La ministra di Uguaglianza, Irene Montero (Unidas Podemos), ha presentato ieri la nuova legge sull’aborto, il cui nome completo è legge organica per la Protezione dei diritti sessuali e riproduttivi e di garanzia dell’interruzione volontaria di gravidanza, che è stata licenziata oggi dal Consiglio dei ministri del governo Sánchez.
Numerose le novità. Torna il permesso di abortire per le ragazze di 16 e 17 anni entro la 14^ settimana di gravidanza senza che vi sia obbligo di informarne i genitori, in un percorso protetto di tutela legale come accade nella legislazione italiana – la misura già venne introdotta dalla riforma del governo Zapatero del 2010 e successivamente cassata dal Partido popular; viene varato un permesso pre parto per le donne incinte, regolata la pillola del giorno dopo, che verrà fornita gratuitamente dal sistema sanitario pubblico, introdotto il congedo post interruzione volontaria di gravidanza (Ivg) e introdotte misure che toccano aspetti sinora non valutati della sessualità femminile, tra le quali spicca l’introduzione del congedo mestruale. È la prima volta che una legislazione europea si occupa di un aspetto della sessualità delle donne, pure così presente nella nostra vita anche negli aspetti critici che in alcuni casi può avere, prevedendo che, su indicazione medica, le “mestruazioni inabilitanti” vengano prese in carico dal sistema previdenziale, concedendo i giorni di assenza dal lavoro considerati clinicamente necessari nello specifico caso.
La legge cambia nelle fondamenta il ruolo del sistema sanitario spagnolo rispetto alla Ivg. Sinora questa era appannaggio delle cliniche private, nei quali si praticano oltre il 90 per cento delle Ivg. La legge ribalta l’approccio, sancendo la preminenza del sistema sanitario nel farsi carico degli interventi, consentendo il privato convenzionato solo in casi di necessità, per la mancanza di strutture pubbliche e in un’ottica di dotazione e aggiornamento delle strutture. Attualmente si calcola che vengano effettuati circa 70 mila interventi l’anno di Ivg e le dirigenze sanitarie avvertono che non sarà facile mettere a regime la macchina. Strappare l’aborto al privato era però tema sul tavolo da tempo, posto dalle battaglie femministe e dai fautori dell’accompagnamento verso una scelta consapevole della donna, che preveda anche alternative all’Ivg. Soprattutto per garantire l’accesso senza barriere economiche. In alcune autonomie non c’era nessuna struttura, andare in altre regioni era un costo non sopportabile per molte donne. Adesso la struttura sanitaria pubblica più vicina alla residenza della donna dovrà garantire l’accesso alla prestazione. L’obiezione di coscienza sarà garantita, come anche l’effettiva capacità di fornire la prestazione da parte delle strutture pubbliche. Se le battaglie femministe sono state definite dalla ministra le madri di questa legge, ricordando il Tren de la Libertad che nel 2014 monopolizzò per mesi le piazze contro il progetto di riforma con cui il Pp voleva limitare enormemente il diritto di accesso all’aborto, alle cliniche private è andato il ringraziamento di Montero “per aver garantito un diritto delle donne che è stato vulnerato, assieme a quello delle sanitarie e dei sanitari che lo garantivano, anche con manifestazioni persecutorie davanti alle cliniche”.
Il Consiglio dei ministri ha approvato la misura, ma il cammino del testo è ancora lungo. Il passaggio parlamentare, si tratta di una legge di iniziativa del governo, non si concluderà prima dell’inizio del 2023. Alcuni punti saranno decisamente difficili, anche all’interno dell’alleanza Psoe – Up che esprime il governo di minoranza, varato grazie all’appoggio diretto e indiretto di altri gruppi parlamentari, il più consistente dei quali è Esquerra republicana de Catalunya (Erc). Un governo di minoranza che deve trovare su ogni provvedimento la maggioranza parlamentare necessaria alla sua approvazione.
Diversi sono i ministeri coinvolti nella legge organica. Quello di Inclusione e sicurezza sociale (il welfare), retto dal socialista José Luis Escrivá, fondamentale per il congedo mestruale, è stato pubblicamente ringraziato da Montero. In quello della Giustizia, retto dalla magistrata socialista Pilar Llop Cuenca, stava il dossier più critico, la maternità surrogata, proibita in Spagna. Sulla messa fuori legge delle società che si occupano di intermediare all’estero c’è accordo nell’alleanza di governo; non così sulla possibilità di perseguire penalmente chi vada all’estero a utilizzare pratiche in quei paesi consentite, misura voluta dalla ministra di Giustizia e non condivisa dalla ministra dell’Uguaglianza. In Italia, dove è prevista la perseguibilità, sentenze di condanna dei tribunali italiani sono state smentite dalla Corte europea dei diritti dell’uomo, che ha così costituito una giurisprudenza obbligatoria di riferimento che inizia a essere accolta anche dai tribunali italiani che esclude la responsabilità penale in patria. Le trattative sono proseguite anche nella notte, il testo che il Cdm licenzierà ci dirà quale accordo si è trovato, ma la navigazione per arrivare definitivamente in porto, in questo e altri aspetti della legge, potrebbe non essere facile. A cominciare dai rapporti tra il governo e Erc, con la crisi determinata dal CatalanGate – lo scandalo delle intercettazioni telefoniche di massa di politici, famigliari e avvocati di indipendentisti catalani, che si è allargato anche ai telefoni di alcuni importanti ministri del governo Sánchez, anche se in fasi e contesti differenti.

Manifestazione contro la riforma della Legge sull’aborto del Pp nel 2014. Un’ondata femminista divenne opposizione di piazza al governo Rajoy. Il primo febbraio, a Madrid, decine di migliaia di persone giunte da tutto il paese manifestarono nel “Tren de la libertad” contro il testo presentato dal ministro della Giustizia Alberto Ruiz-Gallardón, ritratto in effige dai manifestanti; immagine Ayuntamento de Fuenlabrada / Flickr / (CC BY-NC-ND 2.0)
Neanche il cammino sin qui seguito dalla legge è stato facile. Le tensioni che attraversano il femminismo spagnolo rispetto all’approccio di genere e al complesso dei diritti LGBTQ+, espresse anche l’Otto marzo scorso con due manifestazioni separate, quella “classica”, partecipatissima, aperta al mondo arcobaleno, di cui condivide le battaglie, e quella separatista, minoritaria, che teme l’alienazione alla donna della sua specificità, sono esplose molte volte e si sono riverberate anche su un testo che, se si esclude la punibilità penale della surrogata all’estero, non ripresenta quel tipo di divisioni. Qualcosa è rimasto fuori dalla legge, la riduzione dell’Iva sui prodotti mestruali, e qualcosa è stato oggetto di compromesso, come il congedo pre parto, che Uguaglianza aveva proposta a partire dalla 36^ settimana e che alla fine arriva dalla 39^. La riduzione dell’Iva, che Montero aveva proposto di azzerare ma che l’accordo di governo Psoe – Up prevede di abbassare al quattro per cento, sarebbe costata 30 milioni, una cifra non altissima ma non all’interno delle coperture di legge, sulle quali ha esercitato un ferreo controllo la ministra degli Affari economici e vicepresidente, Nadia Calviño. La misura verrà riproposta nella legge di Bilancio, cornice che dà più ampi margini di manovra.
Con un cammino non facile alle spalle, le frizioni tra i soci di governo, e un percorso non del tutto in discesa davanti, il cammino parlamentare che dovrà dribblare i nervosismi interni alla maggioranza e gli scogli della crisi con Erc, il governo di Pedro Sánchez continua comunque a portare a casa provvedimenti importanti. Che a volte costituiscono anche un riferimento per le legislazioni europee, com’è il caso di questa nuova legge sulla salute sessuale e riproduttiva delle donne o, precedentemente, per la Reforma laboral.
Ingresso minimo vitale, regolazione dell’eutanasia, misure contro la violenza di genere, legge di protezione integrale dell’infanzia e dell’adolescenza, garanzia del potere d’acquisto delle pensioni, legge di regolazione e tutela del lavoro dei rider, riduzione e eliminazione dei contratti precari nella pubblica amministrazione, sono alcune delle cinquanta tra leggi e leggi organiche, che hanno segnato il cammino dell’esecutivo, assieme a deroghe più o meno parziali di alcune discusse leggi dei governi Rajoy, come l’articolo del codice penale che castigava col carcere la partecipazione ai picchetti durante gli scioperi – ma non della dicussa e più volte segnalata dalle autorità di garanzia internazionali, Ley mordaza, la “legge museruola” che imbavaglia cittadini e stampa, rendendo reato contro la sicurezza pubblica numerose forme usuali di protesta e la comunicazione e la denuncia delle azioni di polizia per i cittadini, e limitandola gravemente per la stampa. La prossima, destinata a costituire un prima e un dopo nella storia dell’Unione europea, è la legge che regolerà il prezzo dell’energia, che per giugno vedrà i suoi effetti, con una riduzione media del 30 per cento delle tariffe elettriche e del gas per famiglie e aziende.

Immagine di copertina: La ministra de Igualdad, Irene Montero (34 anni), durante un Consiglio dei ministri dello scorso giugno; La Moncloa / Flickr / (CC BY-NC-ND 2.0)]

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