#Ucraina. L’agenda della guerra. 14/20 febbraio

La guerra genera un’agenda, l’agenda della guerra si incrocia con l’agenda consueta; iniziative previste diventano occasioni, eventi programmati alla luce della guerra acquisiscono nuova importanza e significato. Questa è la settimana che va da lunedì 14 marzo 2022, diciannovesimo giorno della guerra russa all’Ucraina, a sabato 20.
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La guerra genera un’agenda, riunioni ufficiali, sedute, assemblee, incontri bilaterali. L’agenda della guerra si incrocia con l’agenda consueta, iniziative previste da tempo che diventano occasioni, eventi consueti che acquistano una nuova ottica, appuntamenti e fatti che, alla luce della guerra, acquisiscono nuova importanza e significato. Questa è la settimana che va da lunedì 14 marzo 2022, diciannovesimo giorno della guerra russa all’Ucraina, a sabato 20.

LUNEDÍ 14

Ankara, Turchia; il presidente turco Recep Erdogan riceve il cancelliere tedesco Olaf Scholz.

Roma, Italia; il consigliere alla Sicurezza nazionale Usa Jack Sullivan e il capo della diplomazia del Partito comunista cinese Yang Jiechi si incontreranno oggi; Sullivan incontrerà anche a palazzo Chigi il consigliere diplomatico di Mario Draghi, Luigi Mattiolo.

Strasburgo, Francia; Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa, sessione plenaria straordinaria di 48 ore sull’Ucraina.

Norvegia, Mari del Baltico, del Nord, di Norvegia, di Barents; inizia Cold Response 2022, esercitazioni e grandi manovre militari delle truppe NATO nell’Artico (sino al primo aprile).
Le manovre, a guida norvegese, sono programmate da tempo ma l’attuale situazione di tensione tra la Nato e la Russia le rende cruciali. Il conflitto in Ucraina potrebbe estendersi al Baltico, coinvolgendo paesi Nato, e all’Artico, dove la penisola di Kola ospita importanti basi militari russe e alcuni dei più potenti sistemi d’arma di ultima generazione, come i missili da crociera ipersonici (dodici lanci di missili Zircon sono stati effettuati dai russi nel 2021 a scopo dimostrativo). È la più grande esercitazione Nato all’interno del Circolo Polare Artico dagli anni ’80, con circa 35mila soldati provenienti da 28 nazioni e schiererà anche, per la prima volta dalla Guerra Fredda, due Carrier Strike Group (Csg, Gruppi di assalto portaerei), uno in capo statunitense Uss Harry Truman (da tempo destinata alla zona di operazioni della Quinta Flotta ma “trattenuta” nel Mediterraneo su richiesta europea e britannica) e l’altro alla portaerei britannica Hms Prince of Wales. Uno schieramento di forze che ha anche una funzione diplomatica, lo schieramento militare ai confini Nato, come la fornitura di armi al governo ucraino, serve a costituire le condizioni per un tavolo di dialogo che porti alla fine del conflitto, obiettivo principale in questo momento.

Bruxelles, Belgio; riunione dei ministri dell’Eurogruppo. L’ordine del giorno – coordinamento della politica fiscale, tredicesima relazione sulla sorveglianza rafforzata per la Grecia, preparazione del Vertice Euro del 22-24 marzo – include “il punto della situazione economica derivante dall’aggressione militare della Russia nei confronti dell’Ucraina e di altri importanti sviluppi macroeconomici che influiscono sulla pianificazione di bilancio per il 2023”.

Copenaghen, Danimarca; lo Stockholm International Peace Research Institute (Sipri) pubblica il suo rapporto sul commercio mondiale di armi negli ultimi cinque anni.

Hong Kong, Cina; Processo a Jimmy Lai e ad altri due dirigenti di Next Digital.
La Cina è al centro degli snodi del conflitto. Formalmente neutrale, di fatto è schierata con la Russia nell’avvio della guerra (linee di credito e una serie di accordi e contratti siglati tra gennaio e febbraio, il 4 l’incontro tra Putin e Xi Jinping e la firma per la fornitura trentennale di gas russo). Ma non vede bene le autoproclamazioni di indipendenza come quelle del Donbass, oltre a Hong Kong altre aree cinesi hanno tensioni etnico-nazional-religiose, né ama le tensioni internazionali che deprimono i mercati delle loro merci. Astenuta nel voto di condanna dell’Onu, resta ufficialmente neutrale, ambigua, pronta a trarre profitto dalla situazione, che non è detto non possa vedere anche in un ridimensionamento di quel fronte comune anti-Usa tra Russia e Cina, il “legame senza precedenti” sancito nell’incontro di febbraio in occasione delle olimpiadi tra i due leader.

MARTEDÍ 15

Parigi, Francia; Unesco, riunione straordinaria del Consiglio Esecutivo per valutare le conseguenze dell’invasione russa dell’Ucraina.

Bruxelles, Belgio; Nato, conferenza stampa del segretario generale Stoltenberg prima della riunione dei ministri della Difesa di domani.

Ungheria; manifestazioni pro e anti-Orban in vista delle elezioni di aprile previste nella capitale Budapest e in altri centri.
Orban sembra aver capito bene la nuova situazione, sta nella Nato e si mette a disposizione, può recuperare qualcosa di quanto perduto nella deriva autoritaria – la Polonia, più vicina al conflitto, che è arrivato a 20 chilometri dai suoi confini, reagisce con più confusione, come il balletto sugli aerei da guerra all’Ucraina testimonia. A Budapest la società civile scende in piazza per il voto e perché riesca meno facile a Orban il ripulirsi sulle ali della crisi bellica.
La guerra rompe gli scenari politici. Tocca destre e sinistre. Le sinistre, divise tra le catene dei vecchi schemi e la difficoltà della complessità del nuovo scenario multipolare, stentano a trovare la voce, a vedere il quadro. I populismi nazionalisti, a destra, sono in crisi. La rete che univa Putin alle destre europee, sinistre e parti del grillismo, ormai impresentabile. Ma è un processo che viene da lontano. La fine di Trump, l’arresto di Bannon, la funzione dei populismi nazionalisti esaurita; i Gilet jaun, i grillismi, le rivolte elettorali, ridimensionati, riassorbiti o in via di sparizione. La guerra brucia tappe già segnate. Salvini si prende il disprezzo dei sindaci ucraini, gli indipendentisti catalani di destra cancellano i tweet filo-russi e temono le indagini di Bruxelles sui rapporti economici tra movimenti politici europei e Russia (e così la Lega ), Le Pen ritira e distrugge decine di migliaia di brochure elettorali dove appariva sorridente vicino a Putin.
I neonazisti italiani e europei, spesso contigui a leader e associazioni del populismo nazionalista, forniscono di foreign fighter entrambi i bandi – alle conosciute milizie naziste ucraine si affiancano quelle russe, soprattutto nel Donbass, mèta privilegiata del neonazismo italiano che comunque si divide sui due fronti. Almeno una sessantina i miliziani di estrema destra dal nostro paese, secondo i servizi – subiranno la repressione giudiziaria di cui sono stati oggetto i combattenti italiani che andarono a lottare coi Kurdi? In Occidente, includendo i Balcani, soltanto la Germania, con circa 150 volontari e la Serbia, circa cento, hanno numeri maggiori. Attualmente ci sarebbero circa 17 mila combattenti stranieri, da più di cinquanta paesi. Circa 15 mila proverrebbero dalla Russia un migliaio sarebbero gli “occidentali”.

MERCOLEDÍ 16

Bruxelles, Belgio; Nato, riunione dei Ministri della Difesa dell’Alleanza Atlantica dedicata al conflitto in Ucraina I ministri della Difesa dei 30 Paesi della Nato, in teleconferenza presieduta dal segretario generale Jens Stoltenberg.

Parigi, Francia; l’Agenzia internazionale per l’energia (Aie) pubblica il suo rapporto mensile sul mercato petrolifero.

Berlino, Germania; conferenza stampa del cancelliere Scholz e del primo Ministro finlandese, Sanna Marin.
I Paesi nordici subiscono la tensione nel Mar Baltico. La Finlandia, frontiera della Guerra fredda, non appartiene alla Nato, come la Svezia ma ora i due paesi hanno chiesto formalmente al Consiglio europeo di entrare nel programma di difesa militari europeo. All’inizio dell’invasione in Ucraina la diplomatica russa Maria Zakharova ha evocato le “gravi conseguenze politiche militari che richiederebbero una risposta del nostro paese” di un’adesione alla Nato di Finlandia e Svezia; il 2 marzo aerei da guerra russi hanno sorvolato l’isola svedese di Gotland, posizione militare strategica sul Baltico dove la Svezia ha schierato truppe dall’inizio dell’anno. Il 4 marzo il presidente finlandese, Sauli Niinistö, si è incontrato con Joe Biden per “iniziare una cooperazione bilaterale molto più stretta con gli Stati uniti”. Anche la Danimarca, che fa parte della Nato ma non partecipa al Programma di difesa europeo, ha annunciato un referendum il primo giugno per chiedere alla popolazione di accedere al programma di difesa, apportando fondi e partecipando alle manovre militari

Mosca, Russia; Sessione della Duma.

GIOVEDÌ 17

Parigi, Francia; conferenza stampa sui risultati del Consiglio dell’Agenzia Spaziale Europea sulla valutazione dei principali programmi attivi e le implicazioni della situazione geopolitica sulle loro attività.
L’Europa ha sospeso tutti i suoi lanci delle Soyuz, sia quelli dal Centro spaziale europeo di Kourou (Guyana francese) operati dall’azienda Arianespace, attenendosi “rigorosamente alle sanzioni decise dalla comunità internazionale (Unione Europea, Stati Uniti e Regno Unito) in seguito all’invasione dell’Ucraina da parte della Russia”), sia quelli dalla base russa di Baikonur, nel Kazakhstan, operati dall’azienda Starsem. La Russia ha lanciato l’allarme di una possibile caduta sulla terra della stazione spaziale Soyuz per l’interruzione dei lanci di approvvigionamento. La scienza mondiale è in subbuglio, la partecipazione e condivisione internazionale di ricerca e applicazione hanno dimostrato la loro necessità nell’affrontare la pandemia da Covid-19, la guerra mette tutto a rischio. Nel Cern di Ginevra – che è anche una Onu della scienza mondiale – si materializzano e affrontano le tensioni. Si condanna la guerra d’invasione, si sospende l’apertura di nuovi programmi di ricerca con la Russia ma si continua a lavorare insieme – si rigetta la deriva anti-russa, il richiamo allo scontro di civiltà – nei laboratori, nei programmi in corso, finché la Russia, la guerra, le sanzioni, lo consentiranno.

Taiwan; prima mostra dell’artista dissidente di Hong Kong, Kacey Wong.
Usa e Europa guardano alla Cina per spegnere le fiamme della guerra, che ha contribuito a accendere; ma si agisce su più piani e gli Usa vogliono anche dare un segnale alla Cina per Taiwan: niente intervento armato per l’isola, guarda a Putin e alla Russia che succede.

[immagine di copertina: l’agenda del 1983 di un analista di medio livello che lavorava presso il Combined Arms Center dell’esercito americano, a Fort Leavenworth in Kansas, una testimonianza della guerra fredda in una fonte personale impregnata di cultura pop; fonte: Paris Review]

#Ucraina. L’agenda della guerra. 14/20 febbraio ultima modifica: 2022-03-14T13:33:10+01:00 da YTALI
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