Paul-Émile Rioux. Il grande artista “digitale” alla #Biennale

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Panorami grandiosi, che consentono di vedere territori urbani in un dispiegarsi all’infinito. Sono immagini, di aspetto fotografico, ma interamente elaborate a partire da una matrice digitale, che evocano una visione futuristica del nostro mondo. Ricordano opere della letteratura e del cinema di fantascienza, il che conferisce loro il potere evocativo dell’archetipo. Parliamo di Paul-Émile Rioux. Il grande artista canadese espone alla Biennale di Venezia, nello spazio di Palazzo Bembo.

Rioux descrive così, se stesso e il suo lavoro:

Il mio interesse? Il nostro rapporto mutevole con lo spazio e il luogo, e il modo in cui pensiamo all’ambiente e alla natura. Il progetto? Portare lo spettatore in luoghi sia interiori sia alieni che potrebbero esistere nel mondo reale così come in uno virtuale. Come? Mescolando e abbinando la realtà con l’invenzione, attraverso immagini che costruisco. Le costruisco utilizzando fotografie, parole, scatti di prodotti o modelli 3-D. Perché? Smontare la nostra percezione e liberarci da ciò che sappiamo essere vero.

Dopo aver studiato cinema alla Concordia University e poi comunicazione all’Università del Quebec a Montreal, l’artista si dedica alla fotografia, che pratica per più di vent’anni, durante i quali ottiene numerosi premi e riconoscimenti, in particolare il Grand Prix Lux (Quebec e Canada) per la creazione digitale nel 2000 e nel 2001. Lo sviluppo dei nuovi media digitali unito alle competenze acquisite attraverso l’esercizio della fotografia professionale dà vita oggi a un’opera potente e visionaria.

L’artista propone panorami che ricordano opere della letteratura e del cinema di fantascienza, il che conferisce loro il potere evocativo dell’archetipo. Panorami creati che si distinguono chiaramente dall’immaginario della fantascienza anche per il fatto che sono interamente costituiti da elementi astratti. Le megalopoli che sembrano rappresentare sono illusorie; prendono forma solo attraverso lo sguardo dello spettatore che cerca spontaneamente di identificare ciò che vede da forme astratte. Le immagini danno vita a un gioco di letture dissonanti che fanno oscillare lo sguardo tra il riconoscimento dei contorni familiari di una città e le componenti pittoriche dell’opera che contraddicono ogni intenzione figurativa. L’artista interroga così la nostra percezione del mondo e critica le attuali scelte economiche e le loro conseguenze ecologiche proponendo visioni futuristiche in cui spazi selvaggi e naturali scompaiono a favore di territori interamente addomesticati dall’uomo.

Il risultato è un’immagine di grande formato stampata su carta fotografica il cui stile estremamente contemporaneo riflette il nostro rapporto con il mondo, che ora scende a compromessi sia con la materia sia con il virtuale e che a volte fatica a tracciare il confine tra realtà e finzione.

I panorami di Paul-Émile Rioux sposano una logica fotografica. Sono il risultato di un taglio – di una scelta di inquadratura – per estrarre un’immagine da un vasto spazio virtuale. I territori astratti estremamente complessi da cui sono tratti i panorami risultano dall’impianto di vari materiali in una matrice digitale e dalla provocazione volontaria di incidenti tramite software per provocare una trasformazione casuale degli elementi originari. L’artista in questa fase interviene solo per promuovere il caos da cui, al momento opportuno, trarrà un’immagine. I panorami non sono quindi l’esito della volontà dell’artista di costruire un territorio virtuale che corrisponda a una visione, ma di una sezione di spazio-tempo in una materia digitale trasformata in modo virale da algoritmi.

Il risultato è un’immagine di grande formato stampata su carta fotografica il cui stile estremamente contemporaneo riflette il nostro rapporto con il mondo, che ora scende a compromessi sia con la materia che con il virtuale e che a volte fatica a tracciare il confine tra realtà e finzione.

Siamo sedotti e indotti a proiettarci all’interno delle loro griglie di infinito. Li percepiamo come precursori di una colonizzazione totale e non passa molto tempo prima che veniamo sommersi e spazzati via in profondità inesplorate.

Una mostra da non perdere.

Paul-Émile Rioux. Il grande artista “digitale” alla #Biennale ultima modifica: 2022-04-16T18:16:58+02:00 da YTALI
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