Il mito dell’#Ucraina nazista

La “denazificazione” del paese attaccato da Putin è argomento che sembra aver trovato sostegno da tempo anche in Occidente. Ma si tratta della trasformazione della storia in un’arma di propaganda politica, deviante, che non aiuta a comprendere.
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Tra le giustificazioni di Vladimir Putin per giustificare l’invasione russa dell’Ucraina, c’è anche quella della “denazificazione“ del paese e della sua leadership, colpevoli di genocidio rispetto alla popolazione russofona del Donbass. Si tratta di un argomento che circola anche nei social media, nel tentativo di dare sostegno alle “argomentazioni” del presidente russo. Gocce di “veleno”, secondo Anna Colin Lebedev, che continuano da anni e si insinuano nel dibattito pubblico, allo scopo di limitare il sostegno all’Ucraina. 

Lebedev, che è ricercatrice in Scienze politiche presso l’Institut des sciences sociales du politique (ISP) – un centro di ricerca del CNRS, l’Université Paris Nanterre e l’École normale supérieure Paris-Saclay – e si occupa di dinamiche sociali dei conflitti armati e dei veterani nello spazio post-sovietico, è ritornata ancora sulla questione recentemente. 

Il problema è infatti l’uso politico della memoria e della storia e i dividendi politici che in questo caso la Russia cerca di trarne. Instillando il dubbio che dall’altra parte ci sia qualcuno di politicamente insostenibile – dei nazisti – ne si limita il supporto da parte delle opinioni pubbliche occidentali, realizzando almeno un’equivalenza morale – se non in alcuni casi il supporto – rispetto all’invasione decisa dal presidente russo. Si tratta come nel caso degli argomenti “espansione della Nato” e “garanzia della sicurezza russa” di ragioni che giustificano l’invasione.

L’idea è che il governo attuale sia il risultato di un golpe dell’estrema destra avvenuto nel 2014, che l’influenza dell’estrema destra sia particolarmente forte nelle istituzioni ucraine e che questo abbia radici profonde nella storia ucraina, come il collaborazionismo ucraino durante la Seconda guerra mondiale dimostrerebbe. Sono argomenti diffusi, anche in Occidente.

In Ucraina certamente ci fu collaborazionismo con i nazisti. E non appare certamente una posizione isolata in Europa. Come ha scritto Lebedev:

È ingenuo pensare che si scopra qualcosa rivelando al mondo la collaborazione di certi gruppi di ucraini con il regime nazista. Gli storici in Ucraina e altrove hanno scavato per un po’ di tempo in questa questione e l’hanno portata al dibattito pubblico.

L’equivalenza che appare nei media secondo la quale gli ucraini avrebbero combattuto a fianco della Germania nazista è però fondata su un’esagerazione che ha uno scopo di propaganda politica ben preciso. In realtà la grande maggioranza dei soldati ucraini ha combattuto contro i nazisti nell’Armata Rossa (oltre quattro milioni), mentre circa 200.000 hanno combattuto dalla parte della Germania nazista. Dice ancora Lebedev:

La collaborazione avviene nel contesto particolare delle politiche repressive di Mosca sui territori ucraini. Per molti ucraini, si trattava di scegliere il male minore: l’Urss e la Germania. Le loro motivazioni sono diverse.

Ovviamente Lebedev non vuole giustificare ma porre l’attenzione sull’uso politico e di propaganda che ne viene fatto. Se dovessimo infatti utilizzare lo stesso metro di giudizio che viene utilizzato nei confronti dell’Ucraina per il suo passato durante la Seconda guerra mondiale, che cosa dovremmo dire dell’Esercito russo di liberazione, la formazione guidata da Andrej Andreevič Vlasov, il generale sovietico catturato dai tedeschi sul fronte orientale e che poi accettò di collaborare con la Germania nazista? Vlasov aveva sotto il suo comando circa 130.000 soldati, per lo più ex prigionieri di guerra sovietici. 

La storia del nazionalismo e della collaborazione in Ucraina è comune a molti altri paesi dell’Europa centrale e orientale, una regione presa nel fuoco incrociato e costretta a scegliere tra un’occupazione straniera e un’altra:

Quando l’Ucraina indipendente si è formata, i suoi simboli includevano le ambigue figure dei nazionalisti della metà del Ventesimo secolo. Questi hanno combattuto per l’indipendenza dell’Ucraina e nel contempo molti hanno collaborato con i nazisti.

Un’ambiguità che si ritrova nella discussa figura di Stepan Bandera:

La narrazione storica è portatrice di questa memoria complessa. Commemoriamo sia la partecipazione degli ucraini alla lotta contro il nazismo sia la lotta nazionalista contro l’Urss. Ma il dibattito intellettuale è aperto in Ucraina, la società sta lavorando sul suo passato. Al contrario, in Russia, la questione della collaborazione con i nazisti è un argomento tabù.

Molta strada infatti rimane da fare in Ucraina rispetto al suo ruolo nella Shoah, compresi i massacri di ebrei da parte dei nazisti con l’aiuto di collaboratori locali. Quasi un milione di ebrei ucraini furono uccisi dal 1941 al 1944 e sepolti in migliaia di fosse comuni, compresi i 34.000 che furono giustiziati in un burrone appena fuori Kiev noto come Babij Jar.

Ma il problema è estremamente complesso e la Russia non è esente. Secondo il Center for East European and International Studies di Berlino, centro studi sostenuto dal Ministero degli affari esteri della Germania:

L’educazione all’Olocausto in Russia è iniziata negli anni Novanta grazie agli sforzi di singoli insegnanti, piuttosto che come un’iniziativa approvata dallo stato. Il punto di svolta è stato l’inserimento dell’argomento in una bozza del 2003 dello standard ufficiale russo di educazione storica, che da allora ha reso l’Olocausto un argomento obbligatorio nei libri di testo di tutta la nazione. Tuttavia, nonostante la sponsorizzazione statale dell’educazione all’Olocausto, i libri di testo scolastici in Russia dedicano solo poche frasi all’argomento. Secondo un ricercatore dell’Accademia Russa delle Scienze, questo riflette l’eredità della storiografia sovietica in cui il tema degli ebrei è assente, insieme ai temi dei pogrom, dell’Olocausto e dell’antisemitismo sponsorizzato dallo stato.

Nel 2021 la Federazione Internazionale per i Diritti Umani ha pubblicato inoltre un rapporto nel quale mette in risalto che le autorità russe stanno aumentando la pressione su ricercatori e attivisti che si oppongono alla narrazione storica governativa, specialmente per quanto riguarda le purghe dell’era staliniana e la collaborazione con la Germania nazista.

L’obiettivo è appunto propagandistico, dice Lebedev. E comincia nel 2014:

I media russi spingono l’idea che la rivoluzione di EuroMaidan sia ultra-nazionalista, dando come prova i ritratti del nazionalista Stepan Bandera presenti in piazza.

Ma la mobilitazione del 2014 ha un solo obiettivo:

La partenza dell’allora presidente (filo-russo, ndr) e il rifiuto del progetto sociale che incarna. Cittadini ideologicamente molto diversi sono uniti in questo obiettivo. E sì, ci sono anche i nazionalisti.

La presenza anche dell’estrema destra viene però utilizzata per definire un’intera manifestazione:

Come dire: visto che Marine Le Pen era nelle manifestazioni di “Je suis Charlie”, queste manifestazioni sono di estrema destra.

Aggiunge Lebedev:

EuroMaidan è una mobilitazione variegata e multilingue (e piuttosto russofona), che valorizza questa pluralità. I ritratti di Bandera non piacciono a tutti, ma si lascia perdere, in nome dell’inclusione e della lotta comune.

Ciò non significa che non ci possa essere un problema legato all’estrema destra in Ucraina. Tuttavia, la collaborazione tra l’estrema destra russa e il regime di Putin ha ricevuto meno attenzione, come ha scritto in un lungo articolo su The Conversation Robert Horvath, ricostruendo le relazioni tra l’estremismo di destra russo – e non solo – e il presidente Putin.

Il mito dell’#Ucraina nazista ultima modifica: 2022-03-24T15:42:04+01:00 da YTALI
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