Invasione dei plateatici, specchio dell’“occupazione” turistica di Venezia

Buone e cattive nuove dall’incontro di San Giacomo dell’Orio tra cittadini e amministrazione - tra sfoghi giustificati e aperture di dialogo; tra sordi?
MARIO SANTI
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Un giornale locale parla di “incontro della Comunità delle Vida con l’assessore Sebastiano Costalonga”.  

Linguisticamente forse inesatto. È stato un gruppo informale di cittadini di San Giacomo, con l’aiuto di altri gruppi più organizzati (come Rialto novo) a organizzare l’assemblea che ha visto la partecipazione attiva di diverse decine di persone.

Ma l’espressione coglie nel segno, dal momento che proprio sulla Vida è arrivata la “buona notizia” della serata (tra tante anche meno buone e alcune decisamente cattive): l’assessore ha chiarito con nettezza che sulla parte di campo che sta davanti l’Antico teatro di anatomia non ci sono richieste di plateatico, né avrebbero – se ci fossero –  alcuna possibilità di essere accolte da questa amministrazione.  

Questo significa aver salvato quell’uso dello spazio pubblico, previsto dalla pianificazione urbanistica (all’inizio dell’incontro Mariolina Toniolo ha illustrato la carta degli standard, che assegna la superficie di numerosi campi veneziani – tra cui San Giacomo – a “verde e interesse pubblico”).  Sappiamo cioè che attorno “al pozzo della Vida” potranno continuare a giocare a calcio i ragazzi, mentre i bambini si esercitano sull’abside della chiesa e – i più piccoli – vicino alla sua entrata laterale. 

La carta degli standard urbanistici del PRG e le aree assegnate e verde e attrezzature di interesse pubblico.

La questione dei plateatici va inserita in un ragionamento generale sulla città e sulle responsabilità che la politica, le categorie economiche e la cittadinanza intendono assumersi.

Perché i plateatici in tutta Venezia, ma soprattutto nella città d’acqua, sono così sproporzionati, tanto da rendere in certe ore e in certi luoghi quasi impossibile persino il passaggio pedonale? Se lo sono chiesti i tanti cittadini riuniti venerdì 10 giugno  (per la seconda volta in pochi mesi) nella parrocchia di San Giacomo, in una discussione accesa ma civile, cui hanno partecipato diverse decine di persone (anche di più del precedente appuntamento di novembre 2021).    

Con loro ne hanno discusso parti importanti delle istituzioni cittadine, il presidente e alcuni  consiglieri della Municipalità, una consigliera comunale,  l’assessore al commercio 

E perché il Comune non interviene per “riportare l’equilibrio”, magari delegando alla Municipalità – più vicina alla realtà di calli e campi – il compito di raccogliere le varie istanze e favorire il dialogo tra i soggetti che li popolano?

Le spiegazioni sono due.

In primo luogo, i plateatici non sono un servizio dimensionato sui cinquantamila residenti, e nemmeno su quei quindicimila “domiciliati” (come gli studenti) che popolano stabilmente Venezia, ma sulla possibilità di intercettare “il più possibile” di quei trenta milioni di turisti che ogni anno la frequentano.   

La frequentano, ma sarebbe forse più giusto dire “la occupano”.  

Nel senso che è la loro domanda che modifica l’offerta.  

Così il commercio di vicinato e di “servizio urbano” cede il passo ai venditori di gadget e ricordi veneziani fabbricati in estremo oriente.  E in tutti i punti di accesso alla città o strategici per il passaggio dei turisti giornalieri sono spuntati supermercati pensati per loro.  Il cui unico effetto sulla città è far scomparire i piccoli negozi: via mercerie, alimentari, macellerie, panifici e fruttivendoli… e anche il mercato di Rialto si è totalmente ridimensionato.

In secondo luogo, chi ha governato la città in questi anni, nelle ultime consiliature ma anche in quelle immediatamente precedenti, non solo non si è opposto, ma ha assecondato in modo crescente questa trasformazione di Venezia in “non città”.     

Perché la trasformazione della attività lavorative e commerciali, degli esercizi ristorativi e recettivi della stessa struttura abitativa sempre meno residenziale e sempre più turistica, danno il senso di cosa vuol dire il dominio di una monocultura.  

Si chiudono le porte di una città, si aprono quelle di un parco tematico.  Nello stesso luogo (o come si dice ora, nella stessa location): Venezia insulare.   

Schei subito per qualcuno in questa generazione piuttosto che prospettive per quelle future.  

E si consolida un blocco sociale capace di tenere insieme figure variegate: albergatori; ristoratori; proprietari di seconde case. E chi svolge attività di intermediazione più o meno lecita; e chi vende ricordi e chincaglieria.  Ma, negli ultimi anni, anche società che mettono decine di appartamenti sul mercato turistico, sottraendoli all’uso residenziale; e perfino chi affitta la casa che ha in più, o parte della sua unica (oppure tutta, andando a stare in terraferma – in Welcome Venice Andrea Segre descrive il fenomeno con spietata lucidità).

Qualcuno mangia la torta e qualcun altro le briciole, ma sono tutti allo stesso tavolo, quello della rendita turistica speculativa…

Purtroppo, quando si parla della città storica veneziana, bisogna partire sempre da questa promessa.  Una “introduzione” necessaria a trattare di qualsiasi tema.

Mi piace però proporvi un’altra sotto-premessa.  

Se questa è la tendenza “dominante”, la città non è ancora del tutto trasformata in una “riserva”, nella quale sono rinchiusi i residenti – sempre meno e sempre più vecchi.

Ha ancora del sangue che pulsa nelle sue vene. 

Non solo perché conta “più associazioni che abitanti”, ma perché è la città dove l’”aqua granda 2.0” del 12 novembre 2019 ha sì provocato danni e distruzioni, ma ha anche svegliato e attivato forze giovani, generose e motivate per la difesa e la rinascita della città, che da allora non mollano la presa .  

La nascita e l’insediamento di VeniceCalls, la presenza dei Fridays for Future sono realtà attive e propositive di movimenti giovani, che hanno assunto il contrasto al cambiamento climatico e la salvaguardia dell’ecosistema lagunare come loro frontiera, ma che si spendono anche perché Venezia continui a essere città. Con abitanti e servizi, relazioni, cultura di qualità  “urbane”.  

E a Venezia potrebbe sempre partire uno dei tanti processi di rinnovamento della popolazione che le hanno consentito di sopravvivere alla pesti e di rinnovare i suoi abitanti, mantenendo sempre la sua identità e la sua natura di città.   

Se solo sapesse offrire case e lavoro ai suoi studenti e trattenerli a rinnovare Venezia al termine del loro percorso formativo.

Queste lunghe premesse servono a spiegare l’importanza che in questo possibile processo di “rifondazione di Venezia” possono giocare anche i suoi “vecchi” residenti, se non si rassegnano al ruolo di figuranti in una quinta turistica, ma fanno la loro parte per difendere e far rinascere una città.

Così in parrocchia a San Giacomo sabato è andata in scena una commedia dell’arte di un certo livello, senza un copione già scritto, ma con ruoli e brillanti interpretazioni da parte di pezzi importanti della città d’acqua. Che sconta un handicap: essere governata da un sindaco e da personale politico che hanno interessi e base elettorale in gran parte legati nella città di terra. 

Alzato il sipario, c’è stata un breve prologo di presentazione dell’iniziativa di Silvia Baldan, seguito da una introduzione di Mariolina Toniolo, che ha ripreso e sviluppato tematiche già proposte a novembre: i cittadini non solo non sono contro, ma si avvalgono volentieri dei plateatici, ma chiedono che sia rispettato il giusto equilibrio tra occupazione private e suo pubblico degli spazi urbani. È quindi necessario tornare alla situazione pre pandemica e farla rispettare, in attesa di un ripensamento progettuale e gestionale dei plateatici. E non solo nei pianini ma nella pianificazione di commercio e pubblici esercizi in tutta la città, perché ormai è tutta Venezia ad essere considerata un unico grande plateatico che si espande senza limiti.   

Si è successivamente ricordato che l’amministrazione comunale deve assumere come soggetto da coinvolgere nella pianificazione e gestione dei plateatici non più solo Sovraintendenza e le categorie economiche che sono portatrici di interessi legittimi ma privati, ma anche i cittadini e le loro associazioni di zona, portatori di un interesse pubblico e quindi “generale” 

Si segue l’assemblea

Numerosissimi sono stati gli interventi di cittadini e associazioni, tutti unificati dalla denuncia delle situazioni di invivibilità che nelle diverse zone della città storica dalle fondamente del vin agli Ormesini, alla lista che ormai (è stato detto) non è più “dei bari”, ma “lista dei bar” , da Rialto alle Zattere, dalle situazioni di San Marco a quelle di Cannaregio e Castello, a tutta la zona di Dorso Duro, San Polo, Santa Croce. 

Guardate questa fotografia, che ho scattato in calle dei botteri (nei pressi di Rialto) la mattina dopo l’assemblea. Si tratta di una calle larga e già ampiamente provvista di plateatici.

Plateatici in calle dei Botteri, dietro Rialto

Ebbene qui stamattina ho trovato un caso di significativo “salto di livello”.

Nella foto che segue vi presento un “para plateatico di nuova generazione” – come espansione di un negozietto di alimentari che – proprio sull’angolo della strada – colloca due colonne di bottiglie di acqua minerale e bibite incellofanate, tra le quali mette un tavolino con mescita di vino per i turisti diretti a Rialto, che quindi intasano non poco la circolazione.  

Che sia un esempio di quei “nuovi plateatici” che l’assessore Costalonga ha annunciato di voler concedere non tanto a bar e ristoranti, quanto a ferramenta, frutta verdura e negozi di prossimità? Evidentemente basta l’annuncio, perché dubito che quella situazione fosse essere stata autorizzata;  e possa mai esserlo, dato l’ingombro che crea alla circolazione …

Para plateatico fuori da un  negozio di alimentari 

Proprio per poter segnalare i casi più clamorosi gli organizzatori hanno invitato le realtà (organizzate e non) presenti all’assemblea (ma anche chi non c’era ma vuole partecipare e questa battaglia) a far avere all’indirizzo email  bastaplateatici@gmail.com brevi schede con una descrizione scritta e fotografica volte a segnalare le situazioni sulle quali si ritiene importante intervenire con la massima urgenza.

Rilevata la positività delle numerose e variegate presenze e dei tanti interventi di comitati e popolazione, sempre centrati su segnalazioni, tutte fortemente critiche e ai limiti di una giustificabile – dati i casi descritti – esasperazione, c’è da dire degli interventi della autorità. 

Questa volta c’erano anche presenze giovani, che non hanno mancato di ricordare – a chi si era lamentato dei problemi legati alla “movida” –  che i giovani sono costretti a trovarsi per  bere per l’assenza di luoghi, spazi, iniziative culturali e relazionali a loro dedicati.  Cosa grave per una città che deve porsi seriamente il problema della loro accoglienza, se vuole poi invitarli a fermarsi e a diventare cittadini dopo la laurea …   

Il presidente della Municipalità, Marco Borghi, dopo aver ricordato le iniziative prese sui plateatici ha sottolineato l’importanza di dar voce e di ascoltare proteste e segnalazione dei cittadini, riconoscendo una certa disponibilità al dialogo da parte dell’assessore. Interessante anche la proposta di fare della “marittima”, orfana delle grandi navi, un punto di rivitalizzazione della vita cittadina, con iniziative per il giovani, la cultura , la socialità  

L’assessore Sebastiano Costalonga è stato abile a metter in positivo il senso del suo lavoro “a difesa delle città”.  

È partito dalla rivendicazione del “ grande risultato” della delibera anti paccottiglie (che tutti riconoscono, per il futuro; ma il pregresso? Perché il problema di tornare a un struttura commerciale più al servizio degli abitanti che dei turisti resta).

Ma non si è sottratto al confronto sui plateatici, annunciandone il blocco (salvo le solite “motivate eccezioni” che come noto a Venezia sono un consolidato metodo di governo – si veda la questione degli alberghi …).  Ha descritto in un confronto dai toni anche aspri con i presenti – poco disposti a farsi raccontare favole – le difficoltà e le lungaggini nel poter metter in atto le azioni di contrasto pure previste dai Regolamenti (e pure ogni tanto si arriva, dopo le ammonizioni ai comportamenti irregolari a chiudere i locali per alcuni giorni – ci sono alcuni casi anche sui quotidiani locali di oggi)

Al di là delle difese di ufficio dell’assessore (dalle cui prossime mosse in Giunta e in città si vedrà se e quanto avrà recepito delle proposte e dell’umore dei cittadini  o se il dialogo sarà stato “tra sordi” …)   è peraltro emerso con chiarezza un dato.

Il grande problema dei plateatici a Venezia è certamente il contenere la loro espansione “a fisarmonica”.  È stata sottolineata la necessità di tornare a segnare sul terreno limiti e spazi entro i quali ogni esercizio deve mantenersi, per evitare che possa aumentare tavoli e sedia a seconda delle presenze, mettendo a rischio la stessa libertà di circolazione.  

Ma è emerso anche che sono troppi e che il problema di un loro contenimento dovrebbe forse preludere ad una vera a propria diminuzione, per portali al livello necessario e utile ad una città dove le regole siano fatte sui 65.000 presenti permanenti (residenti + domiciliati) e non sui trenta milioni di turisti annui.      

L’assessore ha annunciato per il  24 giugno una conferenza dei servizi sui plateatici, che affronterà il problema delle richieste di nuove aperure, che sembrano essere nell’ordine delle 130.

Sarà una occasione per capire quanto saranno ammessi ad essere presenti e quanto sapranno incidere i cittadini come nuovo “portatore di interesse”: accanto al Comune (il cui ruolo di decisore non può e non deve essere messo in discussione) e a fianco dei pareri della Sovraintendenza e degli operatori economici (albergatori ed esercenti, più i commercianti se l’assessore vuole dotare anche questi ultimi della possibilità di plateatico). 

Va ancora ricordato che questi rappresentano interessi legittimi ma “particolari”.  

Serve invece coinvolgere chi rappresenta un interesse più generale, cioè chi abita stabilmente la città: i residenti e i “domiciliati”, dando voce anche agli studenti e ad altri che senza avere lo status di residente, la città la abitano con continuità.

L’assessore Sebastiano Costalonga

L’assessore ha anche annunciato una “brutta notizia”. 

Sembra che il governo voglia prorogare da giugno a settembre la possibilità di “plateatizzare la crisi”.  Cioè di concedere nuove aperture e ampiamenti dei plateatici come compensazioni alle categorie economiche “messe in crisi” dalle chiusure pandemiche.  

Purtroppo si rivelano fondati i timori espressi già nella prima assemblea di novembre 2021.  

Questo artificioso prolungamento dello stato di emergenza (da parte del Governo nazionale, al quale l’assessore si è detto contrario, preferendo arrivare ad un accordo locale con le categorie interessate) renderebbe usuale e riconosciuta questa “prassi di governo” che risponde alle emergenze con deregulation senza limiti.

Un “liberismo”  che sulla questione plateatici (e purtroppo non solo)  ispira coerentemente l’azione di governo  di Brugnaro su Venezia, Zaia sul Veneto e ora sembra anche di Draghi, in Italia 

L’assemblea ha invece posto il problema della necessità di un governo organico della situazione che garantisca i diritti di tutti, compresi quelli delle categorie economiche interessate ma a partire dalla centralità di quelli dei cittadini e della città cioè della difesa degli spazi pubblici.  

Il messaggio è: ci piace sederci al bar e al ristorante, ma quello che ci dovete garantire è di poter camminare liberamente e di poter trovare qualche panchina sulla quale sederci.  

Perché le panchine sono lo “spazio libero della sosta”, un’alternativa pubblica e gratuita al sedersi al bar, un presidio di una “democrazia della relazione”.  

Passiamo infine ai tre ordini di proposte venute dai cittadini non solo sulla necessità (comunque imprescindibile) di “difendersi” da una marea di plateatici che rischia di invalidare qualsiasi discorso non tanto sul “decoro” quanto sulla “vivibilità urbana”, ma anche sull’uso dello spazio pubblico.  

Intanto tornare (allo scadere della proroga dello stato di emergenza, quindi dal 1 agosto 2022, non dopo l’estate !!!) alla situazione pre-covid, come base di partenza. 

Senza proroghe, senza se e senza ma.

Con gli spazi concessi visibili da tutti sul terreno e un impegno vero, continuo e diffuso sul territorio della pulizia municipale per controlli e verifiche che introduca deterrenti efficaci per chi non si adegua, con uno snellimento delle procedure necessarie ad arrivare alla sospensione e al ritiro delle licenze  Da qui parte ogni pianificazione su concessioni e revoche di vecchi e nuovi plateatici.

Poi inserire strutturalmente – magari con una delibera quadro su pianificazione e gestione dei plateatici – tra i portatori di interesse da coinvolgere nella pianificazione e nella gestione,  tutti i soggetti legittimamente in campo: quelli economici (che rappresentano  l’interesse “particolare” di ristoratori ed esercenti) ma anche chi vive la città, residenti e domiciliati in quanto rappresentanti un interesse “generale”.  E vanno attivati i processi partecipativi necessari  a gestire nel modo migliore la discussione, valendosi del Regolamento comunale per la gestione degli istituti di  partecipazione

Sembra infine opportuno che il Comune metta a disposizione in modo gratuito e col dovuto risalto sul suo sito uno spazio ad accesso libero e semplice per acquisire, archiviare, diffondere fotografie, video ad e altri materiali audiovisivi con i quali i cittadini possano segnalare le situazioni più critiche e il loro evolversi.  

Stampa e i media locali avrebbero l’occasione, dando rilievo e diffusione a questi materiali, di fare la loro parte nella battaglia per una città più vivibile.  

Si pensi anche all’importanza, sul piano culturale del ritorno negativo di immagine, prima ancora che della sanzione ammnistrativa o penale, che una diffusione “mondiale” di queste immagini può avere.  Non solo per l’”immagine della città”, ma anche per la credibilità dei locali “segnalati”.  Costa meno e funzione meglio di un giro di controlli, passato il quale ognuno potrebbe commettere nuove infrazioni.    

Se non fosse il Comune ad assumere in prima persona questa iniziativa di civiltà, potrebbero essere i cittadini a farlo.  Raccoglieranno e diffonderanno immagini e video che arriveranno da tutti quelli che le produrranno (basta fotografare o girare brevi video col proprio smartphone, segnalando luogo e ora delle riprese, che per il resto “parleranno da sole” ; e inviare e bastaplateatici@gmail.com …   

Ma oltre a questa frontiera di difesa dall’invasività dei plateatici è emersa anche la positiva volontà di cittadini e associazioni di animare collettivamente lo spazio pubblico.

Dalla già ricordata necessità  di posizionare molte più panchine alle iniziative spontanee di uso civico dello spazio pubblico, con attività che portano nei campi discussioni, relazioni e spazi di musica cultura (al pozzo della Vida a San Giacomo è stato annunciato un prossimo Aperivida animato da performance teatrali e musicali). 

Sono iniziative che poi diventano col tempo consolidate tradizioni.  

Solo in giugno a Castello ci sono la “Festa di Sant’Antonio” a San Francesco della Vigna nel periodo dall’11 al 18 e la festa della Bragora organizzata dal Comitato Bragora in Campo Bandiera e Moro il 21; e la “Festa popolare di San Pietro di Castello” che il Comitato San Pietro di Castello organizza a nel periodo dal 29 giugno al 3 luglio.  

E in luglio ci si sposta a San Giacomo dell’orio, per la Sagra che l’Associazione San Giacomo Benefica torna ad organizzare in Campo (dal 14 al 23 ) dopo la forzata sosta per Covid.

Non si tratta insomma di rinfocolare una “guerra” tra plateatici e panchine pubbliche o tra baristi e cittadini ma di garantire, da parte di chi ci governa (a tutti i livelli) un uso equilibrato degli spazi pubblici ed urbani.

L’assemblea si è conclusa con un appuntamento per verificare l’evoluzione della situazione dopo l’estate.

Alla prossima, quindi …

E smart room…?

Invasione dei plateatici, specchio dell’“occupazione” turistica di Venezia ultima modifica: 2022-06-12T15:26:08+02:00 da MARIO SANTI
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