Villeneuve, Lonbanovs’kyj, Chiellini e un’idea di grandezza

ROBERTO BERTONI BERNARDI
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Ci sono personaggi destinati a durare per sempre, e ce ne rendiamo conto soprattutto quando ricorrono quegli anniversari a cifra tonda che ce ne fanno avvertire con maggior forza la mancanza. Pensiamo, ad esempio, a un mito come Gilles Villeneuve [nell’immagine di copertina], il pilota che fece innamorare il “Drake” di Maranello, il guascone che trasformava ogni corsa in uno spettacolo, l’idolo delle folle, amatissimo dai tifosi, che non si tirava mai indietro e non smetteva mai di lottare non solo per la vittoria ma anche per la gloria personale, intriso com’era di epica e bellezza interiore. Pensiamo, poi, al colonnello Lobanovs’kyj, padre padrone della Dynamo Kiev, colui che seppe coniugare due patrie e fondere a meraviglia i principî del calcio totale all’olandese e quelli del socialismo reale tipici della casa, raggiungendo i risultati migliori alla guida dell’URSS in era Gorbačëv, conducendo la fantasia al potere negli anni della Perestrojka e della Glasnost’. Con i suoi modi burberi e decisi, forgiò la personalità di Shevchenko e di altri fuoriclasse e fu protagonista di un’avventura senza eguali, nel contesto di un mondo sovietico che oggi ci appare remoto, anche se la guerra in atto lo ha riportato all’attenzione delle cronache, se non altro come spauracchio, ma che all’epoca aveva una duplice valenza: sportiva e politica.

Lobanovskyi in un francobollo ucraino a del 2019

Quarant’anni senza Gilles, venti senza il Sergente di ferro ucraino e il senso di vuoto che non ci abbandona, specie se ripensiamo a tutto ciò che ci hanno regalato, agli attimi di pura grandezza di cui sono stati protagonisti, alle imprese che hanno firmato, al coraggio che hanno dimostrato in ogni circostanza e alla loro forza d’animo. Non paragonabile, certo, ma ugualmente meritevole di rispetto e omaggio è la carriera di Giorgio Chiellini, una vita in bianconero, simbolo della Juventus e suo probabile futuro dirigente, uno degli ultimi esempi di quello stile che, purtroppo, sembra essere andato perduto e che sarà difficile ricostruire, non trattandosi di un problema calcistico o societario ma proprio dell’idea di mondo che caratterizza attualmente lo stato maggiore juventino. Non è praganonaile, ribadiamo, ma anche in Giorgione convivono il presente e la storia, essendo al cospetto di un difensore vecchia maniera che non ha mai tirato indietro la gamba, non si è mai risparmiato, non ha mai smesso di essere d’esempio ai compagni più giovani e ha rinverdito i fasti di una categoria che oggi, almeno alle nostre latitudini, se la passa male, vittima di un modernismo senz’anima che ha snaturato il modo di giocare.

Giorgio Chiellini

Se Gilles e il Sergente appartenevano ancora alla stagione mitica dello sport, Giorgio appartiene al tempo dei social e delle telecamere ovunque, del divismo e della fatuità, il che rende la sua normalità un qualcosa di raro e prezioso, mentre tutto sembra crollare e la stessa Juventus pare aver smarrito il senso della storia e le tradizioni che l’hanno resa unica, affidandosi a un nuovismo che non ha nulla a che spartire col progresso e molto con un modello sociale e di sviluppo semplicemente devastante. Diciamo che ci manca il presente e, ancor più, il futuro, ci mancano le emozioni che erano in grado di suscitare determinati piloti e determinati allenatori, ci mancano quei centrali difensivi che non facevano passare neanche uno spillo, ci manca la saggezza popolare e quel minimo di genuinità che ha sempre animato un universo che purtroppo è stato distrutto dal denaro e dai troppi interessi che vi ruotano attorno.

Eppure, quando celebriamo personalità di questo livello, ci rendiamo conto che qualcosa, nonostante tutto, è rimasto. Ed è grazie a loro se ancora accendiamo la televisione e seguiamo un Gran premio o una partita di campionato o di coppa; è grazie a loro se non ci siamo del tutto arresi ed è grazie a loro se un bambino, da qualche parte, va a sapere dove, sta salendo su un kart o rincorrendo un pallone su un terreno brullo. Sono i sogni il nostro ultimo baluardo, la materia immateriale che questi tre giganti non hanno mai rinnegato, trasformandosi in leggende. 

Villeneuve, Lonbanovs’kyj, Chiellini e un’idea di grandezza ultima modifica: 2022-05-20T20:00:00+02:00 da ROBERTO BERTONI BERNARDI
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