È ancora Macron contro Le Pen

Il presidente in carica sfiderà ancora la leader dell’estrema destra che questa volta può contare su una maggiore riserva di voti provenienti da altre formazioni di destra. I due cercheranno di convincere i francesi in vista del ballottaggio tra due settimane. In particolare la sinistra. Risultato storico per il leader della sinistra populista Mélenchon, che si conferma di gran lunga il principale leader della gauche. Disatro per i partiti storici.
MARCO MICHIELI
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[PARIGI]

Dunque sarà ancora Emmanuel Macron contro Marine Le Pen. Il presidente in carica migliora notevolmente rispetto al 2017, quando aveva ottenuto il 24,01%. Anche la presidente del RN ottiene un risultato migliore (era il 21,9 nel 2017). Terzo Mélenchon sopra il 21% (aveva fatto il 19,58% nel 2017). Un risultato totalmente insperato per il leader della sinistra populista. Le ultime settimane passate a richiamare al voto utile per impedire a Le Pen o a Macron di arrivare al secondo turno ha funzionato. Ha così sottratto probabilmente alcuni elettori ad altri candidati di sinistra. Mélenchon ha invitato i sostenitori a non votare per il candidato dell’estrema destra ma ancora una volta, come nel 2017, non ha invitato apertamente a votare Macron.

Gli elettori di Mélenchon rischiano di essere i veri detentori del risultato del secondo turno. La loro astensione o il loro voto a favore di Le Pen, come indicato da alcune ricerche, potrebbero consegnare la vittoria alla leader dell’estrema destra.

È la ragione per la quale Marine Le Pen ha invitato “tutti i francesi di ogni sensibilità”, “chiunque non abbia votato per” il centrista in carica Emmanuel Macron, “a sinistra, a destra e altrove”, a unirsi alla sua candidatura “per mettere in moto il grande cambiamento al potere di cui la Francia ha bisogno”. La candidata dell’estrema destra, che ottiene il miglior punteggio nella storia del suo partito, ha dichiarato che il 24 aprile “sarà una scelta fondamentale tra due visioni opposte del paese: o la divisione, e il disordine, o la riunione dei francesi intorno alla giustizia sociale garantita da un quadro fraterno […] una scelta di società e anche di civiltà”, promettendo che sarà “il presidente di tutti i francesi”, se sarà eletta. Il messaggio che molti dei suoi dirigenti sembrano ripetere nelle televisioni è di smettere di utilizzare il termine estrema destra e invita i francesi a riflettere sulla “prima donna eletta alla presidenza della repubblica”.

I risultati segnano soprattutto un’altra tappa nella scomparsa dei due partiti che hanno dominato la politica francese per decenni, il Parti socialiste e Les Républicains.

Valérie Pécresse, candidata del centrodestra, potrebbe infatti ottenere meno del 5% dei voti, un calo di 15 punti dal 20 per cento ottenuto da François Fillon nel 2017. Se il risultato di Pécresse fosse sotto il 5 per cento, il suo partito rischierebbe di non ottenere i rimborsi elettorali per la campagna presidenziale – 15 milioni di euro -, un problema non da poco per l’attività politica. Pécresse ha dichiarato che voterà “in coscienza per Emmanuel Macron per impedire a Marine Le Pen di andare al potere e il caos che ne deriverebbe”. Tuttavia, l’influente compagno di partito di Pécresse e sfidante alle primarie della destra, Eric Ciotti, dice che non chiederà di votare per Macron. La crisi dei Les Républicains è appena iniziata.

La candidata socialista Anne Hidalgo è invece sotto il 2%, un ulteriore colpo allo storico partito della sinistra francese. Hidalgo ha dato indicazione di voto per Macron. Il segretario del partito ha invitato la gauche ha trovare un accordo per le legislative (accordo in salita con dei risultati così alti per Mélenchon).

I due partiti storici del paese ottengono insieme meno del 7% dei voti. È la fine di una fase storica.

Gli altri candidati hanno annunciato il loro voto a sostegno di Macron – il candidato dei Verdi Yannick Jadot e il candidato del Partito Comunista Francese Fabien Roussel – mentre Eric Zemmour e NIcolas Dupont-Aignan hanno invitato a votare per Marine Le Pen.

Emmanuel Macron ottiene un risultato più alto di quanto gli ultimi sondaggi gli attribuivano in una campagna elettorale non condotta brillantemente. Marine Le Pen invece ha probabilmente realizzato la migliore delle sue campagne presidenziali. Sottotono rispetto a quella del 2012 e del 2017, la candidata dell’estrema destra ha saputo parlare di tematiche che risuonano con l’elettorato delle classi popolari – il potere d’acquisto – e ha evitato di parlare delle tematiche europee, lasciando utilizzare i toni duri sull’immigrazione a Zemmour. Una strategia che era stata criticata da alcuni nel suo partito ma probabilmente definita per affrontare il secondo turno e rendere la sua candidatura meno ostile all’elettorato critico di Macron.

La rivincita tra Emmanuel Macron e Marine Le Pen è comunque storica. L’unica volta in cui due candidati si sono affrontati due volte è accaduto nel 1974, quando Valéry Giscard-d’Estaing ha sconfitto François Mitterrand e nel 1981 quando Mitterrand sconfisse Giscard.

Con il 32,8 l’estrema destra e la destra sovranista raggiungono un risultato storico. Non è mai stata così forte. La sinistra da Mélenchon a Hidalgo ottiene un risultato in termini percentuali più alto di quanto ci si aspettasse. Ma più basso dell’estrema destra. Il risultato è essenzialmente raggiunto grazie all’exploit del partito di Mélenchon che si conferma la forza dominante della sinistra.

Un paese diviso in tre. Mentre Macron presidia il centro largo, a destra come a sinistra le principali forze dominanti sono partiti populisti posti ai lati dello spettro politico. Si tratta di una novità parzialmente apparsa nel 2017 e che si riconferma oggi con la quasi sparizione delle candidature dei partiti storici, in particolare a destra quella di Pécresse.

Il ballottaggio sarà una battaglia non semplice per Macron. Proverà a convincere una parte degli astenuti: l’astensione al primo turno raggiunge infatti il 26%, in aumento rispetto al 2017. Si tratta soprattutto di riportare i propri elettori al voto e mobilitare quelli degli altri partiti che non hanno votato per la sua candidatura al primo turno. E questa volta Marine Le Pen è meno divisiva rispetto al 2017. nel suo discorso alla fine del primo turno Emmanuel Macron ha chiesto di fondare, al di là delle “differenze”, “un grande movimento politico di unità e azione”.

A differenza delle volte scorse il serbatoio di voti a cui può attingere Le Pen può consentirle di arrivare alla presidenza. Il sostegno di Zemmour e di Nicolas Dupont-Aignan, più qualche voto dal centrodestra e da altri elettorati, rendono la sua elezioni non proprio improbabile. Per Macron il problema sarà convincere gli elettori di Mélenchon a mobilitarsi e votare per lui domenica 24 aprile.

Secondo una prima stima del voto diffusa da Ipsos-Sopra Steria per France Televisions e Radio France, effettuata su un panel rappresentativo ma limitato di 1172 persone dopo il risultato del primo turno, il presidente uscente otterrebbe il 54% contro il 46% della rivale di estrema destra. Macron aveva ottenuto il 66,10% contro Le Pen nel 2017.

È ancora Macron contro Le Pen ultima modifica: 2022-04-10T22:57:11+02:00 da MARCO MICHIELI
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