Campi di bocce a Venezia

BARBARA MARENGO
Condividi
PDF

Si fa presto a dire “sì, dai, facciamo una partita a bocce”. In questo vasto spazio verde di Dorsoduro, sestiere di Venezia che dalla chiesa della Salute si allunga fino al limite delle isole acquatiche sfiorando il Tronchetto, si pratica un’arte antica e dettagliatamente regolamentata. Il gioco delle bocce, in un bocciodromo tra orti e canali con una storia altrettanto antica. Bocciofila San Sebastiano: ecco dove un sodalizio di soci e professionisti oltre che di appassionati giocatori dal 1900 pratica “uno sport impropriamente chiamato gioco”. Ospite del Panatholn club di Venezia, il presidente della bocciofila avvocato Piero Reis ha aperto le porte dell’area che si stende amplissima alle spalle della fondamenta Barbarigo. di fronte alla chiesa dell’Anzolo Raffaele, presentando una di quelle realtà sociali veneziane un po’ segrete e un po’ defilate che sopravvivono tenacemente in una città in via di spopolamento.

Come abbiamo appreso dal presidente, il gioco/sport delle bocce è antichissimo, tracce di atleti nell’atto di lanciare una boccia si trovano sia nei geroglifici egiziani sia nella Grecia classica, disciplina nominata da Ippocrate 400 anni prima dell’era cristiana, come “salutare”, che dalla Grecia passa al mondo romano: a Pompei si trovano testimonianze di gioco con otto bocce e un boccino con palle di pietra e di legno, e anche Ottaviano Augusto si cimentava nel lancio della palla con bocce di legno di radice d’olivo.

Queste premesse servono per mettere tutti i puntini sulle “i” necessari per contestualizzare tale antica disciplina, che nei secoli si è dotata di regole e statuti, viaggiando tra Nord e Sud del mondo, (a fine ‘800 con l’emigrazione dall’Italia verso il Sud America il gioco prese piede anche in quelle terre lontane), e in Inghilterra tale fu l’impatto del gioco delle bocce tra i lavoratori che venne proibito per non distrarre braccia e menti dal lavoro stesso, e solo a metà del diciannovesimo secolo fu riammesso al pubblico dopo ben 400 anni.

Fu la regina Vittoria a dare il via alla pratica di tale sport, che come spesso avviene nell’ordinato Nord e dotato di strette regole comportamentali e complesse che vigono tutt’oggi. Da quel lontano 1880 dalle bowls inglesi in
Francia arrivò la pétanque e in Italia, in Piemonte, nel 1873 le prime società organizzarono gare e campionati. A Venezia la bocciofila San Sebastiano è la più antica visto che dal 1900 in calle dell’Avogaria presso l’osteria da Carmela si formò il primo sodalizio di giocatori: nel 1980 la Società chiese al Comune il permesso di attrezzare un’area abbandonata in fondamenta Barbarigo, là dove una vera e propria selva copriva un terreno abbandonato con relativa discarica. I numerosi veneziani dei facondi anni ottanta non impiegarono molto tempo a ripulire il tutto e a dare a quei campi la forma del bocciodromo, secondo le regole: tre campi lunghi 28 metri e coperti solo da una tettoia, ciò che impedì per lungo tempo agli iscritti di partecipare a gare nazionali che prevedevano spazi coperti e riscaldati. A risolvere questo dispendioso ostacolo, le spese cioè per la copertura e chiusura delle piste da bocce, ci pensò il presidente del tempo, che vendette al Comune la struttura esistente e con il ricavato costruì un padiglione coperto.

Tutti noi almeno una volta abbiamo giocato a bocce, certamente senza pensare che dietro a quel gesto che pare semplice ci sono regole inimmaginabili per i profani: quel movimento plastico, elegante, controllato, atletico, concentrato, misurato, mirato e chi più e ha più ne metta (compresa la coordinazione tra braccia e gambe) deriva da fatica e disciplina che gli atleti professionisti, ma anche tanti dilettanti, mettono in pratica negli allenamenti e nelle competizioni. A San Sebastiano oltre seicento trofei accolgono il visitatore e non sono pochi i campioni nazionali e non solo, tra i quindici soci giocatori e i 140 frequentatori e sostenitori.

Se associamo il gioco delle bocce a miti pensionati che hanno appena finito di dare consigli agli operai dei cantieri stradali, sbagliamo: dopo la seconda guerra mondiale in Italia esistevano tremila società bocciofile con 120.000 iscritti, e cinquantamila manifestazioni sportive all’anno lungo tutta la Penisola con otto milioni di partecipanti. Anche a Venezia esistevano numerosi campi di bocce in terra battuta, ogni antica osteria con pergolato che si rispettasse ne possedeva uno, tra ombre di viti e ombre di vino.

Gli “stradoni” lungo i quali scivolavano e si bocciavano le bocce erano appunto di terra battuta mentre oggi sono in materiale sintetico, ma il gesto e il risultato sono gli stessi. Anzi, le recenti medaglie guadagnate dall’Italia del curling alle recenti Olimpiadi invernali ha acceso un nuovo interesse verso questo sport “cugino” che può essere inteso come un gioco e che è in lista per diventare specialità olimpica.

Avvicinare i giovani a questo svago può essere interessante ed è anzi lo scopo della bocciofila San Sebastiano: sopratutto in una Venezia con pochi spazi sportivi di aggregazione per i pochi giovani.

E si fa presto a dire “tira quella boccia”, sfera che può essere di vari materiali (legno, bronzo o sintetico) ma deve avere assolutamente il dimetro di tredici centimetri, con ogni giocatore dotato di una sua attrezzatura personale, oltre alle bocce e cioè la divisa, niente jeans ma pantaloni per uomini e gonna per le donne, con scarpe antisdrucciolo.

E se proprio vogliamo scendere nel tecnico, ci perdiamo nelle mille regole di squadre a due o quattro partecipanti, che tirano secondo tre specialità, raffa, volo e pétanque. Ogni squadra ha specialisti nel puntista, nello sbocciatore e nell’ultimo giocatore, che risolve la partita col tocco deciso. Sotto gli occhi del giudice di gara e dell’arbitro. Per saperne di più, Dorsoduro 2364, vicino a orti e atmosfera speciale.

Campi di bocce a Venezia ultima modifica: 2022-03-21T14:21:58+01:00 da BARBARA MARENGO
Iscriviti alla newsletter di ytali.
Sostienici
DONA IL TUO 5 PER MILLE A YTALI
Aggiungi la tua firma e il codice fiscale 94097630274 nel riquadro SOSTEGNO DEGLI ENTI DEL TERZO SETTORE della tua dichiarazione dei redditi.
Grazie!

POTREBBE INTERESSARTI ANCHE:

Lascia un commento