Rappresentanti e simpatizzanti dell’indipendentismo catalano sono stati spiati tra il 2015 e il 2020 attraverso due software spia israeliani, l’ormai noto Pegasus e il meno conosciuto Candiru. Nella rete di controllo sono finiti i telefoni di oltre sessanta persone, legate all’indipendentismo catalano ma anche partner o avvocati dei bersagli dell’azione spionistica. Il CatalanGate – esteso per almeno altri cinque paesi europei, Germania, Francia, Belgio, Svizzera e Portogallo – è stato svelato lunedì da The New Yorker, pubblicando i risultati di una ricerca di The Citizen Lab, un reputato e autorevole istituto canadese che si occupa di democrazia e Internet.
Nessuno, negli ambienti della sicurezza informatica, mette in discussione i risultati delle ricerche dell’istituto. The Citizen Lab è un laboratorio interdisciplinare con sede presso la Munk School of Global Affairs & Public Policy dell’Università di Toronto, incentrato sulla ricerca e lo sviluppo nell’intersezione tra le tecnologie dell’informazione e della comunicazione, i diritti umani e la sicurezza globale. Una parte dei casi di Pegasus è stata condivisa con la sezione Tech Lab di Amnesty International che ha convalidato in modo indipendente la metodologia forense applicata dai ricercatori canadesi.

Riassumendo i risultati della ricerca, almeno sessantacinque persone sono state prese di mira o infettate da due software spia commerciali, entrambi israeliani, delle quali sessantatre da Pegasus, della Nso Group, altri quattro da Candiru – il cui nome viene dal micro pesce del Rio delle Amazzoni che si insedia nelle vie urinarie, della società omonima, definita dal quotidiano Haaretz “la più misteriosa impresa bellica israeliana”, senza neanche un sito Internet e che fa firmare blindati accordi di riservatezza a ogni suo dipendente – e almeno due persone sono state prese di mira o infettate da entrambi. Tra le vittime figurano membri del Parlamento europeo, presidenti dell’autonomia catalana, rappresentanti eletti, giuristi e membri di organizzazioni della società civile. Nso Group non ha rilasciato dichiarazioni ma prese di posizioni su precedenti simili si possono trovare nella pagina news del sito della società.
La notizia ha messo in seria difficoltà il governo di Pedro Sánchez. Malgrado il Citizen Lab non attribuisca “in modo definitivo le operazioni a un’entità specifica”, afferma anche che “forti prove circostanziali suggeriscono un nesso con le autorità spagnole”. Che la politica israeliana, e anche gli impegni presi con le cancellerie occidentali, sia che Pegasus venga venduto solo ai governi mette Madrid in una posizione scomoda, che le dichiarazioni della portavoce dell’esecutivo Isabel Rodríguez – “Qui non si spia, non si intercettano conversazioni se non nel rispetto della legge e del diritto” – non hanno certo alleviato. È evidente come l’utilizzo di questi strumenti, oltre che sottoposti all’autorizzazione della magistratura, debbano essere sotto il controllo del responsabile politico diretto, il ministro dell’Interno Fernando Grande-Marlaska, nonché del capo del governo, Pedro Sánchez. Affermare che “il governo non ha assolutamente nulla da nascondere”, come ha detto Rodríguez, non basta di certo a tranquillizzare gli animi, innanzitutto chi ha subìto le intercettazioni illegali.

I politici indipendentisti coinvolti nelle intercettazioni hanno annunciato ieri che presenteranno denunce in Spagna e negli altri paesi coinvolti. Oriol Junqueras e Carles Puigdemont – gli ex vicepresidente e presidente della Generalitat durante la crisi indipendentista del 2017, il primo beneficiario dell’indulto dallo scorso giugno, dopo due anni e mezzo di carcere, il secondo riparato all’estero prima dell’emissione del mandato di cattura e ora eurodeputato – sono apparsi insieme al Parlamento europeo per annunciare le azioni legali. Si apre così un nuovo fronte giudiziario europeo per la Spagna che, per quanto riguarda la giustizia e la vicenda catalana, non è stato sinora prodigo di soddisfazioni per Madrid, le cui richieste riguardanti gli indipendentisti catalani non hanno passato il vaglio dei tribunali europei, in Germania, Belgio e Italia. La Commissione speciale del Parlamento europeo per lo studio dei programmi di intercettazione illegali in Ungheria e Polonia, che ha riaperto proprio ieri i suoi lavori, ha ricevuto informazioni sul caso catalano e la richiesta di aprire un’investigazione ufficiale sull’accaduto, mentre un dibattito d’emergenza nell’Europarlamento verrà richiesto per l’inizio di maggio.
Lo scandalo mette in crisi il Tavolo di dialogo tra il governo spagnolo e quello catalano. Da tempo in attesa sul binario morto, occultato dalla crisi bellica ed energetica, lo strumento per riportare alla politica la gestione del conflitto territoriale era atteso sulla scena. Lo scandalo è un macigno che rischia di romperlo definitivamente. Al momento, malgrado la messa in scena di unità dell’apparizione congiunta dei due leader, l’indipendentismo catalano non ha ancora deciso che posizione prendere col governo. Se Puigdemont, del Partit Demòcrata Europeu Català (PdeCat), ha gridato al tradimento, Junqueras, di Esquerra Republicana de Catalunya (Erc), ha riaffermato che il dialogo è il “migliore strumento”. Differenze che sembrano aver trovato una sintesi nella posizione dell’attuale presidente catalano, Pere Aragonès (Erc), anche lui fra gli intercettati, che ha deciso di “congelare” il tavolo, chiedendo al governo l’apertura immediata di un’inchiesta “seria e coordinata da un’autorità indipendente”, oltre a facilitare il lavoro della commissione parlamentare d’inchiesta che verrà richiesta nelle prossime ore.

Grosse complicazioni per il governo e per la politica spagnola – i cui apparati di sicurezza hanno offerto diversi esempi di uso deviato delle strutture di sicurezza pubblica, al servizio di fazioni di partito e di altre oscure trame e ricatti, con intercettazioni e pedinamenti illegali e la costruzione di falsi dossier sui quali basare procedimenti giudiziari e campagne di discredito attraverso la stampa compiacente. Ma il caso getta anche un’ombra generale sul pieno godimento dei diritti civili e alla riservatezza nelle società contemporanee. L’utilizzo di questi software è di difficile controllo. Settori deviati degli apparati di sicurezza, leader politici senza scrupoli, enti privati che, malgrado le rassicurazioni, possano essere in possesso di questo strumenti, costituiscono un nuovo pericolo per le democrazie contemporanee, apparentemente senza alternativa eppure così fragili.

Di questi software sappiamo poco, scoprirli richiede profonde conoscenze e avanzati laboratori informatici, dei contratti di vendita non sappiamo nulla, per non parlare delle caratteristiche tecniche. Se tanto scandalo ha fatto il rischio che i sistemi video di controllo di sicurezza via webcam, monopolio di industrie cinesi, possano veicolare informazioni sensibili alle case di produzione, cosa dovremmo temere da strumenti usati per lo spionaggio? L’uso di questi software, oltre a costituire forme di controllo illegali, rischia di fornire informazioni cruciali per la sicurezza nazionale – e a chi, Israele e quali altri stati? Domande che sarebbe ingenuo non farsi, a guardare soltanto alla cronaca; prodiga di vicende come quella dei parlamentari e funzionari tedeschi, francesi, norvegesi e svedesi spiati dalla National Security Agency statunitense attraverso strutture danesi tra il 2012 e il 2014, tra i quali l’ex cancelliera, Angela Markel, e l’ex presidente della Repubblica federale, Frank-Walter Steinmeier.
[l’immagine di copertina – “CatalanGate. Ci stanno sorvegliando” – è tratta dalla pagina web CatalanGate, recentemente aperta per informare puntualmente sullo scandalo delle intercettazioni]

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