Negli ultimi mesi, Taras Bilous è diventato l’ucraino di sinistra probabilmente più famoso del pianeta. Nei giorni successivi all’invasione russa, la sua “Lettera alla sinistra occidentale” è diventata virale, non solo tra i circoli di sinistra ma anche nella sfera dei media liberal. Criticando severamente quelli che chiama “campisti” – ignorano i crimini degli stati non occidentali in ossequio a un presunto obbligo “antimperialista” – Taras ha invitato la sinistra nell’Europa occidentale a riconoscere la colpevolezza della Russia, a sostenere l’invio di armi da parte dei rispettivi governi, e ad abbandonare un “antimperialismo degli idioti” che, a suo avviso, è arrivato a dominare il modo in cui la sinistra pensa alla geopolitica.
Taras Bilous è nella direzione della rivista Commons ed è un attivista nell’organizzazione Sotsіalniy Rukh (SR; Movimento sociale).
La guerra sta ora volgendo al suo quinto mese e costa centinaia di vite ogni giorno, senza una fine immediata in vista. Per avere il suo punto di vista su ciò che è accaduto da quando la sua lettera è stata pubblicata per la prima volta, Ivo Georgiev, dell’ufficio di Kiev della Fondazione Rosa Luxemburg, ha recentemente incontrato Taras per discutere della guerra, del dibattito sull’invio di armi e se pensa che l’Ucraina uscirà dalla guerra più unita o più divisa.

LA SINISTRA UCRAINA E LA SINISTRA RUSSA DI FRONTE ALLA GUERRA
Autodeterminazione e guerra in Ucraina di Taras Bilous
L’eredità socialista ucraina di John-Paul Himka
Sanzioni e armi. La parola alla sinistra marxista ucraina di Fabian Wizotsky
I compagni ucraini e la guerra russa a cura di Don Samantha
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Per ogni cosa c’è una stagione. Fantasia sulla dissoluzione della Federazione Russa di Aleksander Etkind
La futura de-federazione della Russia di Aleksander Etkind

La tua “Lettera alla sinistra occidentale” ha acceso un dibattito importante. Hai fatto appello alla sinistra dell’Europa occidentale affinché riconsideri le sue posizioni e smetta di incolpare la Nato dell’aggressione russa. Come sono state le risposte?
In molti mi hanno scritto. Mi hanno ringraziato per la mia lettera e hanno espresso la loro solidarietà. È stata tradotta in molte lingue, anche in cinese, cosa che mi ha sorpreso. Tuttavia, non ho ancora capito cosa questo significhi per le mie attività future o per il futuro della nostra rivista. Ci rifletterò dopo la guerra, ora siamo di fronte a problemi più urgenti. Sono entrato nelle Forze di difesa territoriale e ho pochissimo tempo per lavorare come redattore di Commons o sui miei testi.

In Germania, in molti hanno letto interviste o testi di redattori di Commons, in cui si sostiene che la sinistra dell’Europa occidentale abbia frainteso e sottovalutato le intenzioni neoimperialistiche della Russia e in alcuni casi ha persino ripetuto la propaganda russa per giustificare l’invasione. La sua critica ha provocato un dibattito nella sinistra tedesca. Un’opinione tra le più ricorrenti nel dibattito è che, per le circostanze, la tempistica, sia meglio non discutere se le valutazioni sull’aggressione russa siano giuste o sbagliate: queste osservazioni critiche potrebbero indebolire la sinistra internazionale. Qual è la tua reazione a questo?
Capisco che la guerra stia spaccando la sinistra, e possa indebolirla. La sinistra ucraina l’ha sperimentato nel 2014. Tuttavia, i dibattiti acritici indeboliscono ancora di più la sinistra e una posizione sbagliata sulla guerra scredita il movimento socialista. Ne sono buoni esempi le dichiarazioni del Comitato internazionale dei Socialisti democratici d’America e la campagna britannica Stop the War. Screditano solo la sinistra.
Anche prima che le nostre pubblicazioni criticassero la sinistra occidentale, i principali media occidentali avevano criticato aspramente certe posizioni, usandole per attaccare tutta la sinistra anticapitalista. C’era da aspettarselo. È ingenuo sperare che la sinistra faccia affermazioni stupide e i nostri nemici di classe non ne approfittino.
Non ho tempo per seguire i dibattiti nella sinistra internazionale e non ho dimestichezza con la situazione nei diversi paesi. Conosco, purtroppo, la situazione negli Stati Uniti meglio di quella in Europa occidentale. Nei primi giorni della guerra, ho visto che la sinistra ha reagito principalmente alla guerra prendendo una posizione difensiva e cercando di giustificare i campisti. Un esempio è un articolo di David Broder che ha influenzato la mia decisione di scrivere “Una lettera alla sinistra occidentale”. Una posizione come la sua è sbagliata. Contribuisce solo all’emarginazione della sinistra radicale. La critica all’ipocrisia delle élite occidentali non convince se chi la muove difende una politica palesemente erronea.
Come ho scritto, dobbiamo prendere le distanze dall’“antimperialismo degli idioti” ed essere onesti sui nostri errori. Un buon esempio di tale onestà è un articolo di Daniel Marwecki, di cui sono sinceramente grato all’autore.
Allo stesso tempo, capisco che le discussioni su questioni controverse richiedano tanto tempo. Sono ben consapevole del fatto che un eccesso di polemiche possa provocare conflitti all’interno della sinistra e indebolirla. Risposte specifiche su come bilanciare la necessità di rispondere alla guerra e quella di contenere questi conflitti dipendono dalle circostanze specifiche.

Allo stesso tempo, l’esperienza della sinistra ucraina mostra come sia importante cercare di rimanere entro certi limiti quando si affronta una controversia. Quando la guerra infuria nel tuo paese, complica le cose. Di conseguenza, la virulenza della discussione che ne è seguita, purtroppo, ha anche giocato un ruolo nel declino della sinistra ucraina. Oggi è chiaro che alcune delle rotture avvenute allora sono state dannose. Sarebbe stato meglio continuare un dialogo con alcuni degli oppositori, mentre sarebbe stato necessario rompere con altri. Soprattutto con coloro che ora sostengono apertamente Putin o negano il massacro di Bucha o fanno circolare attivamente la propaganda russa.
Dopo gli errori e le divisioni del 2014-2015, una parte significativa della sinistra ucraina (soprattutto coloro la cui posizione era significativamente diversa da quella tradizionale) ha evitato di parlare della guerra. Se continuavano quelle discussioni, cercavano di farlo in privato e su un piano che facilitasse il dialogo piuttosto che intensificare un conflitto.
Questo vale, in particolare, per l’organizzazione di cui faccio parte, Sotsіalniy Rukh (SR). Uno dei nostri attivisti, che ha combattuto per un breve periodo nel 2014 in un battaglione di volontari ucraino, non fa che raccomandare: “Non bisogna aver fretta di litigare su questioni che sono al di fuori della nostra influenza”. Coloro per i quali il Donbass era una questione personalmente importante, me compreso, hanno affrontato questo problema al di fuori delle attività dell’organizzazione. Quando è diventato chiaro che c’era un grande rischio di una nuova guerra, abbiamo dovuto cambiare radicalmente la nostra politica. Quando ho lanciato l’appello contro la guerra, ho dovuto superare l’opposizione di alcuni dei nostri attivisti, che credevano che evitare questo argomento fosse la cosa migliore da fare.
Nella redazione della rivista Commons abbiamo affrontato anche questo argomento con molta cautela. Abbiamo prestato attenzione a ogni parola e limato i nostri materiali per evitare interpretazioni errate. Possiamo permetterci di ridurre i nostri standard per testi riguardanti altri argomenti, ma quando abbiamo pubblicato testi sulla guerra, erano solo testi davvero buoni. Altrimenti non li pubblicavamo.
Quest’atteggiamento di cautela ci ha aiutato a riprenderci dal difficile periodo del 2014-2015, ma non ci ha protetto da tutti gli errori. In particolare, ora è chiaro che abbiamo sottovalutato la minaccia rappresentata dalla Russia e non abbiamo prestato sufficiente attenzione all’imperialismo russo. Anche io avevo torto. Eravamo abituati a considerare tutti i politici post-sovietici come cinici interessati solo al potere e al loro arricchimento. Ora è ovvio che questa percezione è sbagliata.
Le cose che ho detto su SR e su Commons erano vere ai tempi di un conflitto ancora “semi-congelato”. Ora le condizioni sono completamente diverse e la sinistra internazionale non può tacere. Discutere degli errori del passato conta meno che riconsiderare le scelte politiche e sostenere la lotta del popolo ucraino per la libertà. Non siamo solo vittime, ma abbiamo anche una nostra prospettiva sul futuro del nostro Paese e siamo pronti a lottare per questo.
Il Consiglio di sicurezza e difesa nazionale e il presidente Zelensky hanno recentemente bandito undici partiti politici accusati di avere legami con la Russia. Questo divieto è possibile ai sensi della legge marziale, ma questo passaggio aiuterà nella situazione attuale? Ad esempio, vediamo che una parte della Piattaforma di opposizione – per la vita (OPL), che è rappresentata in Parlamento, è attivamente coinvolta nella difesa del Paese e sta combattendo fianco a fianco con le forze “filo-ucraine”.
Tra i partiti messi fuorilegge, solo l’OPL aveva una rappresentanza in Parlamento. Il partito è l’unione di due clan oligarchici: uno, attorno a Boyko e Lyovochkin, spesso chiamato “clan del gas” dai giornalisti ucraini per l’importanza della produzione e del commercio di gas nei loro affari, e un gruppo attorno a Medvedchuk, che è un caro amico di Putin. Uno dei membri del secondo gruppo, Ilya Kyva, espulso dal Parlamento poco dopo l’escalation della guerra, ha recentemente invitato il Cremlino a lanciare un attacco nucleare contro l’Ucraina.
Con l’invasione russa, l’unione con Medvedchuk diventa tossica per il gruppo Boyko-Lyovochkin. Secondo Ukrayinska Pravda, i leader del gruppo stavano cercando modi per risolvere questo problema, tanto da essere persino contenti della messa al bando del partito. Essa ha aperto la possibilità di lanciare un nuovo partito, come è successo nel 2014 dopo lo scioglimento del Partito delle Regioni.
Altri partiti di quelli posti fuori legge non hanno mai avuto alcuna influenza significativa in Ucraina: alcuni avevano solo poche dozzine di membri. Sei dei partiti banditi si posizionavano come forze di sinistra, ma in realtà questo significava che usavano la nostalgia per l’Unione Sovietica per i propri fini. Alcuni di loro erano piuttosto conservatori o addirittura apertamente razzisti. Ad esempio, il Partito socialista progressista ucraino di Natalia Vitrenko ha collaborato a stretto contatto con l’Unione giovanile eurasiatica collegata all’ideologo neofascista Aleksandr Dugin negli anni 2000.
Tuttavia, il divieto è un passo inutile e controproducente che pone ulteriori minacce in futuro. Mette a repentaglio l’unità tra le persone come è emersa nei primi giorni della guerra – fortunatamente, per quanto ne so, il suo effetto non è stato troppo significativo. Ancora più importante, fornisce ulteriori argomenti alla propaganda russa e mina la solidarietà internazionale con il popolo ucraino.
La distinzione tra forze politiche “filo-ucraine” e “filo-russe” ha svolto un ruolo importante nella politica ucraina negli ultimi otto anni. Oggi, questa distinzione sembra aver perso rilevanza a causa della guerra e delle incredibili difficoltà che il Paese sta affrontando. Come sta cambiando la società ucraina? C’è stata più solidarietà, volontà di unirsi di fronte alla minaccia dell’occupazione e più cooperazione tra i diversi partiti e movimenti? Il sentimento anti-russo sta crescendo.
Naturalmente, il sentimento anti-russo sta crescendo e rimarrà forte anche dopo la fine della guerra. Questo è comprensibile nelle circostanze attuali. Certamente, la solidarietà è più forte: molti vecchi conflitti sono diventati irrilevanti.
Tuttavia, i cambiamenti futuri nella società dipenderanno fortemente dal modo in cui si svolgeranno le attività belliche. Se nel corso dei negoziati l’Ucraina sarà costretta ad accettare dolorosi compromessi, inizierà la ricerca di capri espiatori e aumenteranno i sentimenti revanscisti. Se vincerà l’Ucraina, una vittoria condivisa potrà farsuperare le vecchie divisioni nella società e rendere più aperti i dibattiti politici all’interno del Paese.

Cosa possono fare i cittadini della Germania e dell’Europa occidentale per aiutare l’Ucraina e, in particolare, la sinistra ucraina?
La sinistra occidentale può sostenere finanziariamente la sinistra ucraina, raccogliere aiuti umanitari per l’Ucraina e sostenere i rifugiati ucraini. Questo è ciò che stanno già facendo molti esponenti della sinistra europea. Eppure questo non basta. La sinistra internazionale deve sostenere la lotta del popolo ucraino almeno con i suoi testi, e meglio ancora sostenere la fornitura di armi all’Ucraina.
Molti esponenti di sinistra continuano a ripetere il dogma secondo cui la fornitura di armi prolungherà la guerra e porterà a un aumento delle vittime, ma vediamo chiaramente che non è così. La sinistra internazionale deve capire cosa c’è dietro l’occupazione russa. Più territori occupa l’esercito russo, più civili saranno perseguitati e assassinati. Più missili saranno abbattuti dalle nostre difese aeree, meno obiettivi saranno colpiti, più vite salvate.
Se qualcuno crede che fermare la fornitura di armi farà arrendere l’Ucraina, si sbaglia. Una parte importante della società ucraina non accetterà la resa. Se le autorità ucraine lo faranno, saranno rovesciate, facendo precipitare l’Ucraina in un caos ancora più grande. Non dobbiamo dimenticare l’esperienza dell’Irlanda, dove morirono più persone nella guerra civile dopo la firma del trattato di pace con la Gran Bretagna che nella guerra per l’indipendenza. Non voglio che questo accada in Ucraina.
È spaventoso che alcuni esponenti di sinistra occidentali stiano esortando gli ucraini ad arrendersi e a smettere di resistere all’aggressione imperialista. Non spetta all’Occidente decidere quando fermare la resistenza e quali compromessi fare, ma agli ucraini. Questa dovrebbe essere una decisione nostra.
Capisco il timore che le armi possano cadere nelle mani sbagliate, ma, secondo la mia esperienza, lo Stato ucraino ora controlla la situazione molto meglio che nel 2014. Nei primi giorni di guerra, quando il futuro era completamente incerto, in alcune citta i fucili sono stati dati a quasi tutti coloro che si sono offerti volontari per unirsi alla difesa. Tuttavia, lo stato ha ripreso il controllo piuttosto rapidamente. Inoltre, i sistemi di difesa aerea di cui abbiamo un disperato bisogno al giorno d’oggi hanno meno probabilità di finire nel mercato nero rispetto alle armi.
Vorrei dire alla sinistra occidentale, se le nostre parole non vi convincono, ascoltate la sinistra russa contro la guerra, che sostiene la fornitura di armi all’Ucraina. Inoltre, si prenda nota di ciò che gli intellettuali di sinistra russi Greg Yudin e Ilya Budraitskis hanno da dire sul fascismo del regime di Putin.
Una parte della sinistra occidentale sostiene che la guerra in Ucraina è nell’interesse della NATO: indebolisce la Russia, quindi dovremmo opporci alla fornitura di armi. Secondo lei, quale posizione dovrebbe prendere la sinistra in questo conflitto interimperialista?
Penso che ci sia un errore logico dire che, se siamo contrari alla NATO, non possiamo sostenere gli invii di armi. È più importante valutare le potenziali conseguenze dei vari scenari per porre fine a questa guerra.
Se la Russia vincerà, rafforzerà la competizione interimperialista e, di conseguenza, intensificherà la corsa agli armamenti. È difficile resistere alla militarizzazione di fronte a una vera minaccia proveniente dalla Russia, lo sappiamo dalla nostra esperienza degli ultimi otto anni in Ucraina. Se invece vincerà l’Ucraina, sarà più facile resistere alla militarizzazione e ci saranno condizioni migliori per una politica volta al disarmo nucleare globale. Dopotutto, la vittoria dell’Ucraina, anche con l’aiuto delle armi occidentali, dimostrerà che l’esercito russo non è così onnipotente e che abbiamo urgente bisogno di un disarmo generale e completo.
A quanto vedo, molti della sinistra occidentale vedono ancora il loro ruolo come quello di critici del confronto tra Occidente e Russia. Pensano in termini di “de-escalation”. Eppure, dopo l’invasione, non è più rilevante.
Nella situazione attuale, gli interessi del movimento socialista internazionale e dei governi occidentali si sovrappongono in parte, come avvenne durante la seconda guerra mondiale. Naturalmente, ogni situazione è unica e la Russia di Putin non è il Terzo Reich. Allo stesso tempo, è evidente che questa sovrapposizione di interessi è solo parziale. Ad esempio, la sinistra internazionale non è interessata a rafforzare gli Stati Uniti. Non dobbiamo inoltre dimenticare che il regime di Putin è ora partner della Cina. Mentre condanniamo inequivocabilmente la guerra della Russia contro l’Ucraina e chiediamo la fornitura di armi, nel conflitto tra Stati Uniti e Cina, dobbiamo agire secondo la logica della de-escalation.
La cosa principale è che, sebbene la sconfitta della Russia sia attualmente nell’interesse sia dei governi occidentali sia del movimento socialista, abbiamo prospettive diverse su chi dovrebbe pagare per la guerra. I governi occidentali stanno ancora cercando di combattere riducendo al minimo le perdite per i capitalisti occidentali. La sinistra deve chiedere in primo luogo che i capitalisti, non la classe operaia, paghino per le perdite economiche.
La sinistra internazionale deve cercare di sfruttare la situazione attuale per promuovere le politiche giuste. Un buon esempio di ciò è la proposta del team di Thomas Piketty di sanzionare i ricchi cittadini russi e di istituire un registro europeo dei beni.
Non sono però un economista, quindi non posso dare molti consigli sulla politica economica. Sono uno storico, anche se le circostanze della mia vita mi hanno costretto a interessarmi alla guerra e alla sicurezza globale. Ho scritto più volte della necessità di riformare l’ONU e di accrescerne il ruolo nella risoluzione dei conflitti armati. Ho poche speranze che le Nazioni Unite abbiano un impatto significativo sulla situazione in Ucraina, ma penso che la guerra in Ucraina possa essere utilizzata per democratizzare l’ONU e rafforzare il suo ruolo futuro nella risoluzione pacifica dei conflitti.
Il primo passo in questa direzione potrebbe essere l’introduzione di forze di pace delle Nazioni Unite per proteggere le centrali nucleari e i corridoi umanitari, anche se vanno contro la posizione della Russia. La sinistra internazionale potrebbe anche sostenere l’idea di istituire un tribunale internazionale per indagare sui crimini di guerra russi. Non è chiaro se gli Stati Uniti e il Regno Unito approveranno un progetto del genere, poiché potrebbe diventare un modello, ad esempio, per un tribunale di guerra in Iraq.
Inoltre, la sinistra in tutto il mondo deve sostenere l’opposizione siriana, che chiede che la questione siriana sia presa in considerazione non dal Consiglio di sicurezza dell’ONU ma dall’Assemblea generale dell’ONU, come da risoluzione “Unità per la pace“. Con l’inizio dell’invasione russa, questa risoluzione è stata invocata per la prima volta in quarant’anni per considerare la situazione in Ucraina nell’undicesima sessione speciale di emergenza. Questa pratica mina la posizione privilegiata di tutti i membri permanenti del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, inclusi Stati Uniti, Regno Unito e Francia, quindi si oppongono. Tuttavia, ridurre il ruolo del Consiglio di sicurezza e aumentare il ruolo dell’Assemblea Generale è esattamente ciò per cui la sinistra deve lottare.
Questa sarebbe la risposta al problema della competizione interimperiale. La sinistra non deve sostenere il rafforzamento di alcun imperialismo, come la Cina o l’Occidente. Dobbiamo lottare per rafforzare l’influenza degli stati piccoli e poveri. L’Onu potrebbe diventare uno strumento adeguato per raggiungere questo obiettivo, e i paesi africani lo reclamano da tempo.

Cosa accadrà in Ucraina dopo la guerra? Riuscite a immaginare come, dopo la guerra, le questioni della giustizia sociale e dello stato sociale potranno avere un ruolo più importante di prima?
Sfortunatamente, la giustizia sociale è passata in secondo piano durante la guerra. Inoltre, come hanno dimostrato le limitazioni ai diritti del lavoro e dei lavoratori introdotte il 15 marzo 2022, il governo ucraino continua a seguire il dogma neoliberista, anche se non serve a niente in tempo di guerra. Tuttavia, dopo la guerra, c’è la possibilità di migliorare la situazione. Dipenderà da molti fattori, e in primo luogo dall’esito della guerra.
Dopo il 2014, la sconfitta nella guerra nel Donbass ha provocato sentimenti amari e revanscisti nella parte politicamente attiva della società ucraina. Allo stesso tempo, il conflitto semi-congelato prolungato ha causato la stanchezza della guerra tra la parte politicamente passiva della società e ha aumentato la sua atomizzazione e alienazione dalla politica. Questa è stata una delle precondizioni per la fenomenale ascesa di Zelensky nel 2019.
Se questa guerra si concluderà con un doloroso compromesso, molto probabilmente le sue conseguenze saranno simili. Se si concluderà con una vittoria per l’Ucraina, ci sarà la possibilità di qualche miglioramento. La storia conosce esempi di guerre che hanno portato a una svolta verso politiche più socialmente responsabili. Questo era vero, soprattutto nei casi di “guerra popolare”, e l’attuale guerra in Ucraina è di questo tipo. Le masse mobilitate imparano a combattere e, quando torneranno a casa, si aspetteranno e chiederanno vite migliori.
Inoltre, l’ultimo anno in Ucraina è stato caratterizzato da una campagna di “de-oligarchizzazione”. Lo scorso autunno un conflitto tra Zelensky e il più ricco oligarca ucraino, Akhmetov, si è intensificato e ha portato a un aumento delle tasse per le società di Akhmetov. Sull’orlo della guerra, i media ucraini hanno discusso attivamente della fuga degli oligarchi dall’Ucraina. Questo ha accresciuto l’odio di classe nei loro confronti.
Non sappiamo cosa verrà dopo, dipenderà da molti fattori. La politica della sinistra europea è uno di questi. Nel 2014, la risposta inadeguata di gran parte della sinistra occidentale alla guerra nel Donbass ha screditato la sinistra in Ucraina. Se la sinistra internazionale contribuisce alla vittoria dell’Ucraina, cambierà la situazione.
Come abbiamo affermato nella proclamazione contro la guerra del Movimento Sociale del gennaio di quest’anno, “il futuro del movimento socialista in Ucraina dipende dalla solidarietà internazionale”. In definitiva, il futuro del movimento socialista globale può anche dipendere da come e se la sinistra internazionale prenderà la giusta posizione e sosterrà la resistenza ucraina.

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