Impigliate nella tela di un ragno, schiacciate da una personalità forte, deluse e illuse: Un cuore al buio. Kafka, scritto da Manuela Cattaneo della Volta e Livio Sposito, edito da Francesco Brioschi, è la storia romanzata di cinque donne, cinque amori che Franz Kafka (1883-1924) portó avanti negli ultimi dieci anni della sua tormentata vita. Cinque giovani donne che in varie circostanze entrarono a far parte dell’esistenza dello scrittore, attraverso un viaggio che tocca città dell’Europa percorsa dai fremiti della Prima guerra mondiale, Praga, Berlino, Budapest, nel disfacimento dell’Impero austroungarico tra illusioni e tragedie.

Felice, Greta, Julie, Milena e Dora intersecano le loro vite con quella di Franz, funzionario di una compagnia di assicurazioni praghese, scrittore ossessionato dal demone della scrittura, impossibilitato ad amare e a concedersi ad altro che non sia la scrittura stessa.
Le cinque ragazze, di diversa estrazione sociale ma economicamente indipendenti e consapevoli dell’importanza del loro lavoro nei primi decenni del Novecento, dichiarano il loro amore per Franz e intraprendono varie corrispondenze con Kafka, che risponde e corrisponde, ma fino ad un certo punto: da qui le illusioni, le delusioni, i piccoli e rari momenti di felicità delle coppie che si formano e si disfano con una sorta di passaggio di testimone tra le donne, che si conoscono e si frequentano. Treni e telegrammi, viaggi e fidanzamenti, contrasti da parte delle famiglie che non accettano un futuro genero così tormentato, tutto contribuisce a creare un’atmosfera di attesa dolorosa, scivolando tra l’impegno letterario del grande scrittore e le sue ossessioni che si materializzano in depressione e infine nella tubercolosi polmonare che lo condurrà alla precoce fine.
Ognuna delle cinque donne cerca di liberare Franz dalla scrittura come unico motivo dell’esistenza, offrendo amore, speranza di vita, progetti. E come tutte le donne s’illudono di riuscire a ottenere amore e dedizione, mentre l’oggetto del loro amore sviluppa un sentimento inverso man mano che le diverse relazioni s’intensificano.
Un comportamento che nasce nel contesto familiare dello scrittore praghese (una prigionia psicologica) ed è descritto con i condizionamenti forti da parte della madre e del padre di Kafka, visti dalle donne come ostacoli al loro amore: un amore affidato a lunghe missive per tenere legato a loro un uomo inquieto, che teme i sentimenti. E proprio una cascata di differenti sentimenti unisce Felice, Greta, Julie, Milena e Dora, che dopo la fine delle storie d’amore e la morte di Kafka seguono il loro destino, per alcune tragico, per altre più sereno.
La storia riallaccia i fili terribili delle due guerre mondiali attraverso le vite di queste donne, ebree e non ebree, che per la loro emancipazione, attitudine letteraria, cultura, allegria, hanno affascinato Kafka senza scalfirne in realtà l’anima. Per le donne di religione israelitica il futuro si materializza nei lager nazisti o nella fuga nell’Europa in fiamme, in anni di guerra che hanno segnato generazioni.
Il cuore al buio di Kafka non riesce a trovare uno spiraglio di luce nonostante la dedizione di queste giovani donne, e anche il loro cuore esce sconfitto di fronte alla personalità dello scrittore, ossessionato da sé stesso.


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