Emergenza spopolamento e overtourism. Il caso Venezia alla Camera

In un emendamento la proposta concreta per regolamentare una parte importante del problema relativo alla gestione dei flussi turistici e per rispondere all'esigenza di favorire il ripopolamento del centro storico. È una proposta sostenuta dal Pd, aperta a tutte le forze politiche.
NICOLA PELLICANI
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Ho presentato un emendamento (n. 37.02), al decreto 50 /2022 in discussione in questi giorni alla Camera, che punta a disciplinare le locazioni a uso turistico a Venezia. Vale a dire assegnare al Comune la facoltà di utilizzare strumenti normativi utili a regolamentare la materia. Partendo dalla consapevolezza che la trasformazione del patrimonio residenziale in alloggi turistici è ormai fuori controllo, favorendo lo spopolamento della città antica. 

La norma mira a trovare un punto di equilibrio tra l’esigenza di tutelare la residenza e il diritto a svolgere l’attività di locazione turistica.  

L’emendamento rappresenta una proposta concreta per regolamentare una parte importante del problema relativo alla gestione dei flussi turistici e per rispondere all’esigenza di favorire il ripopolamento del centro storico. È una proposta sostenuta dal Pd, aperta a tutte le forze politiche, che nei prossimi giorni durante l’esame del decreto potrà essere modificata, migliorata, sapendo che non è più tempo di rinvii e tentennamenti. Ma è il momento delle scelte per la città. Le forze politiche cittadine battano un colpo. Se l’emendamento sarà approvato tra pochi giorni diventerà legge dello Stato e il Comune avrà uno strumento per regolare il fenomeno.

Cosa prevede l’emendamento? La facoltà, perciò non l’obbligo, attraverso un regolamento comunale di consentire l’attività di locazione turistica breve subordinatamente al rilascio di un’autorizzazione avente carattere temporaneo. Inoltre il Comune ha la facoltà di stabilire nel regolamento un limite di durata temporale alle locazioni turistiche in ciascun anno, differenziandosi anche in relazione alle esigenze delle zone della città. Che significa poter intervenire anche in singole zone della città dove la pressione è maggiore.

In base agli ultimi dati le locazioni turistiche sono oltre settemila con circa 14mila camere e più di trentamila posti letto, senza contare gli abusivi.

Un fenomeno che ha letteralmente snaturato il tessuto sociale della città, come è stato denunciato anche dal Prefetto di Venezia Vittorio Zappalorto alla Camera ieri, 14 giugno, durante l’audizione – agli atti in Commissione VIII Ambiente – nell’ambito dell’indagine parlamentare sui problemi di Venezia da me promossa: 

(..) la presenza turistica ha snaturato la città stessa, nel senso che ne ha cambiato la vivibilità e anche la bellezza. La fortissima domanda di alloggi causata dal turismo di massa ha favorito la trasformazione delle abitazioni in residenze turistiche disincentivammo la residenzialità di chi lavora o vive a Venezia. La commercializzazione degli alloggi avviene per lo più abusivamente ed è gestita da organizzazioni con sede in Paesi stranieri e quindi con elusione di qualsiasi imposta. Dal 2000 al 2019 circa 20mila residenti hanno abbandonato il centro storico e l’emorragia è continuata con ritmi anche superiori negli anni successivi. La massificazione della domanda turistica ha portato con sé la scomparsa delle locazioni ordinarie, trasformate in locazioni turistiche molto più redditizie. (…) I prezzi degli affitti sono talmente elevati che nessun dipendente pubblico potrebbe permettersi di sopportarne il peso è questo ci porta ad un’altra distorsione della realtà veneziana: l’esodo dei dipendenti pubblici dalle amministrazioni. È perfettamente inutile fare concorsi per coprire i posti a Venezia. I vincitori, quando va bene se ne vanno dopo tre mesi (…)

La denuncia del Prefetto di Venezia nell’audizione alla Camera conferma l’urgenza di intervenire a disciplinare un fenomeno divenuto una vera e propria emergenza.

Tanto che ha chiamato in causa anche l’art. 41 della Costituzione che parla di funzione sociale della proprietà privata per riaffermare la necessità di intervenire al più presto.

Turisti in piazza San Marco (© Graziano Arici, 1990)

L’emendamento punta a recuperare lo spirito originario della sharing economy, nato per favorire scambio di case tra abitanti che però ha finito, in particolare nelle grandi città d’arte, per snaturarsi completamente, diventando un’attività ricettiva incontrollata attraverso forme diffuse di speculazione immobiliare internazionale, finalizzate esclusivamente alla rendita e incidendo oltre che sugli affitti anche sui prezzi delle case ormai fuori portata.

Già da diversi anni le più importanti destinazioni internazionali con maggior affluenza turistica si sono dotate di una regolamentazione per arginare il fenomeno dell’overtourism, tesa a limitare i flussi di visitatori e tutelare l’ambiente. A Parigi e in molte città francesi è previsto un periodo massimo di affitto pari a 120 giorni con l’obbligo di registrazione per tutti gli host. A Barcellona e a Berlino vige l’obbligo di registrazione per tutte le proprietà; ad Amsterdam ogni appartamento non può essere affittato per più di trenta giorni all’anno; a Ginevra il limite è di sessanta giorni per anno; a Londra e Madrid di novanta giorni per anno; a New York i singoli contratti di affitto non possono avere durata inferiore a trenta giorni se non si è in possesso di una licenza alberghiera. 

È evidentemente che la degenerazione degli affitti brevi costituisce solo una parte del macro-tema relativo alla gestione dei flussi turistici a Venezia che, per essere affrontato in modo serio, comporta necessariamente un mix di azioni: per investire sul ripopolamento di Venezia è fondamentale agire anzitutto sulla base economica della città, con l’obiettivo di superare la monocultura turistica. Nella consapevolezza che il turismo resterà comunque la principale attività economica, ma non potrà essere l’unica, se vogliamo difendere la vita della città. 

Le trasformazioni radicali dovute allo choc della pandemia e alla guerra in Ucraina, associate all’aqua granda del 12 novembre 2019, hanno determinato pesantissime conseguenze in città, ma soprattutto un punto di rottura che impone di  Ri-Pensare Venezia, secondo un nuovo paradigma ispirato alla sostenibilità.

Una parola chiave attorno alla quale progettare il futuro della città, che significa Ri-Pensare il rapporto con il lavoro, con il turismo, con la cultura, con la residenza, con l’ambiente.

Superare il tema della monocultura turistica, significa giocoforza Ri-Pensare Porto Marghera e il Porto mettendoli al centro dei progetti ispirati alla transizione ecologica finanziati dall’UE. Vuol dire soprattutto investire in modo convinto sui giovani, sulla cultura e sulla  conoscenza e perciò sull’Università.  

Insomma per ripopolare Venezia vanno attuate politiche di largo respiro, ma è altresì necessario introdurre politiche e regole volte a fermare la deriva che ha preso la città, a tutela del suo tessuto sociale.

Per questa ragione è importante agire sulla regolamentazione delle locazioni turistiche. In tal senso nel 2019 ho presentato anche un Progetto di Legge (pdl 2079 del 2019). 

Ma contestualmente è urgente potenziare e rifinanziare la politica per la residenza, attraverso misure volte ad incrementare l’offerta di alloggi per gli abitanti e per coloro che intendono venire a vivere a Venezia, ad esempio prevedendo incentivi fiscali per chi affitta a residenti. Inoltre bisogna finalmente realizzare i terminal d’accesso alla città; concretizzare il  sistema di prenotazioni per gli arrivi e introdurre un limite agli ingressi giornalieri extra-ricettivi. Temi quest’ultimi di cui si è ripreso a discutere recentemente dopo che, nonostante le buone intenzioni non si è sfruttato colpevolmente il periodo pandemico per ripartire con il piede gusto.

È tempo che i veneziani, a partire dalle forze politiche, tornino ad essere protagonisti del proprio destino. Come sta emergendo in modo chiaro dalla indagine parlamentare sui problemi di Venezia, che ho promosso alla Camera, con l’obiettivo di aggiornare la Legge Speciale, la CITTÀ è di fatto COMMISSARIATA. 

Lo sto denunciando da mesi in tutte le sedi: commissari al Mose, al Consorzio, alle Grandi Navi, alla bretella aeroportuale, all’acqua alta, al recupero dell’area Montesyndial e, se mai partirà alla Zls. Ora lo dice anche il Prefetto e ciò mi conforta

A proposito di Legge Speciale, l’emendamento in questione affronta un tema che riguarda a pieno titolo la rivitalizzazione socio-economica della città che rappresenta un punto centrale della prima Legge Speciale (171/73) che l’anno prossimo compirà cinquant’anni: l’art  1 indica infatti le due architravi della normativa che pongono “… la salvaguardia di Venezia e della sua laguna, un problema di preminente interesse nazionale (…) La Repubblica ne assicura la vitalità socio-economica”. Una vitalità che va Ri-Pensata alla luce delle trasformazioni avvenute nel corso del tempo. Per questo sono promotore dell’indagine parlamentare sui problemi di Venezia, iniziata nei giorni scorsi alla Camera che punta ad aggiornare la Legge Speciale per renderla più aderente alle nuove esigenze.

Immagine di copertina: Barconi granturismo, in attesa di ormeggiare per lo sbarco delle comitive turistiche, lungo il molo di San Marco, sulla Riva degli Schiavoni (© Andrea Merola)

Emergenza spopolamento e overtourism. Il caso Venezia alla Camera ultima modifica: 2022-06-16T23:08:03+02:00 da NICOLA PELLICANI
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