conclusa presso Arte Spazio Tempo dal titolo La bellezza dell’impermanenza, con i contenuti apparsi in anteprima su un numero di Ôpêra e in seguito elaborati per l’esposizione. In questo caso Gaia Bellini si esprime nella ricerca di una riconnessione con la natura, attraverso imperscrutabili processi biologici, grazie allo studio di semi e di piante o di bacche, in una serie di “sindoni vegetali” che richiamano il mondo dei tintori antichi attraverso le innumerevoli rappresentazioni del colore rosso derivato dalle radici dalla pianta della robbia, la “Rubia tinctorum “.
Ôpêra esce tre volte l’anno al prezzo di trenta euro a numero, con possibilità di abbonamento a ottanta euro per tre numeri: a maggio è in uscita il numero 8 della rivista, che come i precedenti conterrà un inserto/opera di uno degli autori, sotto forma di cartolina.
Le cinque curatrici hanno molte idee per stimolare la ricerca nell’arte contemporanea, una passione che è sfociata in questa sfida, spiega Giulia, un esperimento che è un valore aggiunto perché sulla carta della rivista rimangono immagini e idee, disegni e colori, che non finiscono solo per fluttuare nel web indefinito, strumento al tempo stesso oggi indispensabile. Il successo del progetto Attiva a Napoli, che ha riunito spazi indipendenti, operatori culturali e addetti ai lavori sotto il segno di Art Cultural Project in un convegno di confronto, spinge le cinque a continuare a sostenere l’arte per passione: ognuna di loro ha un’attività lavorativa, e la creazione dei libri di artista è l’impegno che si sono prefisse di portare avanti racchiuso in questa parola antica, Ôpêra.

Aggiungi la tua firma e il codice fiscale 94097630274 nel riquadro SOSTEGNO DEGLI ENTI DEL TERZO SETTORE della tua dichiarazione dei redditi.
Grazie!